Plus/4, il Commodore 2.0
Poco interessante per caratteristiche tecniche, ma ''ricco'' di software integrato, nacque con l'intento - non riuscito! - di bissare il successo del C64.
Era il top di gamma di una famiglia di nuovi prodotti, poi denominata Serie Commodore 264 dal nome del suo capostipite mai commercializzato. Ne fecero parte anche il meno potente o meno interessante C16 e il quasi sconosciuto ai più C116. Poi c’erano altri modelli mai arrivati sul mercato, come un ridotto 232 (un 264 con metà memoria) e un più sofisticato V364, arricchito dal tastierino numerico (wow!) e da un sintetizzatore vocale. Immagino che la V iniziale stesse proprio per questo.
Tornando al Plus/4, nonostante le apparenze - il suo look particolarmente figo - e l’illusorio intento di passare per macchina pro, fu progettato soprattutto per contenere i costi di produzione. La complessità hardware del C64 non dava ampi spazi di manovra in tal senso, pertanto si scelse di esplorare altre strade che non avrebbero evitato alcune rinunce interiori.
Come riportò Leo Sorge nella prova comparsa su MC n. 39 del marzo 1985, parlandone a confronto con il Commodore 64, «… se prima c'erano due super-chip specializzati, il VIC-Il 6567 per la grafica e il SID 6581 per il suono, adesso c'è un unico chip l'8360. Prima sorpresa: mancano gli sprite! Seconda sorpresa: manca la possibilità di definire i parametri dell'onda sonora (l'ADSR e il resto)! Sbaglierebbe grossolanamente la propria analisi chi però andasse a valutare questi fatti nell'ottica dell'home computer: il Plus 4 NON è assolutamente un prodotto da inserirsi in quella fascia, e le sue possibilità software sono assai estese».
Il Plus/4, infatti, a differenza di altri prodotti di questo tipo (a proposito: quale tipo???) offriva una suite di produttività, denominata 3plus1, residente in ROM. Comprendeva un sedicente wordprocessor, un sedicente spreadsheet, un sedicente database e una sedicente utility per il tracciamento di sedicenti grafici, prevalentemente istogrammi. Tutto formato mignon, ben stretti nei limiti imposti dalla visualizzazione a 40 colonne (in alcuni casi meno) e dal quantitativo ROM dedicato agli stessi: appena 16 KB… complessivi.
Il wordprocessor, per quanto apprendo solo ora, era praticamente mono-foglio: offriva di un’area testo di 77 caratteri x 99 righe con cui sbizzarrirsi attraverso una finestra formato 37x22 che mostrava in lungo e in largo la porzione di pagina in quel momento editata. Mi viene il mal di testa solo a ricordarla questa modalità di scrittura, figuriamoci se l’avessi praticata a quei tempi: immagino mi sarei occupato d’altro.
Anche lo spreadsheet non era da meno (in quanto a limiti) potendo gestire un foglio di 17 colonne per 50 righe: se le 850 celle complessive non ti bastavano… te le facevi bastare! Scherzi (?) a parte, dal punto di vista delle funzioni offerte risultava viceversa piuttosto completo, prevedendo la possibilità di inserire condizioni per risultati di calcolo conseguenti al costrutto IF THEN. Si intravedeva, inoltre, anche un principio di integrazione tra le applicazioni: era possibile suddividere lo schermo in due aree orizzontali, sopra wordprocessor, sotto lo spreadsheet, per commentare i valori numerici del foglio elettronico, così come trasferire all’editor testi i dati contenuti nello spreadsheet: modalità (simil copia & incolla) che oggi diamo per scontato, ma che a quei tempi non lo era affatto.
Lato hardware, il Plus/4 - che non si curava di essere compatibile con le generazioni precedenti, come era abbastanza normale a quei tempi - utilizzava il processore MOS 7501, ulteriore espressione della nota famiglia 6502. Gestiva nativamente il bank switching ovvero la possibilità di utilizzare più banchi di memoria. Questo gli consentiva, ad esempio, di lasciare disponibili per i programmi Basic ben 60 KB dei 64 complessivi.
Come avveniva in precedenza per il Vic-20, audio e video erano gestiti da un unico chip, il TED - Text Editing Device - MOS 8360. Offriva la medesima risoluzione grafica del chip video presente nel C64 ma, come detto, non gestiva gli sprite. Metteva, però, nativamente a disposizione i caratteri lampeggianti e consentiva di impostare 8 livelli di luminosità per ognuno dei 16 colori base. Anzi di 15 su 16 in quanto il nero era nero-sempre. In pratica era capace di visualizzare ben 121 sfumature diverse: 15x8+1 (il nero). Niente panico: i grigiolini li ottenevi abbassando la luminosità del bianco.
Ah, già!