Articolo pubblicato sul n. 117 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nell'aprile 1992

MCmicrocomputer


Anteprima:
Intel 486 DX2

di Andrea de Prisco

 Dovevamo aspettarcelo. Se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna. E gia'! Se e' un vero casino costruire mother board a 50 e piu' MHz a causa delle elevate frequenze in gioco sulle povere piste di rame in corsa sul circuito stampato, come fare per offrire performance sempre piu' incredibili senza far ammattire i poveri costruttori di hardware?Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

Semplice: lasciamo cuocere nel loro brodo a 25 o 33 MHz le piastre madri esistenti (o quasi...) e raddoppiamo la frequenza di clock solo all'interno del processore, ben al riparo da "calamita'" esterne e dove sicuramente non diamo fastidio a nessuno.

Risultato ? Performance di tutto rilievo, sicuramente non identenche a quelle di un 50 MHz purosangue ma ben al di sopra di quelle offerte dai sistemi esistenti a velocita' "normale".

E cosi' Intel approda anche lei alla generazione interna del clock, partendo da una frequenza piu' bassa, disponibile sulla mother board per tutti i rimantenti componenti. Diciamo "anche lei" in quanto non si tratta di una novita' dal momento che la Inmos con il suo Transputer adotta questo sistema (e in maniera ancora piu' drastica ed efficace) sin dal suo primo processore. Li' infatti troviamo addirittura una frequenza di clock esterna di soli 5 MHz (con tutti i vantaggi del caso), moltiplicata all'interno del transputer per quattro, cinque o sei volte (quindi fino a 30 MHz) offrendo finanche la possibilita' di upgradare qualsiasi sistema Transputer semplicemente cambiando chip.

La Intel su questo non si sbilancia piu' di tanto. Ed e' stata proprio questa la domanda del sottoscritto alla conferenza stampa di presentazione dei nuovi chip di seconda generazione (DX2):

 

"Ma, insomma, chi ha un 486 a 25 MHz puo' cambiare chip e correre di piu' ?"

 

Un po' evasiva la risposta:

 

"Non stiamo presentando un chip di upgrade per i sistemi esistenti che potrebbero anche funzionare dopo il 'trapianto', ma non e' detto in quanto potrebbero esserci problemi di alimentazione o di BIOS  ...  le NUOVE macchine progettate in questa NUOVA ottica non avranno nessun problema per montare il chip standard o il chip DX2"

 

Mi e' quasi sembrato di avvertire la gomitata dei costruttori di mother board che a tutto sono interessati tranne al fatto che gli utenti "upgradino" la loro macchina in proprio. Certo, le ragioni commerciali non mancano in questo periodo di "magra" per tutte o quasi le aziende produttrici di personal computer e chissa' che non sia un segno premonitore del l'eventuale calo del DOS in favore di (future?) macchine ben piu' potenti e/o user friendly...

Ma torniamo al nuovo nato. Si tratta, come detto, della seconda generazione 486 che, come la prima, mantiene inalterate alcune caratteristiche importanti come il coprocessore matematico interno, la cache di 8K e l'unita' di gestione della memoria.

Attualmente disponibile nella versione a 50 MHz (clock esterno a 25) presto sara' disponibile anche nella versione a 66 MHz (clock esterno a 33).  Inutile dirvi che gia' si vocifera di una versione a 100 MHz, chissa' se con clock esterno a 50 (quindi sempre della famiglia DX2 ?), con clock esterno a 33 MHz (si chiamera' DX3 ?) o a 25 MHz (si chiamera' DX4 ?).

Grazie al clock esterno "ridotti", i nuovi processori DX2 utilizzano il bus di sitema delle CPU 486DX della prima generazione: tutto a vantaggio di produzione di nuove macchine pressoche' immediata grazie al fatto che i costruttori non debbono riprogettare il bus di sistema delle loro macchine. Il che, tradotto in soldoni, implica anche il grosso vantaggio di avere nuove macchine con caratteristiche ancora piu' spinte a prezzi altamente concorrenziali.

Della serie "non sono tutte rose e fiori" vi diciamo anche che il clock esterno a "soli" 25 o 33 MHz significa accessi lenti (almeno rispetto alla frequenza interna) alla memoria esterna. C'e' da dire, pero', che con 8 K di cache interna a frequenza di clock "piena" il problema della lentezza del bus viene affrontato solo ogni volta che si verifica un cache miss ovvero un accesso ad un dato non presente nella cache interna. I benchmark effettuati, comunque, sono abbastanza rassicuranti. Rispetto all'analogo processore di prima generazione a pari velocita' del clock di sistema (esterno) abbiamo un aumento di prestazioni compreso tra il 50 e il 100% a seconda, come detto, del tipo di programma utilizzato e quindi della "localita'" degli accessi necessari per l'esecuzione stessa. Magari questo sara' anche un buono spunto per produrre software che tenga conto anche di questo nuovo parametro, limitando il piu' possibile le probabilita' di cache miss.

Come dire che l'hardware e il software devono sempre piu' strizzarsi l'occhio l'un l'altro per ottenere prestazioni sempre migliori. Tornando all'hardware, sarebbe opportuno, ad esempio, che i costruttori realizzassero i loro sistemi ragionando "ad alte prestazioni" tenendo presente che la loro macchina, pur a 25 MHz deve per quanto possibile sembrare il piu' possibile una macchina a 50 MHz come il processore che dovra' montare. Quindi architetture "zero wait state", cache di secondo livello, controllori di memoria burst e buffer di scrittura. Nell'ottica, quindi, di mettere quanto piu' possibile a loro agio i nuovi nati (sistemi in cui non si sia tenuto conto delle nuove potenzialita' offerte e delle nuove specifiche richieste possono facilmente deludere le aspettative dell'utenza) la Intel ha iniziato a lavorare con alcuni produttori per garantire che questi utilizzino al meglio il nuovo processore, realizzando sistemi con il minimo numero possibile di stati di attesa.  Speriamo solo che pochi stati d'attesa per il processore non si traducano in "tanti stati d'attesa" per l'utenza. Dal canto nostro, speriamo di provare presto sul campo una di queste nuove macchine della seconda generazione.


Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui