dT n.01/2014 del 06.01.2014
Cornice stile Ritorno al futuro
JAN 06 2014


Immagine di apertura

Amarcord: Sharp PC-1211

Basata sul linguaggio BASIC è stata l'anello di congiunzione tra le calcolatrici programmabili degli anni '70 e gli home computer degli '80.

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Correva l'anno 1980 e con esso, per molti di noi, correva la voglia di fare nuove esperienze tecnologiche con quel poco che offriva a quei tempi il mercato. S'era in un periodo di transizione, giustappunto tra gli anni 70 e 80, in cui le calcolatrici programmabili (principalmente Texas e HP) stavano per concludere il loro ciclo storico, mentre iniziavano a farsi strada gli home computer, dal prezzo sempre più basso e dalle caratteristiche sempre più interessanti.

La Sharp PC-1211, non a caso denominata dalla casa madre Pocket Computer, rappresentava l'anello di congiunzione tra i due mondi. Compatta come una calcolatrice programmabile, ma dotata di un linguaggio di programmazione tipico del personal computer, ovvero l'indimenticabile (e indimenticato) BASIC.

Non nascondo di averne posseduta una a suo tempo, così come non fatico a riconoscerle il merito di avermi (lei) insegnato a programmare in tale linguaggio. Molto prima dell'era VIC-20, C-64, Amiga, ecc. ecc., quando - come amo ricordare - si era felici & contenti con poco.

Made in Japan

O, se preferiamo, dal Giappone (altro che Cina...) con furore. Questa era una prima novità: il gingillo in questione non sbarcava, come i suoi predecessori, dalle Americhe ma nasceva nella terra del Sol Levante. Caratterizzata - anche questa era cosa nuova - da un design a sviluppo orizzontale, sfoggiava una compatta tastiera QWERTY e un gigantesco - a confronto - tastierino numerico, quasi a volerne testimoniare le (incluse) capacità di calcolo. Fuori misura, sempre per l'epoca, il display LCD che poteva visualizzare ben (?) 24 caratteri alfanumerici, più tutti i simboli di interpunzione e poco altro: pi-greco, dollaro, yen, maggiore, minore... e niente più!

Immagine_inlineIl display, infatti, non aveva la benché minima capacità grafica: i caratteri erano visualizzati su singole matrici da 7x5 punti, separate tra loro da un paio di millimetri di vuoto assoluto, ovvero da aree prive di pixel. Solo successivamente arrivarono sul mercato pocket computer dotati di display sedicenti grafici, ovvero con matrice di pixel unica, mono o multi linea, spalmata sull'intera superficie di visualizzazione. La memoria interna, all'incirca di 2 KB di RAM più un quantitativo non noto di ROM, non era espandibile in alcun modo ma almeno era di tipo continuo: spegnendo l'apparecchio non correva alcun rischio di perdere dati e programmi, che comunque potevamo salvare su registratore a cassette, per il tramite di un'apposita interfaccia di comunicazione venduta come accessorio opzionale.

Immagine_inlineConsumava pochissimo, praticamente nulla: appena 11 milliwatt, potenza fornita da quattro pile a bottone stipate all'interno. Per accedervi era necessario smontare il coperchio metallico posteriore (agendo su 4 viti), che ci spalancavano la vista su tutta l'interessante elettronica...

... interna!

È aprendo la Sharp PC-1211 che ci si rendo conto maggiormente di quanto giurassico sia l'apparecchietto in questione. Troviamo due circuiti stampati sovrapposti, piuttosto pieni di integrati (specialmente nelle facce interne) più una discreta quantità di componenti elettronici tradizionali, tra cui transistor, condensatori, resistenze, diodi, potenziometri e... brutali ponticelli.

Immagine_inlineGià, una delle cose che spesso di notava nei circuiti elettronici dei dispositivi dell'epoca erano i cosiddetti (così li chiamavamo noi a MC) ripensamenti dell'ultima ora: vere e proprie correzioni circuitali - effettuate naturalmente a mano - che testimoniavano quanto acerbe fossero le tecnologie digitali a quei tempi. Non era raro, infatti, trovare piste del circuito stampato tagliate a mano, così come veri e propri rattoppi elettrici (nella foto in alto evidenziato dalle frecce rosse) ovvero fili aggiuntivi saldati a mano tra due punti distanti del circuito stampato.

Ora, se è vero che a MC arrivavano spesso prototipi di pre-produzione, per darci il tempo di preparare gli articoli che sarebbero usciti in contemporanea con la messa in vendita, lo stesso non si può dire per l'esemplare qui mostrato, che essendo stato acquistato poche settimane fa (per pochi euro...) su Ebay, di sicuro è un dispositivo, all'epoca, di produzione definitiva.

Bello, no?!? :-)))

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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