Articolo pubblicato sul n. 161 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nell'aprile 1996
Prove prodotti: Se avessi una bacchetta magica (ebbene si', anche a me ogni tanto capita di sognare ad occhi aperti), non esiterei a tornare indietro nel tempo di una buona decina d'anni portando con me il Power Computing in prova questo mese e... una copia (attuale) di MCmicrocomputer. Andrei, a meta' degli anni ottanta, dai signori della Apple non tanto per rivelare il futuro della loro macchina, ma per mostrare che ammettere un compatibile Macintosh non e' poi cosi' assurdo. Anzi, per certi versi potrebbe rappresentare l'unica mossa tattica azzeccata per contrastare realmente l'avanzata del mondo MS-DOS/Windows. E, come nei film della serie "Ritorno al Futuro", utilizzerei la copia di MC del 1996 dapprima per mostrare il (loro) futuro tutto Windows e poi per verificare se le mie argomentazioni avrebbero portato i frutti desiderati. Tornando indietro nel tempo con una copia di MC del 1996 (scusate se continuo a fantasticare ancora un po') e provocando, forse, un radicale cambiamento al corso storico dell'informatica personale (nei film di cui sopra una operazione di questo tipo era indicata come un "grave turbamento del continuum temporale"), potrei verificare come la copia di MC di oggi cambierebbe probabilmente aspetto. Pagine e pagine dedicate solo ai sistemi Windows lascerebbero il posto a nuove rubriche sulle altre architetture esistenti, alla integrazione di sistemi operativi differenti, a nuove classi di microprocessori sempre meno vittime della compatibilita' col passato. Se Apple avesse concesso in licenza ad altri costruttori le sue ROM di sistema sin dal 1985, forse oggi il nostro mondo sarebbe diverso. Saremmo sicuramente meno schiavi della attuale compatibilita' dilagante e oggi ci sarebbero molte piu' macchine Mac OS in circolazione, nelle case, negli uffici, nella banche... e non soltanto nelle redazioni dei giornali o presso i service di fotocomposizione o di trattamento digitale di testi e immagini. Un mondo diverso... sicuramente piu' evoluto e tecnologicamente avanzato. Fine del film! Power Computing e' uno dei primi costruttori a beneficiare degli effetti del nuovo corso storico di Apple, nel quale (finalmente) viene concesso in licenza l'utilizzo dell'architettura Macintosh per la realizzazione di macchine compatibili. Per essere piu' precisi, la compatibilita' e' Power Macintosh visto che tutte le nuove macchine utilizzano (com'era facile attendersi) i microprocessori PowerPC. L'attuale linea di macchine Power Computing si basa su due famiglie: PowerWave, di fascia alta, e PowerCurve, di fascia medio/alta. La macchina in prova questo mese appartiene alla prima ed e' disponibile con il microprocessore PowerPC 604 a tre velocita' di clock: 120, 132 e 150 MHz. Ed e' proprio questa la prima "bella notizia": Power Computing ha gia' battuto sul tempo la stessa Apple riguardo la velocita' del processore utilizzato. Il Power Macintosh attualmente piu' veloce il modello 9500, basato sul 604 a 132 MHz, e' si' previsto per funzionare anche a 150 MHz, ma una macchina con tale tipo di microprocessore non e' stata, a tutt'oggi, ancora rilasciata. Dunque Power Computer, allo stato attuale, non solo per risparmiare sul prezzo d'acquisto della macchina, ma anche per ottenere performance altrimenti irraggiungibili. Inutile dire che Apple non rimarra' a guardare e che presto potrebbe passare nuovamente all'attacco con altre soluzioni, piu' evolute sotto altri punti di vista. L'architettura dei PowerWave, inutile nasconderlo, ricorda molto quello delle macchine Apple 7500/8500/9500. Il microprocessore e' montato su una daughter card facilmente upgradabile, i moduli di memoria utilizzati sono i classici (si fa per dire...) DIMM - dual inline memory module - a 168 PIN, vera disperazione dei primi utenti Power Macintosh di seconda generazione, per la loro scarsa reperibilita' sul mercato. Di base le macchine sono tutte equipaggiate con 16 megabyte di RAM, espandibili fino a mezzo giga utilizzando 8 DIMM da 64 mega. Tra processore e memoria troviamo, come sempre, una salubre cache di secondo livello, anche in questo caso (come avviene per le macchine Apple) in un taglio iniziale di 256 K espandibile a un megabyte. L'hard disk e' disponibile con tagli compresi tra 540 MB e 4 GB e, assieme al lettore di CD-ROM integrato a quadrupla velocita', fa capo ad uno dei due bus SCSI disponibili nella macchina (anche questa caratteristica, per la verita', e' stata "ripresa" dai Power Macintosh 8500/9500). Il secondo bus SCSI e' disponibile esternamente ed e' dunque possibile collegare in tutto ben 14 dispositivi di questo tipo (sette al bus interno e sette a quello esterno). Continuando il nostro parallelo con le macchine Apple, giungiamo a questo punto ad uno degli argomenti piu' scottanti e forse maggiormente criticati nelle macchine della casa di Cupertino. La nuova architettura Power Macintosh, come noto, ha detto addio una volta e per tutte al NuBus delle macchine precedenti spalancando le porte la nuovo standard PCI comune, tra l'altro, anche con le macchine DOS/Windows di recente generazione. Power Computing, grazie ad un adattatore interno disponibile in opzione, permette l'installazione contemporanea di schede PCI e di schede NuBus: si tratta certamente di una marcia in piu' per chi intende preservare eventuali investimenti in schede d'espansione ma non vuole rinunciare alle nuove chance messe a disposizione dal bus PCI, notevolmente piu' veloce del NuBus. Uno degli slot PCI e' occupato della scheda video che consente sia il collegamento di un monitor Apple che di un comune dispositivo VGA/SVGA. Supporta numerosi modi grafici e risoluzioni, compreso il collegamento di alcuni monitor particolari, come il 12 pollici a colori del primo LC o 15 pollici verticale... tutto da impaginare. La videoram installata sulla scheda e' di due megabyte con i quali e' possibile la visualizzazione di "milioni di colori" fino alla risoluzione massima di 832x624 pixel (tipica dei 17 pollici). Con le risoluzioni maggiori (fino a 1280x1024, tipica del 21 pollici) il numero di colori visualizzabili contemporaneamente diminuisce in proporzione, a meno di non istallare altri due megabyte di videoram sulla scheda PCI. Manca, ma questo e' per certi versi sicuramente un vantaggio, tutta la sezione video IN/OUT delle macchine Apple di fascia alta, che ha consentito una notevole riduzione dei costi di produzione dei Power Computing. Ovviamente chi e' interessato ad ingressi e uscite di questo tipo puo' equipaggiare la macchina con una scheda video ad hoc, scegliendola tra le tante ormai disponibili per il bus PCI.
Un cabinet all'altezza
A parte il sistema operativo e l'architettura in generale, cio' che ha sempre differenziato un Macintosh dagli altri computer in commercio e' stato anche il livello costruttivo caratterizzato sempre da un'accurata ingegnerizzazione delle componenti. Cabinet (tranne rarissime eccezioni) ad apertura facilitata, memorie di massa installabili o upgradabili in pochi secondi senza smontare mezzo mondo e senza disporre di attrezzi particolari. Discorso analogo per l'accessibilita' alle schede d'espansione, comprese, il piu' delle volte, le memorie RAM di sistema o di cache. Poteva, l'andazzo, essere diverso per i compatibili? Certamente no, anche considerato che macchine come i PowerWave sono rivolte non solo ad utenze nuove, ma anche a chi lavora con i Mac da tempo e (proprio per questo) non e' disposto ad accettare troppi compromessi. La macchina che abbiamo in prova questo mese ha, come visibile in foto, un cabinet di tipo minitower. Esiste anche la versione desktop che si differenzia da questo solo per la possibilita' di installare un numero inferiore di memorie di massa. Il lato frontale, in perfetto stile Mac, e' piuttosto spoglio. Troviamo la meccanica floppy disk (superdrive Mac/DOS da 1.4 MB), il lettore di CD-ROM a quadrupla velocita', l'altoparlantino di sistema e tre pulsanti. Il primo comanda l'accensione del computer (comunque possibile, come sempre, anche da tastiera), il secondo e' il reset (da utilizzare solo nei casi disperati) e il terzo e' il consueto "tasto del programmatore" che non interessa l'utente normale in quanto genera un interrupt per il debugging software. Piu' interessante, come sempre, il lato posteriore. La prima cosa che salta all'occhio e' la presenza di ben due ventole d'aerazione. La prima "climatizza" l'alimentatore, la seconda riguarda il resto della macchina con particolare attenzione alla daughter card del microprocessore. Una volta all'interno scopriremo che le ventole sono addirittura tre: la terza e' situata nei pressi della memoria RAM. Seguono gli interfacciamenti "Mac" col mondo esterno: SCSI, porta modem, stampante (seriale o LocalTalk), doppia porta Ethernet in standard AAUI o 10 Base T, interfacciamento ADB per mouse e tastiera, ingresso e uscite audio. Accanto a queste troviamo gli slot di espansione solo PCI (per tre schede) o PCI piu' NuBus (due cadauno) a seconda del tipo di adattatore installato internamente. In entrambi i casi uno slot PCI e' occupato dalla scheda video che fornisce, come detto, sia l'uscita per il collegamento con un monitor Apple (connettore DB15) che per un monitor VGA/SVGA, da utilizzare in maniera mutuamente esclusiva. Anche tastiera e mouse sono in perfetto stile Mac. La prima e' di tipo esteso con il layout dei tasti perfettamente compatibile con quello delle macchine Apple. Il "topo", proprio per assecondare al meglio le aspettative dell'utente, ha un design molto simile all'Apple Desktop Bus II Mouse: fa bella mostra di se', al centro, il logo Power Computing rappresentate una P e una C reciprocamente abbracciate. Quasi a festeggiare la nascita del primo PowerMac Compatible.
Uno sguardo all'interno
Aprendo il Power Computing, quella sensazione di ottima ingegnerizzazione che avevamo subodorato osservando il cabinet esternamente la ritroviamo internamente. La copertura del minitower viene via semplicemente svitando (a mano) una grossa vite godronata sul retro e agendo su sue blocchi meccanici nella parte bassa. Prima sorpresa: le schede PCI stanno a testa in giu'! In realta' era possibile rendersene conto anche guardando il computer dal retro, ma ci era proprio sfuggito. Per poter inserire le schede negli slot e' necessario "sdraiare" il computer su un financo e, togliendo due viti a croce dal fondo, smontare anche la base metallica. Il bus PCI e' situato su una schedina, a sua volta inserita nella mother bard, e all'occorrenza puo' essere sostituita con un analogo adattatore in grado di ospitare due schede PCI e due schede NuBus della precedente generazione. Poco dietro troviamo la scheda processore, molto simile (chissa' se e' compatibile...) a quella installata nei Power Macintosh 7500/8500/9500. La scheda microprocessore contiene anche il clock di sistema e pochissima elettronica di contorno: per upgradare la macchina a velocita' superiori e' sufficiente sostituire solo questa dautgher card senza effettuare ulteriori interventi sulla rimanente scheda madre. La memoria di sistema e' facilmente accessibile con la semplice asportazione della copertura esterna: troviamo 8 slot DIMM, di cui 6 liberi per l'installazione di espansioni. Accanto alla RAM, da un lato troviamo la cache di secondo livello del processore, dall'altro la SIMM contenente le ROM di sistema, concesse in licenza d'uso dalla casa di Cupertino. A ben guardare, sulla scheda madre del PowerWave troviamo numerosi chip custom marchiati Apple, a testimonianza del fatto che la macchina non utilizza solo le ROM per la piena compatibilita' con i Power Macintosh ma ne condivide anche nomerose soluzioni architetturali. La scheda video, PCI, e' prodotta dalla ATI Technologies. Monta due megabyte di videoram espandibile a quattro e, come detto, permette il collegamento (non simultaneo) sia di un monitor Apple che di un monitor VGA/SVGA. Se siamo intenzionati alla doppia visualizzazione (per allargare i nostri orizzonti, non per... duplicarli) e' sempre possibile installare piu' schede video per collegare piu' monitor. Semplice, no?
Software a corredo
Nutrita, come auspicabile, la dotazione software a corredo del PowerWave. Troviamo quattro manuali e ben sei CD-ROM (tutti, almeno attualmente, rigorosamente in inglese). Il piu' importante e' il CD-ROM azzurro di Power Computing contentente il software di sistema (Mac OS 7.5.2) e una parte dei programmi venduti in "bundle" con la macchina. Hard Disk ToolKit e CD-ROM ToolKit sono due utility per i dischi rigidi (nonche' i rimovibili) e i lettori di CD-ROM. Per questi ultimi, grazie all'utilizzo di una cospicua quantita' di RAM come buffer di lettura, sono assicurate performance superiori rispetto a quelle ottenibili con i driver originali forniti con i lettori. Sempre nel "disco azzurro" troviamo l'immancabile (e sempre gradito) Claris Works 4.0, le Now Utilities e un "pannellino" per diminuire automaticamente la luminosita' del video dopo un certo intervallo di tempo (Power Dimmer 1.0). Non manca una nutrica collezione di font (ben 150 famiglie sia in formato PostScript che TrueType), un programma di gestione finanze (Quicken 5), un word processor (Nisus Writer) e un installer "autoscompattante" che provvede a tutti i file e le utility (tanto per ribadire la mancata localizzazione della macchina) per il collegamento ad American OnLine. Quattro dei sei CD-ROM forniti a corredo sono dedicati all'edutainment. Toviamo la famosa Grolier's Multimedia Encyclopedia, un atlante mondiale (World Atlas), un atlante dei soli Stati Uniti (U.S. Atlas) e il libro degli animali, prodotto dagli Arnowitz Studios (The Animals! 2.0). L'ultimo "dischetto argentato" e' una pubblicazione bimensile denominata Launch, contenente musica, filmati, giochi, animazioni e... pubblicita'. E' l'unico disco bipiattaforma della collezione, utilizzabile sia su Mac che su Windows.
Concludendo
Anche nelle note conclusive, come prevedibile, e' molto difficile non continare a valutare la macchina Power Computing alla luce della realta' Apple. Dal punto di vista prestazionale, i PowerWave si collocano ai massimi livelli: con il processore PowerPC 604 a 120, 132 e 150 MHz si scherza davvero poco. Ma quel che impressiona favorevolmente e' il rapporto prestazioni/prezzo: grazie a Power Computing e' possibile fruire di elevate potenze di calcolo in ambiente Power Mac ad un costo notevolmente piu' basso rispetto a quanto Apple ci aveva, ahinoi, abituato. La macchina in prova questo mese, PowerPC 604 a 132 MHz, con hard disk da 1 gigabyte, 16 MB di memoria centrale, CD-ROM e tastiera (prezzo indicativo al pubblico al netto dell'IVA) costa 6.800.000 lire. Il Power Macintosh per capacita' di calcolo corrispondente, il 9500/132 costa quasi undici milioni con l'hard disk da 2 gigabyte. Anche l'8500, con il suo prezzo di vendita superiore ai dieci milioni, non scherza: in questo modello troviamo, pero', anche una completa sezione video in ingresso e in uscita che nel PowerWave non e' compresa nelle caratteristiche offerte. E, se le 6.800.000 lire continuano a sembrarvi troppe, Power Computing offre anche i suoi PowerCurve, basati sul PowerPC 601 a 120 MHz, che con 8 megabyte di RAM, hard disk da 850 megabyte e tre slot PCI costano appena 4.300.000 lire. L'imbarazzo della scelta, come sempre, non manca.
Riquadro: Viva la par silicio
RIQUADRO PREZZI
Power Computing PowerWave 132
Distributore: Modo Srl Via Masaccio, 17 Zona industriale Mancasale (RE) - Tel. 0522/504111
Prezzo indicativo al pubblico (IVA esclusa)
PowerWave 132 - 16 MB RAM - 1 GB HD - CD-ROM - Tastiera - Mouse L. 6.800.000
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