2014, l'anno della fine del 3D?
Il 3D ha sempre faticato ad emergere, a farsi accettare come qualcosa di naturale per la nostra vista, anche nel passato più lontano.
Correva l'anno 2010, neanche tanto tempo fa tutto sommato. Sembrava - finanche al sottoscritto - che il 3D stesse per esplodere alla grande, ma solo perché qualcuno s'era ottimisticamente messo in testa che l'utenza non stesse aspettando altro.
Così, di lì a poco, abbiamo ritrovato la terza dimensione anche dove non ce la saremmo aspettata, ad esempio nei tablet e gli smartphone (pochi, timidi, esperimenti... malriusciti), nelle console videoludiche (idem), negli apparecchi fotografici consumer (idem al quadrato) e in qualche sparuto esemplare di apparecchio prosumer di ripresa video, di quelli della serie "chi l'ha visto?".
Non so perché, ma il 3D ha sempre faticato ad emergere, a farsi accettare come qualcosa di naturale per la nostra vista, anche nel passato più lontano. Credo che le prime immagini stereoscopiche risalgano a 150 e più anni fa, ma sono sempre state viste come mere esercitazioni tecnologiche praticamente fini a se stesse, vuoi anche per le complicazioni tecniche che la fruizione stessa comportava: dagli occhialetti di vario tipo a veri e propri dispositivi di visione che ne complicavano non poco l'utilizzo.
Occhio per occhio...
Su questo non si discute: la nostra visione oculare è 3D. Questo grazie al fatto che abbiamo due occhi e... un cervello, in grado di elaborare tridimensionalmente le due differenti immagini che si formano sulle nostre retine, quella nell'occhio sinistro e quella nell'occhio destro.
Così, semplificando al massimo, se vogliamo riprodurre una scena 3D basta scattare nello stesso istante due foto (o riprendere simultaneamente due video per le immagini in movimento) a pochi centimetri di distanza l'una dall'altra (tipicamente la stessa distanza che c'è tra i nostri bulbi oculari) e fare in modo che per la visione avvenga lo stesso: quanto ripreso dalla camera destra va visto con l'occhio destro, quanto ripreso dalla camera sinistra con l'occhio sinistro.
Semplice, no? Proprio no! Nel senso che è concettualmente semplice, ma poi l'implementazione porta con sé tali e tante "rotture" che la gente, alla fine, preferisce e sta preferendo lasciar perdere. Così succede che al cinema, per "colpa" degli occhialetti polarizzati, alcuni spettatori addirittura si sentano male, che ormai capita di sentire per i film di animazione pubblicità del tipo "disponibile anche in 2D", per non parlare di quelli che vanno nella sale 3D senza occhialetti e con un occhio bendato, stile pirata, pur di non dargliela vinta a quei cattivoni della terza dimensione... :-)))
A casa: du' palle in 3D
Se a cinema servono occhialini e sale tridimensionalmente attrezzate, a casa (come noto) la situazione non è molto diversa. E sempre per la stessa ragione: far arrivare ad ogni occhio il giusto "punto di vista" per far sì che il cervello sia ingannato a dovere. Già, perché in fin dei conti sempre di illusione ottica parliamo!
Comunque, se all'inizio un televisore 3D costicchiava un bel po' - ben oltre la soglia psicologica dei 1000 euro - oggi lo scenario è assai diverso. Ho visto vendere (non ho detto acquistare... :-) LCD 3D a qualche centinaio di euro con a corredo 6 paia di occhialini, giusto per far felice (?) l'intera famiglia e magari anche un paio di vicini sfigati, tutti assiepati in salotto. Peccato che i contenuti scarseggino, specialmente quelli in chiaro. Secondo quando racconta Zia Wiki (e c'è da crederle...) la RAI in due anni ha trasmesso tre soli contenuti 3D, due nel 2012 e uno solo a fine 2013. Se tanto mi dà, anzi non mi dà, tanto il 2014 sarà saltato a piè pari. Ma forse dovremmo dire graziato.
Ben diversa la situazione su Sky - ovviamente su un canale a pagamento (ulteriore) per chi non ha un bouquet completo - che dedica al 3D un vero e proprio palinsesto televisivo con film, documentari e, quando possibile, eventi sportivi. In prevalenza partite di calcio: occhio alle pallonate! :-)))
Stampa 3D: il canto del cigno?
L'ultimo grido tridimensionale riguarda le attese (sì, ma da chi?) stampanti 3D. C'è addirittura chi le promette a poco più di 100 dollari, praticamente come una stampante laser di fascia medio-bassa. Si tratta, in generale, dell'ennesimo tentativo - in ambito consumer - di dare una convincente risposta a una domanda mai fatta. Ma ve l'immaginate una stampante 3D per utilizzo, tanto per dire, domestico?
Vi si rompe una manopola del piano cottura? Niente paura, cercate su Internet il modello 3D (o generatelo voi se siete capaci) e nel giro di qualche minuto il prezzo di ricambio è bell'e pronto nel salotto di casa. Senza uscire di casa, senza chiamare nessuno, senza spendere soldi... se non qualche centesimo di fil-di-plastica, utilizzato per portare a termine la magia in questione.
Viceversa, utilizzando materiale commestibile al posto della resina ecco qua che possiamo sbizzarrirci in cucina, stampando maccheroncini a forma di quel-che-ci-pare - al limite anche con la vostra faccia se serve - come sembra abbia intenzione di fare Barilla nei suoi locali monomarca. Come dire: è in arrivo il formato pasta... on demand! :-)))
Dulcis in fundo: la penna 3D!
Penna intesa come penna-penna, non penna liscia/rigata come Barilla (ma anche De Cecco) insegna. Ebbene sì, hanno inventato anche la versione 3D dello strumento di scrittura più classico che c'è: una penna in grado di continuare a "scrivere" anche staccata dal foglio, ovvero... NELLA TERZA DIMENSIONE!!!
Non ci volevo credere... francamente pensavo a un pesce d'aprile... ma il video ne testimonia la reale esistenza e del resto cercando su Internet si trovano tutte le tracce e i riscontri che servono. Si chiama 3Doodler e tutto sommato è poco più che una pistola a colla termofusibile. A differenza di queste il materiale si solidifica praticamente all'istante, dandoci così la possibilità di scrivere non solo sul piano ma anche nello spazio.
Ancora una volta non se ne sentiva la mancanza, ma bisogna riconoscere che può essere molto interessante in ambito creativo e, perché no, in mano a divertiti bambini. Non costa nemmeno molto: un centinaio di dollari, presumibilmente destinati a diminuire col tempo, spedizione (stimata, non è ancora in vendita) intorno a marzo 2014.