dT n.75/2023 del 23.06.2023
Cornice stile Ritorno al futuro
OCT 01 1988


Immagine di apertura

Cambridge Z88, a volte ritornano

Anzi, ritorna! Il riferimento è a Sir Clive Sinclair, all'epoca ancora vivo e vegeto, se non immortale (ancora per un bel po') e sempre foriero di buone idee.

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Il portatilino Z88 non poteva, però, chiamarsi Sinclair (come marca) in quanto la stessa (come azienda) era stata da poco ceduta da Sinclair (come Clive) al suo peggior competitor: Amstrad. Avvenne quando navigava in pessime acque, al termine del suo variegato percorso di vita imprenditoriale, iniziato negli anni sessanta. La marca dello Z88 era Cambridge Computer, fondata dallo stesso Sir Clive nel 1986, proprio per proseguire la strada dell’home computing percorsa, tra alti e bassi, negli anni precedenti. Prima con il bianco ZX80, poi con il nero ZX81, a seguire con il colorato ZX Spectrum e concludere (non proprio bene) con l’intrigante QL.

Ciò che di certo non cambiava era il pessimo vizio del baronetto di annunciare con eccessivo anticipo i suoi prodotti. Lo Z88 fu presentato per la prima volta al pubblico del What Computer? Show di Birmingham, il 17 febbraio 1987. Il lancio (teorico) avvenne però nel corso del PCW Show di Londra, ad agosto 1987, ma si trattava (ancora) di una finta: quanti lo ordinarono, fiduciosi, dovettero attendere alcuni mesi per averlo, non i 28 giorni promessi. Da noi arrivò non prima di fine 87, più o meno in contemporanea con quanto avvenne negli States, dove fu visto per la prima volta al Comdex Show di Las Vegas nel novembre dello stesso anno.

Immagine_inlineQuestioni Sinclair-solite a parte, alle quali ormai nessuno faceva più caso, l’oggetto era parecchio interessante. In primis per il formato (era molto sottile e pesava meno della metà dell’assai-precedente Olivetti M10 & Famiglia) ma anche per alcune caratteristiche che lo rendevano, se non unico, quanto meno particolare.

Il display era un supertwisted LCD (tra i più performanti all’epoca) da ben 106 colonne per 8 righe. Questo gli consentiva, ad esempio, di visualizzare le canoniche 80 e lasciare accanto a queste un’area per informazioni di servizio. Che spaziavano dal banale stato della macchina, incluso il livello delle pile, a indicazioni più utili come una miniatura del documento che, via via, componevamo.

La tastiera era quella che ci si poteva attendere da un oggettino di questo tipo: al solito era a membrana, con i tasti, diremmo oggi, a isola. In pratica era una via di mezzo tra quella gommosissima dello Spectrum e quella plasticosissima del QL, anche se quest’ultima a guardarla sembrava ben più seria. I tasti dello Z88 erano coperti da una membrana unica, sulla quale erano riportati i vari simboli, con l’indubbio vantaggio di renderli impermeabili a liquidi e polvere, cosa che per un portatilino come questo poteva essere narrato addirittura come un plus.

Immagine_inlineNonostante l’utilizzo di un processore piuttosto normale, lo Z80 di ZXiana memoria, era compatibile solo con se stesso. Caratteristica peraltro strillata come slogan su alcune brochure dell’epoca: No disks. No DOS. Naturalmente un sistema operativo, dentro, c’era (si trattava del più che proprietario OZ) ma lì si tendeva a evidenziare che non fosse necessario caricarlo, da disco, essendo già presente in ROM. Assieme a una paccata di applicazioni preinstallate, che spaziavano dai classici strumenti stile organizer a un interessante strumento integrato (elaboratore testi, foglio elettronico, archivio) denominato PipeDream. Non erano tre applicazioni collegate tra loro, come ci si potrebbe attendere, ma un unico prodotto in grado di coprire tutt’e tre le funzioni. Anche se non ce ne accorgevamo i testi erano gestiti all’interno di una singola cella dello spreadsheet, il quale a sua volta disponeva di tantissime funzioni da essere quasi compatibile Lotus 1-2-3. I contenuti nelle celle si potevano agevolmente trattare come dati, grazie alla presenza di funzioni - tappatevi naso e orecchie - prossime a quelle dei database.

Oltre a un connettore proprietario per espansioni esterne, di cui non ho molte info, aveva un’unica interfaccia standard per il mondo esterno, ovvero una porta seriale utilizzabile sia per il collegamento al PC, di cui evidentemente questo poteva essere una valida appendice, non certo un sostituto. C’erano poi tre slot per altrettante espansioni RAM/ROM/EPROM, queste ultime addirittura programmabili - ma non cancellabili - dallo Z88 stesso.

Interessante!

AdP

Tratto da #ADPbook2023 - Operazione nostalgia.

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Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

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