HP 41C: la calcolatrice diventa computer
Erano davvero tante le caratteristiche speciali della HP 41C. La prima, subito visibile, era il display alfanumerico a cristalli liquidi.
Ecco: la cornutona oggetto di questo post ha certamente fatto parte dei miei sogni per un bel po' di anni, come del resto tante cose tecnologiche dell'epoca (primi anni 80) troppo... troppo... desiderate e mai possedute a suo tempo: ora no, da pochissimi anni celo e come... ma non basta a sanare una ferita antica!
Erano davvero tante le caratteristiche speciali della HP 41C. La prima, subito visibile, era il display alfanumerico a cristalli liquidi, grossa novità per quei tempi. Da una parte permetteva un consumo di corrente pressoché irrisorio (la macchina era alimentata da quattro piccole batterie alcaline in grado, dicono, di assicurare anche un anno di autonomia!!!), dall'altro consentiva una interazione con l'utente ben più naturale di quanto avvenisse in passato con i display LED a 7 segmenti delle calcolatrici programmabili precedenti: parlava.
La seconda caratteristica unica dell'HP 41C era la sua espandibilità eccezionale. Stavo per aggiungere a quei tempi... ma no, anzi, oggi solo pensare una modularità del genere è retro-fantascienza! Ben quattro slot potevano ospitare moduli di memoria RAM, moduli di memoriaRO M con librerie di funzioni e applicazioni precaricate (e di questi moduli ne arrivarono a decine, per qualsiasi campo d'utilizzo, giochi compresi!), così come numerosi accessori hardware per altrettante possibilità.
Tra i più ambiti c'era l'unità aggiuntiva per schede magnetiche, celo anche questa, agganciabile saldamente sul retro, che garantiva compatibilità (occhio che questo vocabolo in ambito informatico ancora non circolava tanto a quei tempi...) con la generazione precedente di programmabili, le indimenticabili HP 67 e 97.
Alle porte di espansione potevamo, anzi potevano, collegare di tutto. Dalla stampante termica al lettore di codice a barre, dal modulo realtime clock fino alla porta a raggi infrarossi che consentiva la comunicazione wireless con altri dispositivi, compresa una specifica stampante futuribile senza filo giunta sul mercato un po' di anni dopo.
C'era poi l'innovativa scheda HP-IL (Interface Loop) che, come dice il suo nome, permetteva l'interfacciamento di più periferiche (fino a 31) collegandole tra loro ad anello, similmente a quanto avveniva con l’architettura Token Ring. Dalla calcolatrice al primo dispositivo, da questo al secondo, dal secondo al terzo, e così via fino al collegamento di ritorno dall'ultimo dispositivo nuovamente alla HP 41C. Non vi nascondo che questo schema mi ha ispirato un po' di anni dopo per l'architettura ADPnetwork, anche questa ad anello pur senza necessità di Token per iniziare la trasmissione. La battezzammo, strada facendo, anche TokenFree Network, denominazione poi abbandonata. E non date (troppo) la colpa a me...
Tornando alla HP-IL, le periferiche intelligenti basate su questa interfaccia comprendevano, per citare le principali, una sofisticata unità di memorizzazione digitale a nastri magnetici (microcassette), una stampante HP-IL specifica (esteticamente identica a quella normale) e finanche un'interfaccia TV per visualizzare gli output su schermo televisivo.
E scusate se è poco!