Articolo pubblicato sul n. 168 di
MCmicrocomputer
(Edizioni
Technimedia Srl - Roma) nel dicembre 1996
Digital
Imaging:
Canon PowerShot 600
di Andrea de Prisco
In ambito strettamente informatico-personale Canon e' nota
soprattutto per le sue stampanti a getto di inchiostro a
colori e, in particolare, per la sua tecnologia di stampa
denominata "Bubble Jet". Come la stessa azienda giapponese
racconta, tale tecnologia, piu' che una
rivoluzionaria invenzione, e' stata una scoperta pressoche'
casuale: potremmo quasi chiamarla la scoperta...
dell'inchiostro caldo. Il merito e' di un "fortunato"
ricercatore Canon che, toccando accidentalmente l'ago di una
siringa piena d'inchiostro con un caldo saldatore, noto' una
immediata fuoriuscita del fluido colorato. Eravamo ai primi
anni '70: casualmente, un fenomeno del tutto naturale (la
creazione di bolle ottenuta dal riscaldamento di un liquido)
si trasformo' in una vera e propria rivoluzione nel campo
della moderna tecnologia di stampa.
Le macchine Bubble Jet funzionano proprio cosi': la testina
di stampa e' formata dai consueti ugelli iniettori ai quali
fanno capo altrettanti elementi riscaldanti. Ogni volta che
un elemento riscaldante riceve l'impulso (e puo' avvenire
anche migliaia di volte al secondo!) la sua temperatura sale
fino a 300, 400 gradi provocando all'interno la creazione di
una bolla e all'esterno una corrispondente fuoriuscita di
inchiostro. Rispetto alle tecnologie tradizionali, dove il
trasferimento dell'inchiostro utilizza un sistema
elettromeccanico o al piu' piezoelettrico, le stampanti
Bubble Jet possono contare su una velocita' di stampa piu'
elevata e su una qualita' del risultato finale paragonabile
a quello delle stampanti laser. Sempre in questo tema, nel
corso della recente Photokina (il Salone Mondiale
dell'Immagine di cui avete letto lo scorso mese sulle pagine
di MCmicrocomputer), Canon ha presentato nuovi supporti e
nuovi inchiostri specificatamente realizzati per la stampa a
colori di materiale fotografico. I risultati sono davvero
sorprendenti e torneremo presto sull'argomento non appena
arriveranno in redazione le nuove macchine e i nuovi
materiali di consumo.
Ma Canon ha, dalla parte sua, un primato ben piu' importante
in ambito "fotografia elettronica". Ricordate la ION ? Fu
una delle prime fotocamere "film-less" (senza pellicola), a
quei tempi chiamate "Still Video": registrava in analogico
le sue immagini su piccoli dischetti magnetici, si collegava
direttamente al TV per la loro visualizzazione o al computer
tramite apposito lettore esterno o attraverso una normale
scheda digitalizzatrice sfruttando il segnale videocomposito
in uscita dalla fotocamerina. Simpatica, divertente, ma
soprattutto "importante pietra miliare" nella recente storia
della fotografia digitale (o quasi...).
Se lasciamo momentaneamente da parte il mercato consumer, va
segnalato inoltre che Canon e' da sempre impegnata nel mondo
fotografico professionale e, a seguito di un'importante
joint venture con Kodak, da qualche anno e' ben presente
anche in campo digitale con alcune fotocamere dal prezzo
certamente elevato, ma in grado di fornire risultati che
poco o nulla hanno da invidiare alla tanto attesa "qualita'
fotografica".
Digitale per tutti
L'apparecchio che ci accingiamo a "sviscerare" questo mese
si chiama PowerShot 600, e' gia' sul mercato da diverse
settimane e, con suo prezzo al pubblico paragonabile a
quello di una videocamera amatoriale (meno di due milioni),
si propone quale soluzione consumer per utenti - giustamente
- esigenti, ma anche in ambito "professional moderato" dove
non e' richiesta una gran qualita' delle immagini, ma e'
molto piu' importante la loro immediata fruizione digitale
(perizie assicurative, world wide web publishing, ecc.
ecc.).
Come la totalita' degli apparecchi di questo tipo, non offre
capacita' fotografiche professionali o semiprofessionali (si
tratta di un apparecchio completamente automatico con
qualche minima possibilita' di intervento da parte
dell'utente), ma e' in grado di fornire risultati comunque
interessanti. Per memorizzare le sue immagini utilizza un
alloggiamento per schede PCMCIA: la gradita' novita' (per un
apparecchio di questa fascia) e' rappresentata dal fatto
che, per la prima volta, la predisposizione e'... del terzo
tipo (type III) consentendo cosi' l'utilizzo perfino di
piccoli hard disk rimovibili per un'autonomia di ripresa
dell'ordine delle migliaia di immagini.
Oltre a questo la PowerShot 600 incorpora un "dignitoso"
flash elettronico (completamente automatico), e' in grado di
riprendere oggetti in modalita' macro (minima distanza di
ripresa 10 cm), offre la possibilita' di registrare commenti
audio alle nostre immagini e, last but not least, permette
di lavorare in modalita monocromatica per riprendere in
bianco e nero ad una risoluzione tre volte maggiore.
Finalmente un costruttore che, coraggiosamente, dichiara
apertamente che per ottenere i colori e' necessario
abbassare la risoluzione per via del filtro tricromatico
anteposto al sensore CCD. Il problema, pero', in un certo
senso rimane parzialmente irrisolto: in modalita'
monocromatica la piccola Canon non elimina fisicamente il
filtro colorato dal suo sensore CCD (sarebbe impossibile
farlo!) ma - banalmente - ignora le informazioni riguardanti
il colore. E dov'e' il problema? Semplice: se e' vero che
possiamo disporre di tutti i punti del sensore CCD per
generare la nostra immagine in bianco e nero non dobbiamo
dimenticare che ogni elemento ha comunque un filtro colorato
davanti a se' e per questo motivo interpretera' in maniera "multifiltrata"
la realta' ripresa. Un oggetto giallo, ad esempio, appare
nero agli elementi filtrati blu e grigio piu' o meno chiaro
agli elementi filtrati rosso e verde. Il risultato? Una
superficie uniformemente colorata verra', per forza di cose,
restituita come formata da tanti puntini grigi di diversa
intensita', regolarmente distribuiti come il filtro
attraverso il quale viene letta: un "rumore", di natura
cromatica, che non potremo togliere in alcun modo se non
abbassando nuovamente la risoluzione e perdendo il vantaggio
acquisito.
Stiamo cercando a tutti i costi il fatidico pelo nell'uovo?
In un certo senso si': la modalita' monocromatica della
PowerShot 600 non serve per riprendere in bianco e' nero
normali immagini a colori, ma - rullo di tamburi! - per
acquisire "al volo" testi su pagine A4 e/o biglietti da
visita o comunque soggetti di per se' in bianco e nero. In
questo caso, infatti, il rumore di cui sopra non si presenta
affatto (il bianco, ma anche tutti i grigi neutri fino al
nero, contiene pari quantita' di componenti RGB) e possiamo
effettivamente contare sulla risoluzione tre volte maggiore
senza tante storie. E da questo punto di vista, signori
miei, e' proprio una trovata geniale. Complimenti, Canon!
Compatta e leggera
La finitura estetica della PowerShot 600 e' un vivace grigio
metallizzato su un corpo macchina realizzato interamente in
plastica. Apparentemente poco robusto, ma certamente molto
leggero: "indossata" a tracolla la fotocamera, finisce per
scomparire rapidamente dai nostri pensieri per quanto e'
leggera.
Frontalmente troviamo l'obiettivo di ripresa (focale 7 mm,
eq. al 50 mm nel formato 135, luminosita' f/2.5), il gia'
citato flash elettronico automatico, il pulsante di scatto e
un minuscolo comando per attivare o disattivare il
lampeggiatore. Nascosto da una copertura rossa e' presente
un illuminatore ausiliario per attuare la corretta messa a
fuoco anche al buio assoluto. Non essendo presenti sensori
esterni si presume che il punto di massima nitidezza sia
raggiunto direttamente dal movimento dell'obiettivo (o del
sensore CCD) e controllato dall'elettronica sul massimo
livello di microcontrasto. All'intero gruppo ottico (obiettivo+mirino)
e' possibile abbinare un aggiuntivo grandangolare per
aumentare l'angolo di ripresa fino a quello equivalente al
28 mm nel formato 24x36. Sul lato sinistro e' presente
l'interruttore di alimentazione che provvede anche a
proteggere con una palpebra l'obiettivo di ripresa mentre
sul fondello della fotocamera troviamo l'attacco per il
treppiedi, la sede per la batteria ricaricabile NiCd
(sostituibile, all'occorrenza, da un opzionale contenitore
per normali pile stilo) e il connettore per la "docking
station". Questa altro non e' che un'intelligente unita'
base da lasciare sempre collegata al computer via porta
parallela (al momento sono "tagliati fuori" tutti gli utenti
Mac!) alla quale si collega e scollega l'apparecchio
fotografico con un semplice gesto. La stessa unita' e' a sua
volta dotata di attacco treppiedi (nonche' di collegamento
per il telecomando a filo) e funge cosi' anche da
dispositivo di aggancio/sgancio rapido dal cavalletto. E'
strano, pero', che non abbiano previsto la presa per il
comando a distanza anche sulla fotocamera (ne' troviamo un
contatto sincro flash esterno!).
Il "lato" piu' interessante, come in ogni fotocamera che si
rispetti e' quello superiore. Li' troviamo un piccolo
display a cristalli liquidi per impostare e controllare le
varie funzioni, un comando rotante per selezionare
l'automatismo totale, la modalita' "custom" e la
possibilita' di cancellare l'ultima foto scattata o l'intera
memoria; due pulsanti per registrare i messaggi vocali e
impostare la messa a fuoco macro; un comando "Quality" per
regolare il fattore di compressione JPEG utilizzato.
Utilizzando "Fine" ogni immagine occupa 150 kbyte, con "Normal"
si scende a quota 75 e mentre 43 KB sono sufficienti in
modalita' "Economy". Ovviamente piu' e' alto il fattore di
compressione, minore sara' la resa qualitativa. In modalita'
Custom, oltre ad impostare l'autoscatto a 2 o a 10 secondi
(il primo, volendo, puo' sopperire all'assenza di una presa
sull'apparecchio per scatto flessibile), e' possibile
selezionare la modalita' di salvataggio non compressa (Raw)
che, a fronte di un utilizzo pressoche' spropositato di
memoria, permette di non perdere nemmeno il piu'
infinitesimale dettaglio riconosciuto e riportato dal
sensore CCD.
Infine, sul lato posteriore, troviamo l'oculare del mirino,
una coppia di LED rosso/verde e il selettore per impostare
la modalita' monocromatica della fotocamera. Quando e'
attivo tale stato di funzionamento, nel mirino compare una
linguetta rossa atta ad avvisare l'utente che le immagini
riprese saranno interpretate prove di informazioni
cromatiche. I due LED segnalano rispettivamente il
raggiungimento della corretta messa a fuoco - si attiva
premendo a meta' corsa il pulsante di scatto - e la ricarica
del lampeggiatore elettronico. Solo quando e' acceso il LED
verde (ed eventualmente ha smesso di lampeggiare quello
rosso, della ricarica del flash) e' possibile riprendere la
nostra brava immagine digitale. Dopo ogni scatto e'
necessario attendere qualche secondo affinche' la logica
interna comprima l'immagine teste' digitalizzata e provveda
al suo salvataggio in memoria o all'interno della scheda o
dell'hard disk eventualmente installato nello slot PCMCIA.
Tra "prima" e "dopo", quando c'e' di mezzo anche la ricarica
del lampeggiatore, ovvero stiamo riprendendo in interni,
l'attesa necessaria fra due scatti successivi e' di circa
otto-dieci secondi (possiamo anche mantenere premuto il
pulsante per scatti, diciamo, in sequenza) e cio' rende la
PowerShot 600 indicata prevalentemente per quelle situazioni
in cui la fretta... e' cattiva consigliera (non cercate di
cogliere "l'attimo fuggente" con la PowerShot 600 poiche'
molto probabilmente... vi sfuggira').
Uso e abuso
Il titoletto di questo paragrafo ha ragioni puramente
estetiche (per dirla alla Troisi dei bei tempi di
"Ricomincio da tre", "uso" forse e' troppo corto, "utilizzo"
e' certamente... scostumato). Con la PowerShot 600, infatti,
e' praticamente impossibile sbagliare foto essendo questa
completamente automatica e... a prova di idiota (idiot-proof,
come dicono gli anglosassoni). Grazie, poi, alla
possibilita' di effettuare una compensazione d'esposizione
di piu' o meno un diaframma (nel senso di sovraesporre o
sottoesporre intenzionalmente di uno stop... purche' sia
chiaro il "concetto") siamo al riparo anche da quelle brutte
sorprese riguardanti soggetti controluce o regolarmente
illuminati su uno sfondo nero "beffa esposimetro".
Registrando brevi commenti sonori abbinati alle immagini, e'
possibile identificare piu' agevolmente la ripresa di
oggetti o soggetti non conosciuti. Dal semplice: "vista
laterale sinistra", al "Mario Rossi, Ragioniere", per finire
alla didascalia sonora "Fiat Panda RM 4456X, sinistro del
27/02/96", e' facile riconoscere moltissime situazioni in
cui l'aggiunta di informazioni di questo tipo possono essere
veramente preziose quando andremo a rivedere e a catalogare
tutte le immagini scattate.
Delle doti di compattezza/leggerezza della fotocamera
abbiamo gia' parlato. In questa sede aggiungiamo
semplicemente che l'impugnatura e' sufficientemente
ergonomica, il mirino e' di generose dimensioni anche se le
varie cornicette relative all'inquadratura sono forse poco
visibili. Troviamo numerosi riferimenti per le riprese a
distanza "normale", in modalita' macro, ma anche per
inquadrare correttamente fogli A4 e biglietti da visita.
Nonostante il fatto che sul manuale sia chiaramente
specificato che la messa a fuoco normale va da 40 cm
all'infinito e quella macro da 10 a 40 cm, la profondita' di
campo e' tale (in rapporto anche alla risoluzione reale) che
possiamo considerare queste distanze come puramente
accademiche. Sia riprendendo un soggetto ad un paio di metri
con l'impostazione macro attivata, sia un oggetto a 20 cm
dimenticandola disattivata, non abbiamo praticamente
problemi di nitidezza. La cosa piu' importante e', invece,
tener conto dell'errore di parallasse tra mirino galileiano
e obiettivo. Piu' il soggetto e' vicino, piu' dovremo mirare
considerando la sola parte bassa dell'immagine visibile.
Certo, un mirino reflex avrebbe fatto lievitare notevolmente
il prezzo, uno elettronico (LCD) ancor di piu', ma quanto
avrebbe complicato il progetto un dispositivo puramente
ottico di compensazione automatica?
Il software a corredo
Con la PowerShot 600 e' fornito il driver TWAIN di
acquisizione delle immagini e un programma di
fotoelaborazione digitale della Ulead Systems: PhotoImpact.
Tutto in versione Windows non essendo ancora disponibile la
soluzione per Macintosh/Power Macintosh (e compatibili, tie').
Miracolosamente, terminata l'installazione, a parte qualche
singhiozzo di troppo (come vedremo tra breve) tutto funziona
perfettamente e... al secondo colpo! Il "velato" tono
polemico delle righe teste' lette e' dovuto principalmente
al fatto che sotto Windows (in generale...) quando si
installa qualcosa di nuovo e' buona norma incrociare a due a
due tutte le dita di mani e piedi: piu' se ne hanno, meglio
e'!
Sulla macchina utilizzata per le prove, al termine
dell'installazione, Windows 95 si' e' arreso dichiarando un
errore "irrecuperabile": a mali estremi, estremi reset. Al
successivo riavvio, sempre Windows 95, si e' accorto -
tenetevi forte! - che avevamo installato un nuovo componente
hardware identificato come drive per floppy disk (!!!). Dato
l'OK di rito, il boot di sistema e' proseguito secondo i
piani e tutto il sistema ha ripreso ha funzionare
correttamente. Certo, per scambiare un nuovo driver TWAIN
per una meccanica floppy disk bisogna proprio essere
distratti.
Tornando a noi, il driver fornito a corredo e' facile da
utilizzare e funziona - diversamente da alcuni sistemi
operativi ("operano", comunque, a fin di bene) - anche
correttamente. Tramite questo possiamo ruotare e scaricare
le immagini e i suoni dalla macchina collegata via porta
parallela, ma anche settare data e ora della fotocamera. Le
stesse operazioni possono essere fatte direttamente da
scheda PCMCIA se il nostro computer dispone di un apposito
alloggiamento di questo tipo (il formato file e la
formattazione sono comunque standard ed e' quindi possibile
accedere anche direttamente alle scheda come fosse un floppy
disk qualsiasi). Di ogni immagine possiamo conoscere data e
ora dello scatto, qualita' impostata e risoluzione
utilizzata (832x608, 640x480, 320x240). E' da tener
presente, come sempre, che con un sensore CCD da 570.000
pixel, checche' ne dicano i vari costruttori (la matematica,
includendo in questa finanche i "conticini della serva", non
e' mai un'opinione) si tratta sempre di risoluzioni
interpolate. Nei primi due casi (832x608 e 640x480) sono
forniti all'utente piu' pixel di quanti il sensore e' in
grado di riconoscerne, nel terzo (320x240) i pixel sono
meno, ma almeno in questo caso non abbiamo informazione
inventata alla "meno peggio". Il conto (il solito...) e'
presto fatto: per ogni pixel a colori della nostra immagine
vengono utilizzati, e su questo non ci piove (ma sono anche
l'unico a gridarlo apertamente da alcuni mesi a questa
parte, ndr) tre elementi (filtrati RGB) del sensore CCD (fa
pure rima!). Con 570.000 elementi e' possibile riconoscere
correttamente, dividendo per tre tale quantita', solo
190.000 pixel a colori, sufficienti per un'immagine poco
piu' grande di 350x530 pixel. Solo nel caso delle riprese in
bianco e nero di testi, come evidenziato precedentemente,
abbiamo a disposizione tutti gli elementi del sensore e la
risoluzione reale, in questo caso, considerando sempre un
aspect ratio di 2/3, e' di ben 616x924 pixel. Piu' che
sufficienti per riportare correttamente testi in corpo 10 o
11 su fogli A4 e addirittura in corpo 4 (ben piu' piccoli
delle didascalie di MC, attualmente in corpo 7) quando
riprendiamo in modalita' macro biglietti da visita. Canon,
quest'aspetto, l'ha apertamente dichiarato nel suo manuale
utente e noi, oltre ad apprezzare a gran voce l'onesta'
della cosa, prontamente lo riportiamo. Per dovere digitale!
Concludendo
La PowerShot 600, tutto sommato, ha un bilancio finale
certamente positivo. Non e' assolutamente priva di difetti
(l'esasperante ritardo al momento dello scatto farebbe
imbestialire anche il piu' rilassato fotografo) ma offre in
compenso una sfilza innumerevole di pregi, tutti da non
sottovalutare. Prima di tutto, grazie all'alloggiamento
PCMCIA di tipo III, offre la possibilita' di installare
anche piccoli hard disk rimovibili per un'autonomia di
ripresa dell'ordine delle migliaia di immagini (provvedete,
pero', ad una congrua riserva di batterie ricaricabili
altrimenti dopo poche centinaia di scatti, con l'hardischino
ancora insaturo, vi tocchera' comunque fermarvi). Poi e'
facile da utilizzare e difficilmente sbaglia un colpo. Per
le situazioni esasperate (controluce o sfondi scuri) e'
possibile intervenire manualmente sull'esposizione,
compensandola di piu' o meno uno stop. Anche questo e' un
"plus" di tutto rispetto, difficilmente riscontrabile in
altri apparecchi concorrenti e che mostra comunque
un'apprezzabile apertura mentale del costruttore sul fatto
(noto) che nessuno e' perfetto, tantomeno gli esposimetri
delle fotocamere nelle situazioni limite. Infine e' compatta
e leggera: anche quest'aspetto e' da tener presente, visto
che il rivenditore ce la consegnera' in un comodo sacchetto
ma poi, al collo, la dovremo portare noi.
Infine un'occhiata al prezzo. La PowerShot 600 costa un
milione ottocentocinquantamila (oltre l'IVA). Se possono
sembrare tanti e', come sempre, necessario tener conto anche
dell'attuale mercato e del prezzo medio delle fotocamere di
questo tipo, piu' o meno tutte intorno a quella cifra. Come
ogni cosa in ambiente digital-elettronico e' certamente
destinata a subire un progressivo riposizionamento di prezzo
nel medio-breve termine o, come spesso accade, potrebbe
essere riproposta tra qualche tempo in versione migliorata
(ottica zoom? display a colori LCD sul retro? mirino
reflex?) allo stesso costo. Ma aspettare vuol dire
rinunciare, visto che il "circolo vizioso", in quanto tale,
non permette vie di fuga considerando che il problema
rimarra' riproponendosi nuovamente all'occasione successiva.
Non c'e' che fare: sono le dure leggi del mercato...
digitale.
Riquadro Prezzi
Canon PowerShot 600
Produttore e distributore
Canon Italia SpA
Via Mecenate, 90
20138 Milano Tel. 02/50921
Prezzi al pubblico (IVA esclusa)
Canon PowerShot 600 L. 1.850.000
Scheda RAM PCMCIA 4 MB L. 386.500
Hard Disk PCMCIA 170 MB L. 756.300
Aggiuntivo grandangolo L. 168.000
Caratteristiche tecniche
Risoluzione sensore: CCD 570.000 pixel
Risoluzione in uscita: 832x608 - 24 bit/pixel
640x480 - 24 bit/pixel
320x240 - 24 bit/pixel
Capacita' memoria: interna 1 MB: 4...15 immagini
FlashRam 4 MB : 21...134 immagini
Hard Disk 170 MB : 800...5.500 immagini
Interfacciamento: Parallela
Obiettivo standard: 7 mm f/2.5 (eq. 50 mm nel formato 135)
Obiettivo opzionale: agg. ottico (eq. 28 mm nel formato 135)
Messa a fuoco automatica: da 40 cm a infinito (modalita'
normale)
da 10 cm a 40 cm (modalita' macro)
Sensibilita equivalente: 100 ISO
Otturatore: Controllato elettronicamente
tempi da 1/30 a 1/500 di secondo
Flash elettronico: Interno, n.g. 9
Alimentazione: blocco batterie ricaricabili NiCd
6 pile formato "AA" (opzionale)
Dimensioni (cm): 16 x 9.2 x 5.8
Peso (senza batterie e schede): 420 g
Impaginato
originale...
Articolo pubblicato
su
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