dT n.14/2022 del 26.12.2022
Cornice stile Ritorno al futuro
APR 11 1976


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Byte into an Apple

Sapete o ricordate cosa dà il titolo a questo post? Basato su un gioco di parole è stato il primo slogan della Casa di Cupertino.

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Sapete o ricordate cosa dà il titolo a questo post? Basato su un gioco di parole - bite into ho appreso essere traducibile in addenta/mordi - è stato il primo slogan della Casa di Cupertino, nel ‘76 al tempo dell'Apple 1, capostipite dei successivi e più diffusi Apple 2 (anzi, ][ ) e Apple 3 (anzi, /// ).

Null’altro - si fa per dire - che una scheda elettronica venduta già assemblata, testata e garantita. All'utente, se voleva, il compito di approntargli un cabinet... ed è questa la ragione per cui, cercandolo su Google, lo troviamo rifinito in legno. Sì, dai rispettivi pochissimi utenti, meno di 200, con un risultato estetico non proprio eccezionale. Però, diciaaamolo, non sono fatti nostri!

Oltre a questo, per utilizzarlo non bastava acquistarlo e accenderlo: era necessario come minimo procurarsi e collegare un televisore come monitor e una tastiera alfanumerica per digitare (ovviamente a mano) dati e programmi, fornirgli la giusta alimentazione elettrica (12 e 5 volt, al solito), sistemare il tutto in qualche modo... a proprio gusto e piacimento: cabinet ligneo autocostruito o spargere i pezzi, collegati tra loro, sul tavolo.

Immagine_inlineEra venduto a 666,66 dollari (importo non credo casuale!) nemmeno tantissimo a quei tempi considerate le alternative esistenti. Chi aveva a budget qualche biglietto verde in più poteva acquistare anche gli optional. Per soli 75 dollari era disponibile, sempre già bella e pronta, una utile interfaccia per registratore a cassette e per altri 120 una raccomandabile espansione di memoria da 4 KB, arrivando così a quota 8. A proposito: con l'interfaccia tape era fornita anche una cassetta con l'interprete Basic, che non era incorporato (in ROM).

Gli ultimi esemplari ancora esistenti, rarissimi, sono stati oggetto di aste astronomiche con prezzi di aggiudicazione dell'ordine delle centinaia di migliaia di euro.Si sa, gli Apple non sono mai stati tanto economici…

Immagine_inlineDa una pubblicità dell'epoca, che riporto tra le foto, possiamo farci un’idea più dettagliata sul nuovo nato e sul periodo in questione: «Apple presenta il primo sistema microcomputer a basso costo, con video terminale (inteso come 'circuiteria per...', ndr) e 8 Kbyte di RAM su una singola piastra madre». Continuando a leggere e a tradurre gli occhi si fanno inequivocabilmente lucidi: «Con l'aggiunta di una tastiera e di un video monitor, avrai un computer estremamente potente che può essere usato per qualsiasi cosa, dallo sviluppo dei programmi all'uso di giochi, così come con il BASIC».

Poi viene messo ben in evidenza che «L'Apple utilizza i nuovi chip di memoria a 16 pin da 4 Kbit. Sono più veloci e occupano un quarto dello spazio necessario per i chip usati dagli altri concorrenti. Questo significa 8 Kbyte in 16 chip. Il sistema è pienamente espandibile a 65K (chiamiamoli più correttamente ‘sessantaquattro', ndr) attraverso un connettore in grado di trasportare il bus indirizzi, il bus dati, l'alimentazione e i segnali di timing. Ancora, l'Apple Computer può essere aggiornato per utilizzare i chip da 16K quando saranno disponibili. Ovvero 32 Kbyte on-board con appena 16 circuiti integrati, l'equivalente di 256 chip 2102 (della concorrenza, ndr)».

E per finire: «Diversamente da molte altre interfacce per registratori a cassette presenti sul mercato, le nostre funzionano sempre. E siccome è molto veloce (1500 bit al secondo) è possibile leggere o scrivere 4 Kbyte in circa 20 secondi. Diversamente da altre interfacce che richiedono costosi registratori a nastro, l'Apple Cassette Interface lavora praticamente con qualsiasi registratore audio».

Sì, ma stai calmo!

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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