PEC: stiamo scherzando, vero?!?
Ieri ho inviato la mia prima comunicazione formale attraverso la Posta Elettronica Certificata, o PEC che dir si voglia.
Ho la vaga sensazione (tanto per cambiare...) che la prossima settimana m'incaxxo!!! Ieri, infatti, ho inviato la mia prima comunicazione formale attraverso la tanto osannata Posta Elettronica Certificata, o PEC che dir si voglia...
Ho scritto (ufficialmente) all'Ordine dei Giornalisti per chiedere loro come registrare la MIA casella PEC. Pare infatti (anzi non pare affatto... perché questa è forse l'unica cosa chiara di tutta la vicenda) che tutti i professionisti iscritti ad albi professionali, come il sottoscritto, abbiano l'obbligo sin dallo scorso novembre di disporre di una casella e-mail certificata. Cosa che a suo tempo, novembre appunto, ho fatto prontamente... acquistandone una nuova nuova di zecca sul dominio pec.it (di Aruba, per la cronaca) e, proprio per non pensarci più, o quasi..., ho pagato in unica soluzione il corrispettivo canone per i cinque prossimi anni. Di più non era consentito...
Da quel momento, ho cercato in tutti i modi di capire come comunicare la cosa all'Ordine, visto che a quanto pare devono/dovranno proprio loro gestire i corrispondenti archivi (nominativo <===> casella PEC). Bene, per molto tempo sul loro sito non c'è stata traccia di informazioni in tal senso... ma da un po' di settimane è spuntata la possibilità di aprire presso di loro una di queste caselle (sempre a pagamento, seppur a prezzo scontato). Già sento puzza di magna-magna...
La cosa che proprio non mi va giù - al di là del fatto che io una casella PEC già ce l'ho e non mi passa minimamente per la testa di aprirne un'altra... che poi non sarebbe l'unico doppione, come vedremo, tragicomicamente, tra poco! - è che presso di loro, almeno nel Lazio, pare essere vincolato il formato della stessa: nome.cognome@cert.odg.roma.it.
Se provate a contarli, ben 4 (diconsi #quattro!!!#) punti che potrebbero diventare 5 o più nei casi di cognomi (ad esempio il mio...) formati da due parole. Per non parlare, eventualmente, dei nomi composti: come caxxarola potrebbe complicarsi un indirizzo di posta elettronica di questo passo? (la mia casella PEC è diversa... provate ad indovinare cose c'è a sinistra della chiocciola, sempre di tre lettere... :-)))
Attendo risposta dall'Ordine, vediamo quanto tempo ci impiegano per rassicurarmi o per farmi dissotterrare l'ascia di guerra. Nel frattempo, sul loro sito, ci sarebbe scritto, copio&incollo: «L'art. 16 del decreto legge del 29 novembre 2009 convertito nella legge n. 2 del 28 gennaio 2009 obbliga tutti i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato a comunicare ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Gli ordini e i collegi pubblicano in un elenco riservato, consultabile in via telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni i dati identificativi degli iscritti con il relativo indirizzo di posta elettronica certificata».
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Come anticipato tra le righe, poco fa, faccenda non riguarda solo gli ordini professionali ma, a quanto pare, i cittadini propriamente detti: ovvero TUTTI (noi). Il prode Brunetta, infatti, con il suo Più PEC pi' ttutti (sarebbe PEC al cittadino ma mi piaceva di più quello da me proposto... :-))) ha combinato, a margine, un altro pasticcio: se vogliamo comunicare tramite Posta Elettronica Certificata con la Pubblica Amministrazione non possiamo - e due! - semplicemente comunicare loro il nostro indirizzo PEC ma siamo obbligati ad aprire un'altra casella di questo tipo presso di loro. Fortunatamente questa è gratis, almeno per il momento, ma se uno già ce l'ha (o magari ne ha due, visti i chiari di luna col proprio ordine professionale) perché è costretto ad aprirne una seconda/terza???
Non solo: la casella PEC ottenuta in questo modo, servirà SOLO per comunicare con la PA. Leggiamo (e ridiamo) insieme, copio&incollo: «La Casella PEC al Cittadino consente lo scambio di messaggi di posta elettronica certificata esclusivamente con indirizzi PEC della Pubblica Amministrazione. Tramite la PEC al Cittadino non è possibile scambiare messaggi con indirizzi di posta elettronica certificata che non siano quelli della Pubblica Amministrazione e con indirizzi di posta elettronica ordinaria».
C'è già chi urla all'incostituzionalità. Quindi, se tutto va bene, scoppierà un putiferio: la Costituzione Italiana, infatti, garantisce la possibilità di fissare liberamente il proprio domicilio e non si capisce perché questa libertà non dovrebbe essere estesa anche ai domicili informatici... visto che su questi verranno domiciliate le comunicazioni importanti, al pari, si sa, delle raccomandate & compagnia bella!
Bello, no?!?