Articolo pubblicato sul n. 97 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel giugno 1990

MCmicrocomputer


Prove prodotti:
Amiga 3000

di Andrea de Prisco

Per un pelo, ma ce l'abbiamo fatta. Sapeste quanto abbiamo dovuto tribolare per riuscire ad avere in tempo la macchina per questa prova, dopo che piu' volte c'era stata confermata la sua disponibilita', senza pero' mai arrivare sul serio.

Stiamo parlando del nuovo Amiga 3000, degno successore della dinastia Amiga, nata ormai piu' di 4 anni fa ad opera di un gruppo di ingegneri della Hi-Toro che, unendosi alla Commodore per fondare la Commodore-Amiga Inc., lanciarono il primo personal computer multitask della storia: l'Amiga 1000.Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

Si trattava, a quei tempi, di una strepitosa macchina basata sul 68000 dotata di ben 256 K di RAM espandibili a 512(!).

Ma il piatto forte erano i tre chip custom di Amiga, battezzati Agnus, Paula e Denise, coi quali grafica e suono non erano piu' competenza del microprocessore che era cosi' libero di dedicarsi a compiti piu' "calcolosi". E grazie al DMA (l'accesso diretto in memoria da parte dei dispositivi senza l'ausilio della CPU) era possibile eseguire contemporaneamente operazioni grafiche (quali il riempimento di aree o il trasferimento di porzioni di pagina grafica) e sonore (vera e propria musica digitalizzata suonata a quattro voci stereo indipendenti) senza che il processore muovesse un solo... piedino.

Dalla nascita poi del Sidecar (un voluminoso "accrocco" da applicare lateralmente al 1000 proprio come un sidecar ad una motocicletta) col quale si aveva compatibilita' hardware e software col mondo MS-Dos, e dalla constatazione che un Amiga 1000 cosi' conciato difficilmente avrebbe avuto successo, la Commodore mise alla luce due evoluzioni diverse del medesimo prodotto: l'Amiga 500 quale evoluzione dilettevole e l'Amiga 2000 verso il professionale.

Ma il 2000 altro non era che un 1000 col Sidecar incorporato. Anzi, incorporabile, dal momento che era necessario acquistare la cosiddetta scheda Janus (dal mitologico mostro bifronte) che inserendosi a cavallo tra il bus Amiga e il bus PC permetteva di eseguire anche programmi MS-Dos mettendo in contatto i due mondi.

Grazie poi al cosiddetto processor slot del 2000, l'upgrade verso nuovi processori era presto fatto. Peccato pero' che l'architettura interna restava a 16 bit anche installando un 68020 notoriamente a 32. Da questo l'esigenza di inserire nella stessa scheda contenente il processore anche un certo quantitativo di RAM a 32 bit per permettere all'ospitato 68020 di non strozzarsi continuamente sul bus a 16 bit almeno per quanto riguarda dati e programma utente.

Eh gia', la ROM sta comunque sulla scheda madre e quindi ogni volta che il 68020 accede ad una qualsiasi routine di sistema non caricata in RAM deve comunque passare attraverso il collo di bottiglia del bus Amiga. Insomma, riecco l'accrocco. Meglio ricominciare tutto da capo, riprogettando da zero (o quasi) la nuova macchina.

Dell'Amiga 3000 se ne parlava ormai da un pezzo: alcune voci lo davano addirittura per una macchina basata sul neo nato Motorola 68040. Poi la smentita durante la Developpers Conference degli sviluppatori Amiga tenutasi nel febbraio scorso a Parigi. La macchina non solo veniva mostrata ed illustrata agli sviluppatori (noi eravamo li'...) ma era data la possibilita' di provare a far girare il proprio software o ad installare il proprio hardware per vedere come il nuovo nato si comportava. Come detto sul numero scorso, nonostante a marzo e' stato pubblicato qui su MC un resoconto abbastanza dettagliato della DevCon, abbiamo dovuto a suo tempo tacere sulla nuova macchina avendo firmato, per l'appunto, un accordo di non divulgazione.

Ma torniamo al 3000, finalmente in redazione da noi. Sulla carta si tratta di un prodotto veramente eccezionale, dal processore utilizzato, il 68030 a 16 o 25 MHz, alla nuova architettura interna a 32 bit, ai nuovi modi grafici stupefacenti.

Il software di sistema, poi, non piu' denominato 1.4 come indicato a Parigi, ma 2.0, dalla veste grafica (per quanto riguarda Intuition, l'interfaccia WIMP di Amiga) molto professionale e, perche' no, accattivante. Hard Disk di serie e 2 mega RAM on board (espandibili a 18, sempre sulla piastra madre!) ne fanno un prodotto sicuramente interessante sul quale la Commodore punta con tutte le sue forze. Il suo lancio infatti segnera' probabilmente una pietra miliare nella storia dei sistemi multimediali dove suono, grafica, video, animazioni, sintesi e riconoscimento vocale, interattivita', sono magistralmente integrati per rendere il computer qualcosa di nuovo e, fino ad oggi, inconsueto.

Tutto questo grazie anche ad AmigaVision, l'authoring system di Amiga, mediante il quale con semplici colpi di muose e' possibile programmare con estrema facilita' applicazioni multimediali. Il pacchetto, che verra' fornito a corredo degli Amiga 3000, non e' giunto a noi insieme alla macchina. Meglio cosi': vorra' dire che gli dedicheremo successivemente un intero articolo mostrandone le particolarita' in maniera ben piu' dettagliata di quanto avremmo potuto fare in questa sede.

Prima di passare alla prova vera e propria, non ci resta da aggiungere che la macchina di cui disponiamo attualmente e' la versione a 16 MHz col software di sistema ancora in beta release e caricato all'accensione da HD. Per lo stesso motivo, e anche per tutti quei programmatori che hanno scritto le loro applicazioni senza curarsi minimamente di rispettare le specifiche Commodore, la macchina attualmente ha la possibilita' di caricare anche il "vecchio" 1.3. Una "marcia" in piu' che ci permettera' di eseguire anche i programmi piu' ostici. Sempreche' questi non abbiano problemi esistenziali (uso "abusivo" di istruzioni privilegiate, codice automodificante, ecc. ecc.) legati al processore utilizzato.

Ma in questo caso non meritano per nulla di avvicinarsi solo un po' al 3000. Non girano? Ben gli sta...

 

Descrizione esterna

 

Cio' che colpisce maggiormente dell'Amiga 3000 sono le sue ridottissime dimensioni. Occupa forse la meta' del volume occupato dal 2000 offrendo caratteristiche ben maggiori del doppio. E' cosi' piccolo che non da' alcun fastidio sotto al monitor (riguardo all'altezza complessiva del sistema) e possiamo anche usarlo accanto allo stesso come un tower dalle dimensioni ultra ridotte. L'interruttore di accensione posto sul frontalino, poi, ne facilitano ulteriormente il posizionamento anche in postazioni non troppo ergonomiche.

Sempre sul frontale troviamo la meccanica per microfloppy alla quale possiamo affiancare un secondo drive una volta asportato il coperchietto che nasconde la fessura per i floppy. Infine due led di generose dimensioni segnalano l'accensione del sistema e l'attivita' dell'hd. Nient'altro sul davanti. Le prese per mouse, joystick e tastiera sono poste sul fianco destro della macchina in una posizione che risulta sicuramente meno scomoda del frontale, come avviene per il 2000.

Abbastanza azzeccato anche il colore del cabinet, beige molto piu' tenue di quello utilizzato per il suo precedessore.

Sul retro troviamo un bel po' di novita'. Tanto per cominciale gli slot di espansione non sono piu' disposti verticalmente ma orizzontalmente per ridurre al massimo l'altezza totale del cabinet. Proprio al centro del pannello posteriore fa bella mostra di se' la presa DB25 femmina dell'interfaccia SCSI esterna. Altra novita', un'uscita per monitor VGA per visualizzare i modi grafici deinterlacciati (flicker fixer integrato).

Accanto a questa, un deviatore a levetta, permette di bypassare il deinterlacciatore interno. Le rimanenti porte erano tutte gia' disponibili sul 2000 e sono: una porta seriale, una porta parallela, una presa per floppy disk esterno, un'uscita video standard Amiga e un'uscita audio stereo. Manca l'uscita videocomposita monocromatica presente su tutti i modelli precedenti (eccezion fatta per gli Amiga 2000A) comoda per collegare, ad esempio, un monitor monocromatico senza bisogno di utilizzare alcun adattatore.

Il mouse e' identico a quello dei modelli precendenti mentre la tastiera' e' assai simile quella del 2000: i tasti sono essattamente gli stessi e nella medesima posizione, l'estetica richiama con le sue righe il bellissimo look del 3000.

Mouse e tastiera sono finanche elettricamente compatibili con i modelli precedenti tant'e' che e' possibile usare indifferentemente la tastiera di un 2000 su un 3000 e viceversa. Avremmo certo desiderato una tastiera di livello paragonabile alla macchina e non solo un restiling, ma, si sa, non si puo' sempre chiedere troppo.

 

L'interno

 

L'apertura dell'Amiga 3000 e' praticamente indentica a quella del 2000: due viti per lato e una sul retro proprio al centro del pannello posteriore. Il coperchio scivola cosi' in avanti dando modo di ammirare le meraviglie interne.

Molto diverso dal 2000, fortunatamente, e' il cestello porta drive e alimentatore. Da notare il fatto che il pulsante di accensione disponibile sul frontale, e' meccanicamente collegato col vero interruttore presente sul blocco alimentatore. Tutto questo e' dovuto alle vigenti norme di sicurezza che non permettono interruttori "duevventi" direttamente disponibili sul pannello frontale. Dall'alimentatore, dotato di ventola semisilenziosa, escono ben 23 fili che alimentano la scheda madre e i device di memorizzazione collegati internamente. La ventola, molto intelligentemente, e' un po' piu' grande dell'alimentatore stesso in modo da "refrigerare" anche la nutrita schiera di chipponi presenti sulla mother board.

Accanto alla meccanica da 3.5" c'e' spazio per un altro dispositivo di pari dimensioni, sia esso un altro floppy o un altro hd. Sono disponibili, infatti, i collegamenti "volanti" per tutt'e due i tipi di meccaniche. Per essere piu' precisi al connettore aggiuntivo interno SCSI possiamo, almeno teoricamente, collegare qualsiasi dispositivo con questo interfacciamento. Il problema sarebbe solo la non accessibilita' esterna, prevista solo per un secondo floppy. L'hd interno, SCSI, e' montato accanto all'alimentatore, dietro alla prima meccanica fd. L'esemplare in nostro possesso dispone di un ottimo Quantum da 40 mega e con sovrapprezzo e' possibile acuistare il 3000 con hd da 100 mega.

Come gia' detto, le schede di espansione sono poste orizzontalmente per risparmiare spazio in altezza. Tale soluzione era gia' presente in alcune macchine MS-Dos dalle dimensioni particolarmente ridotte come quelle del 3000. Gli slot disponibili sono quattro per quanto riguarda il bus Amiga, due per il bus XT/AT (che si riduce ad uno solo dal momento che l'altro sara' occupato dalla Janus se intendiamo utilizzare software e hardware IBM compatibile) e uno slot video "esteso" come quello presente sugli Amiga 2000B. Se quattro slot Amiga possono sembrare pochi, ricordate che memoria, controller per hd e flicker fixer stanno gia' sulla piastra madre.

Svitacchiando un altro po' di viti, asportiamo completamente drive e cestello e, dopo aver tolto anche il bus di espansione che fa capo ad una coppia di connettori sulla mother board, la piastra madre e' tutta per noi. Il chip quadrato piu' piccolo e' proprio il 68030, a pari merito quasi col coprocessore matematico 68881. Peccato che sia l'uno che l'altro siano saldati direttamente sulla piastra (il processore addirittura surface mounted) fatto che, ahinoi, non permette un facile upgrade verso la versione del 3000 piu' veloce. Il clock di sistema puo' essere, a seconda della versione, da 16 o 25 Mhz; speriamo in futuro di vedere anche velocita' maggiori (magari non solo del processore, ndr) considerando il fatto che ormai il 68030 e' disponibile anche a 50 MHz.

Da non sottovalutare, comunque, la presenza del processor slot a 200 pin che permettera' di installare CPU aggiuntive come RISC e, sicuramente, 68040 in pompa magna. Speriamo presto.

I banchi di memora Fast sono dislocati all'estrema destra: il primo banco da un mega e' naturalmente gia' presente (in package DIP), subito sopra sono disponibili zoccoli per ospitare altri tre mega in package ZIP. Sostituendo il primo banco con chip da 4 megabit (per un totale quindi di 4 megabyte) e' possibile utilizzare anche ZIP della medesima capacita, raggiungendo la ragguardevole meta di 16 megabyte di Fast RAM sulla piastra madre. Se poi siete proprio assetati di memoria potete anche sfruttare il bus di espansione introducendo schede di memoria da 8 mega l'una. Possibilmente a 32 bit, come detta il nuovo "standard" Zorro III del bus del 3000, oppure a 16 bit ovvero le preesistenti schede del 2000 (Zorro II) perfettamente compatibili con il nuovo nato.Dal lato opposto della piastra troviamo la Chip RAM ovvero la memoria accessibile anche ai tre chip custom: un banco gia' occupato, uno diponibile per arrivare a 2 mega. Purtroppo non e' possibile lo stesso gioco dei nuovi chip da 4 megabit, ma non crediamo affatto che qualcuno riesca a stare stretto in ben due mega (pari a 16 milioni di pixel!) di memoria grafico-sonora. Un'altra manciata di RAM e' ovviamente presente anche nel Display Enhancer che provvede a deinterlacciare i modi grafici interlacciati di Amiga.

Altri due zoccoli vuoti ospiteranno (assieme agli altri due zoccoli gia' occupati), non appena disponibili, le nuove ROM del Kick 2.0 per complessivi 512 K di sistema operativo.

I chip custom del 3000 sono i "soliti" Agnus, Denise e Paula in versione "enhanced" per i primi due. Oltre ai nuovi modi grafici disponibili che tratteremo a breve, la grossa novita' e' sicuramente la possibilita', come detto, di accedere fino a ben due mega di Chip RAM. Oltre ai chip custom troviamo anche 5 gate array che svolgono diverse funzioni alcune abbastanza importanti. Come per i "fratelli maggiori" anche a questi chip e' stato associato un nome: Fat Gary decodifica gli indirizzi, Fat Buster provvede all'arbitraggio DMA per la mother board, Ramsay al controllo della Fast RAM su scheda, Super DMAC e' il DMA controller per l'SCSI, Amber implementa la logica di controllo per il Display Enhancer.

Nella zona posteriore sinistra della piastra e' disposta tutta l'elettronica relativa all'uscita video, compreso il Display Enancher che, come detto, e' un flicker fixer (trasforma le immagini interlacciate in "non interlacciate"). Purtroppo e' sottodimensionato rispetto alle effettive capacita' grafiche della macchina. Infatti funziona egregiamente con i vecchi modi grafici di Amiga ma non regge ne' i 1280 pixel del modo super hires ne' le appetibilissime 960 linee del productivity mode interlacciato. Sembra proprio che avessero integrato nel 3000 il vecchio flicker fixer del 2000 che, naturalmente, e' capace di trattare solo i modi grafici precedentei. Inoltre, se colleghiamo un monitor 31 KHz all'uscita VDE (Video Display Enhancer), e' necessaria una leggera taratura ogni volta che si passa dal productivity mode ai modi standard, che si effettua agendo "di cacciavitino" su un trimmer affacciato sul retro della macchina. Speriamo che alla Commodore ci ripensino alla svelta, possibilmente prima dell'effettiva commercializzazione del prodotto: la macchina in prova, infatti, e' tutt'altro che definitiva, come grida a gran voce il foglio accluso alla documentazione.

 

ECS: Enhanced Chip Set

 

Di tutta l'elettronica del 3000, sicuramente l'ECS e' la parte piu' interessante. I nuovi modi grafici spingono Amiga nuovamente alcune lunghezze avanti a tutti gli altri concorrenti. Proprio come accadde nell'86 quando usci' il 1000.

Ora la massima risoluzione orizzontale e' di ben 1280 pixel che diventano la ragguardevole quantita' di 1440 utilizzando l'overscan. La massima risoluzione verticale e' di 960 linee, purtroppo non "miscelabili" con i 1440 pixel orizzontali, ma utilizzabili solo a 640. Ricapitolando di modi grafici di Amiga sono (tralasciano i vari overscan e indicando per ognuno il numero massimo di bit/pixel):

320x256 6 bitplane

320x512 6 bitplane

640x256 4 bitplane

640x512 4 bitplane

1280x256 2 bitplane

1280x512 2 bitplane

640x480 2 bitplane

640x960 2 bitplane

 

tutti questi modi grafici sono disponibili sul connettore video DB23 standard Amiga. Utilizzando un monitor convenzionale (1081, 1084, 2080) potremo visualizzare solo i primi 6 modi grafici e le risuluzioni verticali di 512 linee saranno tutte mostrate in modalita' interlace. Attaccando invece, sempre al DB23 un monitor a 31 KHz (come i monitor VGA) avremo anche il productivity mode (640x480) liscio o gassato (interlacciato da 960 linee).

Se invece colleghiamo il nostro monitor 31 KHz all'uscita VDE potremo fruire anche dei modi deinterlacciati delle risoluzioni 640x512 e 320x512. Come detto prima il super hires 1280x512 non si riesce a deinterlacciare.

A tutto cio' si aggiunge la possibilita' di installare il monitor monocromatico A2024 che permette una risoluzione di 1008x1024 pixel con due o quattro livelli di grigio per pixel. Insomma ce n'e' per tutti i gusti, tutti le tasche e, conseguentemente, tutti i monitor.

 

Il WorkBench 2.0

 

Del nuovo WorkBench o, meglio, del nuovo Intuition, colpisce piu' di tutto il nuovo look delle icone e delle finestre. E' tutto un gioco di chiaroscuri che da' un aspetto tridimensionale di notevole effetto. Ora, quando col mouse clickiamo su un "button" o su un'icona o su un gadget abbiamo la sensazione di aver pigiato sul serio su un interruttore sporgente mezzo millimetro dal video al quale abbiamo applicato una forza tale da mandarlo mezzo millimetro dentro lo schermo. Per quanto "impressione" e' davvero molto bella.

I nuovi colori del WorkBench, abbandonati il blu e (il "vomitevole") arancione delle release precedenti, sono un tenue grigio ed un altrettanto tenue azzurrino oltre, naturalmente, al bianco e al nero. Ovviamente possiamo a nostro piacimento tanto cambiare i colori (ma vi assicuriamo che quelli di default sono davvero bellissimi), quanto aumentarne o diminuirne il numero, agendo da "Preferences" sul comando palette e sul numero di bit plane da utilizzare. Oltre a questo possiamo definire un pattern per la finestra relativa al WorkBench e per le finestre relative ai Drawer (sottodirectory). Gia', ora il WorkBench, volendo, puo' essere contenuto in una finestra detta "backdrop window" che normalmente e' sempre aperta alla massima dimensione dello schermo. E' molto comoda per nascondere dietro eventuali altre finestre non utilizzate (che non vogliamo chiudere) che riemergeranno con un semplice colpo di click sul gadget di profondita' disponibile anche su questa window. E a proposito di gadget, troviamo molte novita' anche fuori dal semplice aspetto estetico. Ora le funzioni "vieni su" e "vai giu" (quest'ultima piu' nota come "levati dai...") implementate fino ad ora da due gadget distinti e' realizzata da un singolo gadget che utilizzato una prima volta fa emergere la finestra, clickato nuovamente la fa andare sotto tutte le altre. E non si tratta di una scomodita', s'intende: occorre solo farci la mano. Inoltre le finestre del WorkBench emergono anche se bi-clickate in qualsiasi loro punto. Un nuovo gadget disponibile e' il cosiddetto zoom, che permette di cambiare la dimensione della finetra tra due estremi: normalmente la dimensione di default e la minima dimensione, ma se in quest'ultima posizione variamo la grandezza della finestra, agendo sul gadget zoom cambieremo tra quest'ultima dimensione e quella di default. Analogamente possiamo cambiare quella di default: in ogni caso il gadget di zoom ci fara' passare da una dimensione (da noi) prefissata ad un'altra dimensione (sempre scelta da noi).

Grosse novita' anche per i menu' del WorkBench che offrono molte piu' possibilita' di prima. I menu' sono ora quattro e precisamente "WorkBench", "Window", "Icons" e "Tools".

Dal primo menu' possiamo attivare o meno la gia' citata backdrop window, eseguire un qualsiasi comando di shell (i risultati appariranno in una finestra all'uopo aperta), ritracciare l'intero WB nel caso qualche finestra sia stata "malmenata" da un eventuale programma scorretto, aggiornare tutte le finestre aperte nel caso avessimo "smucinato" con i file ".info" da shell, oppure chiudere completamente il WB e tutte le sue finestre. Questa funzione non permette ripensamenti (dopo un OK di conferma) a meno che non abbiamo lasciato una shell aperta da cui digitare nuovamente il comando LoadWB. In pratica chiudere il WB puo' essere utile solo per racimolare un po' di Chip RAM quando siamo a corto di memoria.

Dal menu' Window (attivo solo quando selezioniamo una finestra) possiamo fare un altro po' di nuove operazioni prima non direttamente possibili. La prima, "New Drawer", permette di creare al volo un nuovo cassetto senza costringerci a tenere sempre a portata di mano un drawer "Empty" da duplicare di volta in volta. Se una finestra relativa a un drawer e' selezionata, con la funzione "Open Parent" possiamo aprire la finestra "padre": in pratica equivale ad eseguire, via WB, un "CD /". Con la selezione "Select Content" abbiamo la possibilita' di selezionare con un colpo solo tutte le icone contenute in una finestra. Nel nuovo WB, sempre in merito a selezioni multiple, con il mouse possiamo ora tracciare un rettangolo col quale tutte le icone anche parzialmente racchiuse resteranno selezionate. Insomma, stile Mac.

E sempre "stile mac" abbiamo la possibilita' di riordinare automaticamente le icone in una finestra tramite la selezione "Clean Up" oppure scegliere il modo di visualizzazione dei file non tramite icone ma come lista di nomi, dimensione, data creazione ordinata secondo varie possibilita'.

Un altro item molto comodo del menu' Window e' Snapshot che puo' agire contemporaneamente su tutte le icone contenute nella finestra (salvando la posizione relativa sul disco) e/o sulla dimensione della finestra stessa. Nella precedente release era necessario selezionare a mano, una dopo l'altra, tutte le icone contenute nella window prima di impartire il comando Snapshot.

Infine, non manca la possibilita' di vedere come icone anche i file che non hanno il relativo ".info". Questa possibilita' estende tutte le funzioni WB anche ai file e directory di shell.

Dal menu' "Icons" possiamo ora cancellare la posizione relativa di un'icona dall'icona stessa. In questo caso il WB quando ne incontra una di questo tipo la posiziona nel primo spazio libero della finestra alla quale appartiene. Oltre a questo possiamo spostare in maniera stabile un'icona dalla sua finestra alla finestra del WB in modo da trovarla li' anche dopo i successivi reboot del sistema. Questa funzione e' offerta dall'item "Leave Out" e per disabilitarla si utilizza la selezione "Put Away". Ancora, semplicemente trasferendo un'icona del cassetto "WBstartup", possiamo attivarla ad ogni reboot: ad esempio, mettendo l'icona "Clock" in questo cassetto ogni volta che accenderemo la macchina per lavorare in WB troveremo l'orologio gia' aperto sullo schermo.Per quanto riguarda il menu' "Tools", questo conterra' chiamate dirette a programmi contenuti nel nostro hd. Sul manuale e' indicato che tale feature e' riservata ai programmi che la supportano e l'indicazione di come attuare l'upgrade del menu' "Tools" e' indicata sulla documentazione dei programmi stessi.

Attualmente il menu' "Tools" dispone di un item "Reset WB" e sulla macchina in prova anche la possibilita' di scegliere la lingua del WB tra inglese, francese e tedesco. A breve sara' disponibile anche la traduzione italiana, speriamo (come ci risulta) fatta da qualcuno che oltre a conoscere l'inglese conosca anche i computer.

A tutte le selezioni finora indicate, molte delle quali richiamabili senza mouse direttamente da tastiera, si aggiungono di diritto anche le classiche opzioni per vuotare il cestino, formattare un disco, rinominare e cancellare file, aprire e chiudere finestre, insomma tutte le possibilita' offerte dalle precedenti versioni del WB.

Poi ci sono le commodities: una serie di "comodita'" offerte dal WorkBench 2.0. Ad esempio possiamo disabilitare il tasto caps lock (che spesso "rompe" accendendosi indesideratamente quando non centriamo in pieno la "A"), oppure rendere la freccina del mouse "auto point": attiva, stile Sun, la finestra sulla quale si trova, anche senza clickare. E che ve ne pare della possibilita' (offerta dal sistema) di impostare un time out per lo schermo, che diventa nero per preservare la vita dei fosfori dopo un determinato periodo di inattivita' della macchina ? O di definire, finalmente, i tasti funzione da sempre presenti su Amiga ?

Come vedete sul nuovo WB hanno lavorato davvero tanto. Complimenti!

 

Preferences 2.0

 

Click-ando sull'icona di preferences si apre una window contenente 12 icone che identificano ognuna un diverso programma di settaggio.

La prima, "Input", permette di settare alcune caratteristiche dei dispositivi di input mouse e tastiera: velocita' di spostamento con o senza accelerazione (mouse proporzionale), velocita' del doppio click, velocita' e ritardo del repeat dei tasti. Molto comoda la possibilita' di provare al volo i nuovi settaggi direttamente nella finestra di preferences.

"WBScreen" permette di scegliere il tipo di risoluzione, dimensione e numero di bitplane utilizzati. Possiamo anche settare un WB piu' grande della risoluzione scelta: in questo caso il nostro schermo sara' una finestra mobile sul nostro WorkBench "gigante". Per ogni display mode, inoltre, appaiono nella finestrella accanto le caratteristiche proprie del modo grafico scelto (PAL, Support Genlock, Draggable, Pannelled, ecc.).

Col programma "Overscan" possiamo, come dice il nome, dimensionare l'overscan da utilizzare. Cio' avviene in modo grafico visualizzando un rettangolo che possiamo estendere per amumentare il numero di pixel degli schermi.

"Font" permette di settare i font di sistema per le icone del WB, per le finestre di testo (come la shell) e per le title bar delle finestre e i menu. Possiamo inoltre scegliere il colore dei font ed, eventualmente, il colore di fondo delle scritte.
Con l'icona "IControl" possiamo settare alcune caratteristiche di Intuition tra cui i tasti per cambiare gli schermi, per forzare un "OK" o un "Cancel" di un requester senza usare il mouse.

"PrinterGfx" serve per settare alcune preferences riguardo la stampa grafica: a parte l'estetica, sembra non offrire nulla di piu' che nell'1.3.

"WBPattern" si usa per scegliere, ed eventualmente definire, un pattern per le finestre del WB e dei Drawer.

"Time", piu' che un settaggio di preferences potrebbe essere considerata un'utility calendario. Si utilizza in effetti per settare facilmente data ed ora, ma grazie alla sua praticita' puo' facilmente essere usata come calendario. Basta alla fine non clickare ne' su Save ne' su Use ma su Cancel.

"Serial" serve per settare i parametri della porta seriale: rispetto alle release precedenti, ha in piu' la possibilita' di portare il buffer di ingresso fino a 64 K e offre due nuovi tipi di parita' "Mark" e "Space". Si perde, invece, la (utile?) possibilita' di settare la lunghezza parola differente per l'input e l'output.

Le rimanenti icone "Pointer", "Printer", "Palette", non permettono ne piu' ne meno delle corrispondenti opzioni presenti sul vecchio pannello di controllo.

 

3000 conlcusioni

 

A parte la "cavolata" del Video Display Enhancer solo parziale (speriamo che ci ripensino) bisogna dire che l'Amiga 3000 ci ha veramente soddisfatto. Si tratta, finalmente, di una macchina Commodore realmente nuova e non, come avvenne per il 500 e il 2000, di una semplice reingegnerizzazione del sistema precedente. Questo vuol dire anche, forse, qualche incompabilita' ma non vogliamo piu' di tanto preoccuparci del problema che non e' Commodore ma di tutte le software house che dovranno fornire upgrade dei loro applicativi per la nuova macchina. Non c'e' affatto da stupirsi: successe la stessa cosa anche col Mac quando usci' la versione a colori basata sul 68020. E se non e' successo anche con gli AT (rispetto ai PC) e' solo merito del fatto che, molto vergognosamente, i 286 funzionano coll'MS-Dos in completa emulazione 8088.

E non sottovalutate mai che gli Amiga continuano a costare all'incirca la meta' dei corrispondenti Mac, quindi se volete fare paragoni non lasciate mai da parte il "vil denaro test". Cinque milioni e mezzo per la macchina a 16 MHz e appena un milione in piu' per la versione piu' veloce ci sembrano prezzi piu' che ragionevoli. Se continuate a non essere convinti, prendete un 2000 e riempitelo di espansioni (68030+68881+HD da 40 Mega+un mega di Fast RAM+fliker fixer +Enhanced Chip Set) fino ad arrivare ad una configurazione che assomiglia al 3000 solo numericamente e tirate le somme: arriverete sicuramente ad un prezzo ben superiore, e avrete una machina solo parzialmente a 32 bit.

Bisogna solo vedere come reagira' il mercato e come i produttori di software attuali e futuri. La nuova macchina, infatti, promette davvero bene. Senza contare che la MMU (Memory Management Unit) integrata nel 68030 apre la strada tanto a Unix, da un lato, quanto anche a successive versioni del software di sistema con la memoria protetta, vero tallone di Achille della attuale famiglia Amiga. La potenza di calcolo certo non manca: la macchina a 16 MHz che abbiamo ricevuto in prova e' per alcuni versi piu' potente addirittura dello Sperry che e' situato al piano di sotto e che normalmente serve decine e decine di utenti di MC-link.

Pensate allora ad applicazioni scritte PER il 3000, sfruttanti le potenzialita' del 68030 e del processore matematico integrato. Sara' come volare, per rubare uno slogan automobilistico.

Poi le applicazioni multimediali: video disco, cd-rom, musica, suono e immagine completamente controllate da computer. Insomma con l'Amiga 3000 questo tipo di futuro si e' avvicinato un bel po'. Sta alla Commodore, prima di tutto, giocarsi questa sua nuova carta nel migliore dei modi.

Tremila auguri...


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