Encore, l’Osborne mica-tanto
In realtà, di Osborne, non aveva granché. Lo conoscevamo come tale solo da noi, in USA era venduto con il suo nome originario: Morrow Pivot.
O anche no, mi spiego meglio. La Osborne di Adam Osborne, come tutti sanno, divenne famosa nei primi anni ottanta per aver prodotto e venduto (molto) uno dei primi computer, si fa per dire, portatili: il famoso 1 o Uàn che dir si voglia. L’Azienda in realtà passò alla storia, ahiloro, anche per l’altrettanto famoso Effetto Osborne, sintetizzabile nell’annunciare con troppo anticipo i futuri prodotti, cosa che a volte - per usare un eufemismo - poteva creare problemi. Anche gravi, come successe al produttore in questione, che si ritrovò con così tanti debiti da arrivare al fallimento. Ciò suggerì ad alcuni dipendenti (previdenti) di abbandonare per tempo l’azienda e fondarne una tutta loro: la Vadem Corporation. Ed è lì che in realtà che nacque questo strano computer: tutto sommato, un pizzico di Osborne (azienda) c’era davvero.
La macchina, siamo a fine 1984, non passava inosservata per via della sua forma atipica. Un massiccio parallelepipedo smussato, con tastiera apribile a ribalta. Né questa, né il display erano orientabili a piacimento, il che creava il solito problema ergonomico per cui doveva essere l’utente ad adattarsi al computer e non viceversa. Ma quelli erano altri tempi… come ripeto sempre… e siamo sopravvissuti senza problemi!
Non aveva una maniglia per il trasporto, credo se la fossero dimenticata, ma poteva contare su una robusta tracolla anche questa dalla comodità discutibile. Il display, da 80 colonne per 16 righe (ahi, ahi!!!), era incastonato in una cornice di dimensioni maggiori. Ciò faceva presagire, come poi avvenne, l’arrivo di una seconda versione (Pivot II) con display completo, 25 righe, per una più ampia compatibilità MS-DOS. Già, non abbiamo ancora detto che la macchina - primo tra gli Osborne - non era più basata sul vecchio CP/M, ma utilizzava il sistema operativo di Microsoft. Del resto il bubbone PC IBM era già scoppiato da tempo, pertanto non adeguarsi a questa moda poteva essere rischioso… o particolarmente coraggioso, come fu per Apple con i suoi Macintosh tuttora vivi e vegeti.
Era un portatile a tutti gli effetti e non soltanto un trasportabile, come spesso avveniva in quegli anni. Poteva utilizzare comuni pacchi batteria da telecamera, in grado di garantirgli fino a 4-5 ore di autonomia. Tornando al display, inizialmente non disponeva di retroilluminazione. Fu aggiunta solo in un secondo tempo sia al primo modello che al Pivot II dal formato di visualizzazione, come anticipato, più standard. In realtà anche il Pivot I aveva, sotto sotto, una pagina video 80x25: al solito, il display da 16 righe rappresentava una finestra (fluttuante verticalmente) sullo schermo virtuale, inquadrando di volta in volta l’area con la quale si voleva interagire. C’è da dire, comunque, che il giochetto della finestra mobile sulla pagina video interna 80x25 non garantiva la piena compatibilità con tutti i software MS-DOS, pertanto che sarebbero corsi al riparo con un display fisico a pieno formato non stupì nessuno.
Non c’era un hard disk integrato, nemmeno come opzione, ma trovavamo una o due unità FFD ultraslim compatibili, anche queste, con il mondo PC IBM (floppy disk 5.25‘’ da 360 KB di capacità). Poteva anche funzionicchiare senza sistema operativo in quanto in ROM erano implementate alcune funzionalità di base, come la calcolatrice, l’orologio-calendario-agenda (con allarmi programmabili) e l’emulatore di terminale, che pare funzionasse solo con il modem interno, quando presente: alcune macchine, credo le prime distribuite, ne erano prive (sul circuito stampato, pur completo, era assenti i componenti di questa sezione), non so dirvi se per ragioni di standardizzazione o altro. La calcolatrice, sorprendentemente, poteva essere richiamata anche durante l’utilizzo sotto MS-DOS in contemporanea al software in esecuzione. Si sovrapponeva allo stesso (parliamo di fantascienza, col senno di prima) ed era FINANCHE in grado di passargli il risultato di un calcolo: trovavamo anche qui vagiti di copia e incolla!
Infine, ma non meno importante, il processore era il 16 bit vero di Intel, l’8086 in versione C-MOS. La Ram di base era 128 KB (espandibile a 512) mentre la Rom, per via degli applicativi(ni) integrati, era di ben 16 KB.
Atipico anche questo!