Te lo do io il portatile
Il 'mobile computing' è nato quasi trent'anni fa. Ripensare a quei tempi può addirittura far commuovere. Oppure piangere! :-))).
In queste lunghe settimane di digitalizzazione selvaggia (il Progetto "MC-online" volge ormai al termine... NON CI POSSO CREEEDEREEEEEE!!! :-) sono passati sotto i miei occhi, rapidamente, un paio di decenni di informatica personale. Precisamente quella degli anni '80 e '90, ovvero dai veri e propri albori, fino all'era Internet inoltrata, tutto sommato poco dissimile da quella dei giorni nostri.
Ricordo a tutti - ma tutto sommato lo ricordo a me stesso... visto che tendo a dimenticarlo per "comodità mentale" - che quando MCmicrocomputer è nata (arrivò in edicola col suo primo numero nel settembre 1981) i computer per uso "intimo e personale" erano davvero tutt'altra cosa rispetto a quelli di oggi.
Non c'erano i mouse, gli schermi difficilmente erano "grafici" (e quando lo erano facevano davvero ridere i polli!), il sistema operativo era, spesso, qualcosa di incorporato nel computer e non da caricare all'avvio, e il colore, sia per gli schermi che per le stampanti, era spesso da cercare nel capitolo fantascienza.
Ma la cosa che più mi ha divertito ricordare (a me stesso...) in queste settimane è stata l'evoluzione di quello che oggi chiamiamo mobile-computing.
Quello che vedete qui a lato è il "famosissimo" Osborne 1, frutto dell'inventiva di un geniaccio americano (Adam Osborne, consulente informatico e autore di libri sui microcomputer), probabilmente il primo PC portatile mai realizzato. Beh... portatile è una parola grossa... come grosse erano le sue dimensioni.
Nonostante questo, su MC si poteva leggere:
"Chiuso, l'Osborne ha l'aspetto di una (strana) valigetta, con tanto di manico. Un microcomputer portatile in piena regola, dunque, ma basta aprire le due cerniere sui lati e collegare alla rete il cavo di alimentazione perché si trasformi, almeno dal punto di vista del software, in uno dei sistemi più "standard" che esistano. In dotazione, fra l'altro, viene fornito non solo il sistema operativo CP/M con tutte le varie utility, ma anche il Basic (Microsoft, interprete e compilatore), il Supercalc (tabellone elettronico tipo Visicalc) e il Wordstar (uno dei più diffusi ed apprezzati programmi per la scrittura e il trattamento di testi)" (Marco Marinacci, MC n. 8 dell'aprile 1982)
Ci sarebbe da capire come fosse possibile utilizzarlo per la videoscrittura e i fogli di calcolo con un video così piccolo... ma meglio non farsi tante domande. "Quello", sia chiaro, volendo o nolendo era un prodigio tecnologico!
Dobbiamo aspettare un paio d'anni, o poco meno, per vedere un portatile dalle sembianze quasi normali. Ovviamente, stavolta, il "prodigio" aveva gli occhi a mandorla... e pertanto il livello di integrazione era qualche anno luce più avanti. Si chiamava Shard PC-5000 e, oltre ad utilizzare un futuribile display LCD di "generose" dimensioni, ancorché monocromatico, integrava al suo interno ANCHE una stampante termica su carta comune (avete letto bene!). Funzionava a batterie ricaricabili e, pertanto, l'appellativo di portatile cominciava a calzare un pochino meglio.
"Messi a frutto l'indiscutibile primato nella capacità di miniaturizzazione e la tecnologia delle calcolatrici tascabili, nello Sharp PC-5000 c'è però la potenzialità del processore a 16 bit; gli "Oh" di stupore si sprecano quando spiego che, in veste di memoria di massa c'è una memoria a bolle, una "prima tecnologica" di assoluto rilievo, veloce più di un floppy ma senza parti in movimento, che la stampante è termica ma scrive anche su carta comune, che il microprocessore è l'8088, il sistema operativo l'MS-DOS, la ROM da addirittura 192 Kbyte e la RAM arriva fino a 256K." (Alberto Morando, MC n. 26 del gennaio 1984)
Giusto per rimarcare l'arretratezza tecnologica del vecchio continente... di quello stesso periodo ecco a voi, siori e siore, il Philips P.2000, detto l'olandesino!
Lo potete ammirare qui a lato, in tutta la sua straordinaria compattezza... europea!
"La caratteristica principale del P2000C è la portabilità: all'interno del mobile che lo ospita sono infatti alloggiati anche un monitor e due capaci floppy disk. Il risultato è un sistema del tutto autosufficiente, che per funzionare richiede solo il collegamento del cavo di alimentazione alla presa di rete. Questo è un periodo particolarmente favorevole per i calcolatori portatili, che stanno riscuotendo un grosso successo di vendite, come dimostra l'apparizione di una rivista a loro interamente dedicata, l'americana Portable Computer. Le ragioni del boom sono evidenti: la comodità di poter portare con sé il calcolatore e le prestazioni, che ormai sono di tutto rispetto e spesso in grado di rivaleggiare con quelle di potenti ed ingombranti computer da tavolo, sono un binomio al quale è difficile dire di no." (Maurizio Bergami, MC n. 30 del maggio 1984)
Volgendo nuovamente lo sguardo verso il Sol Levante, un paio d'anni più tardi arriva il "nuovo Sharp", precisamente il modello PC-7000, evoluzione del "5000" prima mostrato.
Questo nuovo Sharp, come altri computer "trasportabili" di quel periodo (erano detti trasportabili i portatili non autoalimentati a batterie ricaricabili), sfoggiava un design particolare che, per nostra fortuna, è stato del tutto abbandonato negli anni a venire e molti noi, immagino, nemmeno ricordano. Caratteristica unica di questo "mostro" era la possibilità di agganciare, per il trasporto, finanche una stampante specifica, come visibile nella foto qui la lato.
"Chiuso, il PC-7000 potrebbe essere qualunque cosa: la sua compatta carrozzeria in robusta plastica beige, delle linee piuttosto squadrate, potrebbe nascondere un proiettore super-8 od una piccola macchina da cucire, almeno allo sguardo di un non addetto ai lavori. L'occhio di un esperto (ma neanche troppo, dopotutto) nota invece immediatamente le due fessure per i floppy ed i tipici connettori Cannon per le interfacce, e non si inganna sulla reale natura dello strano arnese nonostante il suo robusto maniglione. Le dimensioni del computer chiuso sono solo di 41 x 21 x 16 cm, un ingombro veramente molto ridotto specie come area di base. Il peso è invece sostanzioso, quasi 9 Kg, segno che dentro «c'è la roba»". (Corrado Giustozzi, MC n. 49 del febbraio 1986)
Per acquistare il kit completo (computer più stampante dedicata) erano sufficienti cinque milioncini delle vecchie lire o, come preferisco dire di questi tempi, poco più di 2.500 dei nuovi euro! :-)
A cercare di abbassare i prezzi dell'informatica personale, finché è esistita c'ha pensato l'inglese Amstrad che, dopo un po' di computer fissi a basso costo, un bel giorno propose anche la sua "visione portatile" del computer per tutti.
Eccolo qua, in tutto il suo splendore europeo, l'Amstrad PPC 512... con tastiera e display a ribalta. Prezzo al pubblico, nella versione base (niente vetri elettrici e/o aria condizionata!), appena un milioncino di lire: una frazione rispetto ai modelli concorrenti.
Che tempi... che tempi... :-)
"L'estetica dell' Amstrad PPC512 non ricalca affatto quella dei portatili visti finora, ma, potremmo dire, assomiglia di più a un computer «pieghevole». Infatti invece di trovare un classico coperchio display che copre la tastiera, il PPC512 si apre sollevando la tastiera che è incernierata al resto della macchina. Le dimensioni del sistema sono particolarmente generose a causa del fatto che la tastiera non ha nulla a che vedere con quelle di un portatile, ma è tipo AT estesa. I tasti sono in tutto 102, comprendenti un tastierino numerico completo di operatori aritmetici, un gruppo di dieci tasti per il controllo del cursore e dello schermo, 12 tasti funzione, più naturalmente la tastiera alfanumerica (italiana) vera e propria." (Andrea de Prisco, MC n. 75 del giugno 1988).
Per la serie "volevamo stupirvi con effetti speciali", ecco a voi il primo (e unico...) computer a dondolo! :-)))
Scherzi a parte il Compaq Portable 486c, oltre ad una serie interminabile di caratteristiche da primato (che lo facevano gareggiare a testa alta contro i più agguerriti sistemi desktop), sfoggiava un eccezionale display a matrice attiva a colori - vera rarità a quei tempi! - e un sistema basculante dell'unità centrale, implementata ai soli fini ergonomici.
Prezzo al pubblico, IVA inclusa, quasi venti milioni di lire, come un paio di utilitarie del tempo (che fu).