rSAP, questo sconosciuto
È l'acronimo di Remote SIM Access Profile e, per quanto utilissima, è una delle cose più difficili da trovare nei nostri telefonini.
Alzi la mano del mouse (e dica: lo clicco!) chi ha già sentito parlare di rSAP. Il suo acronimo sta per Remote SIM Access Profile... e, per quanto utilissima, è una delle cose più difficili da trovare nei nostri telefonini, tablet e smartphone, a meno che non abbiamo tra le mani un normalissimo Nokia, nel qual caso l'rSAP è cosa nostra. Grandi esclusi dalla tecnologia (mi puzza tanto di costose royalties da pagare...) sono tutti gli iPhone, i Windows Phone e la (ultra)stragrande maggioranza degli Android. Eppure è una tecnologia non certo giovane, ma utilissima per chi, come il sottoscritto e la maggior parte di tutti, usa il telefono in auto non solo come navigatore, ma (va?) anche per effettuare e ricevere chiamate.
Ma in che senso profilo d'accesso remoto alla SIM?!? Beh, se non ne avete mai sentito parlare, non correte troppo velocemente a chiedere spiegazioni a Zia Wiki perché, a dirla tutta, non ha le idee molto chiare nemmeno lei. È un sistema che permette, in pratica, di clonare al volo la nostra SIM per consentire al vivavoce bluetooth presente nel nostro autoveicolo e, ovviamente, compatibile con tale protocollo, di connettersi lui stesso alla rete cellulare per effettuare e ricevere chiamate SENZA scomodare il nostro telefonino e senza gravare sulla sua batteria, sulla sua antenna, sul suo apparato radio, ecc. ecc.. Meno chiaro di così!
Spieghiamoci meglio, che è meglio!
Avete presente un - si fa per dire... - normalissimo kit vivavoce bluetooth da auto? Una volta accoppiato al nostro telefono ci permetterà di effettuare e ricevere telefonate utilizzando un microfono e un altoparlante dell'abitacolo come se fosse esso stesso il nostro auricolare, ponendoci con questo anche in regola con il codice della strada.Ma sarà sempre e comunque il nostro telefonino a connettersi alla rete cellulare, come di consueto per il tramite della SIM card presente al suo interno che identifica univocamente l'utente mobile. Fin qui, dunque, nulla di nuovo.
Di dispositivi vivavoce bluetooth ne esistono di vari tipi, da quelli after market per nulla integrati con la rimanente elettronica della nostra autovettura (alcuni, collegati alla presa accendisigari, sono finanche spostabili all'occorrenza da un veicolo all'altro) a quelli integrati con tutto il resto, a cominciare dal display di bordo per finire ai comandi eventualmente presenti sullo sterzo. Così, a seconda di quanto sofisticata è la connessione software tra vivavoce e telefonino, potremo ad esempio vedere sul display dell'autovettura il numero chiamante, scaricare la rubrica indirizzi, impartire comandi vocali per effettuare o rifiutare chiamate, eccetera, eccetera, eccetera.
I dispositivi vivavoce bluetooth più sofisticati offrono una marcia in più: il fantomatico protocollo rSAP. Dal punto di vista dell'utente - se naturalmente il suo telefonino è di questo tipo - non cambia molto. Al primo utilizzo bisogna effettuare il consueto accoppiamento delle due controparti, dopodiché (a differenza di un vivavoce normale) il nostro cellulare si mette in standby lasciando di fatto attivo il solo canale bluetooth. L'intera sezione radio-cellulare si spegne, tant'è che in questa condizione consuma pochissima energia elettrica a tutto vantaggio della durata della sua batteria... e dell'inquinamento elettromagnetico all'interno della vettura. Lo vedete anche nella foto d'apertura di questo articoletto: radio spenta, bluetooth acceso, rSAP attivo (wooow!)
Ma se le telefonate le continuiamo a fare/ricevere e finanche gli SMS continuano ad arrivare, come è possibile tutto ciò? Non c'è trucco, non c'è inganno: i vivavoce dotati di protocollo rSAP - oltre a tutto il resto - hanno loro stessi l'intera componentistica di ricetrasmissione GSM/UMTS, sono dotati di antenna esterna... e per parlare gli manca solo la SIM. Bene, grazie al protocollo Remote SIM Access Profile i dati identificativi di quest'ultima sono esportati via bluetooth dal cellulare e utilizzati, legalmente, dal vivavoce. Come dire: clonazione sì, ma di certo controllata. Tant'è che se scendiamo dalla vettura e ci allontaniamo portandoci appresso il cellulare, il vivavoce smetterà di funzionare (sconnettendosi contestualmente dalla rete GSM/UMTS) e il nostro telefonino prenderà nuovamente il controllo, svegliandosi dal coma farmacologico nel quale era stato posto. Semplice, no?!?
... un CORNO!!! :-)))
Tutto il ragionamento appena fatto vale, senza tanti intoppi, utilizzando un telefonino rSAP come (ripeto) la stragrande maggioranza dei Nokia tradizionali, anche un modello da quattro soldi, come l'X3 qui in foto (99 euro, tutto compreso!). Ma se il nostro vivavoce bluetooth in auto è rSAP, e non la pensa allo stesso modo il nostro cellulare, o ci mettiamo una bella pietra sopra (smadonnando per i soldi buttati, come stavo per fare io!) o cambiamo cellulare oppure ci rimbocchiamo le maniche cercando di capire come risolvere il problema (come poi ho fatto io!).
Una rapida ricerca su Google ed ecco trovata la quasi-soluzione. Sull'Android Market (che ora si chiama Google Play, ma io sono all'antica... :-) esiste un progammino non a caso intitolato Android-rSap. Basta poco, che ce vo?!? Sì... magari! Le cose non sono affatto così semplici. Per prima cosa questo softwarino funziona solo se il nostro smartphone è root-ato (ovvero abbiamo la possibilità di concedere i privilegi di root a questa applicazione).
Poi... non funziona, comunque, con tutti-tutti i dispositivi, in particolare con quelli più recenti dà un (bel) po' di problemi tuttora in corso di soluzione. Ecco perché ho dovuto rispolverare dal cassetto il mio vecchio HTC Desire Z che, fortunatamente, era tra quelli potenzialmente compatibili. A complicare le cose, il non certo secondario dettaglio che per rootare questo smartphone in particolare è necessario prima effettuare il downgrade di Android alla versione 2.2 dal momento che avevo, giustamente, effettuato l'upgrade alla 2.3.6 oltre un anno fa. Per farla breve... alcune ore dedicate a questa magica arte del rooting, mai praticata prima, per avere tutto funzionante come si deve.
Un po' complicato, sì, ma ne è valsa la pena!
Buone vacanze...