Amiga 3000, che putenz!
Bella macchina, peccato non sia arrivata sul mercato un po’ prima. Avrebbe ri-rimescolato ben bene le carte, come avvenuto in precedenza con il 1000.
Lo sottolineavo un po’ di pagine fa: per me l’Amiga originario - atterrato nel 1985 - è stato quello più interessante. Per la sua estetica particolare, anche, ma soprattutto per le caratteristiche tecniche - non solo quelle hardware - di assoluta rottura con il passato. A cominciare, scusate se insisto, per il suo sistema operativo realmente e finalmente multitasking, che apriva nuovi orizzonti di programmazione mai visti prima. Almeno sulle macchine a portata di desk.
Il mille, purtroppo, non è durato tantissimo. Per alcuni non era né carne né pesce, tant’è che la salomonica soluzione di Mamma Commodore fu, in un certo senso, di dargli due nuove vite separate, benché parallele. Da una parte si sono rivolti al mondo home com l’Amiga 500 (e seguenti), dall’altra hanno concentrato l’attenzione verso il mondo “pro” con l’accroccato 2000, che visto da lontano (a differenza degli altri modelli) tutto sembrava tranne che un Amiga. Sarò più duro: sembrava nient’altro che un clonazzo qualsiasi! Parlo, ripeto, solo di estetica. Con il 3000, nato nel 1990, corressero di molto il tiro. La nuova macchina, ingegnerizzata moto meglio, ri-aveva un look particolare e soprattutto riconoscibilissimo. Nonostante le dimensioni molto compatte, addirittura inferiori a quelle del capostipite, offriva ampie possibilità di espansione, come succedeva con il modello precedente.
Per non parlare, nuovamente, delle caratteristiche da primato. Al suo interno, ad esempio, c’erano un po’ di slot di espansione: sia di tipo Zorro III (il bus specifico della nuova architettura full 32 bit) che ISA XT/AT. Qualora ce ne fosse bisogno, ricordava ai distratti la possibilità di installare opzionalmente una scheda Janus, per la compatibilità hardware e software con il mondo normale. Il processore utilizzato era il Motorola 68030 a 16 o 25 MHz, coadiuvato rispettivamente da un coprocessore matematico 68881 o 68882. Non mancava, inoltre, il cosiddetto processor slot a 200 pin per installare CPU aggiuntive/sostitutive, ad esempio RISC o, come molti speravano, il potente 68040… fresco di rilascio. I chip custom dell’Amiga 3000 erano i noti Agnus, Denise e Paula, i primi due in versione enhanced.
Oltre ai nuovi modi grafici disponibili - ci torniamo! - la principale novità era data dalla possibilità di utilizzare fino a 2 MB di ChipRAM di cui uno già presente. Oltre ai chip custom per così dire classici c’erano anche cinque gate array dedicati a svolgere diverse funzioni. Come per gli originari anche a questi chip fu associato un nome: Fat Gary decodificava gli indirizzi; Fat Buster provvedeva all'arbitraggio DMA; Ramsay al controllo della FastRAM su scheda; Super DMAC era il DMA controller per l’interfaccia SCSI; infine Amber implementava la logica di controllo per il Display Enhancer. Particolarmente enhanced erano, appunto, i nuovi modi grafici. Ben più alti rispetto a quelli dell’architettura originaria, visto che arrivavano fino a 1280x512 (1440x512 con l’overscan).
Alternativamente ci si poteva spingere con la risoluzione verticale, arrivando fino a 960 pixel, limitando quella orizzontale al valore di 640. In pratica c’erano due risoluzioni “massime”, utilizzabili alternativamente: la già citata 1440x512, oppure l’interlacciata 640x960. Infine, utilizzando il monitor monocromatico A2024, si liberava anche una risoluzione 1008x1024 con due o quattro livelli di grigio per pixel. Come dire che ce n’era per tutti i gusti… … e tutte le tasche!