Sinclair QL, genio incompreso
QL stava per Quantum Leap, «grande balzo per l'umanità» o un microscopico - e pure difficile da osservare - salto quantico?
Inizialmente doveva essere un compatto computer portatile aziendale dotato di schermo CRT ultrasottile, definizione che non rappresenta un ossimoro: a fine anni settanta, inizio ottanta, molti ricorderanno i tubi catodici con il “cannone” piegato di 90° per ridurre significativamente la profondità di ingombro. Rappresentarono effettivamente i primi tentativi per realizzare dispositivi ultraslim, sempre nei limiti di quegli anni, ad esempio piccoli televisori finalmente tascabili, in attesa che altri tipi di schermi (soprattutto gli LCD) diventassero più maturi, per infinite tipologie di utilizzo. Anche le meno prevedibili…
Tornando al QL come l’abbiamo conosciuto, nonostante le sue caratteristiche di tutto rispetto è stato il primo flop commerciale di Sinclair nel digitale: in altri ambiti non fu certo il primo e, chiariamolo, nemmeno l’ultimo. Non che sia mancato al QL uno stuolo di seguaci, ma come ci ricorda Zia Wiki «… sebbene il computer fosse pubblicizzato come avanzato per l'epoca e relativamente economico, non riuscì a vendere bene e la produzione nel Regno Unito fu sospesa nel 1985, a causa della scarsa domanda. Dopo che Amstrad acquisì le linee di prodotti per computer di Sinclair nell'aprile 1986, il QL fu ufficialmente interrotto. A parte i suoi problemi di affidabilità, il mercato aziendale di riferimento si stava sposando con la piattaforma PC IBM, mentre la maggior parte dei possessori di ZX Spectrum non era interessata all'aggiornamento a una macchina che aveva una libreria minima di giochi (con solo circa 70 titoli, rispetto agli oltre 4700 dello Spectrum)».
E infatti il confronto con il suo predecessore - col quale NON era compatibile - risultò impietoso, in un verso e nell’altro: schiacciante superiorità tecnologica a favore del nuovo nato, successo commerciale incomparabilmente maggiore dello ZX Spectrum rispetto al QL.
Basato sul 68008, una versione tronca (bus dati a soli otto bit!!!) del più classico 68000, aveva di base 128 KB di RAM espandibile a 640 e più: non poco per le esigenze dell’utenza alla quale il QL era rivolto. Sfoggiava una tastiera quasi vera (i tasti-tasti c’erano, ma sotto-sotto rimaneva a membrana!) ma almeno sembrava un po’ più ergonomica delle precedenti. Le modalità video erano due: 512×256 pixel con quattro colori oppure 256×256 pixel con otto colori. Su questi si poteva attuare una sorta di dithering su base 2×2px per simulare fino a 256 colori, anche se a quanto pare non sortiva appieno l’effetto su TV, per via dei limiti della connessione RF (antenna). Anche per questo Sinclair suggeriva l’utilizzo del suo monitor Vision-QL, collegabile in RGB alla macchina.
Una delle parti più interessanti del QL era, con rispetto parlando, quella… di destra. Incorporava ben due meccaniche microdrive, l’altrettanto discussa - e purtroppo inaffidabile - unità di memorizzazione basata su piccole cartucce di nastro, organizzato a ciclo continuo: in pratica girava sempre nello stesso verso, offrendo un accesso sequenziale… ciclico. Erano molto simili agli ZX Microdrive, ma usavano una differente formattazione e ogni cartuccia poteva contenere almeno 100 KB. Già, una delle cose strane che succedevano è con l’utilizzo il sottilissimo nastro si allentava un po’, si allungava leggermente, e quindi diventava via via (un pelino) più capiente!
Dal punto di vista del software di base, il Sinclair QL non offriva alcuna interfaccia grafica, né tanto meno un mouse, ma metteva a disposizione il proprio sistema operativo QDOS a linea di comando, ricordato per una particolarità senza uguali per i suoi tempi: in quanto multitasking preemptive, consentiva di lanciare più task in differenti finestre, permettendo all’utente anche di assegnare diverse priorità alle stesse in esecuzione.
Non male per un home computer…