dT n. 27/2023 del 03.03.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
SEP 16 1988


Immagine di apertura

Vi siete mai innamorati di un computer?

E di uno mai arrivato da noi e in nessun altro mercato al di fuori degli USA di cui, come successo a me, ignoravate del tutto l'esistenza?

Il titolo, in realtà, andrebbe virgolettato in quanto non è una mia domanda, nemmeno retorica, ma lo slogan di una campagna pubblicitaria italiana ai tempi dell’Apple IIc. Però… non è proprio-proprio di questo modello di cui vorrei parlare oggi, ma del suo successore riservato al solo mercato interno, che con uno sforzo di fantasia 'senza precedenti' venne denominato Apple IIc Plus. Urge mettere un po’ d’ordine, altrimenti rischio di perdermi io stesso per strada.

L’Apple II prima maniera (a sinistra nella foto in apertura) dovrebbero conoscerlo tutti: assieme al Commodore Pet e al TRS-80 formava la triade (qualcuno si spinse a chiamarla trinità) informatica di fine anni 70. Rappresentavano de facto le fondamenta del nascente personal computing sul quale, volente o nolente, tutt’oggi continuiamo a poggiarci. Logica conseguenza dell’Apple 1, il due ha avuto a sua volta varie mutazioni negli anni, come avvenne per l’universo Macintosh che viaggiava parallelo su tutt’altro binario. Immagine_inlineTra le varie evoluzioni dell’Apple II origianrio, che ricordo risaliva al lontano 1977, quella che personalmente reputo la più interessante è stata la versione compatta, ovvero l’Apple IIc, il cui slogan pubblicitario dà il titolo a questo post. Devo dire che a quei tempi, nel 1984, un po’ di turbamento l’ha causato anche a me, pur avendo il pupo poco a che fare, più che altro per ragioni di squattrinamento giovanile, con i miei interessi informatici dell’epoca. Non andavo, né potevo andare, molto oltre il mio inseparabile Vic-20 promosso poi a Commodore 64.

Non era un portatile, né era autoalimentato, al più poteva essere considerato un trasportabile compatto… se dotato dell’opzionale display LCD. Quest’ultimo, a fronte di un prezzo esorbitante - costava il QUADRUPLO del monitor CRT - offriva, ahimè, una leggibilità quantomeno discutibile: non credo, infatti, ne abbiano venduti tanti, ma era comunque da apprezzare lo sforzo in questa direzione. Immagine_inlineIn sintesi il rivoluzionario IIc era più che altro un desktop mini, e lo era davvero integrando al suo interno finanche una meccanica floppy disk da 5.25’’, tutt’altro che compatta, tipica del mondo Apple II sin dal primo modello.

La versione IIc Plus, del 1988, che come dicevo non venne mai distribuita al di fuori degli USA, fu l’ultimo degli Apple II e per certi versi anche il più performante. Rispetto al suo diretto predecessore (non-Plus) utilizzava una versione particolare del 6502 in grado di volare a 4 MHz, quattro volte la velocità standard; era presente una meccanica FD Mac-style, ovvero da 3.5’’ e servoassistita per quel che riguarda l’inserimento e l’espulsione del floppino; integrava totalmente l’alimentatore, quindi sul retro c’era un classico connettore IEC per normalissimi cavi di alimentazione computer, gli stessi in uso oggi.

Pur essendo il Plus un modello interessante non ebbe tanto successo e per diverse, sostanziali, ragioni. Immagine_inlineLa prima è che arrivò sul mercato troppo tardi, quando ormai gli 8 bit erano considerate robe di altri tempi. Poi la presenza della meccanica 3.5’’ servoassistita, se da una parte rappresentava un considerevole passo avanti per praticità e capienza (5 volte maggiore), dall’altra lo rendeva incompatibile con l’infinito parco software preesistente - e probabilmente già posseduto - su supporti precedenti. Certo, potevamo sempre acquistare e collegare uno specifico drive 5.25’’ esterno, ma questo se non era un controsenso ci mancava davvero poco. Infine - in realtà lo aggiungo solo perché rosico - anche il fatto di distribuirlo ufficialmente solo in USA (escludendo finanche il vicinissimo Canada) di certo ne ha limitato ulteriormente la sua diffusione.

Ma furono soprattutto i tempi, ripeto, sbagliati!

AdP

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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