dT n.16/2023 del 06.02.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
SEP 01 1993


Immagine di apertura

Amstrad Notepad NC150, bello e possibile!

Definibile a suo tempo come «la giusta via di mezzo tra i normali computer portatili e... niente» era una macchina difficile da inquadrare.

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Guardandolo anche solo di sfuggita non possiamo non tornare più indietro con la mente a un suo famoso predecessore: lo Z88 della Cambridge Computer, una delle tante genialità partorite dal compianto baronetto Clive Sinclair. Dando però un'occhiata più attenta, a differenza del fratellino ispirante questo Amstrad disponeva di una tastiera VERA, nulla a che vedere con quella collezione di caramelle gommose dello ZX88. Aveva infatti poco da invidiare alle tastiere dei notebook (sedicenti) professionali, addirittura migliore di molte altre dei computer fissi di allora. Di quelli di oggi… stenderei, se siete d’accordo, un velo pietoso!

Immagine_inlineMeno entusiasmante era il display, peraltro non retroilluminato, ma non sottovalutiamo il fatto che il pupo in questione era venduto ad appena 499.000 lire, un prezzo davvero simbolico (ora come allora. A proposito: siamo sempre in zona primi anni 90). La visibilità era accettabile solo guardando lo schermo quasi perpendicolarmente, ovvero per un utilizzo rigidamente laptop nel senso letterale del termine: appoggiato sulle gambe. Nell'uso desktop (anche qui inteso come posizione di lavoro) venivano in aiuto due piedini retrattili - totalmente spariti dai radar ai giorni d’oggi - disponibili sul fondo per orientare almeno un po’ la macchina verso l’utente. L’alimentazione mobile, sempre per ridurre i costi, era fornita da quattro comuni pile stilo in grado di assicura 40 ore di funzionamento ininterrotto. Bei tempi!

Tornando alla tastiera, spiccano in basso a destra quattro tasti colorati e a sinistra un grosso tasto giallo. Erano utilizzati, oltre che per il movimento cursore, per accedere ai programmi preinstallati su ROM e alle loro funzioni, sulle quali torneremo tra poco. Non manca, naturalmente, un tastierino numerico immerso completo di tutti i tasti aritmetici nonché quelli relativi alle operazioni in memoria: risultava così molto agevole l'utilizzo della calcolatrice software incorporata che faceva riferimento alle sole serigrafie in verde della tastiera.

Il programma residente più utilizzato era quasi sicuramente quello di videoscrittura, grazie anche alla tastiera di ottima qualità. Offriva finanche il correttore ortografico in italiano, con un dizionario di termini nostrani composto da 48.000 voci, aggiornabile durante l’uso segnalando quelle non presenti. Interessante anche lo spreadsheet in grado di gestire fogli da 52 colonne per 255 righe, con precisione di calcolo a 15 cifre e la possibilità di generare grafici su schermo e stampante. Immagine_inlineOltre a rubrica-indirizzi, agenda-calendario, orologio-sveglia, non mancava un’utility calcolatrice con display a 12 cifre (visualizzate) giganti e funzione di memoria, costante, radice quadrata, percentuale… che evidentemente all’epoca facevano notizia.

Immancabili una porta parallela e una porta seriale (utilizzabili sia per stampare che il collegamento al PC) entrambe disponibili su connettori standard. Proseguendo il giro esterno incontravamo anche un potenziometro di regolazione del contrasto - o per meglio dire la polarizzazione - del display e l'alloggiamento PCMCIA 2.0 per card di espansione. Sul fondo, infine, oltre ai già citati piedini estraibili era presente un vano con la ROM di sistema facilmente upgradabile tramite sostituzione. Non erano ancora i tempi degli aggiornamenti via software, né tantomeno OTA.

Campa cavallo!

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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