Articolo pubblicato sul n. 152 di
MCmicrocomputer
(Edizioni
Technimedia Srl - Roma) nel giugno 1995
Digital
Imaging:
Nikon CoolScan
di
Andrea de Prisco
Nikon,
che bella parola! Se non siete appassionati, almeno quanto
me, del "Principe del Sorriso", al secolo Toto' ancor piu'
che Antonio De Curtis, difficilmente riuscireste a collegare
questa mia affermazione con una sbellicante battuta del piu'
grande comico di tutti i tempi. Il film in questione e'
"Miseria e Nobilta'"tratto dall'omonima commedia teatrale
di Eduardo Scarpetta. In quella sede Felice Sciocciammoca,
interpretato da Toto', e' nel senso letterale del termine un
"morto di fame" (da cui la Miseria) al quale viene proposto
di sostituirsi con tutta la sua famiglia a quella del
Principe di Casador (la Nobilta') per simulare un
fidanzamento ufficiale tra il marchesino Eugenio Favetti,
nipote del Principe, e la bellissima Gemma (nel film
interpreta da Sofia Loren), ballerina e figlia
nientepopodimeno che d'un... cuoco. Ed e' proprio Toto',
affamato come mai, a commentare ad alta voce, quasi
sillabando: "Cu-o-co... che bella parola!". Come se non
bastasse, consiglia subito dopo allo stesso marchesino di
sposarsi il cuoco invece della ballerina, concludendo con un
laconico, quanto divertente, commento: "Io, il cuoco, me lo
sposerei! Un cuoco in famiglia fa sempre comodo!".
Che brutta la fame.
Torniamo a noi: Nikon, che bella parola! Che io sia
appassionato di fotografia credo che ormai lo sappiano tutti
i lettori di MC. Che io vada spesso in giro con una felpa e
un orologio Nikon (entrambi acquistati per corrispondenza)
non lo sa quasi nessuno. Vi lascio immaginare la mia
reazione quando mi e' stato proposto dalla Nital (acronimo,
se vogliamo, di Nikon Italia) di provare un loro prodotto
dedicato alla fotografia digitale.
L'apparecchio in questione si chiama CoolScan ed e' uno
scanner per pellicole formato 35mm (ovviamente negative e
diapositive) basato su una fonte di illuminazione a luce
fredda (da cui Cool) a LED, brevettata dalla stessa Nikon.
E' caratterizzato da dimensioni esterne talmente ridotte da
poter essere incorporato all'interno di un computer, come
fosse una qualsiasi meccanica da 5.25". L'esemplare in
nostro possesso e' la versione stand-alone, ma in entrambi i
casi il collegamento all'unita' centrale avviene tramite una
porta SCSI ed e' possibile l'utilizzo sia con un Macintosh
(con l'accluso plug-in di Photoshop) sia con un PC
DOS/Windows che vede l'apparecchio come una periferica
TWAIN.
Le caratteristiche tecniche sono di tutto rilievo: la
risoluzione massima arriva a 2700 punti per pollice e la
digitalizzazione avviene in un'unica passata con 16.7
milioni di colori riconosciuti (256 livelli per ogni colore
primario).
Vi anticipo subito che il Nikon CoolScan non e' una
"scheggia" in termini di velocita' (alcuni minuti per ogni
digitalizzazione), ma offre una qualita' immagine davvero
eccezionale, degna degli apparecchi di fascia ben piu'
elevata.
Da un prodotto Nikon, scusate se e' poco, non potevamo certo
aspettarci meno.
Descrizione esterna
Se per
gli altri scanner per pellicola finora provati sulle pagine
di MCmicrocomputer ho avuto qualche problema per definirne
la forma (sono arrivato addirittura a paragonarli ad un
tostapane) per il Nikon CoolScan non avro' certo problemi di
questo tipo. Forma e dimensione, come detto, sono quelle di
una meccanica da 5.25" alta 2". Quindi sia che abbiamo a che
fare con la versione esterna sia con quella interna la
somiglianza con un drive e' assolutamente inevitabile. La
fessura anteriore, nella quale inseriamo la diapositiva o il
negativo, confonde un po' le idee fintantoche' non e' chiara
la natura dell'oggetto. La domanda potrebbe nascere
spontanea: che razza di microfloppy si inseriranno mai qui
dentro?
Accanto alla fessura troviamo una rotella zigrinata per
effettuare la messa a fuoco manuale dell'originale.
L'operazione, non sempre necessaria, e' indispensabile solo
quando digitalizziamo ad altissima risoluzione per avere
definizione massima, o in quei casi in cui non sia garantita
la corretta planeita' del film, ad esempio per colpa di un
telaietto di bassa qualita' o con pellicole piuttosto datate
(e magari abbondantemente "cotte" a seguito di infinite
proiezioni).
Sul lato frontale dell'apparecchio (che e' poi l'unico
disponibile per il modello "a incasso") troviamo per finire
un LED verde che segnala lo stato di accensione, la fase di
digitalizzazione (lampeggio lento) o un errore hardware del
sistema (lampeggio veloce). Il sistema si autocalibra
all'accensione, trenta secondi durante i quali il medesimo
LED lampeggia per indicare lo stato busy dell'apparecchio.
Sul retro, l'impressione di avere a che fare con un'unita'
di memorizzazione piu' che con uno scanner sembra avere
maggiore conferma. Troviamo infatti i due connettori SCSI
per il collegamento in catena, il selettore dell'indirizzo
di periferica, l'interruttore di accensione, il connettore a
vaschetta per l'alimentazione, e un inconsueto interruttore
a ON/OFF da lasciare sulla prima posizione quando lo scanner
e' l'ultimo della catena (e necessita quindi del
terminatore) sulla seconda quando e' "seguito" da altre
periferiche di questo tipo.
Uno
sguardo all'interno
Per
accedere all'interno del Nikon CoolScan e' sufficiente
svitare cinque sole viti. E per la terza volta (comincio ad
essere monotono) l'impressione, una volta smontato il
cabinet, rimane la stessa. Sembra proprio una meccanica da
5.25" inserita in un tipico chassis da hard disk esterno. In
fondo troviamo la sezione alimentazione che fornisce le
classiche tensioni +12, +5 e -5 volt. Anche i connettori
interni utilizzati sono i soliti, sia per quel che riguarda
l'alimentazione che per il collegamento SCSI. Da cio' si
evince che un'eventuale installazione all'interno di un
computer e' comunque roba da pochi minuti, ovviamente a
condizione di avere a disposizione una predisposizione di
questo formato.
Ovviamente non mi accontento di guardare la meccanica
dall'esterno e continuo la mia passeggiata nei meandri del
CoolScan. Svitando due sole viti togliamo il coperchio
superiore dello scanner vero e proprio. Come era da
attendersi (a questo punto la sua natura "scannereccia"
diventa piu' evidente) troviamo un mix di elettronica,
meccanica e ottica. La prima e' distribuita su un circuito
stampato di ridotte dimensioni (credo proprio che da questo
punto di vista, l'alto grado di integrazione, la Nikon non
abbia bisogno di lezioni da nessuno) dove troviamo chip
custom, una EPROM contenente il firmware, un po' di memoria
e alcuni componenti discreti delegati al pilotaggio del
motore passo passo. Quest'ultimo, assieme alla sorgente
luminosa "fredda", all'obiettivo e al sensore lineare CCD,
fanno capo ad un unico blocco metallico nero dall'aspetto
molto robusto. Anche da questo punto di vista, Nikon la sa
lunga con la sua esperienza ultratrentennale di macchine
fotografiche professionali (F, F2, F3, F4) indicate anche
per il fotoreportage d'assalto, cosi' come per le imprese
piu' tecnologicamente avanzate, come le fotografie scattate
in orbita dagli astronauti all'esterno dello Shuttle (sulla
luna, il merito fu tutto Hasselblad).
La stragrande maggioranza dei componenti elettronici e'
montata in tecnologia SMD (Surface Mounted Device), ed
occupa un solo lato della scheda. Questo vuol dire
semplicemente che, volendo, la Nikon avrebbe potuto
ingegnerizzare diversamente l'elettronica occupando
all'incirca meta' spazio e realizzare un dispositivo ancora
piu' piccolo. Magari in grado di occupare una
predisposizione da 3.5". Vabbe', non esageriamo.
Installazione
Con il
Nikon CoolScan giunto in redazione abbiamo ricevuto il
software di gestione sia Macintosh che Windows. Le nostre
prove sono state effettuate con il primo, ma ovviamente i
risultati ottenibili e le modalita' operative essenziali
sono identiche per entrambe le piattaforme. Le differenze
riguardano principalmente il fatto che da Macintosh il
CoolScan si pilota esclusivamente tramite un plug-in di
Photoshop, mentre per la versione Windows viene installato
anche un programma autonomo che pilota il dispositivo e
salva il file frutto della digitalizzazione.
Da Macintosh, in definitiva, non dovremo far altro che
trascinare il plug-in nella cartella Moduli Aggiuntivi del
nostro Photoshop, per le macchine Windows sara' sufficiente
digitale "A:SETUP" e rispondere ad alcune domande
facili-facili (nome della directory creata, applicazioni di
fotoritocco eventualmente possedute, ecc.).
Dal punto di vista hardware non dovremo far altro che
collegare tramite il cavo fornito a corredo l'apparecchio al
computer (via porta SCSI) e scegliere un indirizzo di
periferica diverso da quello di altri dispositivi SCSI
eventualmente posseduti (hard disk e lettori di CD-ROM
compresi!). Gli utenti Macintosh potranno collegare
direttamente il Nikon CoolScan alla porta gia' presente
sulla loro macchina, gli utenti Windows dovranno installare,
nel caso in cui non ne dispongano gia' una, anche una scheda
SCSI.
Come gia' detto precedentemente, se il dispositivo e'
l'ultimo (o l'unico) di una catena SCSI dovremo installare
anche il terminatore, in caso contrario potremo collegarlo
in qualsiasi punto della catena, tra altri due dispositivi
dello stesso tipo.
Per il montaggio come unita' interna, pur non sussistendo
particolari problemi, dipende anche dal tipo di computer
ospitante e dalla sua disponibilita' piu' o meno accentuata
ad accogliere dispositivi interni aggiuntivi. In ogni caso
si tratta al massimo svitare qualche vite per raggiungere il
cestello porta drive al quale ancoreremo il CoolScan
utilizzando i fori filettati gia' presenti sul dispositivo.
Dal punto di vista elettrico (ferma restando la necessita'
di disporre di un controller SCSI, integrato nella macchina,
come nel caso dei Mac, o aggiunto nelle macchine Windows)
non dovremo far altro che collegare l'unita' alla porta SCSI
interna tramite un flat cable e collegare l'alimentazione
elettrica utilizzando una predisposizione o "agganciandoci"
all'energia di un altro dispositivo tramite un apposito
raccordo a Y. Anche per l'unita' interna dovremo selezionare
un indirizzo SCSI non utilizzato da altri dispositivi,
utilizzando un apposita terna di dip-switch e le loro otto
possibili combinazioni: da 0 a 7.
Utilizzo
Detto
questo, da Macintosh, carichiamo il nostro amato Photoshop e
lanciamo il plug-in Nikon CoolScan dal sottomenu' Importa
del menu' Archivio. Dopo pochissimi secondi, appare il
pannello di controllo dello scanner. In alto possiamo
intanto verificare se il dispositivo e' stato individuato
correttamente dal sistema. Se tutto e' a posto dovremmo
leggere l'indirizzo SCSI e la versione del firmware
installato. All'estremita' superiore destra, un rassicurante
bottone contrassegnato da un punto interrogativo indica che
il software di gestione e' opportunamente dotato di un
esauriente help in linea. Cliccando sul punto interrogativo
e spostando il mouse su qualsiasi altra zona del pannello di
comando leggeremo una breve spiegazione riguardante
l'oggetto puntato. E' in inglese, ma e' sempre meglio di
niente.
La parte sinistra del pannello di comando contiene l'area di
preview dell'immagine da digitalizzare. Al primo avvio,
ovviamente, e' completamente nera e per ottenere
l'anteprima, dopo aver inserito un originale nello scanner,
e' sufficiente premere il bottone VIEW. Gli originali
possono essere diapositive montate su telaietto o spezzoni
non montati di lunghezza massima pari a sei fotogrammi (per
utilizzare quest'ultimi e' fornito a corredo un apposito
adattatore). Se si tratta di una diapositiva su telaietto e'
importante inserire l'originale "per lungo" dal momento che
la digitalizzazione avviene in quella direzione. Non e'
strettamente necessario tener conto anche del corretto
orientamento Su-Giu' ne' del verso (emulsione in alto o in
basso) dal momento che in ogni caso anche dopo il preview
possiamo ruotare o riflettere l'immagine a nostro piacimento
utilizzando i cinque bottoni presenti in basso.
Con mouse possiamo a questo punto tracciare l'area da
digitalizzare che, come al solito, puo' anche essere solo un
particolare dell'intero fotogramma. Apposite "maniglie"
permettono inoltre di modificare le dimensioni dell'area
selezionata, con possibilita' di "agganciare" sia i quattro
lati che i quattro angoli, sia di spostare l'intera area
gia' tracciata.
Accanto alla zona di preview sono presenti cinque cursori
per le correzioni manuali. Prima della scannerizzazione di
preview il sistema effettua un ulteriore rapido passaggio
per valutare l'intensita' dell'originale e calcolare una
corretta esposizione. Questa autoregolazione funziona in
maniera ineccepibile, ma gli incontentabili (come il
sottoscritto) troveranno sfogo nelle due regolazioni di
luminosita' e contrasto disponibili in basso. Gli altri tre
cursori servono per modificare l'equilibrio cromatico agendo
sui colori primari della sintesi additiva (rosso, verde,
blu). Rieffettuando a questo punto il preview dell'immagine
potremo vedere l'anteprima con le nostre regolazioni
aggiunte.
Volendo e' possibile bloccare l'esposizione automatica su
una determinata lettura, in modo da accelerare la
digitalizzazione di piu' originali di pari densita'. Il
controllo si chiama AE Lock e per attivarlo e' sufficiente
cliccare nell'apposita casellina accanto alla scritta. Nello
stesso riquadro troviamo anche il comando per l'espulsione
dell'originale (e' possibile impostare l'autoespulsione a
digitalizzazione terminata), il bottone per far partire lo
scanner e quello relativo al controllo della messa a fuoco.
Quest'ultima puo' avvenire in due diversi modi: attraverso
una sorta di "V-meter" che misura il microcontrasto (come
noto un'immagine perfettamente a fuoco e' caratterizzata da
microcontrasto massimo) oppure visionando un particolare
molto ingrandito e regolando, sempre manualmente, il comando
di messa a fuoco su cinque posizioni diverse.
Poco piu' in basso troviamo un altro riquadro relativo al
tipo di originale utilizzato (negativo, positivo, B/N o
colore) e alle dimensione e alla risoluzione del file di
output. Nella casella Scan Pitch e' possibile indicare un
divisore (intero o accompagnato da decimali) della
risoluzione massima, che regola in pratica la dimensione
finale del file immagine. Utilizzando divisori non interi il
sistema effettua un'interpolazione con conseguente perdita
di nitidezza (successivamente recuperabile, ad esempio, con
il filtro Maschera di Contrasto di Photoshop). E' un sistema
piuttosto contorto per impostare la risoluzione di
digitalizzazione, con il quale e' facile perdere il
controllo della situazione finche' non si e' acquisita la
dovuta dimestichezza. La dimensione dell'immagine puo'
essere espressa in pixel, pollici, centimetri, millimetri,
punti Pica e punti tipografici; la risoluzione in pixel per
pollice, pixel per centimetro, pixel per millimetro.
Tutti i parametri impostati possono essere salvati sotto
forma di file e successivamente richiamati per ulteriori
utilizzi. Infine, il bottone RESET, riporta tutti i
parametri ai valori standard, ma non riguarda il reset
hardware del dispositivo effettuabile solo attraverso
l'interruttore di alimentazione.
Un
commento ai risultati
Non ci
sono parole. Il Nikon CoolScan offre risultati talmente
entusiasmanti (non c'e' altro modo di definirli) che si
lascia addirittura perdonare, senza troppi sforzi,
l'eccessiva lentezza del dispositivo di lettura. Per una
digitalizzazione alla massima risoluzione possono passare
anche una buona decina di minuti, ma vi assicuro che ne vale
proprio la pena. Grazie alla possibilita' di regolare
finemente messa a fuoco, caratteristica non presente negli
altri prodotti finora recensiti, ogni minimo dettaglio del
nostro originale (compresa la stessa grana fotografica)
verra' catturato e reso con una fedelta' ed un equilibrio
cromatico impressionante.
Si tratta, in altre parole, di un oggetto in grado di
fornire risultati eccellenti, non risultati rapidi. La
qualita' offerta va ben oltre le applicazioni DTP (utilizzo
tipografico delle immagini) e per la prima volta possiamo
parlare di livello fotografico ad un prezzo di vendita per
nulla esorbitante.
Il Nikon CoolScan e' infatti venduto a 3.950.000 lire (+IVA)
ed ha quindi un costo ben inferiore a quello di altri
prodotti di pari qualita' ma orientati all'utilizzo
esclusivamente professionale. Il prezzo del CoolScan e'
allineato con quello di altri scanner "personali"
caratterizzati da maggiore velocita' operativa ma in grado
di offrire una pari qualita' di digitalizzazione.
Se non soffrite di fretta cronica, e comunque non avete la
necessita' di digitalizzare grosse quantita' di negativi o
diapositive, il Nikon CoolScan e' senza dubbio un
apparecchio da tenere in grande considerazione nella scelta
del modello piu' indicato. Credetemi!
Nikon
CoolScan
Produttore
Nikon
Corporation
Electronic Image Engineering Division
Fuji
Bldg., 2-3, Marunouchi 3-chome
Chiyoda-ku - Tokyo, 100, Japan
Distributore:
Nital
SpA
Via
Tabacchi, 29
10100
Torino
Prezzo
orientativo (IVA Esclusa):
Nikon
CoolScan L. 3.950.000
Articolo pubblicato
su
www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni
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