dT n.11/2023 del 25.01.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
SEP 20 1989


Immagine di apertura

Mac... che portatile!

Il Macintosh Portable, del 1989, si fece subito notare per il design particolarmente curato. Non certo una novità, questa, in casa Apple.

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Seppur di dimensioni non contenutissime, anche per l’epoca, il Macintosh Portable si fece subito notare per il design particolarmente curato: non era certo una novità, questa, in casa Apple. Un po’ richiamava alla mente il glorioso (e ancor più bellissimo) Apple IIc. Quello, per mantenere l’atmosfera nostalgica, della campagna pubblicitaria Vi siete mai innamorati di un computer?. Alzi la mano, e poi sparisca!, chi non l’ha desiderato a quei tempi…

La forma è proprio quella dei primi portatili: in posizione di trasporto è una valigetta, di colore grigio-beige (color Mac) con una grande e robusta, quanto assolutamente indispensabile, maniglia estraibile per il trasporto. Sono ancora lontani, lontanissimi, i tempi in cui Steve Jobs sfilò, alla presentazione, il primo MacBook Air da una altrettanto sottile busta di carta!

Immagine_inlineSpingendo la maniglia verso il cabinet invece di estrarla, il coperchio-display si solleva per consentire l'accesso anche alla tastiera, dove troviamo una prima sorpresa: dove ci aspetteremmo di trovare un tastierino numerico è presente una trackball integrata da usare quando la superficie d'appoggio non ci permette l'utilizzo del mouse vero e proprio (anche questo a corredo, come del resto il tastierino apparentemente mancante). In più la trackball è anche posizionabile a sinistra, per i mancini, quindi sono diverse le configurazioni possibili della interfaccia utente… manuale.

Il display, pur non essendo retroilluminato (nel primo modello), grazie al fatto che era comunque uno dei primi LCD a matrice attiva, offriva comunque una visibilità più che accettabile… oltre al fatto che consumava molto poco. Bassa col senno di oggi, ma alta con gli occhi di allora, la risoluzione grafica: appena/ben 640x400 pixel, quindi un po' meno dei quasi contemporanei Macintosh II, ma ben al di sopra dei compatti Classic, Plus e serie SE.

Sul lato destro della macchina troviamo la fessura per i floppy disk da 1.4 MB mentre all'interno è presente (fin)anche un HD da 40 MB con tempo di accesso di 28 ms. Quanto eravamo felici con poco…

Le numerose connessioni disponibili sul retro della macchina comprendono: una porta per unità a disco esterna; bus SCSI per collegare fino a 7 periferiche; l'Apple Desktop Bus per connessione di tastiere, mouse, tavolette grafiche e penne ottiche; una porta stampante utilizzabile ovviamente anche per la connessione AppleTalk; una porta modem; una porta audio; una porta per video esterno (ahimè) monocromatico.

Il microprocessore è il consueto Motorola 68000, in versione CMOS, clockato a 16 MHz: velocità doppia rispetto a quella di un normale Mac compatto o quasi prossima a quella del Macintosh II per usare i precedenti metri di paragone. La memoria RAM, anche questa a basso consumo, era di base pari a 1 megabyte e poteva essere facilmente espansa - proprio come ora!!! - fino a 2 o 9 MB a seconda che si utilizzino o meno chip ad alta densità.

Immagine_inlineL’alimentazione era infine assicurata da una grossa (e pesante) batteria al piombo ricaricabile, con un’autonomia dichiarata di circa 10 ore. Vari accorgimenti consentivano di prolungare il più possibile l'autonomia - all’epoca facevano notizia! - come il timeout sull'HD o il più originale modo riposo in cui il Portable, pur rimanendo acceso, abbassava il clock del processore ad appena 1 MHz, riducendo all’osso il consumo. Ultima chicca, la batteria al piombo poteva essere sostituita con una più carica anche a sistema acceso: durante l'operazione il sistema veniva mantenuto in vita per qualche minuto da una comune pila 9 volt.

Quanto suonano strane, oggi, ‘ste cose!

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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