Articolo pubblicato sul n. 148 di
MCmicrocomputer
(Edizioni
Technimedia Srl - Roma) nel febbraio 1995
Digital
Imaging:
Magiche selezioni
di Andrea de Prisco
Bene,
sono proprio contento. Nel momento in cui scrivo
quest'articolo, terzo della rubrica Digital Imaging, sono
passati al piu' una quindicina di giorni dall'uscita in
edicola della prima "puntata", mentre e' in lavorazione
avanzata la seconda, che uscira' tra qualche giorno ancora.
I tempi tecnici dovuti alla lavorazione ci costringono,
in
pratica, a consegnare gli articoli all'inizio del mese
precedente a quello dell'uscita in edicola.
Questo, ovviamente, non e' certo il motivo della mia
contentezza, anzi! Il motivo e' un altro e si riferisce al
fatto che gia' pochi giorni dopo l'uscita in edicola di MC
di dicembre sono stato letteralmente subissato di
telefonate, lettere, fax in cui moltissimi "affezionati
lettori" (quasi tutte le lettere che giungono in redazione
iniziano con un'affermazione del genere, cosa che
naturalmente ci rende sempre felici) manifestavano il loro
interesse per la nuova rubrica, dandoci in questo modo
conferma che l'investimento sta gia' portando i suoi frutti
principali: la soddisfazione dei lettori.
Ci hanno scritto o telefonato in molti: da chi era
completamente a digiuno della materia e fino ad allora si
era occupato di fotografia solo in maniera tradizionale,
fino ai grandi service di fotoelaborazione e/o di stampa
digitale su pellicola, specialmente quelli che per nostra
disattenzione (chiedo venia) non risultavano nell'elenco
provvisorio pubblicato in quell'articolo. Come ho detto a
chi mi interpellava sull'argomento, l'elenco "riveduto e
corretto" non sara' pubblicato tutti i mesi, ma ogni tre o
quattro numeri. Rinnovo, comunque, il mio invito ai service
dimenticati a segnalare in redazione nome, indirizzo e
attivita' svolta (nell'ambito dell'imaging digitale) e nello
stesso tempo chiedo ai lettori di essere latori del
messaggio presso service di loro conoscenza affinche' siano
essi stessi a farsi vivi a mezzo fax.
Cominciano, inoltre, ad arrivare i primi contributi alla
rubrica, sotto forma di immagini digitali prima e dopo
l'elaborazione. Stiamo raccogliendo e scegliendo il
materiale arrivato e presto, molto presto, pubblicheremo i
lavori piu' interessanti. Per i dettagli "tecnici" (e
legali...) fate riferimento a quanto inserito nel riquadro a
pagina __.
Cio' premesso, entriamo nel merito dell'argomento di questo
mese. Ci occuperemo di "selezioni", parola che nel gergo
dell'editing elettronico ha due significati ben distinti. Il
primo, che non tratteremo in quanto non credo ci riguardi
almeno per il momento, si riferisce alla scomposizione
cromatica di un'immagine a colori nelle quattro componenti
utilizzate per la stampa su carta: ciano, magenta, giallo e
nero. "Fare una selezione", in tal senso, significa ottenere
da un'unica immagine a colori quattro immagini
monocromatiche corrispondenti alla quantita' di ciano,
magenta, giallo e nero che, nuovamente sovrapposte,
forniscono l'immagine di partenza. Ma, lo ripeto, non e'
questa l'accezione che ci interessa in questa sede.
Ci occuperemo degli strumenti di selezione che permettono di
selezionare (chiedo scusa per la ripetizione) una
particolare porzione dell'immagine di partenza al fine di
modificarla senza produrre effetti sulla parte rimanente
(non selezionata). Con molta probabilita' non riusciremo ad
effettuare una trattazione completa sull'argomento nel corso
di quest'articolo anche perche' le immagini d'esempio
occupano parecchio spazio sulla rivista e non e' certo
possibile parlare di fotoelaborazione senza mostrare
continuamente non solo immagine iniziale e risultato finale,
ma anche tutti i passaggi intermedi. Come esempio questo
mese utilizzeremo la famosa immagine dei due pappagalli,
tratta dal demo del PhotoCD Kodak (di cui vi ho mostrato
l'intervento sul primo numero di Digital Imaging) e
un'immagine scattata dal sottoscritto col solito orizzonte
storto. Sara' il caso che acquisti una macchina fotografica
con livella a bolla...
Pappagiro
I due
pappagalli, in definitiva, si guardano l'un l'altro o
guardano nella stessa direzione? Era questa la domanda che
lasciavo in sospeso nell'articolo di dicembre. Chi ha gia'
visto il disco di demo del PhotoCD Kodak non avra' faticato
a riconoscere che l'immagine originaria e' quella in cui
entrambi i volatili rivolgono le loro attenzioni a sinistra,
ma chi li vedeva li' per la prima volta ha avuto ben pochi
indizi per risolvere il piccolo enigma.
Il procedimento per passare dall'immagine originaria a
quella modificata e' quanto mai semplice: prendiamo il
pappagallo di sinistra, lo rigiriamo verso destra e abbiamo
finito...
Se fosse cosi' semplice non staremmo nemmeno a parlane. In
realta' e' necessario compiere un paio di operazioni
piuttosto delicate, ma non per questo eccessivamente
difficoltose, per porre a termine il ribaltamento del
pennuto. Il primo problema riguarda, per l'appunto, la
selezione del pappagallo. Dobbiamo far si' che la rotazione
riguardi solo questo e non l'intera immagine (in tal caso
entrambi i pappagalli guarderebbero verso destra).
Photoshop, cosi' come qualsiasi altro programma di
elaborazione digitale delle immagini, mette a disposizione
piu' d'uno strumento specifico per effettuare le selezioni.
Il piu' semplice (l'effetto e' mostrato in figura 2) e' la
selezione rettangolare che permette di delimitare una zona
di tale forma. Non e' lo strumento che fa al caso nostro dal
momento che dobbiamo riuscire a scontornare solo il
pappagallo, lasciando lo sfondo al suo posto. La selezione
rettangolare puo' essere utilizzata per porzioni di immagine
di questa forma: ad esempio per selezionare una finestra,
una cornice, un cartello... ma non un pappagallo. Un'altra
possibilita', offerta dai programmi di fotoritocco, e' la
selezione circolare che normalmente permette anche selezioni
di forma ellittica (il cerchio, si sa, e' un caso
particolare di ellisse cosi' come il quadrato e' un caso
particolare di rettangolo... a sua volta caso particolare
del parallelogramma... caso particolare del poligono a
quattro lati...). La selezione circolare puo' essere utile
per scontornare il sole in un tramonto, il quadrante rotondo
di un orologio, una forma di Parmigiano... ma non un
pappagallo!
Qui ci vorrebbe proprio la bacchetta magica: non e' una
battuta, in quanto lo strumento in grado di "indovinare"
l'area da selezionare si chiama proprio cosi'. Naturalmente
di magico ha ben poco, e basa la sua "intelligenza" sulle
differenze di luminosita'. Toccando con lo strumento
bacchetta magica un punto qualsiasi dell'immagine
selezioneremo tutti i punti che rientrano entro una
determinata tolleranza cromatica e che formano un'unica area
contenente il punto di partenza. E' piu' facile da capire
che da spiegare, e per questo vi invito a dare uno sguardo
alle figure 3 e 4. La tolleranza di selezione e',
ovviamente, regolabile e varia, nel caso di Photoshop tra 0
e 255. Gli estremi di tale intervallo sono naturalmente piu'
teorici che pratici dal momento che nel primo caso
selezioniamo solo i punti esattamente della stessa
intensita' dell'origine (questo, a pensarci meglio, puo'
anche essere utile) mentre indicando 255 selezioniamo in
pratica tutti i possibili livelli di luminosita' e, quindi,
l'intera immagine. Comunque, anche con la bacchetta magica,
la selezione del pappagallo risulta essere piuttosto
difficoltosa a causa dello sfondo troppo simile al soggetto
da scontornare. Utilizzando la tolleranza di default pari a
32 (figura 3), toccando la parte inferiore del becco la
selezione deborda sul grigio presente sullo sfondo.
Diminuendo la tolleranza (ad esempio a 24, come mostrato in
figura 4) rimaniamo all'interno dell'animale ma e'
necessario ripetere il procedimento piu' volte (tenendo
premuto il tasto shift per sommare selezioni successive o il
tasto "mela" per sottrarle) provando e modificando spesso le
tolleranze da utilizzare. Un bel lavoro, non c'e' che dire.
La bacchetta magica, in altre parole, funziona piuttosto
bene quando c'e' un netto distacco cromatico tra l'oggetto
da selezionare e lo sfondo visibile intorno ad esso. In
tutti gli altri casi, compreso il nostro, conviene
utilizzare lo strumento "Lazo" con il quale tracciamo
direttamente tramite mouse la porzione di immagine da
selezionare. In questo caso il problema e' dato solo dalla
nostra abilita' nel riuscire a scontornare manualmente,
tramite mouse, la sezione si immagine che ci interessa. A
meno di non essere particolarmente portati per questo tipo
di manipolazioni (come avviene per il buon Truscelli,
domatore di topi!), scoprirete che anche in questo caso
occorre faticare un po' per ottenere risultati
soddisfacenti. Nell'esempio di figura 5 e' mostrato un primo
approccio, piuttosto deludente al problema. Ingrandendo
successivamente la zona del becco, figura 6, ci si puo'
rendere facilmente conto che la selezione effettuata lascia
parecchio a desiderare. Meglio ingrandire l'immagine prima,
lavorando il pennuto a piccole zone per volta. In figura 7
e' mostrato lo stesso becco, scontornato a dimensioni piu'
ragionevoli. Quando abbiamo finito di girare intorno al
pappagallo, nel senso che con il nostro mouse siamo
ritornati al punto di partenza, la selezione e' completa e
possiamo procedere con la seconda fase della
fotoelaborazione. La prima, banale, sorpresa e' data (vedi
figura 8) dal fatto che dietro al pappagallo scontornato,
una volta spostato in un altro punto, non troviamo lo stesso
sfondo ma... il vuoto assoluto!
In altre parole, se spostiamo o modifichiamo geometricamente
l'oggetto selezionato tanto da scoprire una parte mancante
di sfondo, dovremo ricostruire quest'ultimo ricopiando
particolari dalle zone esistenti. Di questo argomento ne
abbiamo gia' parlato lo scorso mese, nell'articolo dedicato
allo strumento "timbro" ed utilizzeremo la tecnica li'
esposta per sistemare l'immagine dei due pappagalli.
Detto questo, dal menu' "Immagine" scegliamo l'opzione
"Rifletti Orizzontale" e posizioniamo l'uccello come
mostrato in figura 9. Come vedere si tratta, a questo punto,
di ricostruire le due zone bianche rimaste scoperte davanti
al petto e dietro la nuca del malcapitato pennuto. Visto che
quando e' selezionato un elemento qualsiasi modifica
all'immagine ha effetto solo per quello possiamo proteggere
dalle nostre "timbrate" il pappagallo ricorrendo ad un
piccolo trucco. Dal menu' Selezione scegliamo "Inversa"
ottenendo come risultato non piu' la selezione del
pappagallo, ma di tutta l'immagine meno... il pappagallo. In
pratica tutto quello che e' selezionato si deseleziona e
viceversa. In questo modo il timbro non avra' effetto sulle
sfortunate penne del volatile e potremo procedere con una
certa sollecitudine nella ricostruzione dello sfondo. Con il
timbro, come abbiamo fatto lo scorso mese, sceglieremo via
via punti di origine da clonare al fine di riempire, un po'
per volta, tutte le zone mancanti. Come sempre e'
consigliabile cambiare spesso origine e destinazione per
rendere la clonazione il piu' naturale possibile. Nel nostro
caso siamo molto aiutati dal fatto che lo sfondo, come si
addice ad un'immagine in cui si voglia mettere in risalto i
soggetti in primo piano, e' particolarmente sfocato. Grazie
a questo la ricostruzione sara' praticamente perfetta in
quanto ben difficilmente sara' possibile individuare, nella
sfocatura generale, i segni della ricostruzione. Il
risultato finale, visibile in figura 1, e' stato portato a
termine in pochi minuti: ovviamente lavorando con maggior
impegno lo sfondo poteva venire ancora meglio.
Maledetto orizzonte
Una
volta acquisita la tecnica fotografica di base (tempi,
diaframmi, esposizione, messa a fuoco, ecc.ecc.) e'
generalmente necessario un lungo periodo di apprendistato
per riuscire ad ottenere fotografie valide sia sotto il
profilo tecnico che dal punto di vista estetico. Il mirino
della macchina fotografica, si sa, e' traditore mentre la
stampa su carta, o la diapositiva proiettata, ha il potere
di spiattellarti in faccia, senza tanti complimenti, quegli
errori di ripresa che ti fanno sentire tanto negato. Sfogo a
parte, in figura 10 potete ammirare uno dei miei errori.
L'orizzonte alle spalle di Rossella e' storto, pende verso
sinistra. Cio' significa che nel momento in cui scattavo la
foto, la macchina fotografica era leggermente inclinata
verso destra, forse ad inseguire la naturale angolazione del
soggetto che si appoggiava col gomito sinistro al muretto
retrostante (non visibile nella fotografia). Forse accecato
dalla luminosita' dei capelli biondi (che spesso manda in
tilt l'esposimetro della fotocamera), sicuramente attento a
ricercare un'espressione "decente", ho tralasciato di
controllare l'allineamento dell'orizzonte al momento dello
scatto. E pensare che utilizzo un vetro di messa a fuoco con
riferimenti quadrettati proprio per evitare errori di questo
tipo!
La foto cosi' ottenuta, tutto sommato, e' piuttosto
accettabile, ma quell'orizzonte storto non riesco a
digerirlo troppo facilmente. Sarebbe proprio il caso di
dire: "Niente paura, con i potenti mezzi della tecnica
risolviamo questo ed altro!". E se volessi fare il furbo,
potrei ruotare di pochi gradi l'intera immagine, il che
equivarrebbe a prendere un affilato taglierino per aggredire
con tale arnese una stampa tradizionale su carta. No, non va
bene. Cerchiamo di capire se possiamo raddrizzare
l'orizzonte senza scomodare Rossella.
Dopo aver creato un'istantanea dell'immagine di partenza
(poi capirete perche'), la prima operazione da compiere
sara' la selezione del soggetto, mostrata in figura 12. Come
vedete e' stata tracciata con il mouse una linea piuttosto
approssimativa, volutamente passante tra i capelli dove e'
piu' facile nascondere la successiva ricucitura. Noi, pero',
non dobbiamo ruotare il soggetto, ma lo sfondo. Questo, per
definizione, e' nel caso reale tutto quello che si trova
dietro al soggetto, se ci riferiamo alla nostra fotografia
e' tutto quello che lo circonda. Dal momento che con la
prima fase abbiamo selezionato il soggetto, per avere una
selezione dello sfondo a partire dal primo sara' sufficiente
invocare nuovamente la funzione Selezione Inversa, come
abbiamo gia' fatto per il pappagallo. A questo punto
dobbiamo dire al computer di ruotare di alcuni gradi la
selezione attiva (nel nostro caso lo sfondo). Per farlo si
utilizza un'altra funzione messa a disposizione dai
programmi di fotoritocco che permette di ruotare l'intera
immagine o una parte di essa precedentemente selezionata.
Quanto ruotare l'immagine e', in pratica, l'unico dato che
non disponiamo. Si puo' procedere per tentativi,
possibilmente non per aggiustamenti successivi, finche' non
si ottiene il valore cercato. Mi spiego meglio: nel nostro
caso (figura 13) e' sufficiente una rotazione in senso
orario di tre gradi. Al mio primo tentativo avevo impostato
un grado e mezzo ritenendo, ad occhio, una tale rotazione
sufficiente. L'orizzonte, per quanto ruotato, era ancora
storto. A questo punto era possibile ruotare ulteriormente
di un altro grado e mezzo l'immagine selezionata, ma e'
stato piu' opportuno annullare la rotazione precedente per
impostarne una nuova di angolo maggiore. Questo per
sottoporre i dati digitali ad un numero inferiore di
passaggi al fine, come sempre, di mantenere il livello
qualitativo il piu' alto possibile. Mi rendo conto che
questo discorso e' un po' complicato, ma non e' difficile da
accettare se facciamo un paragone con la fotografia
tradizionale. Se di una foto desideriamo fare un
ingrandimento, non portiamo al laboratorio la prima per
riprodurla ed ingrandirla ma utilizziamo il negativo (a
condizione di averlo conservato). Anche in digitale, ogni
volta che effettuiamo un'operazione che coinvolge piccole
rotazioni, riduzioni o ingrandimenti che coinvolgono la
generazione di nuovi punti, induciamo una (seppur
impercettibile) perdita di qualita' dovuta al fatto che i
pixel della nuova immagine sono calcolati utilizzando quelli
dell'immagine di partenza e pesanti algoritmi matematici che
hanno proprio il compito di limitare al minimo i danni. In
altre parole dopo una trasformazione di questo tipo,
l'immagine ottenuta non e' identica a quella di partenza ma
le assomiglia moltissimo. Lasciamo da parte questo discorso,
almeno per il momento, e torniamo alla fotoelaborazione di
cui sopra.
In figura 14 e' mostrato lo sfondo dopo la rotazione di 3
gradi. Come potete vedere il risultato e' del tutto simile a
quello che avremmo ottenuto ritagliando lo sfondo con un
paio di forbici. Le zone bianche, come prevedibile, sono
dovute al fatto che il computer non e' in grado, da solo, di
ricostruire i pezzi mancanti ma puo' darci un forte aiuto.
Con lo strumento timbro (figura 15) utilizzato in modalita'
"Da Istantanea" ci permette di ricostruire i pezzi mancanti.
L'istantanea, come spiegato lo scorso mese, e' in pratica
una "foto della foto" che Photoshop mette da parte per
eventuali, successive, ripristini dell'immagine. Utilizzando
lo strumento timbro in tale modalita' l'origine e'
l'immagine di figura 10 e possiamo quindi "rubare" a quella
le zone di mare, di cielo e di montagne, che mancano
all'appello. Anche in mezzo ai capelli non abbiamo grossi
problemi, grazie proprio all'irregolarita' degli stessi. Per
alcune zone piu' critiche (ad esempio l'orizzonte mancante a
sinistra) non e' possibile usare l'immagine di partenza (piu'
bassa) ed e' stato necessario utilizzare il timbro in
modalita' "clone" (fate sempre riferimento, se necessario,
all'articolo del mese scorso) per prolungare lo sfondo
mancante. Fatto!
Il risultato finale, mostrato in figura 11, come sempre lo
lascio giudicare a voi. Alla prossima...
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