dT n.34/2011 del 03.10.2011
Cornice stile Ritorno al futuro
OCT 03 2011


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Amazon Silk: il web fila liscio!

Il browser proprietario di Amazon per il suo nuovo tablet strizza l'occhio al Cloud computing come è di moda di questi tempi.

Immagine_inlineE stata una settimana di silenzio assordante. Sembra che non sia successo nulla (il "botto" l'udiremo nei prossimi giorni, con il lancio, pare, di iPhone 5) eppure ci sono state due tre "mossette" dei Big destinate a cambiare un po' di cose nello scenario digitale prossimo venturo.

Nel giro di pochi giorni, infatti, Amazon ha lanciato ad Apple il guanto di sfida con il suo "Fire" (un tablet da quattro soldi... ma nel senso buono del termine). L'azienda di Cupertino ha contrattaccato nel giro di poche aprendo in decine di paesi (tra cui l'Italia) i suoi iBooks Store, anticipando l'avanzata di Amazon che vende gli ebook solo in pochissimi mercati. Google - che certo non sta a guardare - ha quasi contestualmente annunciato che "atterrerà" anche in Europa, partendo (pare) dal Regno Unito, con la sua piattaforma di vendita di libri in formato elettronico.

A questo punto sembra proprio evidente che da qui a poco l'editoria elettronica esploderà in tutta la sua potenza, cosa per la quale fino a qualche settimana fa si stentava a credere. Tornando ad Amazon e al suo Kindle Fire, un effetto collaterale desiderato del nuovo tablet sarà il suo browser proprietario (Amazon Silk) che strizza l'occhio al Cloud computing come è di moda di questi tempi. Cerchiamo di capire meglio dove è (e se c'è) la novità...

Un'idea... riciclata!

Per la serie "non si butta nulla", cominciamo da un dettaglio non del tutto secondario: "giochetti" di questo tipo s'erano già visti in passato, ad esempio per la versione mobile di Opera. Praticamente la pagina web mostrata sullo schermo durante la navigazione non viene renderizzata direttamente sul dispositivo, ma viene in un certo senso bufferizzata e ottimizzata per noi da un'altra parte, per essere spedita più o meno già bell'e pronta da visualizzare. Questo, ovviamente, in estrema sintesi.

Il "segreto" di Silk è praticamente... tutto qui. L'aspetto interessante è che tale browser non è l'ennesima proposta opzionale per qualsiasi dispositivo (smartphone, tablet, PC/Mac) ma fa parte della dotazione base di questo Kindle che, a giudicare dal prezzo di vendita di soli 199 dollari, molto probabilmente invaderà il mercato non appena sarà disponibile tra qualche settimana. Nello specifico, quando dal browser Silk richiamiamo una pagina, invece di accedere singolarmente ai vari contenuti presenti, spesso alcune decine di file dislocati su più domini, la stessa viene "bufferizzata per noi" sui server cloud di Amazon e in funzione della complessità dei contenuti stessi, della velocità della rete, dell'eventuale presenza dei file già nella cache del dispositivo, viene stabilita all'istante la strategia migliore per avere i contenuti visualizzati sul dispositivo nel minor tempo possibile. Considerato, poi, che la struttura di Amazon ospita numerosi "top-site" mondiali ed è condivisa da svariati service provider, è assai probabile che i contenuti richiesti siano disponibili localmente o quasi, riducendo ulteriormente i tempi di attesa per la visualizzazione.

Oltre a questo, i server cloud di Amazon dedicati a Silk giocheranno in anticipo riguardo le probabili scelte future dell'utente, anticipando addirittura il recupero delle pagine che di lì a poco potrebbe - statistiche alla mano - richiamare. Il tutto, ancora una volta, per rendere la navigazione web ancora più veloce e fluida e senza che debba esser fatto qualcosa di diverso dal digitare un indirizzo Internet e/o cliccare su uno o più link presenti nella pagina.

Di per sé il Kindle Fire non sfoggia caratteristiche tecniche entusiasmanti. Si tratta di un dispositivo da 7 pollici, dotato di appena 8 GB di RAM (ci tengono però a sottolineare che tale quantità è sufficiente per immagazzinare circa 6.000 ebook), sola connettività WiFi (niente 3G, almeno sul modello iniziale), niente microfono, niente fotocamera. Il tutto, come facilmente intuibile, finalizzato a ridurre il più possibile i costi, visto che a quanto pare così com'è già costa ad Amazon 50 dollari più del prezzo di vendita: è evidente che l'operazione commerciale riguarda i contenuti che la stessa spera (giustamente) di vendere agli acquirenti di tale dispositivo.

Ecco, dovrebbero fare tutti cosi. A cominciare proprio da Apple, visto che anche per questa il vero business sono i contenuti, sin dai primi iPod e dal primo iTunes...

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Andrea de Prisco - AdP

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