dT n.52/2023 del 01.05.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
DEC 01 1981


Immagine di apertura

Sirius 1, col DNA che non ti aspetti

Se «Charles Ingerham Peddle» vi dice poco, forse col suo diminutivo Chuck qualche ''lucetta'' potrebbe accendersi: ZBR, 6800, 6502, KIM-1, Pet (tanta roba!).

Immagine_inline

Il Sirius 1, in alcuni mercati noto come Victor 9000, condivide con il nostro amato Olivetti M20 praticamente un unico dettaglio: la sfiga! Sì, la sfortuna di essere approdato al mercato più o meno in contemporanea allo tsunami IBM Personal Computer che, in forza del suo cognome e non certo per meriti tecnologici, ha pistato di botte molti suoi concorrenti. Se il Sirius/Victor - fermo restando che non gli mancavano capacità tecniche - ha avuto in Europa un spazio importante lo deve principalmente al fatto che IBM ha tardato la commercializzazione del suo PC nel vecchio continente, lasciando per qualche mese respiro ad altri.

Comunque, a differenza dell’M20 il Sirius 1 utilizzava il processore Intel 8088 e non era basato su un sistema operativo proprietario: era utilizzabile tanto con il CP/M-86 quanto con l’MS-DOS. Ma questo non lo rendeva affatto compatibile IBM, né veniva spacciato per tale, in quanto l’architettura hardware e di conseguenza il BIOS nulla avevano a che fare lo scatolone di Big Blue.

Viceversa, aveva ben poco da invidiare tanto alla macchina IBM quanto ad altri Personal disponibili a quei tempi. Del resto con quel papà, Chuck Peddle, non poteva andare diversamente: ha lavorato in Motorola contribuendo allo sviluppo del 6800; in MOS Technologies per il 6502 (scusate se è poco!) e relativa KIM-1; in Commodore per il Pet. Prima ancora ha sfornato il metodo ZBR (Zone Bit Recording),Immagine_inline utilizzato dalle unità disco per ottimizzare le tracce per ottenere una maggiore capacità di dati a parità di superficie, variando la velocità di rotazione del disco in funzione della posizione della testina rispetto al centro. Tecnica che molti di noi hanno trovato anche nelle unità disco dei Pet e nei 1540/1541 dei successivi home.

Nel Sirius 1 la capacità di un floppy disk era di 600 KB (1,2 MB doppia faccia) un bel salto in avanti rispetto ad altre macchine, senza fare nomi, come l'Apple II con 140 cappa e il capoccione IBM da 160 per lato. Fuori standard, ma nel senso positivo del termine, erano anche le capacità grafiche della macchina con un display a fosfori verdi regolabile orizzontalmente e verticalmente. Era ad alta-altissima latenza (pure troppo… ma si trattava di una macchina business, non per videogiochi!) con un efficace filtro antiriflesso e sfoggiava una altissima risoluzione grafica da ben 800x400 pixel.

Come fu scritto a suo tempo su MC nella prova dedicata a questa macchina: «Ciò che lascia già a prima vista stupefatti è non tanto il fatto che ciascun carattere possa essere visualizzato anche intensificato, sottolineato o in modo inverso, quanto l'estrema eleganza e precisione con cui ciascuno di essi è realizzato. La matrice da cui essi provengono è infatti di 10x16 pixel, il che assicura una qualità e un dettaglio veramente non comune: basti pensare che esistono ancora macchine i cui caratteri hanno una matrice di 5x7 pixel, mentre normalmente si utilizzano matrici di 6x10 o 7x10 pixel».

Immagine_inlineD’altro canto, proprio questo gli permetteva (seppur riducendo, volutamente, proprio a 6 pixel la larghezza di ogni carattere) di arrivare a visualizzare 132 colonne, valore che tutte le altre macchine potevano raggiungere, non sempre, solo ricorrendo ad hardware aggiuntivo. Gestiva anche un’interessante touch-pen per interagire con lo schermo, al solito basata sull’intercettazione tramite un sensore ottico del pennello elettronico del CRT rilevato nel punto di contatto dello strumento sul display.

Ancora: la tastiera meccanica, molto completa, non era una semplice griglia di tasti ma disponeva di una propria CPU 8035 che dialogava con il sistema: da questa ad esempio si controllava contrasto e luminosità del CRT, così come il livello di uscita audio. Infine tra i dispositivi integrati trovavamo anche un codec in grado di campionare suoni seppur - come si diceva un tempo - di qualità telefonica. Ovvero più che sufficiente per messaggi vocali, un po’ azzardato pensare di utilizzarlo per applicazioni musicali.

Non esageriamo!

 

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su LinkedIn Condividi su WhatsApp Invia per email

Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

Per ulteriori informazioni, scrivi a:

i-n-f-o(a)adpware.it
(tolti i trattini e con la @ dove serve!)

oppure utilizza il modulo Contattami