Quando c'era 'lui'
Scritto, onde evitare ogni dubbio, con la lettera minuscola! 'lui' è il personal computer, quello dei primi anni ottanta.
Insomma, tra clienti e fornitori, registri e adempimenti di legge, finiva che non avevo neanche più il tempo di rispondere al telefono o di battere una relazione in santa pace. Così sono andata dal capo e gli ho messo un aut-aut: "O mi prendete un aiuto, oppure è uno sfascio," ho detto.
E dopo un po' di giorni viene qui il Concessionario Harden Commodore e mi dice: "Mi parli dei suoi problemi." Finalmente: lui e il capo hanno confabulato un po', poi è arrivato questo gioiello, il Sistema Commodore PET Serie 3001.
Mi ha insegnato ad usarlo, ha fatto i programmi e mi ha detto: "Qualunque cosa abbia bisogno, un colpo di telefono e siamo lì in un lampo." In una settimana siamo partiti."
Il bel "virgolettato" che avete appena letto è il corposo testo della pagina pubblicitaria, quarta di copertina, riprodotta qui a lato, pubblicata su MCmicrocomputer n. 2, del giurassico novembre 1981.
Tante pagine pubblicitarie e tantissimi articoli mi stanno passando sotto gli occhi in questi giorni memorabili, in cui sto "scannando" la mia collezione di MCmicrocomputer, rivista per la quale mi onoro di aver lavorato per quasi vent'anni, praticamente per tutta la sua BRILLANTE esistenza. In tutto 218 fascicoli per un totale di circa 60.000 pagine, ricche di migliaia e migliaia di articoli tecnici e divulgativi di ogni tipo, dalle news alle prove prodotti, dai corsi di programmazione a quelli di grafica, per non parlare delle rubriche dedicate ai vari aspetti dell'informatica nella nostra società, entrambe (informatica e società) "travolte" negli anni ottanta e novanta da infiniti micro-cambiamenti epocali.
Tornando al "virgolettato" di cui sopra... in quelle poche (?) righe pronunciate dalla bella signora (chissà che fine avrà fatto...), se vogliamo è riassunto il mondo informatico di quegli anni. Tanto per essere chiari, a quei tempi era stato appena "inventato" il PC IBM, padre di tutti gli attuali computer Windows based di oggi (ma era uno dei tanti in coro... non uno "standard"), né la Apple aveva "inventato" i Macintosh e - l'ancora attuale - modo di interagire attraverso mouse, puntatore e finestre.
A quei tempi, come ho già ricordato in altre occasioni, con i personal computer si "dialogava" per iscritto, tramite tastiera e basta. Sempre per iscritto, ricevevamo i risultati delle elaborazioni: video assolutamente non grafici, difficilmente a colori, pronti più che altro a mostrare maschere di inserimento dati e risultati tabellari. Praticamente... niente di più (o quasi).
I personal computer NON si vendevano al supermercato (come capita oggi...) ed era praticamente esclusa la possibilità che un "non esperto" potesse utilizzarlo, se non sotto la guida di qualcun altro.
I computer, a quell'epoca, si compravano per scrivere programmi (e poi usarli). Se non eri in grado di scriverteli da solo... te li facevi scrivere da qualcun altro, molto probabilmente "su misura" per le proprie esigenze, come racconta la bella signora.
Proprio un altro mondo!
Occhio... spara!!! :-)
L'avevo rimosso dalla mente, ma è bastato poco per farmi uscire anche una lacrimuccia... (scherzo, ovviamente). Sfogliando, sempre, il n.2 di MC mi è cascato l'occhio sulla prova dell'Honeywell Questar/M, a firma di Alberto Morando.
Il prodotto, visto con col senno di di oggi, non mi dice granché (forse anche allora non attirò le mie attenzioni: ricordo che a quei tempi ero lettore di MC, non collaboravo ancora...).
L'unica cosa da notare è, forse, il display assolutamente non grafico (quel triangolo visualizzato sullo schermo era costruito a colpi di "X") e la tastiera fissa, attaccata al resto della scocca, come fosse una macchina da scrivere. Che tempi!
Più interessante, sotto il profilo emotivo, il grosso riquadro qualche pagina più avanti, intitolato "Memorie a disco: sempre più piccole e capaci".
Leggiamo... :-)
"I primi personal giunti in Italia circa quattro anni fa disponevano, come memoria di massa, solo di un registratore a cassette, dimostratosi subito insufficiente: lento, dato che aveva tempi accesso anche dell'ordine di qualche minuto, poco flessibile, dato che la ricerca va praticamente effettuata a mano, ed inaffidabile; quanti programmi sono andati "perduti" dopo giorni di faticoso lavoro?"
Già... una volta i programmi e i dati si registravano su cassetta audio, quando i floppy disk erano "roba da ricchi" e gli hard disk... non ne parliamo! Ricordo quando in quegli anni, mentre ero "matricola informatica" a Pisa, acquistai un piccolo registratore a cassette per "salvare" (con le virgolette perché il più delle volte finiva in tragedia!!!) i programmi scritti - ovviamente da me... - per la Sharp PC-1211, credo la prima calcolatrice programmabile in Basic, dotata di un fantascientifico display LCD a caratteri (e non solo numeri...) da una sola riga! Ovviamente monocromatico.
"L'ultimo "grido" nel campo dei floppy da 5" 1/4 è rappresentato da meccaniche ultra piatte che consentono di aumentare il numero di drive a parità di ingombro mentre già si stanno facendo i primi tentativi per dischetti di formato ancora più ridotto; la Sony ha presentato una unità da 3 pollici, pesante meno di mezzo chilo, capace quasi di 500 Kbyte.
Un'altra grande famiglia di supporti magnetici su disco è costituita da dischi rigidi, e non flessibili, rotanti a velocità molto elevate, alcune migliaia di giri al minuto. In questo caso le testine non sono più a contatto con la superficie del disco, dato che si usurerebbero in breve tempo, ma a minima distanza, dell'ordine del millesimo di millimetro, "appoggiate" al sottilissimo cuscino d'aria che si forma a causa della elevata velocità di rotazione.
Il nome di Winchester, attribuito a questo tipo di drive, deriva dal fatto che il primo, messo a punto dalla IBM nel 1973, aveva inizialmente la sigla 3030, la medesima del fucile Winchester che ha fatto la storia d'America."
Nell'articolo, detto per inciso, si legge che la capacità di memorizzazione all'epoca in gioco, era dell'ordine di 1-10 megabyte (ma, sia chiaro, "si ritiene che in futuro possa arrivare anche a 100 Mbyte"). Più o meno quello che troviamo in un telefonino di oggi, di quelli economici, senza capacità multimediali "incorporate". Se no i mega già diventano giga... :-)))
Progetto "MC-online"
Tornando ai nostri giorni, anzi alle "nostre ore", l'opera "immane" di digitalizzare l'intera raccolta dei numeri di MC va avanti a ritmo serrato. Sono già disponibili i numeri dall'1 al 27 più lo storico "numero 100" e il fascicolo n. 161. Inutile dire che già domani sera ne saranno pronti altri... e così via fino al 218, ultimo numero pubblicato "ufficialmente".
Dico questo perché, in realtà, esisterebbe anche un 219 (luglio/agosto 2001), prodotto in tutto e per tutto - copertina compresa! - pronto su CD-ROM per la tipografia, ma mai andato in stampa per mancanza di fondi.
Lo stiamo tuttora cercando... gli impaginati dovrebbero essere all'interno di uno dei Macintosh di allora, attualmente conservati in un magazzino esterno. Speriamo funzioni ancora e che vi siano , sani e salvi, i file all'interno.
Per procedere con la digitalizzazione delle riviste, sto utilizzando lo scanner fronte/retro HP N6010, che in questo video qui a lato, ripreso col telefonino, vedete all'opera.
Prima di chiudere questo articolo, vorrei ringraziare pubblicamente Claudio Bartolini che sta dando una preziosissima mano sia per quanto riguarda i numeri mancanti alla mia collezione (il 50% della quale sacrificata per esigenze di scanner...), sia per la realizzazione di un motore di ricerca per gli articoli, oltre ottomila, pubblicati in 20 anni di vita di MCmicrocomputer.
Come dire... rimanete sintonizzati perché ne vedremo delle belle! :-)