MC n. 16, trent'anni fa!
Il numero 16 di MC annuncia, a dire il vero un po' in sordina, due pietre miliari dell'informatica: l'Apple Lisa e l'IBM Personal Computer.
Torniamo a parlare di MC, con il consueto appuntamento trimestrale su queste pagine. Esattamente trent'anni fa, siamo nel lontano febbraio 1983, era in edicola il numero 16. Tre sole immagini in copertina: l'HP 75, il fortunato (e chi se lo scorda...!!!) Vic-Trislot più l'immagine di una sedicente arte pittorica in formato elettronico.
Tutto qui? Beh, direi proprio di no. Anche se non traspare immediatamente dalla copertina, questo numero di MC è forse uno dei più importanti della storia informatica. Tra le news del mese possiamo scorgere nientepopodimeno che l'Apple Lisa e il Personal Computer IBM, entrambi presentati ufficialmente in Italia poche settimane prima.
Due macchine che forse ai più (di oggi...) non diranno nulla, ma che sono i capostipiti della quasi totalità dei computer tuttora in circolazione, ovvero tutti quelli della piattaforma Apple (Mac OS) e Microsoft (Windows). Entrambe vive e vegete nonostante i trent'anni d'età , portati benissimo!
Oh, oh: mi è semblato di vedele un... topo! :-)))
"È una specie di scatoletta, collegata con un filo all'unità centrale, che viene fatta scorrere su una superficie qualsiasi (tipicamente il tavolo). Sul fondo del topo c'è una sfera che può ruotare in tutte le direzioni producendo un movimento corrispondente del cursore sullo schermo. Sempre sul topo c'è un pulsante, il pulsante di selezione".
Sfogliando MC n. 16, guarda caso proprio a pagina 16, compare uno strano computer dalle sembianze "umane" (inteso come non disumane, come spesso erano i PC di allora). È l'Apple Lisa, il capostipite di tutti i Mac, il vero e proprio primo computer destinato a cambiare PER SEMPRE l'informatica personale che, a quei tempi, non aveva ancora una sua dimensione specifica.
Due i punti chiavi destinati a rappresentare la svolta: uno schermo totalmente grafico - nonostante la risoluzione da telefonino economico di oggi! - basato su icone e finestre e un'appendice a forma di topo che da lì in avanti miliardi d'esseri umani in tutto il mondo - e non solo nei paesi di lingua anglosassone - avrebbero chiamato semplicemente mouse.
Ma torniamo a MC n. 16 e a quella descrizione del sistema che nessuno a quei tempi - probabilmente nemmeno in Apple stessa - avrebbe osato pensare che da lì a trent'anni (e sicuramente per altri decenni a venire) avremmo continuato ad usare i computer in quello specifico modo:
"Sul video appare la nostra scrivania o il nostro ufficio, con le cartelline, gli archivi, i cassetti, il cestino della spazzatura, la stampante del computer e cosi via, tutto rappresentato con intuitivi simboli grafici. Per archiviare un documento lo "prendiamo" con il topo spostando il cursore sul cestello della corrispondenza da smistare e premendo il pulsante, lo riponiamo nell'archivio di competenza sempre usando topo e pulsante. Non serve più? Dal cestello o dall'archivio, indirizziamo il nostro topolino sul cestino della spazzatura, premiamo il pulsante e il documento viene distrutto. Naturalmente non tutto si fa col topo: per introdurre i dati, i nomi dei documenti eccetera c'è la tastiera ... In pratica, la simulazione degli oggetti sullo schermo e la selezione tramite il topo costituisce una specie di menu, estremamente complesso ma molto facile e immediato da gestire."
E così sia! :-)))
D'altro canto...
Anni luce dietro, tecnologicamente parlando, in quelle stesse settimane faceva capolino un altro computer destinato a cambiare la storia informatica. Si tratta dell'IBM Personal Computer, il capostipite di tutti i computer Windows Architecture, anche se all'epoca Windows stesso non era ancora stato inventato.
Già , a quei tempi i computer disumani si comandavano esclusivamente per iscritto, ovvero digitando i comandi da tastiera e ricevendone l'output, spesso non grafico (quindi ancora "per iscritto") su antichi monitor a fosfori verdi, visto che il colore nell'informatica professionale era ancora poco diffuso.
Ma l'IBM Personal Computer fu soprattutto la fortuna di un certo Bill Gates, all'epoca già noto ma certamente non stra-miliardario: il sistema operativo che Big Blue decise di utilizzare per la sua creatura fu commissionato proprio alla Microsoft.
Queste le caratteristiche, cito testualmente, fondamentali della macchina: "Il personal computer IBM usa un microprocessore 8088 della Intel, un 16bit con bus a 8 bit. La memoria RAM è di 64 K byte nella configurazione base, ma può essere espansa a mezzo megabyte. A questo proposito, è stato ricordato - nel corso della conferenza stampa, ndadp - che si tratta di una capacità doppia di quella di un 360/50, il più grande elaboratore IBM della fine degli anni '60, circa 200 volte più grosso e pesante e cento volte più costoso (effetto della svalutazione a parte). La tastiera è collegata all'unità centrale (che contiene i minifloppy) da un cavo a spirale lungo quasi 2 metri, è alta solo 5 centimetri e comprende 83 tasti tutti con repeat automatico, più tastierino numerico e 10 tasti funzione. Il video è monocromatico, antiriflesso a fosfori verdi; si può scegliere (da software) fra 40 e 80 colonne (25 righe) e grafica 320 x 200 o 640 x 400 punti".
Tombola!!!
Vic-Trislot, mi consenta! :-)))
Viceversa... il piccolo uovo di Colombo mostrato qui a lato è tutta (modestissima... :-) farina del mio sacco, a quei tempi giovane collaboratore esterno di MCmicrocomputer.
Si trattava di una sorta di (ancorché banalissima) "spina tripla" per Vic-20, grazie alla quale era possibile collegare contemporaneamente fino a tre cartucce d'espansione per questo fortunatissimo home computer (a quei tempi li chiamavano così i "piccolini") della Commodore.
Esisteva, in realtà , anche un accrocco originale della casa madre per la medesima funzione, ma costava un botto ed aveva le dimensioni di una piccola cassapanca in cui incastonare il malcapitato Vic-20 e i vari add-on.
Nell'articolo in questione, pubblicato a pagina 41 di MC n. 16, in realtà venivano proposte tre distinte soluzioni per collegare contemporaneamente più espansioni, ma quella certamente più "raffinata" era senza dubbio questa dell'adattatore esterno e proposto anche come kit per i lettori da acquistare presso la redazione.
NB: non ho ricevuto royalties sulle vendite, né so quanti ne abbiamo piazzato ai tanti lettori che l'hanno richiesto. Azz!
Una curiosità , per finire: quello mostrato nell'articolo era il mio personale prototipo e i due piedini neri quadrati che si intravedono posteriormente erano ricavati da due elementi del cubo di Rubic, altra passione del sottoscritto all'epoca poco più che ventenne.