dT n.02/2009 del 19.01.2009
Cornice stile Ritorno al futuro
JAN 19 2009


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Aridatece er maus

Se fino ad oggi potevamo contare su un bizzarro 'topo' per dare ordini al nostro computer, potremmo trovarci senza più tale appendice.

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È vero, non c'è più religione né esistono più le mezze stagioni. E non ci sono nemmeno più certezze, in generale. Nel mondo informatico, ancor meno. Se fino ad oggi, a momenti ininterrottamente da un quarto di secolo, potevamo contare su un bizzarro «topo» per dare ordini al nostro computer, potremmo da un giorno all'altro - in men che non di dica! - trovarci senza più tale comoda appendice.

A pensarci bene, un tempo i computer si comandavano addirittura per iscritto. E, altrettanto per iscritto ricevevamo puntuale (?) risposta: un'interfaccia a carattere, una tastiera e un video assolutamente non grafico erano gli unici mezzi di comunicazione per interagire.

Già... interagire: pochi anni prima non c'era nemmeno questo, si andava avanti a schede perforate, per l'input, e a tabulati cartacei, molte ore se non giorni dopo, per l'output. Ma quella è stata tutt'altra era tecno-geologica (che mi onoro di aver vissuto, di sfuggita, all'università nei primi anni '80).

Il mouse è stato, per davvero, il grande salto in avanti. Un antico salto in avanti che non ha più avuto eguali e, ritengo, non ne avrà altri tanto facilmente. Almeno fino a quando esisterà ancora il concetto di interazione col computer, per far spazio al più fantascientifico concetto di integrazione (della nostra stessa esistenza, conoscenza, capacità) col medesimo. Un concetto - futuro assai! - in cui il computer non sarà più un qualcosa di esterno a noi da comandare, col quale interagire (appunto), ma qualcosa ad integrare le nostre capacità, la nostra stessa esistenza, a completarla per così dire da dentro, senza bisogno di interagire. È un po' complicato da spiegare, lo so! :-)

Tornando ad oggi (e all'immediato domani), produttori creativi e non, ci stanno provando in tutti i modi, da tempo, a bissare quel «grande passo per l'umanità» (informatica) compiuto con l'avvento del mouse venticinque anni or sono. Ma nonostante gli sforzi compiuti a forza di fior di investimenti, esperimenti, tentativi maldestri, ben pochi (per non dire nulli) sono stati i frutti fin qui raccolti. Eppure continuano ad investire, a studiare, a proporre, a bocciare e... a ricominciare tutto da capo.

Quante volte abbiamo visto, di sfuggita, notebook con lo schermo sensibile al tocco: i famosi Tablet PC (con annesse versioni riadattate dei sistemi operativi) che, forse, farebbero audience si e no a «Chi l'ha visto?». Così, da una parte, Apple spinge con le sue interfacce utente «multi tocco» (cominciando con l'iPhone e proseguendo con l'ultima serie dei suoi MacBook), Microsoft (in)segue a ruota - libera? - con il suo progetto Surface, nel bel mezzo dei «due mondi», affilano i polpastrelli (agli utenti) la maggiori costruttori in «informatica palmare» quali Nokia, Sony-Ericsson, RIM (BlackBerry), HTC, Motorola e Samsung.

L'ultimo grido, di disperazione, l'ho visto con le mie dita proprio poche ore fa all'AppleStore di Roma. I nuovi MacBook sfoggiano un quanto mai inatteso nuovo «aggeggio» di puntamento che promette, a sentir loro, faville. Praticamente si tratta della solita minestra riscaldata dal sapore (ma va?) un tantino acidulo. Al posto di un «normale» trackpad (peraltro inventato dalla stessa Apple con i suoi secondi PowerBook) che cosa si sono inventati i signori della mela morsicata? Praticamente un gigantesco tasto mouse (perché, si sappia, è cliccabile nel senso fisico del termine) sensibile al tocco... ma che dico «tocco» (singolare)... si tratta, siori e siore, di sensibilità al «multi tocco»! (tombola).

Leggete bene (e capite... se potete): «Usane due (polpastrelli, ndr) per scorrere una pagina in su e in giù. Pizzica per zoomare. Sfiora con tre dita per sfogliare le tue foto e ruota un'immagine con i polpastrelli. Un nuovo gesto ti permette di sfiorare in su o in giù con quattro dita per accedere alle modalità di Exposé e a sinistra o a destra per passare da un'applicazione aperta all'altra. E se provieni dal mondo del tasto destro, puoi anche configurare un'area specifica su cui fare clic per accedere ai menu contestuali. Una volta provato il trackpad Multi-Touch, non potrai più vivere senza.» (copia & incolla da www.apple.it).

Io, in tutta sincerità, ho provato ad utilizzarlo con più polpastrelli insieme. Ad esempio per ruotare un'immagine... o per ingrandirla... (stile iPhone, per intenderci), ma devo dire che non mi sembrava reagire come mi sarei aspettato. Come dire... interazione molto «moderata». O dovrei dire «modesta»???

La domanda, quindi, nasce spontanea: ma era proprio necessario inventarsi quest'altro sistema di interazione? Quali sono, realmente, i vantaggi per l'utente (che, per inciso, deve imparare a familiarizzare con un nuovo sistema). Che c'aveva, per dirla senza mezzi termini, di così storto il sistema precedente??? (sempre by Apple).

Una la risposta, la mia: «Aridatece er maus!!!»

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Andrea de Prisco - AdP

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