Articolo pubblicato sul n. 151 di
MCmicrocomputer
(Edizioni
Technimedia Srl - Roma) nel maggio 1995
Digital
Imaging:
Tektronix Phaser 440
di
Andrea de Prisco
Sorpresa! A partire da questo numero, Digital Imaging si
"allarga" dedicando parte del suo spazio alle prove dei
prodotti hardware e software dedicati o, comunque,
particolarmente indicati per la fotografia digitale. Ne
avevamo gia' parlato, se non ricordo male, sul primo
"numero" di Digital Imaging (MC n. 146), promettendovi
oltre
all'elaborazione digitale vera e propria (la cosiddetta
"camera chiara"), discussioni riguardanti l'hardware il
software, gli accessori, le periferiche.
Non posso promettere che questo avverra' su tutti i numeri,
ma visto l'andamento del mercato "digital", e soprattutto i
continui annunci in questo settore, c'e' il rischio (si fa
per dire) non solo di provare tutti i mesi un prodotto, ma
addirittura di essere invogliati ad aumentare ulteriormente
le pagine pubblicate relative a questo argomento. Resta
comunque valido il mio invito rivolto a tutti i lettori (nonche'
ai vari distributori) che vorranno segnalarmi prodotti
hardware e software in sintonia con questo spazio della
rivista.
Un po' piu' in la' potremo espandere ulteriormente
l'argomento trattando temi piu' generali, con brevi articoli
dedicati al mondo della fotografia digitale senza pero' un
diretto riferimento ad un particolare prodotto o
procedimento. Vedremo. Intanto fatemi sapere cosa ne
pensate...
Dovendo inaugurare nel migliore dei modi la sezione prove di
Digital Imaging, non potevamo non partire alla grande con un
prodotto, ve lo anticipo subito, di taglio eccezionale. Si
tratta della Tektronix Phaser 440, una stampante a
sublimazione (dotata anche di capacita' PostScript,
s'intende!) in grado di produrre stampe a colori di Qualita'
Fotografica. Ho utilizzato le maiuscole per sottolineare il
fatto che davanti ad una stampante a sublimazione Tektronix
c'e' davvero da togliersi il cappello. Colori brillanti,
fedeli, intensi, ben equilibrati, risoluzione da "botto" e
velocita' di stampa impressionante sono solo alcune delle
caratteristiche piu' interessanti della Phaser 440. C'e' da
chiedersi, a questo punto, se in tal caso la "sublimazione"
(il passaggio diretto dallo stato solido allo stato gassoso)
sia ancora un fenomeno
fisico sfruttato per la stampa a
colori di qualita' o piuttosto una deformazione lessicale
riferita ai risultati ottenibili, assolutamente "sublimi".
Diamo, per conferma, uno sguardo al famosissimo dizionario
"Esso" (io cerco di fare la persona seria, ma non ci riesco:
il riferimento, in realta', riguarda il dizionario De
Agostini, preso con la raccolta punti della nota casa
petrolifera). Sublime: (agg.) eccelso, che supera di molto i
valori normali in campo spirituale, morale, estetico. Come
se non bastasse, una nota finale aggiunge: Sublime non puo'
avere il superlativo poiche' il significato dell'aggettivo
contiene di per se' l'idea del massimo grado.
Piu' chiaro di cosi'.
Ah, dimenticavo un particolare. La Tektronix Phaser 440
costa una quindicina di milioni. Preferisco anticiparvi
anche questo: li vale tutti, dal primo all'ultimo. E non
cercate assurdi paragoni con prodotti di "dichiarata"
identica tecnologia, ma dal prezzo cinque o sei volte
inferiore. Sarebbe come paragonare un'utilitaria ultra
spartana ad una berlina di lusso, non tanto nel caotico
traffico cittadino (sebbene anche in quello ci sarebbe da
riflettere), ma nei viaggi autostradali piu' lunghi, al gelo
d'inverno e al caldo torrido d'estate. Provate a stampare un
file da trenta mega su entrambe, e poi ne riparliamo!
Descrizione esterna
Le
dimensioni sono generose, diciamo paragonabili a quelle di
una laser in bianco e nero di vecchia generazione. La sua
"carrozzeria", pero', non e' nuova: lo stesso cabinet era
utilizzato dalle precedenti Phaser 200i e 220i (entrambe
provate dal buon Truscelli nel '93 e nel '94) utilizzanti la
tecnologia a trasferimento termico tradizionale (non a
sublimazione) con la quale le tinte intermedie erano
ottenute solo dietro retinatura, ora non piu' necessaria
(vedi riquadro a pag. XXX).
L'estetica e' comunque molto pulita. La stampa esce sul lato
superiore. dove troviamo anche il comando di sblocco per
accedere al vano porta nastro. Anteriormente troviamo un
pannellino con ben sette spie luminose e un ulteriore
coperchio estraibile da aprire solo nel caso in cui si
manifesti l'inceppamento di un foglio di carta all'interno.
Le spie luminose hanno tutte un significato chiaro. Partendo
da destra troviamo l'indicatore di power on e quello di
ready. All'accensione la stampante effettua un self test
verificando che sia tutto a posto sia dal punto di vista
elettrico/meccanico che per quel che riguarda i materiali di
consumo (carta e nastro). Le successive cinque spie
segnalano altrettanti malfunzionamenti: coperchio aperto o
non perfettamente chiuso, mancanza o esaurimento del nastro
colorato, mancanza della carta, inceppamento di un foglio
all'interno e, facciamo gli scongiuri, errore non
rimediabile dall'utente (il che equivale a dire che si e'
verificato un vero e proprio guasto). In quest'ultimo caso
e' necessario rivolgersi alla Tektronix, attraverso il
numero verde del servizio clienti. Alcune combinazioni delle
suddette spie segnalano altri problemi, come un formato
errato di carta o tipo di supporto utilizzato (la Phaser 440
puo' stampare sia su carta bianca speciale che su pellicola
trasparente, altrettanto speciale).
Sul retro della stampante troviamo la piu' completa serie di
interfacce mai vista su una macchina di questo tipo. Oltre
alle porte LocalTalk e Ethertalk per il collegamento a reti
di Macintosh (ovviamente la porta Ethertalk puo' essere
utilizzata anche da reti Ethernet generiche), troviamo una
porta parallela e una porta seriale per il collegamento
diretto ad un PC e un connettore SCSI per installare un hard
disk esterno per l'immagazzinamento di font PostScript di
stampa. Accanto alle porte di I/O troviamo una serie di
dip-switch da utilizzare (eventualmente) all'installazione
della stampante. Riguardano, ad esempio, la modalita' della
porta seriale, la correzione di colore di default, la
procedura di reset della stampante, la stampa della pagina
di configurazione ed altro.
Sempre sul retro troviamo un pulsantino per effettuare una
stampa di test e una presa DB9 per il collegamento elettrico
del cassetto supplementare.
Carte e
nastri
Il
cassetto per la carta, multiformato, e' alloggiato in basso.
Possiamo utilizzare tre tipi di carta: A4, Letter e Letter
Extra. Quest'ultimo offre una superficie utile di stampa di
ben 237x323 mm, superiore dunque all'A4 standard (210x297
mm). Per la cronaca, utilizzando quest'ultimo formato, la
superficie utile sara' di 204x283 mm.
La stampante e' fornita con un unico cassetto, ma e'
possibile aggiungerne un secondo sul fondo e selezionare via
software quello da utilizzare. Col cassetto standard, per
passare da un formato all'altro e' necessario innanzitutto
togliere tutti i fogli, spostare un margine anteriore e un
margine laterale per le diverse dimensioni e, come se non
bastasse, spostare una tacca presente su uno dei lati. Se
pensate di cambiare spesso formato della carta, vi consiglio
caldamente di acquistare anche il secondo cassetto. Per
fortuna il nastro e' lo stesso per tutte le grandezze (cio'
significa semplicemente che e' dimensionato per il formato
massimo), altrimenti avremmo dovuto procedere anche alla
sostituzione di questo. Per chi non lo sapesse, le stampanti
termiche ("lisce" e "gasate", tradizionali e a sublimazione)
utilizzano un nastro multicolorato formato da un susseguirsi
di tanti spezzoni di dimensioni almeno pari al foglio di
stampa. Srotolando un nastro di questo tipo, troveremmo un
rettangolo giallo, un rettangolo ciano, uno magenta, poi di
nuovo giallo, ciano, magenta e cosi' via. Per i nastri a
quattro colori (vedi sempre riquadro a pagina _____) c'e'
anche un rettangolo nero ogni tre rettangoli colorati per la
stampa in quadricromia. Naturalmente questo significa che,
qualsiasi cosa stampiamo, consumiamo una serie completa di
settori nastro (tre o quattro colori a seconda del materiale
di consumo utilizzato), anche nel caso limite in cui
l'immagine non contenga affatto una determinata componente
cromatica. Oltre ai rotoloni a tre e a quattro colori per la
stampa cromatica, esiste anche il rotolone composto dal solo
nero che permette la stampa in bianco e nero. Sempre di
qualita' fotografica.
All'interno della stampante e' possibile (per certi versi
doveroso) installare moduli SIMM di espansione della
memoria. La macchina nasce con 16 megabyte di RAM con i
quali riusciamo a stampare solo in formato A4 con il nastro
a tre colori (o col nastro tutto nero). Gia' con soli 16
megabyte in piu' (totale 32) possiamo sia utilizzare la
carta di formato maggiore, Letter Extra, sia il nastro a
quattro colori. Aumentando ancora la memoria, fino a 64
megabyte totali, otteniamo un aumento di prestazioni in
termini di velocita' di stampa, specialmente per le immagini
piu' grosse.
Il materiale di consumo e', ahinoi, piuttosto costoso (il
discorso vale anche per le stampanti a sublimazione
ultraeconomiche prima citate). Tra nastro e carta, ogni
stampa ha un costo approssimativo di sei-settemila lire:
simile a quello della stampa fotografica tradizionale. Il
paragone, comunque, regge poco, dal momento che con la
tecnologia digitale otteniamo una stampa in un paio di
minuti direttamente da file digitale.
Colore
stupore
Tutto
cio' premesso, colleghiamo al computer la stampante ed
effettuiamo l'installazione software. Con la macchina sono
forniti ben otto dischetti, quattro relativi ai Macintosh,
tre per Windows e uno per le Workstation Unix (per
l'utilizzo su reti TCP/IP). Riguardo queste, oltre ad
AppleTalk per i Macintosh, sono fornite le utility per
l'utilizzo sotto PC attraverso reti NetWare. Insomma, in
qualsiasi maniera ci colleghiamo fisicamente con la
stampante, riusciremo a stampare. Inutile aggiungere che
tutte le prove da me effettuate per la stesura di
quest'articolo sono passate attraverso la nostra rete
Macintosh, ma naturalmente considerazioni e risultati
ottenibili sono indipendenti dalla piattaforma utilizzata.
Installato il primo nastro e un po' di carta, per ottenere
risultati il piu' fedeli possibile sotto il profilo
cromatico, e' necessario procedere alla taratura della
stampante. Dal dischetto "Utilities" estraiamo (e' proprio
il caso di dirlo, visto la necessaria compressione dei file
utilizzata) l'applicazione "Phaser 440 Calibrator" e
lanciamola. Comparira' una finestra con tre bottoni ed
altrettanti brevi spiegazioni. Con il primo, "Gray Balance",
possiamo stampare una prima pagina di test nella quale
vengono visualizzati sei livelli di grigio campione (dal 5
al 90 per cento) tutti circondati a nido d'ape da ben
sessanta variazioni nelle sei direzioni dei colori primari
di sintesi additiva e sottrattiva. Per ogni livello dobbiamo
valutare ad occhio (attenzione, e' importantissimo
effettuare l'operazione nelle giuste condizioni di
illuminazione ambientale: meglio sarebbe confrontare il
parere di piu' persone in ambienti diversi) il grigio piu'
puro e, raccolti i sei valori corrispondenti, indicarli
nell'apposita finestra del "Calibrator". Gia' con questo
procedimento e' facile individuare le eventuali correzioni
necessarie, ma per una calibrazione "assoluta" sarebbe
consigliabile utilizzare un "densitometro", che misura
oggettivamente densita' e bilanciamento cromatico di un
particolare o di un'intera immagine (in questo caso il
valore e' medio).
Dopo questo primo passo, si richiama la finestra "Gray
Linearity" con la quale dobbiamo valutare linearita' dei
livelli di grigio, sempre utilizzando una pagina di test
all'uopo stampata. Si tratta di individuare la
corrispondenza tra diversi grigi "retinati" ed altrettanti
livelli grigi "non retinati" (vedi riquadro a pagina XXX).
Come abbiamo gia' fatto prima, i valori prescelti si
inseriscono nell'apposita finestra del "Calibrator". La
stampante, a questo punto, e' tarata e possiamo verificare
per ogni colore primario i valori di calibrazione
(eventualmente modificandoli a mano, ma questa e'
un'operazione delicatissima!) generati automaticamente in
seguito delle nostre scelte.
La tecnologia TekColor (messa a punto dalla Tektronix) offre
anche alcune tarature preinstallate relative ai piu' diffusi
standard tipografici (SWOP, Euroscale, SNAP, Commercial
Press), alla visualizzazione su schermo video (Simulate
Display), o indicate per la realizzazione di trasparenze e/o
presentazioni grafiche in cui e' necessario ottenere colori
brillanti indipendentemente dalla visualizzazione sullo
schermo del computer (Vivid Blue).
In tutti i casi, quantunque la stampante sia tarata alla
perfezione, per quel che riguarda l'elaborazione digitale
delle immagini fotografiche non si possono fare i conti
senza l'oste. Nel caso specifico l'oste e' il nostro
monitor, che necessita di analoga taratura per non ottenere
risultati stampati completamente diversi da quelli
visualizzati. Ne riparleremo in una sede piu' opportuna.
Un
commento ai risultati
In
queste pagine trovate solo un paio di esempi, quelli che di
solito pubblichiamo nelle prove delle stampanti a colori,
riguardanti un'immagine bitmap (da poco ribattezzata "Fruits
of the test") proveniente da un PhotoCD dimostrativo Corel e
un complesso file PostScript da un demo di Adobe Illustrator
(l'Honda NSX incredibilmente realistica). Ma il giudizio,
estremamente positivo, sulle qualita' della Tektronix Phaser
440 e' espresso in seguito alla realizzazione di almeno un
centinaio di prove, su file di vario tipo, dimensione e
formato, provando varie tarature ed entrambi i tipi di
nastro (a tre o a quattro colori) raggiungendo performance
che definire entusiasmanti appare addirittura riduttivo.
Gia' con immagini di cinque o sei megabyte si raggiungono
risultati, in termini di definizione dell'immagine, piu' che
soddisfacenti. Con risoluzioni superiori si eguaglia, senza
mezzi termini, la qualita' fotografica, sempre con una
brillantezza e saturazione dei colori del tutto paragonabile
a quella delle migliori carte e del miglior trattamento
chimico possibile.
La stampa fotografica diretta da file digitale e', ormai da
tempo, una realta' consolidata. C'e' solo da augurarsi che
presto sia offerta a prezzi piu' accessibili, soprattutto
per quel che riguarda i materiali di consumo (il costo
dell'apparecchio, se vogliamo, puo' essere facilmente
ammortizzato in molti anni di utilizzo). A maggior ragione
se, come il sottoscritto, non vi accontentate di risultati
"banalmente ottimi", ma cercate sempre e solo quelli
eccezionali. E' facile, in quest'ottica, stampare un file
anche due o tre volte, effettuando leggerissime modifiche
all'immagine tra un'uscita e l'altra alla ricerca della
perfezione "no-limits".
Proprio come la Tektronix Phaser 440!
(Riquadro)
Sublime
sublimazione!
Cio' che
differenzia la stampa a colori a sublimazione da qualsiasi
altra rappresentazione visiva della realta' (sia essa
un'immagine su schermo video anche ad altissima risoluzione,
la stampa tipografica, a getto di inchiostro o di cera, a
trasferimento termico "tradizionale", in tecnologia laser o
in quello che vi pare) riguarda il fatto che le sfumature di
colore non sono ottenute attraverso una "retinatura" di
colori primari, siano essi di sintesi additiva (rosso,
verde, blu) o sottrattiva (ciano, magenta, giallo). Per la
sintesi sottrattiva, per ragioni piu' tecnologiche che
teoriche, si utilizza anche un quarto colore, il nero, che
ha il compito di rafforzare le tonalita' cromatiche e,
ovviamente, di rendere il "nero" realmente "nero" (e non
marroncino scurissimo come accadrebbe altrimenti).
Il meccanismo della retinatura, inventato originariamente
per la stampa monocromatica, (come gia' detto non riguarda
la stampa a sublimazione) permette la simulazione delle
tonalita' intermedie (le cosiddette mezzetinte)
semplicemente accostando una serie piu' o meno fitta di
puntini. Piu' i puntini sono fitti, piu' il risultato si
avvicina al nero (o al colore generico "pieno"), piu' sono
radi piu' la tonalita' e' chiara e tende al bianco.
Accostando tra loro retini diversamente angolati e relativi
a colori primari differenti, con la stampa tradizionale si
ottengono tutte (o quasi) le sfumature esistenti.
Dov'e' la fregatura del retino? Semplice: la sua
implementazione causa una necessaria perdita di risoluzione.
Se una stampante, ad esempio, riesce a raggiungere i
trecento punti per pollice quando stampa il "nero pieno", se
deve utilizzare la stessa risoluzione anche per disegnare un
retino piu' o meno fitto ed ottenere i livelli intermedi, la
definizione dell'immagine stampata diminuira' con
l'aumentare del numero di tinte intermedie simulate. Piu'
livelli decidiamo di "retinare" piu' la risoluzione della
nostra stampante sara' bassa. Macchine in grado di stampare
a seicento punti per pollice in tinta piena, difficilmente
supereranno le 70-100 linee per pollice con una cinquantina
di livelli intermedi rappresentabili. Passando al colore,
quando c'e' di mezzo la retinatura, il discorso non cambia
affatto, anzi diventa piu' critico.
La stampa a sublimazione, come anticipato, salta a pie' pari
l'ostacolo offrendo un tipo di tecnologia che non necessita
della retinatura per le tinte intermedie. Ogni pixel di
un'immagine stampata a sublimazione non e' l'accostamento di
piu' puntini di diverso colore (primario) e di diversa
dimensione, ma in un certo senso ne e' la sovrapposizione.
La stampa avviene per sintesi sottrattiva in tricromia o
quadricromia, sovrapponendo strati di colore prelevati da un
apposito nastro colorato e impressi a caldo sulla carta
speciale. Si inizia generalmente dal giallo per poi passare
al ciano e al magenta (ed eventualmente al nero). La carta
passa tre o quattro volte sotto la testina di stampa e ogni
pixel riceve la quantita' di ogni colore primario necessaria
a formare la tinta desiderata. Ogni volta che un colore si
sovrappone ad un altro, la testina li fonde insieme per
generare la nuova tonalita'. Grazie a questo geniale
procedimento, la risoluzione iniziale rimane tale sia che
stampiamo colori pieni sia che stampiamo qualsiasi tinta
intermedia generata dalla sovrapposizione di piu' colori
primari. Gia' con trecento punti per pollice (che in
assoluto possono non sembrare moltissimi) grazie alla totale
assenza del retino, su una superficie formato A4 possiamo
gia' cominciare a parlare di qualita' fotografica. La carta
utilizzata, nonche' il tipo di pigmento cromatico per la
generazione di colori brillanti, fa si' che il risultato
finale sia eccezionalmente realistico, degno di essere
comparato con la migliore stampa fotografica tradizionale.
Le tre immagini inserite in questo riquadro sono tre
digitalizzazioni ad altissima risoluzione di un particolare
piccolissimo della copertina di MCmicrocomputer. Nel primo
caso l'originale utilizzato e' una copertina vera e propria
stampata in tipografia, nel secondo caso e' una prova
effettuata con una delle prime stampanti a getto di cera (il
retino e' ben piu' evidente), nel terzo caso si tratta di
una stampa a sublimazione effettuata con la Tektronix Phaser
440. Il retino non c'e' piu': sublime!
adp
PS: Per
la serie: "Anche i gatti vanno in loop (quando si rincorrono
la coda)", non dimenticate che la copia di MC che avete
sotto gli occhi in questo momento e', a sua volta, stampata
tipograficamente. Se prendete una lente d'ingrandimento
vedrete il retino della stampa tipografica anche
sull'immagine relativa alla Tektronix (cosi' come per gli
altri esempi pubblicati in queste pagine). Osservate tutte
le immagini ad occhio nudo (o al massimo attraverso i vostri
usuali occhiali da vista), dalla stessa distanza dalla quale
leggete il testo. Solo cosi' potrete valutare,
oggettivamente, le differenze.
Purtroppo, MC non e' stampato a sublimazione...
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