Il JPEG ha i millenni contati
Google intende proporre un nuovo formato standard per le immagini sul Web, alternativo all'ormai stra-consolidato JPEG.
Parafrasando una celebre frase dell'indimenticabile Riccardo Pazzaglia (ai bei tempi, se non ricordo male, di Quelli della notte, di Renzo Arbore) azzarderei un simpatico Non capisco e NON mi adeguo!. Complice, ormai, l'età in stato avanzato (ne ho 48, dicono ne dimostri di meno, ma a volte me ne sento tanti di più...), difficilmente riesco a comprendere alcune dinamiche dell'informatica moderna. Mi sento vecchio!
:-(
Una delle guerre tecnologiche, tanto per fare un esempio, che davvero comprendo con difficoltà è quella dei browser. Ne spuntano continuamente di nuovi e, con altrettanta regolarità, vengono rilasciati di continuo aggiornamenti su aggiornamenti. Ma non era di questo che volevo parlare... :-)
I pochi capelli rimasti, questa settimana, mi si sono rizzati in testa leggendo una notizia che, sempre a parer mio, ha dell'incredibile: Google intende proporre un nuovo formato standard per le immagini sul Web, alternativo all'ormai stra-consolidato JPEG. Come la vogliamo chiamare, Mission Impossible?!? :-)))
Ufficialmente il nuovo formato grafico proposto ad BigG è denominato WebP (pronuncia Weppy). Stando a quanto dichiara Google, rispetto al JPEG garantisce una minore occupazione di memoria (quindi di banda per il loro trasferimento via Internet) di circa il 40%. Ovvero un file JPG da 100 KB, a parità (dichiarata) di livello qualitativo, in formato WebP ne occuperebbe appena 60. Mi domando: nell'era dell'attesa banda ultra-larga (100 megabit/s per tutti!) e dei video, su Internet, finanche in formato FullHD, quanto mai potrà valere un risparmio di banda passante e di occupazione sui server, relativamente alle sole immagini?
Viceversa: quanto dispendio di energie (e di investimenti) costerebbe il passaggio al nuovo formato se diventasse davvero un nuovo standard? Hanno provato a calcolare (altroché: loro lo sanno fin troppo bene, visto che le tengono ben indicizzate sui server) quante immagini JPG popolano l'interno Web? In realtà Weppy è figlio (figliastro?) di un ben più interessante e ambizioso progetto, denominato WebM (Weppem?!?).
Come indicato nel mini-sito che lo rappresenta: The WebM project is dedicated to developing a high-quality, open video format for the web that is freely available to everyone. Detto in altre parole, come riferisce Zia Wiki, WebM Project è un progetto sponsorizzato da Google dedicato a creare un formato video libero e royalty-free che abbia un'alta qualità nella compressione video per l'uso con HTML5. È un progetto open source rilasciato sotto una licenza BSD-style. Consiste nel codec video VP8, sviluppato da On2 Technologies, e dal codec audio Vorbis, in un contenitore basato su Matroska.
Il trait d'union che lega Weppy e Weppem è tutto nella tecnologia alla base di entrambi i formati: il codec video VP8 che è diventato di proprietà Google - poi rilasciato nel mare magnum dell'open source - al momento dell'acquisizione di On2 Tecnologies avvenuta nel febbraio di quest'anno. L'algoritmo di compressione di WebP, infatti, è basato sulla codifica intra-frame del VP8, ripeto, alla base di WebM.
Come il JPEG, naturalmente, anche il nascente WebP è di tipo data lossy: comporta una fisiologica perdita di informazione a seguito della compressione. Il maggior livello di quest'ultima, a parità (dichiarata) di qualità è dovuta ad una strategia di compressione ben più aggressiva per la quale, immagino, sarà necessaria una maggiore potenza di calcolo per ridurre le immagini. Insomma, ci starebbe bene un chi vivrà, vedrà. Nel frattempo - giusto per chiarire quanto siamo ancora a caro amico... - il supporto al nuovo formato è pressoché nullo, non esistendo alcun browser in grado di visualizzarlo (Chrome compreso!). Google stessa si è limitata a rilasciare per la compressione nient'altro che un convertitore software in forma di programmino Linux a riga di comando e per la decodifica un'opportuna libreria di programmazione. Tutto qui.
Bah...