dT n.50/2023 del 26.04.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
JAN 07 1982


Immagine di apertura

C64… bbbooommm!!!

A tutt'oggi è il computer in assoluto più venduto al mondo. Ha dato filo da torcere a tanti competitor e reso felici milioni di fans.

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Presente! Puzzavo ancora di Vic-20 quando rimasi turbato dal nuovo Commodore, presentato nel 1982 e disponibile a tutti, Italia compresa, un po’ di mesi dopo. Ancora ricordo, con emozione, i soldini messi da parte a fatica, paghetta dopo paghetta, per accaparrarmi una delle prime macchine disponibili. Quasi mi commuovo al ricordo, deve essere l’età…

Come ci ricorda, parlando del C64, Zia Wiki inglese, «negli Stati Uniti è stato paragonato all'automobile Ford Model T per il suo ruolo nel portare una nuova tecnologia alle famiglie della classe media attraverso una produzione di massa creativa e conveniente». Tra i pochi regni dove non risultò al primo posto nelle vendite (il primato mondiale, a proposito, è certificato dal Guinness World Records) c’era il Regno Unito, dove a farla da padrone era lo Spectrum locale, e il Giappone… dove erano varie macchine loro ad attrarre il mercato: Nec, Sharp, Fujitsu e compagnia MSX.

Immagine_inlineInizialmente sarebbe dovuta essere solo una sofisticata console di videogiochi, denominata MAX Machine in Giappone, Ultimax in America, VC-10 in Germania: non ebbe molto successo e fu presto ritirata dal mercato. Fu però la scusa per tirar fuori a basso costo (visto che lo sviluppo dei chip era già cosa fatta) un computer tutto nuovo, la vera evoluzione del Vic-20. Tant’è che inizialmente doveva chiamarsi Vic-40, ma poi divenne per sempre, e tale scelta fu più che azzeccata, Commodore 64 come i cappa che burrosamente offriva: gradisca!

Oltre al modello iniziale che tutti conoscono, ci fu anche una versione Educator 64, a forma di Pet e destinato alle scuole: aveva il monitor a fosfori verdi incorporato e sfoggiava un’austera estetica retrò. A seguire un ben più moderno trasportabile a colori (pare fosse il primo in assoluto) denominato SX-64 più alcune ulteriori evoluzioni. Tra queste ricordiamo il Commodore 64C, dal look simil C128 nato l’anno prima; il Commodore 64 Games System, una console video giochi (a volte ritornano!) che ri-ebbe poco successo e infine il Commodore 65, che non fu mai commercializzato e rimase sotto forma di prototipo prodotto in pochissimi esemplari: è tuttora ricercatissimo e ambitissimo da molti collezionisti, con prezzi stellari.

Immagine_inlinePer chi proveniva dal Vic-20, secondo l’esperienza di molti, nessuno escluso, il passaggio al 64 fu abbastanza indolore. Pur offrendo per l’epoca caratteristiche da tutt’altro pianeta, la filosofia di base non era molto diversa. Per dirla meglio, proseguiva sulla strada tracciata dai Commodore PET, nati 4-5 anni prima, condividendo alcune impostazioni di base. Ma parliamo di piccole tracce genetiche nel DNA.

C’era un chip grafico ben più sofisticato, con sprite e capacità di visualizzare a colori 40 colonne di testo (contro le 22 del Vic-20) e una grafica da ben 320x200 pixel monocromatici o, dimezzando la risoluzione orizzontale, capace di visualizzare pixel in 4 colori. Poi c’era un chip audio molto evoluto, il SID 6581, praticamente un sintetizzatore in grado di riprodurre anche la voce umana, ma in generale con il C64 si respirava un’aria ben diversa in grado di far volare l’utente, specie se interessato a programmarlo, ben più in alto.

Immagine_inlineLa RAM da 64K era finalmente tutta quella gestibile dal 6510, anzi era addirittura di più visto che una parte non era accessibile semplicemente per via della mappatura condivisa con i 20K di ROM ugualmente presenti. Comunque leggere all’accensione 38911 BYTES FREE invece dei 3583 del Vic-20… era tutt’altra emozione. Le aree di memoria condivise RAM/ROM - allacciamo le cinture - erano contemporaneamente accessibili, ovvero un’operazione di lettura riguardava la ROM, la scrittura al medesimo indirizzo condiviso coinvolgeva la RAM. Naturalmente per accedere in lettura alla RAM (riferito sempre alle aree condivise) bastava momentaneamente disattivare la ROM sovrapposta alla prima, eventualmente disattivando anche gli interrupt quando si agiva nelle aree di competenza del Kernal onde evitare blocchi di sistema.

Troppo complicato? Beh, a quei tempi era pane quotidiano per molti di noi.

Ed era solo l’inizio!

 

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

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Andrea de Prisco - AdP

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