Articolo pubblicato sul n. 154 di
MCmicrocomputer
(Edizioni
Technimedia Srl - Roma) nel settembre 1995
Digital
Imaging:
Tutti a SMAU...
di
Andrea de Prisco
Mentre
scrivo queste righe e’ appena il 4 luglio, praticamente (per
voi che leggete) “due mesi fa”. Settembre, inteso come
numero di MC e non come “semplice” mese dell’anno, lo
prepariamo con almeno sessanta giorni d’anticipo rispetto
all’uscita in edicola per via dell’incombente periodo estivo
che ferma un po’ tutto in tutt’Italia per almeno tre o
quattro settimane.
Proprio ieri ho telefonicamente risentito, con piacere,
alcuni lettori di MCmicrocomputer che l’anno scorso sono
venuti a farci visita presso il nostro stand allo SMAU con
alcune fotografie da elaborare digitalmente. L’invito fu da
me rivolto, sempre tramite le pagine di MC, anche per capire
se esisteva da parte dei nostri lettori un interesse per
quest’argomento. Il risultato ottenuto, a dir poco
entusiasmante, ci ha spinto non solo ad inaugurare, da li’ a
pochi mesi, una nuova rubrica dedicata alla fotografia
digitale, a ripetere (ovviamente) l’esperienza di contatto
col pubblico al prossimo SMAU (tra meno di tre settimane,
sempre per voi che leggete), ma anche a proporre uno
“speciale digital imaging” che andra’ presto in edicola.
Sara' accompagnato da un CD-ROM contenente sia gli articoli,
sia le immagini elaborate e da elaborare, sia un demo di
Photoshop 3.0 per Macintosh e per Windows col quale
“verificare” le esperienze narrate negli articoli di MC
pubblicati nell’ultimo anno.
Tornando allo SMAU ‘94, come dicevo e’ stato un vero e
proprio “successone”. A parte le svariate decine di
elaborazioni effettuate presso il nostro stand (considerate
che per ognuna di esse passava anche piu’ di un’ora... e in
totale le ore di esposizione non erano certo tantissime!),
molti lettori hanno dovuto rinunciare per mancanza di tempo
(limitandosi ad una breve chiacchierata col sottoscritto),
altri ancora pur non avendo portato con loro immagini da
elaborare si trattenevano presso la nostra postazione
attratti dalla magia di Photoshop che, specialmente per i
non addetti, sulle immagini fotografiche riesce a fare cose
apparentemente incredibili.
Al nostro stand sono venuti lettori, mi si conceda
l’espressione scherzosamente poco rispettosa, “di tutti i
tipi”. La maggior parte di loro erano appassionati, come il
sottoscritto, di fotografia. Passione che, tempo
permettendo, porta a trascorrere a volte anche intere ore
alla ricerca di immagini da trasferire su pellicola, con un
dito sul pulsante di scatto e altre due sapientemente
incrociate sperando che sia andato o che vada tutto bene
(laboratorio compreso!). Dalla corretta esposizione (gli
esposimetri interni alle macchine, per quanto evoluti, fanno
quel che possono), alla precisa messa a fuoco,
dall’inquadratura particolarmente curata alla ricerca del
punto di ripresa migliore non sempre - de facto -
raggiungibile. Quando ero ragazzo e iniziavo a coltivare
seriamente la passione fotografica con la prima Contax (dopo
il consueto apprendistato con la “fotocamera paterna”), un
mio amico napoletano mi racconto’ di un famosissimo
fotografo (di cui non ricordo il nome) che reputava
giustamente la corretta inquadratura come l’elemento piu’
importante per la buona riuscita di una fotografia. Il
ragionamento piu’ o meno era questo: se vogliamo una bella
immagine di un paesaggio e questo e’ deturpato da un
antiestetico traliccio abbiamo due sole possibilita’: o
chiediamo all’azienda elettrica di spostarlo o rinunciamo
allo scatto fotografico. Nella sua esasperata esagerazione,
il discorso non faceva una grinza: questa divenne anche la
mia personale convinzione al riguardo, una quindicina di
anni or sono. Oggi, il nostro caro “famosissimo fotografo”,
rischierebbe una sonora pernacchia: la foto, se voglio, la
scatto lo stesso; il traliccio, lo faccio sparire via
computer!
E cosi’ gli appassionati di fotografia giunti al nostro
stand tiravano fuori dai loro zainetti immagini molto belle,
affette da qualche piccolo problema di inquadratura,
chiedendomi di porre rimedio (spesso erano proprio queste le
parole usate) “con i potenti mezzi digitali messi oggi a
disposizione”.
Non sono mancati, tra gli intervenuti, anche alcuni
professionisti interessati all’elaborazione digitale delle
immagini sotto altri punti di vista. Dall’aggiunta di un
ricercato “effetto speciale”, alla compensazione
dell’esposizione solo sulle alte o basse luci (parti
illuminate o in ombra, vero tallone Achille della fotografia
tradizionale) o la correzione delle linee cadenti per ridare
stabilita’ ad immagini “prospetticamente fuggenti” senza
ricorrere in fase di ripresa al decentramento ottico
presente solo sugli apparecchi fotografici di grande formato
o su alcuni obiettivi per il piccolo formato dedicati
specificatamente alla fotografia architettonica.
Poi c’erano i “creativi”. Lettori gia’ molto in gamba dal
punto di vista della materia fotografica, affascinati dal
nuovo corso digitale, e desiderosi di mettere in pratica
veri e propri progetti compositivi, da lungo ideati, ma
finora irrealizzati per mancanza degli indispensabili mezzi
tecnici. Portavano tutti gli elementi necessari (varie
fotografie da cui “pescare” questo o quel particolare) ma
soprattutto con le idee molto chiare a riguardo. Qualcuno e’
riuscito, in verita’, anche a mettermi in crisi: fatica
tanta, soddisfazione, alla fine, molta di piu’.
La cosa che mi ha stupito di piu’ e’ stata la presenza di
alcuni lettori completamente a digiuno di fotografia, con
immagini scattate con “macchinette tuttofare”
ultraeconomiche dalla qualita’ piuttosto discutibile, ma con
idee ben chiare riguardo l’elaborazione digitale richiesta.
Addirittura qualcuno ha tirato fuori la patente
richiedendomi di basare l’elaborazione sulla loro immagine
formato tessera. Accontentati anche questi!
“Mitico”, per finire, e’ stato il lettore Luigi Setti della
provincia di Mantova (e’ l’unico che cito in questa
introduzione) che ha chiesto e ottenuto di inserire i suoi
lineamenti al posto di quelli di Arnold Schwarzenegger nella
famosa immagine di Terminator 2, volto mezzo uomo e mezzo
robot. Questa ed una selezione delle altre immagini
elaborate allo SMAU dello scorso anno saranno l’argomento
dell’articolo di Digital Imaging Attualita’ di questo mese.
Naturalmente vi aspetto tutti tra pochi giorni (dal 21
settembre prossimo) all’edizione 95 dello SMAU, al
padiglione 17, stand D26. Intervenite numerosi, con molte
immagini (quest’anno “si accettano” anche originali su
pellicola negativa o diapositiva, ma continuano ad andare
bene anche le fotografie tradizionali o i file grafici in
formato standard), e con le idee chiare o da chiarire. Il
servizio, oltreche’ completo, e’ assolutamente gratuito. A
presto!
Una
doverosa premessa
Le
immagini che pubblichiamo in queste pagine sono proprio
quelle digitalizzate allo SMAU. Non siamo in possesso degli
originali (naturalmente venivano sempre restituiti ai
legittimi proprietari) e quindi ci dovremo accontentare di
una risoluzione delle stesse non troppo elevata. Allo SMAU,
infatti, per accelerare i tempi sia dello scanner che della
successiva elaborazione utilizzavamo file di ridotte
dimensioni (100 o 200 punti per pollice) dal momento che il
nostro scopo era solo quello di mostrare questa emergente
tecnologia e non di effettuare lavori di alta precisione. In
quest’ultimo caso, infatti, i tempi si sarebbero allungati
ulteriormente accontentando un numero inferiore di lettori.
Ne’ del resto, ero certo a quei tempi di riutilizzare le
stesse immagini per un successivo articolo su MC. Morale
della favola, le immagini che vedete pubblicate in queste
pagine non sono molto definite e alcune elaborazioni
avrebbero richiesto maggiore cura per un risultato ancora
migliore. Chiedo scusa ai lettori e... possiamo partire!
Foto in
vacanza
Tra
tutte le fotografie portate al nostro stand non potevano
mancare le classiche immagini scattate in vacanza o durante
allegre scampagnate con amici e parenti. Si tratta,
generalmente, di immagini “prese al volo” nella speranza di
cogliere l’attimo da ricordare con maggior piacere. Quindi
anche foto mosse o sfocate (su queste, come gia’ detto molte
altre volte, non c’e’ proprio nulla da fare), ma soprattutto
immagini da curare dal punto di vista dell’inquadratura e/o
dello sfondo dietro ai soggetti.
Una delle prime fotografie elaborate, se non ricordo male,
riguarda la “mancata presa” della statua presente davanti
alla basilica di S. Paolo fuori le Mura in Roma. Si tratta
della classica immagine “turistica” (quando stavo a Pisa
all’universita’ ho visto migliaia di giapponesi sorreggere,
da una trentina di metri di distanza, la Torre Pendente) che
sfrutta la bidimensionalita’ delle fotografie per prendere o
toccare particolari presenti sullo sfondo delle nostre
immagini. L’unica accortezza e’ quella di “centrare” i due
bersagli e l’unico modo per non avere brutte sorprese e’
utilizzare un apparecchio reflex che visualizza nel mirino
esattamente quanto inquadrato dall’obiettivo. Le fotocamere
a telemetro, invece, sono affette dal cosiddetto errore di
parallasse che consiste in una differenza di inquadratura
(lieve ma pur sempre presente, specialmente alle brevi
distanze) tra l’immagine osservata nel mirino galileiano e
quanto effettivamente ripreso dall’obiettivo. E’ un
problema, essenzialmente, di natura prospettica. Nella foto
del lettore Pierantonio Breda (dalla provincia di Treviso),
nonostante attraverso il mirino la mano fosse stata posta
correttamente sotto la statua, l’obiettivo (spostato alcuni
centimetri piu’ a destra) ha ripreso, ovviamente, dal suo
punto di vista: il risultato, visibile nella prima foto,
parla da se’. Niente paura, pochi colpi di Photoshop e il
problema e’ bello e risolto. La prima cosa da compiere e’,
come al solito, la “selezione” dell’oggetto da spostare. Con
il mouse e un po’ di pazienza, scontorniamo il braccio
utilizzando lo strumento Lazo. Terminata questa prima,
semplice, operazione, possiamo spostarlo per allinearlo
correttamente sotto la statua. Il secondo “step” e’ mostrato
nell’immagine intermedia. Come era da attendersi, sotto al
braccio teste’ spostato non troviamo i pezzi mancati ma il
vuoto assoluto (zone bianche) da mascherare successivamente.
Quest’ultima operazione si compie attraverso lo strumento
timbro (ampiamente descritto, se non ricordo male, nel
secondo articolo di Digital Imaging del gennaio scorso) che
clona zone di immagine da un punto ad un altro. Non
sussistono grossi problemi, potendo sfruttare le ampie zone
di prato e di ombra presenti sulla fotografia originale. Per
finire si sfumano leggermente i contorni del braccio per
rendere il tutto, per quanto possibile, maggiormente reale.
La seconda elaborazione ci e’ stata proposta dal lettore
Calogero Rifici di Livorno e riguarda un’immagine colta al
volo in Garfagnana della moglie e della figlia che corrono
lungo una strada in discesa. L’attimo, senza dubbio, e’
quello giusto, ma lo sfondo lascia un po’ a desiderare.
Macchine parcheggiate, cassonetto dell’immondizia, palo
della luce: quanta roba! Facciamo un po’ di ordine alle
spalle dei soggetti. In questo caso si e’ operato di solo
timbro, clonando il fogliame degli alberi per coprire il
cassonetto e parte della vicina autovettura, l’asfalto
stradale per rimuovere altri due autoveicoli e i mattoni del
muretto a sinistra e della casa sullo sfondo per completare
il tutto. Anche la seconda saracinesca alle spalle della
donna e’ assolutamente “inventata” partendo in pratica da
quel solo angolo visibile proprio sopra la testa della
stessa. Il risultato finale non e’ proprio bellissimo, ma
visto il poco tempo avuto a disposizione e, soprattutto, i
pochi particolari effettivamente riutilizzabili non ci
possiamo certo lamentare. Almeno spero!
La terza immagine “da vacanza” ci e’ stata proposta dal
lettore Kilzie Khaled di Rovigo, visivamente soddisfatto del
suo recente viaggio in Grecia. Con il medesimo sfondo del
Partenone di Atene due scatti: prima lui, poi lei. E una
bella foto ricordo di entrambi? Non due ma tre possibilita’:
treppiedi piu’ autoscatto (troppo complicato!),
coinvolgimento di terzo turista in veste di fotografo
volante (ah, le lingue!), Photoshop! Naturalmente
applichiamo la terza scelta e fondiamo insieme i due
soggetti nell’immagine finale mostrata sopra le due single.
Per la realizzazione di questa semplice fusione partiamo
dall’immagine del nostro lettore e scontorniamo
abbondantemente (poi vi spiego perche’) la sua sagoma.
Sovrapposta questa all’immagine della fidanzata, il lettore
mi ha fatto notare che non avrebbe voluto (giustamente)
rivolgerle le spalle ma semmai lo sguardo. Naturalmente
possiamo, in un attimo, ruotare specularmente lungo l’asse
verticale il suo mezzobusto, senza pero’ sottovalutare che
in questo modo falsiamo l’illuminazione su di lui non piu’
dall’alto a destra ma cosi’ facendo dall’alto a sinistra.
Riguardo quest’ultimo aspetto, come per i “mossi” e le
“sfocature”, c’e’ ben poco da fare: meglio accontentarci,
visto che la differenza di illuminazione, in fin dei conti,
non e’ eccessiva. Diverso sarebbe stato il caso di una foto
scattata al tramonto, con un’illuminazione fortemente
proveniente da sinistra o da destra.
Posizionato il nostro lettore nel punto desiderato,
sfoderiamo lo strumento timbro di Photoshop utilizzando come
sorgente non un altro punto della fotografia ma il file
dell’immagine della sola ragazza presente sull’hard disk.
Con una sagoma pennello piuttosto piccola e sfumata,
ricostruiamo i pezzi alle spalle del nostro lettore
brutalmente calpestati dallo scontornamento grossolano
precedentemente effettuato. In questa modalita’ lo strumento
timbro non fa altro che ricopiare, nel punto dove lo
utilizziamo, l’immagine originale precedentemente salvata.
E’ cosi’ possibile rimettere al loro posto tutti i
particolari del Partenone visibili attorno al soggetto
aggiunto e, allo stesso tempo, fondere insieme la linea di
separazione grazie alla sfumatura e alle piccole dimensioni
del pennello utilizzato. Non male!
Questioni di look
Ogni
tanto mi diverto a modificare il trucco dei primi piani
femminili, arricchendolo quando e’ un po’ scarso
(naturalmente per i miei gusti) o “tamponandolo” quando e’
troppo vistoso. Ma non mi era mai capitato di “installare”
un dentino mancante dal sorriso di un bambino o abbronzare
artificialmente un braccio. Sia la prima che la seconda
opportunita’ l’ho avuta, ancora una volta, allo SMAU dello
scorso anno.
Nella fotografia del bambino mostrata qui in alto (scattata
dal lettore Massimiliano Eleota di Genova) e’ fin troppo
evidente la mancanza di un incisivo superiore e di due
incisivi inferiori che disturbano, se vogliamo, il
bellissimo quanto spontaneo sorriso del piccolo ripreso.
Anche in questo caso niente paura: con Photoshop e’
possibile di tutto... di piu’. Del resto l’intervento non e’
nemmeno tanto complicato, visto che si tratta, in pratica,
di riprodurre i dentini mancanti utilizzando come sorgente
quelli presenti: abbiamo, infatti, a nostra disposizione
(foto di sinistra) sia un incisivo superiore che un incisivo
inferiore perfettamente intatto che utilizzeremo per
riprodurre quelli mancanti. Ancora una volta si utilizza lo
strumento timbro, avendo come unica accortezza il perfetto
allineamento (punto sorgente, punto destinazione) con il
taglio del sorriso per fare in modo che il risultato finale
sia il piu’ “esteticamente perfetto” possibile. Bel guaio
sarebbe, in caso contrario, ottenere come risultato denti
storti o non perfettamente allineati con gli altri. Non
vogliamo mica far portare al bambino pure l’apparecchio
dentale?
Per allinearci perfettamente sara’ sufficiente (come abbiamo
gia’ visto alcuni mesi fa nell’articolo dedicato allo
strumento timbro) individuare due opportuni punti di origine
e destinazione. Nel caso nostro si puo’ prendere come
origine l’angolo inferiore sinistro dell’incisivo superiore
e come destinazione il medesimo angolo dell’incisivo da
“creare”. Muovendo verso l’alto, a questo punto, il timbro
costruiremo l’intero dente, completo anche dell’attaccatura
gengivale, del tutto identica a quella gia’ esistente.
Per gli incisivi inferiori, visto che l’unico dentino
disponibile e’ in posizione semicentrale dovremo applicare
la clonazione prima in un verso (ad esempio da sinistra a
destra) e poi nel verso opposto (ripetendo l’operazione, in
questo caso, due volte). Naturalmente ogni volta che
ricreiamo un incisivo e’ necessario ripetere l’allineamento
origine-destinazione effettuando l’operazione nella maniera
piu’ precisa possibile.
E passiamo all’abbronzatura artificiale. L’immagine
originale ci e’ stata fornita dal lettore Adriano Vendittis
di Como e ritrae un gruppo di famiglia intorno a un tavolo.
La signora in primo piano, come messo in evidenza dal
lettore, ha un’antiestetica abbronzatura parziale delle
braccia dovuta, presumibilmente, all’utilizzo estivo di
camicie a mezze maniche.
Per ridare il giusto colore al braccio, per prima cosa e’
stata selezionata la parte non abbronzata con il consueto
strumento Lazo. La selezione e’ stata poi modificata con la
funzione sfumatura che ne “addolcisce” i contorni e quindi
l’effetto delle operazioni lungo il perimetro della parte
selezionata. A questo punto, dal menu’ Immagini, sottomenu’
Modifica si richiama la funzione “Variazioni” che mostra un
“navigatore cromatico” col quale ricercare la giusta
tonalita’. Per ogni passo abbiamo sei possibilita’ relative
ai colori primari (blu, rosso, verde e loro complementari
giallo, ciano e magenta) e due scelte relative al livello di
luminosita’. Il procedimento “Variazioni” e’, per chi ne
vuole sapere di piu’ al riguardo, ampiamente descritto
nell’articolo di Digital Imaging “Teorie & Tecniche”
pubblicato in questo stesso numero di MC nelle pagine
seguenti.
Tornando al braccio poco abbronzato, utilizzando tale
funzione dovremo cercare la sequenza di passi che ci porta
ad un marroncino quanto piu’ simile possibile a quello
dell’avambraccio. Si procede per tentativi, confrontando di
volta in volta l’immagine fino a quel momento modificata e
le rimanenti otto possibilita’ di navigazione. Basta non
essere daltonici e, tutto sommato, il procedimento risulta
essere piuttosto semplice. Ovviamente non si arriva solo con
questo mezzo al risultato finale, in quanto un ulteriore
“tocco” dovremo darlo con l’aerografo di Photoshop, dopo
aver prelevato un po’ di colore dall’avambraccio.
Imposteremo una pressione molto leggera, in modo da non
sovrapporre completamente il colore al braccio sottostante.
Per finire, sulla zona di separazione tra abbronzatura reale
e abbronzatura simulata, andremo ad intervenire con lo
strumento “Sfumino” cercando di ammorbidire il piu’
possibile la linea di demarcazione. Semplice, no?
Belle,
bellissime!
Due
fotografie, in particolare, non esito a reputare belle,
bellissime. La prima e’ opera del lettore Giuseppe Nocera
della provincia di Lecce, la seconda di Marco Silvestri di
Roma. Entrambe le immagini erano originariamente in bianco e
nero e si tratta di due eccezionali primi piani, il primo
realizzato in luce ambiente il secondo, presumibilmente, in
studio.
Sulla prima immagine sono stati effettuati, su indicazione
dello stesso autore, diverse elaborazioni consecutive alla
ricerca di un risultato molto particolare. Per prima cosa e’
stato effettuato un viraggio color seppia, utilizzando come
per l’elaborazione precedente lo strumento “Variazioni”
offerto da Photoshop. L’immagine, dopo questo primo
passaggio (non mostrato per motivi di spazio) ha assunto un
aspetto ancora piu’ interessante. Considerata poi una
leggera sfocatura, non voluta, dell’immagine di partenza,
utilizzando il filtro “maschera di contrasto” abbiamo
cercato di aumentare il microcontrasto nella zona degli
occhi, forzando (in realta’ con un risultato non troppo
soddisfacente... ma io lo dico sempre che sulle immagini
sfocate non c’e’ nulla da fare!) un aumento di definizione
apparente.
Non contento del risultato, l’autore - a sorpresa - ha
aperto una rivista contente una pubblicita’ che utilizzava
come sfondo una galassia, proponendomi di sovrapporre a
questa l’immagine della ragazza. La galassia, come
facilmente immaginabile, non era “pulita” ma a sua volta
parzialmente coperta dal messaggio pubblicitario in
questione. Quindi la prima operazione e’ stata quella di
riportare allo stato originario la galassia, teste’
digitalizzata con lo scanner piano. Giu’ di timbro, come al
solito, e, tenendo sempre presente che... le stelle sono
tante, milioni di milioni, la nostra costellazione pian
pianino ha ripreso la sua forma d’origine.
Per sovrapporre le due immagini (l’anno scorso allo SMAU non
era ancora disponibile la versione 3.0 di Photoshop che
mette a disposizione la tecnica multilayer) si procede nel
seguente modo. Innanzitutto e’ necessario riportare alle
stesse dimensioni e alla stessa risoluzione entrambe le
immagini. Visto che il soggetto principale e’ la ragazza,
conviene lasciare intatta questa e modificare solo lo
sfondo. Le due immagini sono contenute, ovviamente, in due
finestre differenti. Dalla finestra del soggetto principale
selezioniamo col Lazo la ragazza e richiamiamo la funzione
di “Copia”. Ci spostiamo sulla finestra della galassia e
effettuiamo un “Incolla”. A questo punto l’immagine della
ragazza, “selezione fluttuante” sull’immagine di fondo,
copre completamente la galassia alle sue spalle impedendone
la visione. Prima di “deselezionare” il soggetto
(effettuando di fatto il vero e proprio trasferimento)
Photoshop ci mette a disposizione un cursore per modificare
il livello di trasparenza/opacita’ tra sfondo e selezione
fluttuante. Visto che la galassia e’ molto chiara al centro,
ci siamo dovuti mantenere su un livello di trasparenza
piuttosto basso. Per “staccare” ulteriormente il soggetto
dal cielo stellato, e’ stata anche effettuata un’ulteriore
colorazione blu di quest'ultimo, con il solito “navigatore
cromatico” di Photoshop.
Anche nella seconda immagine della serie “belle, bellissime”
(opera del lettore Marco Silvestri) sono stati effettuati
due interventi combinati. Il primo riguardava il colore
degli occhi e delle labbra, il secondo l’applicazione di un
effetto delicato “flou”. Il tutto partendo da una fotografia
in bianco e nero nella quale e’ notoriamente ben difficile
trovare particolari “a colori”.
Sia per gli occhi che per le labbra (naturalmente le due
“colorazioni” non sono avvenute simultaneamente vista la
loro diversita’) il procedimento utilizzato si basa, ancora
una volta, sulla selezione dei particolari con lo strumento
Lazo e sulla funzione “Variazioni” utilizzata
precedentemente. Sulla selezione, come e’ opportuno fare in
questi casi, e’ stata impostata una sfumatura pari ad un
paio di pixel in modo da ammorbidire la linea di separazione
tra punti modificati e punti originali. Per gli occhi si e’
“navigato” verso il blu e verso il ciano, per le labbra
verso il rosso e il magenta. Il tutto tenendo sempre sotto
controllo sia la luminosita’ che la saturazione cromatica
dei particolari trattati. Il risultato finale e’ una foto di
particolare effetto, ancora in bianco e nero nel suo aspetto
generale, con i due particolari “importanti” trattati
digitalmente per ottenere una colorazione realistica. Un
bell’effetto, non c’e’ che dire.
Per aggiungere la morbidezza “flou” si procede nel seguente
modo. Per prima cosa selezioniamo l’intera immagine ed
effettuiamo, come abbiamo fatto precedentemente, la funzione
di “Copia” (poi capirete perche’). Sull’immagine originale,
con il filtro digitale “Controllo Sfocatura”, impostiamo un
valore di 10 pixel per sfocare totalmente e vistosamente i
lineamenti della modella. A questo punto, sempre dal
medesimo menu’ richiamiamo la funzione “Incolla” che
sovrappone l’immagine precedentemente copiata (prima della
sfocatura) all’immagine abbondantemente fuori fuoco. Come
nel caso precedente della ragazza sulla galassia, a questo
punto l’immagine aggiunta copre al 100% l’immagine di fondo
non consentendone la visione in trasparenza. Agendo sul
controllo dell’opacita’ della selezione, impostiamo un
valore intorno al 50% per avere, in pratica, un’immagine
perfettamente a fuoco parzialmente sovrapposta ad
un’immagine sfocata. Il risultato, in definitiva, e’ un
effetto flou ottenuto digitalmente dopo la ripresa e
assolutamente controllabile sia variando la sfocatura
dell’immagine di fondo sia la trasparenza dell’immagine,
nitida, parzialmente sovrapposta.
Con Photoshop 3.0 conviene lavorare su due livelli
differenti, in modo da poter trattare separatamente le due
componenti, anche per quel che riguarda la luminosita’ e il
contrasto. Provate a fare tutto questo con i metodi di
fotografia tradizionale e poi ne riparliamo.
Terminator 10 (e lode!)
L'elaborazione digitale piu' interessante tra tutte quelle
eseguite allo scorso SMAU presso il nostro stand e' senza
dubbio quella proposta dal lettore Luigi Setti dalla
provincia di Mantova e mostrata in questa pagina. In alto
potete ammirare l'immagine fotografica del nostro
simpaticissimo lettore. Non si tratta di una "foto
segnaletica" ma poco ci manca. Poco piu' in basso e'
mostrato il volto mezzo uomo, mezzo robot di Arnold
Schwarzenegger digitalizzato da una cartolina reclamizzante
il ben noto film "Terminator 2 - il giorno del giudizio".
Come potete vedere nella foto piu' grande, il nostro lettore
ha voluto che inserissi i suoi lineamenti all'interno
dell'immagine di Terminator.
I problemi da risolvere, come vi esporro' ora brevemente,
erano tantissimi: il primo, ovviamente, era rappresentato
dal fatto che Setti e Schwarzenegger non hanno praticamente
nulla in comune (senza offesa per nessuno). La forma del
volto e' diversa, ma sono differenti anche le distanze tra
occhio e naso, tra naso e bocca e tra bocca e mento. Anche
le orecchie non scherzano, come forma e posizione.
Naturalmente tali differenze esistono tra ogni coppia di
esseri umani, eccezion fatta per i soli gemelli omozigoti e
i cosiddetti sosia. Diciamolo francamente, Schwarzenegger
non e' il sosia del nostro lettore, e la prossima volta che
lo incontro (Schwarzenegger) glielo devo proprio dire: cerca
di avere una faccia dalle dimensioni e dalle proporzioni
piu' umane.
Il primo problema per il fotomontaggio riguardava, come
sempre, l'illuminazione dei due soggetti. Schwarzenegger e'
illuminato da sinistra il nostro lettore da destra. Dovendo
innestare solo mezzo volto, e' stata utilizzata la parte
destra (meglio illuminata), previa riflessione lungo l'asse
verticale, per ottenere un mezzo volto correttamente
illuminato da sinistra e non da destra. Sovrapposta
l'immagine del lettore a quella di Schwarzenegger sono
cominciati i dolori. Se prendevo come riferimento il naso
non s'allineava la bocca, per non parlare del mento,
dell'occhio e dell'orecchio. La fronte, come vi lascio
immaginare, arrivava a coprire si e no la meta' dello spazio
necessario.
Cosi' proprio non andava! Meglio procedere in altro modo.
Per la fronte, l'unica soluzione consisteva nel lasciare
quella di Schwarzenegger, lo stesso dicasi per il mento o,
piu' in generale, per la possente mascella dell'attore.
Rimaneva da "piazzare" la parte di volto compresa tra le
labbra e le sopracciglia. Prendendo come riferimento il
naso, la bocca del nostro lettore non collimava con la meta'
"robotica" della stessa porzione di immagine. Allineando
questa si disallineavano sia il naso che gli occhi. L'unica
soluzione possibile (visto che non era il caso di fare carte
false spostando un po' piu' in basso la bocca del nostro
lettore) era quella di utilizzare come riferimento la
posizione del naso spostando leggermente in alto la bocca
della parte robot fino ad allinearla con quella del soggetto
umano. Se confrontate con molta attenzione la parte
sintetica dell'immagine originale di Schwarzenegger con
quella finale (mostrata in alto) noterete proprio che la
bocca del robot e' leggermente spostata in alto.
Ma i guai non finiscono assolutamente qui: dobbiamo ancora
combattere con il colore della pelle. Schwarzenegger ha un
colorito piuttosto bronzeo, e come se cio' non bastasse
l'illuminazione utilizzata e' tutt'altro che neutra o
naturale. Sempre con Photoshop, agendo nello stesso modo
dell'abbronzatura prima descritta, utilizziamo il comando
"Variazioni" sulle sole parti aggiunte, rifinendo poi il
tutto con una "spruzzatina" di aerografo sulle zone di
separazione. Che ve ne pare?
Articolo pubblicato
su
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