Articolo pubblicato sul n. 1 di DoppioClick
(Edizioni
Finson SpA - Milano) nell'ottobre 2002
Panasonic LC40
di
Andrea de Prisco
Devono
proprio averlo capito: per “conquistare” digitalmente anche
l’utente più esigente, magari con anni di consolidata
esperienza in ambito fotografico tradizionale (spesso
diffidente…) è meglio non proporre soluzioni esasperatamente
tecnologiche. Meglio strizzare l’occhio alla “tradizione”,
sia per quel che riguarda gli aspetti funzionali/operativi
dei prodotti (per quanto possibile niente più fotocamere
digitali formato rasoio elettrico), quanto per gli aspetti
fotografici più propriamente detti. Così un po’ tutti i vari
produttori hanno (finalmente) fatto qualche passo indietro,
interrogandosi seriamente sul perché la fotografia digitale,
inizialmente, non ha “sfondato” come, in molti, credevano.
Da un lato c’era di sicuro la qualità offerta
originariamente, nemmeno lontanamente paragonabile a quella
della pellicola chimica, dall’altro i prezzi di vendita di
tali prodotti, specialmente di quelli sbandierati come “di
fascia alta”, davvero poco invitanti in relazione alle
performance offerte.
Oggi lo scenario è molto diverso. Bastano davvero poche
centinaia di euro per acquistare una “compattina” più che
dignitosa da un paio di megapixel, mentre riuscendo ad
aumentare un altro po’ il budget di spesa, superando non di
molto la barriera psicologica del milionicino di vecchie
lire, si riesce con facilità a portarsi a casa un prodotto
in grado di accontentare finanche l’utente più esigente.
L’utente, per capirsi, che non vuole limitare il campo di
utilizzo della sua fotocamera alla sola visualizzazione
video, ma intende anche ottenere in casa delle stampe
decenti, del tutto paragonabili a quelle ritirate l’estate
prima dal suo fotografo di sempre.
Ma i produttori di elettronica di consumo più scaltri o, se
vogliamo, con le spalle più forti, sempre col preciso
intento di corteggiare/convincere i fotografi più restii, si
sono spinti oltre. Dove non potevano rassicurare l’utente
con una loro “fetta di storia” in ambito fotografico
tradizionale hanno stretto vere e proprie alleanze con
colossi fotografici, occupandosi direttamente solo degli
aspetti elettronici dei loro prodotti. Così è facile trovare
un’ottica Canon sulle fotocamere Casio, splendidi obiettivi
Carl Zeiss sulle Sony e nientepopodimeno che Leica sulle
fotocamere Panasonic, come sulla LC40 in prova questo mese.
Chi ben comincia…
I megapixel in gioco, nel caso della LC40, sono ben quattro.
Praticamente la giusta via di mezzo tra il massimo oggi in
circolazione, cinque megapixel, presente su pochissimi
apparecchi di fascia massima e i tanti modelli da 3.3,
giunti in commercio l’estate scorsa. Con quattro megapixel a
disposizione si ottengono con facilità immagini da 2240x1680
punti che, tradotto in formato di stampa, equivale a dire
ottenere ottime foto 13x18 cm o, volendosi spingere oltre,
ben più che accettabili ingrandimenti A4, sempre dalla
nostra stampantina a colori.
Ma, come dicevamo prima, al di là dei dati strettamente
numerici (di tutto rispetto) la Panasonic LC40 risulterà
simpatica a molti fotografi tradizionalisti e non solo per
la sua ottica prodotta da Leica. Potrebbe sembrare un
dettaglio secondario, ma la LC40 assomiglia proprio ad una
macchina fotografica. Anche chi non ha mai avuto a che fare
con tale genere di diavolerie tecnologiche riuscirà a
cavarsela facilmente e trovando (finalmente) i vari comandi
(compreso, sembra assurdo!, il pulsante di scatto) proprio
dove è naturale trovarli.
Le funzioni offerte dalla fotocamera sono davvero tante,
molte sono accessibili solo attraverso i menù di controllo
visualizzati sul display posteriore, ma i comandi principali
sono tutti raggiungibili attraverso pulsanti e/o ghiere
presenti “in carne e ossa” sul corpo macchina. Ad esempio,
attraverso la semplice rotazione della ghiera comandi
principale possiamo immediatamente selezionare uno dei
cinque programmi di ripresa reimpostati (ritratto, notturno,
macro, paesaggi, sport), con altrettanta semplicità possiamo
scegliere la modalità di scatto (singola o continua: la LC40
riesce a scattare fino a 4 fotogrammi al secondo!) oppure
impostare la modalità spot, campo ristretto, relativamente
all’area di messa a fuoco e alla lettura dell’esposizione.
Quest’ultima, ovviamente automatica, può essere a sua volta
scelta tra le tre consuete modalità fotografiche
tradizionali, ovvero a priorità dei tempi, dei diaframmi,
programmata (classica).
Non manca un flash integrato, da estrarre manualmente dietro
la pressione di un tasto. Non essendo posizionato
esternamente non agisce automaticamente come avviene per
altri modelli ma è sempre richiesto il consenso/assenso da
parte dell’operatore.
Sul campo
Giusto per ribadire il suo legame con la fotografia
tradizionale, la LC40 al momento dello scatto riproduce
attraverso l’altoparlantino integrato finanche il consueto
“click” delle macchine fotografiche meccaniche. Proprio come
se dicesse al fotografo tradizionale: “stai tranquillo, come
hai potuto notare hai appena scattato una foto”. In realtà
l’altoparlantino rivela ben più interessanti capacità audio
della fotocamera, ovvero la possibilità di registrare alcuni
secondi di sonoro abbinati ad ogni immagine. Ottimo sia per
lo svago (momenti di festa, gente che si diverte e che ride,
perché non immortalare oltre agli scatti le risate
nell’aria?!?) quanto per applicazioni professionali
(annotazioni vocali del tipo “foto uno, vista dall’alto,
protocollo numero ecc. ecc.”). L’audio può anche essere
registrato successivamente alla ripresa così come modificato
in seguito.
Non manca, infine, la possibilità di effettuare brevi
riprese video, limitate nella durata in base alla quantità
di memoria disponibile. Con i 16 MB offerti di serie, un po’
pochini invero, è possibile registrare circa 75 secondi di
video o una decina di immagini fotografiche alla massima
risoluzione.
PRO
• Ottica di gran pregio: Leica Vario-Summicron 3x
• Comandi ergonomici e di impostazione tradizionale
• Possibilità di registrare filmati video e annotazioni
audio alle immagini
• Batteria ricaricabile al litio di lunga durata
CONTRO
• Utilizzo di memorie SD-Card meno diffuse delle Compact
Flash
• Flash ad attivazione manuale
• Limitate capacità di bilanciamento luce naturale/luce
flash
• Scarsa tolleranza d’esposizione (latitudine di posa)
Riquadro:
Fotocamere digitali: i parametri in gioco
Il cuore di ogni fotocamera digitale è rappresentato dal
sensore di ripresa (CCD, dispositivo ad accoppiamento di
carica). Maggiore è il numero di pixel di cui questo è
composto, maggiori saranno le dimensioni delle immagini
riprese e, conseguentemente, la loro definizione. Già da
qualche anno si parla in termini di “megapixel” (milioni di
pixel, o elementi immagine che dir si vogliano) essendo
ormai dimenticata da un pezzo l’epoca delle prime fotocamere
digitali dotate di poche centinaia di migliaia di pixel.
Lo zoom, presente nella stragrande maggior parte dei casi,
può essere digitale, ottico, o offerto come combinazione di
entrambi. Se si utilizza uno zoom ottico la variazione di
inquadratura più o meno ampia avviene attraverso
un’escursione ottica della focale dell’obiettivo, mentre nel
caso di zoom digitale viene utilizzata un’aria più o meno
vasta del sensore di ripresa. Questo significa, e si tratta
di un dato tutt’altro che trascurabile, che nel caso di zoom
digitale l’avvicinamento di un soggetto comporta sempre e
comunque un decadimento qualitativo, dovendo utilizzare via
via sempre una porzione più piccola del sensore di ripresa.
Riguardo la memoria è necessario parlare sia in termini di
quantità (numero di megabyte a corredo, di solito almeno
otto o sedici, sufficienti sempre per pochi scatti) che di
tipo utilizzato. Le memorie per fotocamere digitali
maggiormente diffuse, e anche per questo reperibili più a
buon mercato, sono le Compact Flash. Più rare sono le
SmartMedia, le Multimedia Card, le Secure Digital e, ancor
meno diffuse, le Memory Stick proposte, utilizzate e vendute
attualmente solo da Sony. Purtroppo non è possibile
utilizzare memorie diverse da quelle previste dal
costruttore, nemmeno attraverso improbabili adattatori. Per
il trasferimento delle immagini dalla fotocamera al computer
si utilizza il cavetto fornito con l’apparecchio (ormai
quasi sempre di tipo USB) o un adattatore esterno nel quale
inserire la Card per l’accesso diretto alle immagini come se
si trattasse di una generica unità rimovibile tipo floppy
disk o CD-ROM
Produttore e distributore
Panasonic Italia SpA
Prezzo orientativo al pubblico. € 790,00
Articolo pubblicato
su
www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni
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