dT n.50/2010 del 13.12.2010
Cornice stile Ritorno al futuro
DEC 13 2010


Immagine di apertura

Con la testa tra le nuvole

informatica prossima ventura si chiama Cloud Computing ma, per certi versi, è un (sano) ritorno al passato.

Immagine_inlineStringi stringi, è tutta questione di larghezza. Di banda, naturalmente. Poi anche di affidabilità/continuità della stessa, ma questo potrebbe essere anche il problema più facilmente risolvibile, tramite ridondanza utilizzando diversi canali.Sto parlando, per intenderci, della rivoluzione informatica prossima ventura, ovvero del cosiddetto Cloud Computing. C'è poco da fare, prima o poi finiremo tutti lì dentro... con la testa tra le nuvole. Come se non lo fossimo già abbastanza, "a prescindere", così come siamo combinati di questi tempi! :-)

Quel che prima o poi succederà (ormai è scritto nel nostro destino...) è un sempre più limitato uso in locale delle nostre risorse, in favore dell'utilizzo delle stesse in modalità remota/condivisa. Risorse che, a quanto pare, non riguardano ormai solo i dati - semplicemente parcheggiati da qualche parte lontano da noi, ma per questo ovunque accessibili - ma anche le applicazioni principali e finanche il sistema operativo stesso, come "minaccia" Google...

A pensarci bene, il fenomeno (futuro) del Cloud Computing non è altro che un ritorno alle origini, all'era pre-personal computer. Lo strumento utilizzato per accedere alla nostra sfera informatica non sarà più un computer come siamo stati abituati a considerarlo da un trentennio a questa parte, ma solo uno stupido terminale collegato a qualcosa di ben più potente e - mi si passi il termine... - intelligente.Trenta e più anni fa avveniva questo tra unità centrale e terminali, tutti sistemati nello stesso edificio o comunque a breve distanza gli uni (qualche decina) dall'altro (uno). Nel futuro assai prossimo del Cloud Computing lo scenario sarà certamente diverso (i "client" potranno stare in qualsiasi parte del globo) e non è detto che sia noto agli utenti dove sarà fisicamente presente il "computerone centrale" al quale saremo connessi. Che, chiaramente, non sarà nemmeno "uno" in senso stretto.

Il primo piccolo passettino...

... verso il Cloud Computing, a ben guardare, è stato fatto almeno una decina di anni fa, quando cominciavano a diffondersi le cosiddette webmail. Per consultare la posta elettronica, e anche per spedire messaggi, cominciava a non essere più indispensabile installare sul proprio computer un "programma di posta elettronica", ma la stessa funzionalità (quantomeno nell'essenza) poteva essere "sbrigata" direttamente online, semplicemente connettendosi a un servizio Web.Ci si sentiva un po' sfigati a operare in questo modo, ma in realtà i vantaggi reali, poi, erano sotto gli occhi di tutti. Con un accesso qualsiasi al Web (da casa degli amici, all'Internet Point, o da una qualsiasi postazione dell'ufficio del nostro cliente) potevamo recuperare qualsiasi messaggio inviato o ricevuto, nei limiti "solo" della capienza stessa della webmail. Problema, quest'ultimo, che con l'arrivo di Gmail nel 2004, è stato definitivamente (anch'esso) archiviato.

Naturalmente, a seguire, passi verso il Cloud Computing ne sono stati fatti tanti altri. Dalle applicazioni (sempre Web) in grado di raccogliere e catalogare le nostre immagini digitali a quelle per gestire i nostri contatti e la nostra agenda appuntamenti, per finire (e non poteva non finire così) a quelle per trattare documenti "tipo Word" e tabelle "tipo Excel". Al punto che - e anche questo era prevedibile - la stessa Microsoft ha iniziato a guardare con attenzione al fenomeno, proponendo anch'essa - gratuitamente & per tutti! - le proprie soluzioni "on the Web".

Inoltre, tanto per rimarcare la centralità del Web in tutti i luoghi e in tutti i laghi :-))) già si parla anche di Cloud Printing, ovvero della possibilità di utilizzare tramite Internet direttamente le stampanti, senza nemmeno che queste debbano essere (prima) collegate al computer. Esattamente come avviene da tempo per le stampanti di rete (dotate di porta ethernet o di connessione wifi) solo che in questo caso la "r" di "rete" è da riscrivere in maiuscolo (Rete) intendendo con questa il World Wide Web.

È ovvio che in tutto questo c'è chi teme (urlandolo...) che si tratti dell'ennesimo attacco alla nostra privacy, immaginando chissà quale secondo fine dietro la gestione remota dei nostri file, delle nostre applicazioni e, finanche, delle nostre stampe.Non manca, per finire, il "passo successivo", quello per così dire definitivo. Google è già al lavoro da molti mesi alla massima espressione del Cloud Computing e proprio la scorsa settimana ha rilasciato a un (non troppo) ristretto numero di sperimentatori il proprio sistema operativo Web-based: Chrome OS.

Caratterizzato da un approccio incentrato sulle applicazioni, come succede per gli smartphone (App Store compreso!), utilizza il browser Chrome come interfaccia utente e si appoggia su un kernel Linux ridotto all'osso. Non sarà, come ipotizzato inizialmente, vincolato alla rigida connessione ad Internet per poter funzionare, in quanto molte delle applicazioni scaricate e installate, potranno funzionare anche in modalità offline. Nonostante questo, dovrebbero far parte delle "specifiche minime" la doppia connettività wifi+3G, in modo da ridurre significativamente le probabilità di rimanere disconnessi.

Ovviamente banda permettendo, se saremo così in tanti a cantare...

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Andrea de Prisco - AdP

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