C’era una volta… il PET
Durò poco, il nome, contestato da Philips che l'aveva registrato anni prima. Non fu così per la ''famiglia PET'' in sé, ben più longeva e prolifica.
Cresciuto a pane e VIC-20 (poi pane e C64) nel guardare oggi un PET, che da post-adolescente stolkeravo spesso nei primi negozi informatici di fine anni 70, non posso non riconoscere la sua impronta caratteristica nei successivi home offerti da Commodore. A cominciare dal quel non sempre rassicurante ‘tot’ BYTES FREE, subito visibile all’accensione, seguito dall’inseparabile READY e dal cursore lampeggiante quadrato: il nostro principale canale di comunicazione verso il sistema.
Vabbè, note nostalgiche a parte, a mio sindacabilissimo giudizio il PET è stato in ordine di importanza il secondo componente della nota 1977 Trinity, come la definì Byte alcuni anni dopo. Gli altri attori come noto erano l’Apple II e il TRS-80, consentitemi, quest’ultimo il meno interessante dei tre.
Il primo PET fu anche un timido tentativo personal della soluzione all-in-one, anche se riuscita non proprio proprio bene sotto il profilo ergonomico. Pur di riuscire a integrare (ma sarebbe meglio dire accroccare) anche il registratore a cassette nello spazio di una tastiera standard o poco più, la stessa fu sacrificata oltre ogni limite. Tant’è che questa soluzione, criticabile e criticata, fu presto abbandonata per lasciare spazio a una tastiera più classica, seppur banale. Se poi davvero volevi usare il registratore a cassette lo collegavi esternamente o, budget permettendo, meglio ancora ti affidavi a una più solida unità per floppy disk.
Quest’ultima, a differenza della soluzione iper semplificata-ottimizzata proposta Apple e in particolare dal geniale Wozniak per il suo 2, il termine unità se lo meritava appieno. La periferica Floppy Disk Drive di Commodore era a sua volta un computer (dedicato) con tanto di CPU, RAM, ROM e specifico sistema operativo, in grado di dialogare col sistema master (il PET) attraverso una porta IEEE-488 e richieste/risposte scambiate tra le parti. È la stessa architettura vista successivamente sui vari 1540-1541-ecc. di VIC e C64 con l’aggravante, in questo caso, che la lentissima interfaccia seriale li rendeva poco attraenti sotto il profilo prestazionale. Fino all’arrivo dei vari turbo-disk che non tardarono ad arrivare e rimisero un po' le cose a posto.
Tornando al PET, poi ribattezzati più semplicemente CBM, dopo la prima versione con la tastiera giocattolo, i modelli successivi - che rimanevano basati sul classico 6502 a 1 MHz - hanno via via visto aumentare la RAM e soprattutto le dimensioni/capacità dello schermo video. Inizialmente solo a 40 colonne su un display b/n secco da 9 pollici, per passare poi ai più salubri fosfori verdi e soprattutto alle agognate 80 colonne, su un ampio 12 pollici, spalancando le porte agli utilizzi professionali da ufficio.
A meno di non installare add-on specifici, non aveva capacità grafiche intese come possibilità di indirizzare singoli pixel sullo schermo, ma si potevano utilizzare caratteri speciali (cuoricino incluso, seme delle carte da gioco) per comporre tabelle o semplici diagrammi sul video. Anche il set di caratteri PETSCII - fusione di PET e ASCII - è transitato, d’ufficio, sui successivi home dove però la grafica a pixel integrata c’era e come. Anche se andava, in un certo senso, risvegliata con cartucce o utilities.
L’ultimo modello fu l’SP9000, con 96 KB di RAM e 48 di ROM, con una buona di coraggio era detto SuperPET o MicroMainframe. Come riporta l’instancabile Zia Wiki inglese: … è stato progettato all'Università di Waterloo (in Ontario/Canada, ndr) per l'insegnamento della programmazione. Oltre all'hardware di base del CBM 8000, il 9000 aggiungeva una seconda CPU Motorola 6809, una quantità maggiore di RAM e includeva una serie di linguaggi di programmazione tra cui un BASIC nella ROM per il 6502 e un BASIC separato ANSI Minimal BASIC compatibile per il 6809, insieme ad APL, COBOL, FORTRAN, Pascal, assembler 6809, tutti su floppy (…) Inoltre, questa macchina è diventata un ambiente di sviluppo remoto in cui l'utente poteva caricare successivamente la propria creazione su un mainframe dopo aver completato lo sviluppo e il test su SuperPET.
SuperWOW!!!