C’era una volta… il TRS-80
Terzo componente della cosiddetta (da BYTE) «1977 Trinity» e terza pietra miliare del variegato, poi anche colorato, personal/home computing.
TRS, partiamo da questo, stava per Tandy Radio Shack. La prima, Tandy, era in origine un’azienda di pellami e prodotti calzaturieri, poi attratta sempre più dal mondo dell’elettronica di consumo. Fino al punto di acquisire la catena di negozi hi-tech Radio Shack, inglobandone il nome, che per un certo periodo divenne Tandy Radio Shack & Leather. Vabbè…
L’80, invece, era un chiaro riferimento al processore utilizzato, lo Zilog Z80, e questo lo differenziava profondamente dagli altri due cuginetti, Apple II e PET, basati sul MOS 6502. Una differenza più tangibile riguardava il fatto che l’intera scheda elettronica (con processore, RAM, ROM, principali interfacce) fosse integrata nella tastiera, proprio come avremmo visto negli anni a seguire per decine di home che di lì a poco avrebbero letteralmente invaso le nostre case (appunto). Un po’ fu anche l’inizio del successivo, imperversante, CoppiBartalismo informatico con distinte tifoserie pronte a fronteggiarsi a suon di processori. Dal PET derivarono i gloriosi VIC-20, C64 e seguenti, se vogliamo dai Tandy gli indimenticabili Sinclair Z80/Z81/Spectrum e, volendo, gli MSX.
Il TRS-80 era venduto anche in bundle con il suo monitor (un normale televisore b/n epurato del non necessario) e altri accessori, il tutto a un prezzo molto interessante: appena 600 dollari, meno della metà del contemporaneo Apple II. Particolare che gli diede - assieme al fatto di essere distribuito attraverso una capillare catena di negozi preesistenti composta da migliaia di punti vendita - una spinta commerciale quanto meno invidiabile. Dai competitor.
Come memoria di massa, utilizzava di base un comune registratore a cassette, anche questo nello starter-kit, mentre per ulteriori esigenze bisognava acquistare a parte una massiccia expansion interface (fungeva anche da base per il monitor e sembrava l’unità centrale) che spalancava le porte a quanto non contemplato dalla sola tastiera-computer: aggiungere altra RAM, collegare una stampante e finanche una meccanica floppy disk, a quei tempi un lusso per pochi.
Quest’ultime vennero integrate nei numerosi modelli successivi, così come si diversificò l’utenza target. Con una o due unità FD la macchina diventava interessante anche in ambito business, senza contare il fatto che lo Z80 poteva essere lo scivolo (ben oliato) per il CP/M, vero sistema operativo per microcomputer - la M questo specificava - emergente in quegli anni.
A differenza del Model III, il Model II non fu un aggiornamento del TRS-80 Model I, ma un computer totalmente nuovo e, per rimarcare la lontananza, incompatibile con quest’ultimo. Era un prodotto destinato alle aziende, con unità floppy disk interna da 8 pollici e hard disk esterno da ben 8.4 MB di capienza! Anche i prezzi erano ben diversi, parliamo di 3-4 mila dollari per cominciare e quasi altrettanti per il prezioso disco rigido à la carte. Più avanti arrivò anche un trasportabile, il Model 4P, sempre dedicato al mondo business, mentre per quello domestico spuntò pure un modello a colori. Di nuovo, per ragioni diverse, totalmente incompatibile con l’originario. Che fatica!
Per concludere, l’universo TRS-80 - come spesso accadeva a quei tempi - è ricco di particolarità interessanti, come il fatto che il primo modello emettesse talmente tante radiazioni che un ricevitore AM nelle sue vicinanze avrebbe potuto fare da sound bar per i giochi, emettendo involontariamente sibili o pernacchiette a ogni sparo. L’altra curiosità degna di nota è che Isaac Asimov in persona fu testimonial della campagna pubblicitaria su carta stampata per il TRS-80, come testimoniato nella foto in alto. Si narra che ricevette, per compenso, il computer in questione con il quale scrisse i successivi libri mettendo un po’ da parte le sue numerose macchine per scrivere.
Sarà vero? Sarà falso? Ah, saperlo!