dT n.12/2022 del 21.12.2022
Cornice stile Ritorno al futuro
JUL 01 1982


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EPSON HX-20: il «primo» portatile

L'EPSON HX-20, nato nei primi anni 80, era per la prima volta un'altra cosa. Il primo 'semino'.

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Le virgolette, al solito, non stanno lì a caso. Dico questo perché per prima cosa bisognerebbe mettersi d'accordo su cosa si intenda per portatile. Anche una calcolatrice programmabile, per certi versi, poteva essere considerata tale, così come un gigantesco Osborne 1 o un più compatto HP-85, senza dimenticare il bellissimo IBM 5100 del lontano 1975.

L'EPSON HX-20, nato nei primi anni 80, era per la prima volta un'altra cosa. Il primo semino che, nei decenni a seguire, avrebbe generato laptop, notebook, subnotebook, ultrabook e via dicendo. Aveva una tastiera vera (a dirla tutta più vera di quelle dei portatili strafighi moderni), oggi la etichetteremo come meccanica; una memoria di massa integrata per salvare programmi e dati; display e stampante con capacità grafiche, nel loro piccolo. Nonostante le ridotte dimensioni totali del portatilino formato A4, era abbastanza completa. Con tanto di barra spaziatrice formato maxi, davvero enorme, tasti controllo cursore e finanche quelli funzione, preimpostati e riprogrammabili all'occorrenza. Il display offriva una risoluzione di appena 120x32 pixel, tutti rigorosamente o bianchi o neri, nemmeno a livelli di grigio. Era sì a cristalli liquidi, peraltro a matrice passiva, ma mancava di retroilluminazione: a questi livelli di sofisticazione tecnologica non c'eravamo, commercialmente, ancora arrivati!

Immagine_inlineLa stampantina poteva essere considerata a sua volta essa stessa un gioiello di miniaturizzazione: era ad aghi, con tanto di nastro telato-inchiostrato contenuto in un apposito microcaricatore, proprio come avveniva a tutt'altra scala in quelle grandi. Meno spaziale - pur facendo anch'esso la sua bella figura grazie ai comandi servoassistiti - il registratore a microcassette proposto come optional a pagamento. Alternativamente l'HX-20, grazie alla presenza di serie delle porte (null'altro che entrate e uscite audio), poteva collegarsi a un registratore a cassette esterno da pilotare manualmente.

Immagine_inlineChi viceversa aveva la possibilità di non accontentarsi, poteva (addirittura) collegare stampante e monitor esterni, un'unità floppy disk, modem, lettore ottico di codici a barre, il che la dice lunga sulle aspirazioni PRO di questo gioiellino. La memoria era di ben 16 KB (a quei tempi erano tutt'altro che pochi, peraltro espandibili a 32) e utilizzava al solito una coppia processori: due Hitachi 6301 clockati a 0,6 MHz, presumo uno per i calcoli veri e propri, l'altro per gestire display, stampante, microdrive, ecc. Inutile dire che era alimentato da batterie ricaricabili, quindi... portatile - primo o non primo - lo era a tutti gli effetti!

Ah, dimenticavo: celo, preso su eBay a poche decine di euri - perfettamente funzionante! - una decina di anni fa e... ogni tanto me lo guardo!

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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