C’era una volta… l’Apple II
Insieme al PET e al TRS-80 formò il trio più noto all'alba del personal computing. Sono sue alcune tracce DNA tuttora riconoscibili nei PC d'oggi.
Felice successore dell’Apple 1, il “][" è stato una delle pietre miliari dell’informatica personale, probabilmente la più importante: correva l’anno 1977. Fortemente voluto dalla coppia vincente Wozniak-Jobs mise a punto alcuni problemi esistenziali del primo modello che, per cominciare, non era dedicato a tutti-tutti ma a un’utenza più ristretta: smanettoni felici e contenti di non avere, per nulla o quasi, la pappa pronta nel piatto. Anzi, probabilmente era proprio quello l’aspetto più intrigante dell’Apple 1 e di molti altri prodotti nerd disponibili a quei tempi. Lo acquistavi e praticamente quasi non potevi nemmeno accenderlo se non procuravi, a tua cura e spese, altri componenti: come minimo tastiera, video, alimentatore esterno, e questo era solo l’inizio.
No, l’Apple 2 nasceva con tutt’altre aspirazioni. Voleva essere davvero un home computer, intendendo per questo NON un computerino per giocarci o poco più, come poi si diffuse tale termine, ma letteralmente come un computer da utilizzare a casa. Per farci di tutto (vero, anche giochini) ma senza indietreggiare davanti a impegni più gravosi… che all’epoca andavano immancabile gestione domestica di tutto, di più (mai capito davvero cosa fosse, e la balla delle ricette della mamma non ha mai retto sul serio!) fino ai calcoli strutturali per i progetti di ingegneria, passando per lo studio di funzioni matematiche o dei fenomeni fisici per chi si occupava di queste cosette.
Diversamente, poi, da alcuni prodotti contemporanei - e in realtà anche da molti Apple nati successivamente, Lisa e Macintosh in primis - offriva una coraggiosa architettura aperta basata su un bus con 8 slot di espansione, un cabinet apribile con un click e, soprattutto, la disponibilità di tantissime schede aggiuntive, molte delle quali prodotte senza particolari restrizioni da aziende terze parti. Come del resto dovrebbe essere scontato per un personal computer, ovvero un PC, ovvero come fu poi il più PC di tutti: quello di IBM che ha dato anche lui una bella scossa alla storia informatica.
Tornando al 2, già nella sua versione iniziale offriva un’uscita video a colori (seppur compatibile solo con lo standard americano NTSC), un’interfaccia per registratore a cassette e finanche una tastiera integrata, cosa non sempre scontata a suo tempo, come dicevamo per il precedente 1.
L’unità a floppy disk arrivò poco dopo, assieme all’Apple Dos, anche questo capostipite di una serie di sistemi operativi (la macchina base, ça va sans dire, si avviava direttamente in BASIC) che vide anche una versione denominata Apple Pascal. Per funzionare necessitava di un’apposita scheda di espansione, l’Apple II Language Card che, sovrapponendosi alla ROM standard, offriva tutti i 64K di RAM indirizzabili dal processore 6502 nei quali poteva essere caricato il Pascal stesso e il sistema operativo dedicato.
Seguirono, come tradizione, numerose varianti ed evoluzioni. Le prime (II Plus, II Europlus, IIe) erano poco più che reingegnerizzazioni del modello iniziale o adattamenti agli standard extra-USA, mentre con il bellissimo IIc dell’84 e con il totalmente rinnovato IIgs dell’86, l’ultimo modello, la musica cambiò parecchio.
Arrivato un po’ tardi sul mercato il IIgs utilizzava un processore a 16 bit con tutto quello che ne conseguiva in termini di velocità ed espandibilità della memoria, non più confinata nei canonici 64K degli 8 bit. Integrava un’interfaccia grafica simil-Finder e quindi era fornito (perfino) di un comodissimo mouse. Era quasi completamente compatibile con l’architettura originaria grazie al chip Mega II che implementava un intero Apple IIe (esclusa la CPU, il codice veniva eseguito dal processore a 16 bit del IIgs in grado di digerire senza problemi anche quello vecchio a 8 bit) per eseguire i software precedenti, una ricca libreria di oltre 10.000 titoli.
Infine, siamo intanto arrivati al 1990, non mancò un tocco nostalgico in ambiente Mac con la Apple IIe Card per la linea LC. Praticamente un intero Apple IIe miniaturizzato su una schedina (grazie all’utilizzo dello stesso chip Mega II del IIgs), il che consentiva al Macintosh di eseguire software Apple a 8 bit, con una vera emulazione hardware. Molte periferiche Mac potevano essere prese in prestito dalla scheda PDS in questione, inclusa la RAM extra, il floppy da 3,5 pollici, la rete AppleTalk e perfino il disco rigido.
Tutte cose d’altri tempi. Futuri!