Articolo pubblicato sul n.290 de
La
Repubblica il 17 dicembre 1993
Il suono
digitale
di Andrea de Prisco
Con l'avvento del Compact Disc si e' assaporata, in tutto il
suo splendore, la purezza e la fedelta' del suono digitale.
Mancanza di fruscio, assenza di usura dei dischi, dimensioni
e tipo di supporto adatto per essere utilizzato a passeggio,
grazie a lettori di dimensioni sempre piu' ridotte, oppure
in macchina, tramite autoradio lettori di CD. Un bel salto
di qualtita', se si pensa agli ormai pensionati dischi in
vinile, che hanno accompagnato almeno tre generazioni di
utenti della musica preregistrata. Riguardo, invece, la
musica da registrare, quali sono i progressi tecnologici ai
quali si e' assistito o si sta assistendo? Forse e' proprio
per colpa della purezza del CD che l'utente di sistemi hi-fi
reclama la possibilita' di registrare nastri con i brani
preferiti scelti dai propri CD, senza rinunciare alla
qualita' sonora di quest'ultimi. Oggi esiste non una ma ben
tre possibilita' per registrare a casa propria con la
qualita' dei CD. Troviamo in commercio registratori DAT (Digital
Audio Tape), DCC (Digital Compact Cassette) e MiniDisc.
I primi registratori digitali disponibili in commercio sono
stati i DAT che non hanno avuto molto successo non per la
loro qualita' (del tutto identica, se non superiore, a
quella del CD) ma per l'opposizione delle case discografiche
che temevano pericolosi attacchi da parte della pirateria
musicale. Diversamente da quanto succede con i registratori
convenzionali, con i quali l'operazione di copia e' sempre
accompagnata ad una perdita' di qualita' (e quindi non
ripetibile all'infinito), la registrazione digitale di un CD
su un nastro DAT non e' un copia ma una vera e propria
clonazione della musica digitale originale. Nonostante il
freno da parte delle case discografiche, e' ancor oggi
possibile acquistare un ottimo registratore DAT anche per
meno di un milione (il prezzo di un registratore analogico
di fascia alta), cosi' come modelli portatili o apparecchi
da auto (questi, a dire il vero, sempre piu' difficili da
trovare). L'unico problema rimane, e non ci sono presupposti
per una futura soluzione, l'alto costo delle cassette DAT
vergini (simili a videcassette in miniatura), oggi
acquistabili anche a ventimila lire l'una, effettivamente un
po' troppo care per un'utilizzazione in ambito non
professionale. Tra i modelli DAT piu' interessanti, sono da
segnalare i portatili Aiwa HD-S1, il Kenwood DX-7 o il
minuscolo Sony TCD-D7 non piu' grande di un walkman per
cassette tradizionali. Sempre a Sony il merito di offrire il
DAT piu' a buon mercato (poco piu' di un milione nei negozi
per il DTC-690) mentre l'apparecchio piu' sofisticato (e per
questo anche il piu' costoso) e' il Nakamici 1000R che si
puo' acquistarem staccando un assegno da una quindicina di
milioni abbondanti.
Da un anno a questa parte si sono contemporaneamente
affacciati sul mercato due nuovi sistemi di registrazione
digitale denominati rispettivamente DCC e MiniDisc. Il primo
e' proposto dall'instancabile Philips (inventore, per chi
non lo sapesse, tanto del CD quanto della piu' anziana
cassetta audio tradizionale), il secondo dall'onnipresente
Sony alla quale, tra l'altro, stanno molto a cuore anche le
sorti del DAT. Due sistemi proposti da due concorrenti per
farsi concorrenza? Difficile stabilirlo, visto che sono
talmente tanto diversi tra loro da poter ognuno contare su
una distinta fetta di mercato, ma che arrivando
contemporaneamente nelle vetrine dei negozi hanno creato un
po' di confusione e insicurezza da parte dell'utenza.
Il sistema DCC (Digital Compact Cassette) deriva piu' o meno
direttamente dalla comune cassetta audio tradizionale con la
quale e' addirittura compatibile. Registratori, walkman,
autoradio DCC sono in grado di leggere anche le vecchie
cassette audio sicche' chi oggi e' utente del preesistente
sistema potra' tranquillamente passare al nuovo senza
buttare o riregistrare tutte le preesistenti cassette. In
maniera quasi diametralmente opposta, il MiniDisc proposto
dalla Sony, pur essendo un sistema di registrazione e' piu'
parente del Compact Disc che della vecchia cassetta. Con
tutti i vantaggi che un sistema "disco" puo' offrire
rispetto ad un sistema "nastro". Ad esempio la ricerca di un
singolo brano, lento e sequenziale nel sistema DCC (per
cercarlo l'unica cosa che possiamo fare e' avvolgere o
riavvolgere il nastro fino al punto desiderato), diretto e
pressoche' immediato nel sistema MiniDisc che, da questo
punto di vista, si comporta come un CD.
Diversamente dal DAT, tanto il MiniDisc quanto la DCC (il
primo piu' della seconda) per problemi tecnici direttamente
correlati al tipo di supporto, pur essendo macchine a tutti
gli effetti digitali, durante la registrazione non incidono
tutto il segnale in ingresso ma scartano digitalmente tutti
quei segnali non udibili perche' al di sotto di un certo
volume a o perche' coperti da altri suoni predominanti.
Detto in altre parole, una registrazione digitale effettuata
con una macchina MIniDisc o DCC, pur essendo piu' che
soddisfacente sotto il profilo musicale grazie anche
all'assoluta assenza di fruscio (ben noto agli utilizzatori
di cassette audio convenzionali) non rappresenta come nel
DAT una clonazione dell'originale ma, piu' semplicemente,
qualcosa che ci si avvicina moltissimo. Questa sottile
differenza ha fatto si che i due nuovi sistemi hanno avuto
l'appoggio delle case discografiche che gia' vendono i loro
titoli anche in questi nuovi formati.
Esistono in commercio diverse macchine MiniDisc, soprattutto
portatili, ma anche da tavolo con prezzi che vanno dalle
ottocentomila lire in su. Segnaliamo, tra i tanti, il
lettore Sharp MD-D 10 (tanto piccolo da stare nel palmo di
una mano) o il completo Sony MZ-1, l'unico portatile in
grando anche di registrare. Sul versante opposto, quello dei
sistemi DCC la situazione e' speculare: le macchine sono
quasi tutte dal tavolo (a partire dalle ottocentomila lire
in su) ed esiste un solo apparecchio portatile, il Philips
DCC 130 che e' in grado di leggere le cassette digitali e
analogiche ma non di registrare.
Soddisfatti, per finire, anche gli automobilisti che possono
contare, tanto da parte di Sony per il sistema MiniDisc
quanto da parte Philips (e ultimamente Panasonic) per la DCC,
su alcune autoradio specifiche che permettono anche il
collegamento ad un cambia CD da bagagliaio. Non si sa mai...
(BOX)
Digitale: usi e abusi
Piu' passano gli anni, piu' la parola "digitale" va di moda.
Si e' iniziato ad usarla, una ventina di anni fa, con i
primi orologi al quarzo a cifre luminose (scoprendo solo
molti anni dopo che e' digitale anche un orologio al quarzo
con le comuni lancette), e oggi ormai accompagna un po'
tutti gli apparecchi elettronici piu' o meno innovativi
anche se un po' troppo spesso si abusa di questo termine. I
casi piu' eclatanti riguardano, tanto per fare un esempio, i
televisori, i videoregistratori o le videocamere per il
mercato consumer. Cosi' un televisore diventa magicamente
digitale solo perche' ha una sintonia pilotata da un
circuito logico, la telecamera e' digitale solo perche' e'
in grado di mixare alle nostre immagini qualche effetto
speciale e anche il videoregistratore risulta promosso allo
stesso rango solo perche' le testine di lettura hanno il
controllo dell'allineamento tramite un circuito di questo
tipo. Perfino in campo HI-Fi, dove il "digitale" ha avuto
ragione di attecchire nel pieno di ogni diritto, troviamo
spesso veri e propri abusi dettati, come sempre, dalla
solita moda acchiappa acquirenti. La comune autoradio
mangianastri, stando ad alcuni costruttori, diventa digitale
solo perche' ha i comandi a sfioramento o un ingresso per
lettore di CD da bagagliaio. Discorso simile per alcuni
sintonizzatori o piastre di registrazione per impianti hi-fi
domestici che di digitale hanno tutto, tranne l'essenza.
Il vero capostipite del suono digitale e', come noto, il
Compact Disc. Ma non e' digitale perche' quando lo inseriamo
nell'apposito lettore e' possibile controllare con
precisione cronometrica il passare del tempo sul display
dell'apparecchio ma per una ragione ben piu' profonda. La
parola digitale, deriva dall'inglese digit che vuol dire
numero, cifra. Per quanto possa sembrarci strano, su un CD
non vi e' incisa la vera e propria musica ma una sequenza
numerica che la rappresenta. Il lettore di CD non fa altro
che leggere numeri dal CD, il segnale digitale, e
riconvertirli nel segnale musicale originario, il segnale
analogico, che in quanto tale puo' essere amplificato e
tramite altoparlanti riprodotto ed ascoltato.
AdP
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