Articolo pubblicato sul n. 141 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel giugno 1994
Prove prodotti: L'avvento del colore, nel mondo Macintosh, risale all'ormai lontano 1987. Questa seconda rivoluzione del mondo informatico user-friendly (la prima, scusate, risale alla nascita stessa dei Mac avvenuta tre anni prima) fu annunciata dall'arrivo del Macintosh II, il primo sistema modulare di questa straordinaria famiglia. Differentemente dai primi modelli, il monitor non era piu' incorporato nello chassis "a sviluppo verticale", ma veniva sistemato sull'unita' centrale come su un computer tradizionale. Anche la scheda video non era piu' integrata nella circuiteria di base, ma occupava uno degli slot d'espansione finalmente disponibili. Con il nuovo Macintosh arrivo' anche il primo monitor a colori e, conseguentemente, i primi programmi in grado di utilizzarlo. Colore reale, colore inventato, trattato, modificato, salvato... ma non ancora stampato! La prima stampante Apple a colori arrivo' molti anni piu' tardi, nel 92 se non ricordo male. Si trattava della Color Printer, a getto d'inchiostro, in grado di stampare anche in formato A3 per un utilizzo prevalentemente professionale: il suo prezzo di vendita IVA compresa superava abbondantemente i cinque milioni di lire. Oggetto di questa prova e' la nuova stampante Color StyleWriter Pro, basata sulla meccanica della Canon BJC-600 a getto d'inchiostro (per essere piu' precisi, in tecnologia Bubble Jet). Il suo nome dice tutto o forse molto di piu': che si tratti di una stampante a colori e' fin troppo evidente. Interessante e', nel nome, l'accostamento delle due parole StyleWriter e Pro. Con la prima la Apple ha sempre indicato stampanti particolarmente economiche sia per prezzo d'acquisto che per costo d'esercizio. Con il suffisso Pro, la nuova stampante a colori Apple a getto d'inchiostro, pur essendo di un apparecchio di stampo prevalentemente consumer (e il prezzo di vendita, inferiore al milione e mezzo IVA compresa, conferma la sua natura), promette risultati di qualita' professionale. Prima di addentrarci nel merito di questa prova su strada e' d'obbligo una doverosa precisazione. Al momento in cui scrivo queste righe, nel momento in cui impagineremo l'articolo che state leggendo, quando consegneremo tutto il materiale alla tipografia per la stampa della rivista... possiamo solo sperare che le immagini stampate dalla Color StyleWriter Pro e pubblicate in queste pagine siano rese al meglio. Per dare a Cesare quel che e' di Cesare, indipendentemente dai risultati tipografici successivamente ottenuti (che, come intuibile, nel momento in cui scrivo queste righe non posso prevedere), voglio anticiparvi che la stampante in prova ha una resa cromatica ottima, specialmente se utilizzata con la carta speciale, appositamente realizzata per questa stampante. Funziona naturalmente anche su carta comune, offrendo risultati un po' meno brillanti con i colori meno saturi e il bianco... meno bianco (in questo caso la colpa e' indiscutibilmente della carta: il bianco e' l'unico colore non stampato dalla Color StyleWriter Pro). Pur raggiungendo la ragguardevole risoluzione di 360 punti per pollice, non essendo una stampante a sublimazione termica (per quelle, ad un prezzo intorno al milione, dovremo aspettare ancora moltissimi anni...), e' costretta a realizzare le varie sfumature con il meccanismo della retinatura che ne riduce molto la risoluzione nella stampa a colori di immagini fotografiche. Fortunatamente e' possibile impostare un retino random (casuale) in luogo di quello regolare-tipografico, che assicura risultati molto, molto interessanti. L'effetto finale, ve lo anticipo subito, e' simile a quello della grana fotografica delle pellicole ad alta sensibilita': per particolari soggetti, puo' addirittura rappresentare un elemento costruttivo del risultato finale. Basta sapersela giocare nel migliore dei modi.
Descrizione esterna
La stampante Color StyleWriter Pro e' caratterizzata da un design molto compatto. E', come prevedibile, piu' ingombrante delle precedenti versioni in bianco e nero (StyleWriter I e II), ma allo stesso tempo e' piu' piccola di altre stampanti a colori a getto d'inchiostro. Tale compattezza e' dovuta all'assenza di un vero e proprio cassetto per la carta: quest'ultima, fino a 100 fogli contemporaneamente, si inserisce nell'apposito alimentatore inclinato a 45 gradi presente posteriormente. Nella stessa sede possiamo inserire fogli per i lucidi o buste, fogli di dimensione non standard A4, regolando l'apposito marginatore presente sulla sinistra. Il foglio stampato esce anteriormente, dove e' possibile estrarre uno snello raccoglitore che impedisce alla carta di spargersi sul tavolo man mano che escono i fogli stampati. L'unico interruttore presente sull'apparecchio e', se vogliamo, anche del tutto inutile: la stampante, infatti, si accende automaticamente non appena si manda in stampa un qualsiasi documento ed altrettanto automaticamente si spegne poco dopo il completamento dell'operazione. Sul retro, oltre alla presa per la corrente di rete, troviamo la sola porta seriale per il collegamento al Macintosh tramite il cavetto fornito a corredo. Anteriormente e' offerta la possibilita' di sollevare il grosso coperchio di plastica, che permette l'accesso alle cartucce inchiostrate e alla testina, anche durante la stampa. Diversamente dalle StyleWriter monocromatiche, dove la testina di stampa incorpora anche il serbatoio dell'inchiostro, in questo modello a colori gli inchiostri sono separati dalla testina dotata di quattro serie di ugelli, una per colore. Altrettante solo le cartucce contenenti l'inchiostro colorato, sostituibili singolarmente in modo da minimizzare gli sprechi. La stampa avviene in quadricromia, ciano, magenta, giallo e nero, ma la testina effettua un'unica passata per tutt'e quattro i colori, utilizzando contemporaneamente le quattro le serie di ugelli, distanti tra loro poco piu' di un centimetro.
La tecnologia Bubble Jet
A detta della stessa Canon (fornitrice di Apple per le meccaniche di stampa a getto di inchiostro delle sue stampanti StyleWriter) la tecnologia Bubble Jet piu' che una loro invenzione e' stata una loro scoperta pressoche' casuale. Il merito va ad un ricercatore della Canon che un giorno, toccando accidentalmente con la punta di un saldatore acceso l'ago di una siringa piena d'inchiostro, noto' una immediata fuoriuscita di quest'ultimo dall'estremita' dell'ago. Tutto questo avveniva verso la fine degli anni '70: casualmente un fenomeno del tutto naturale (la creazione di bolle ottenuta dal riscaldamento di un liquido) si e' trasformato in una vera e propria rivoluzione nel campo della moderna tecnologia di stampa. Il meccanismo, tutto sommato, e' abbastanza semplice. Avete presente una pentola d'acqua sul fuoco? Prima della vera e propria ebollizione, si creano sul fondo delle bollicine. Se invece di mettere la pentola sul fuoco, avviciniamo a questa la punta calda di un saldatore, vedremo creare la bollicina all'interno della pentola esattamente nel punto in cui, all'esterno, abbiamo posto la fonte di calore. La stessa cosa e' successa all'interno della siringa del ricercatore Canon: la bolla si e' creata nel punto di contatto col saldatore, spingendo verso l'esterno l'inchiostro contenuto nell'ago. Inutile dirvi che una delle prime cose che ho fatto, una volta letta la documentazione Canon, e' stata proprio quella di armarmi di siringa e saldatore e verificare, anche con della semplice acqua, che quanto indicato corrispondesse, anche nella pratica, a realta' (che malfidato!). Le stampanti Bubble Jet funzionano proprio con questo sistema: la testina di stampa e' formata da una serie di ugelli e da altrettanti elementi riscaldanti. Ogni volta che un elemento riscaldante riceve l'impulso (e puo' avvenire anche migliaia di volte al secondo) la sua temperatura sale fino a 300, 400 gradi provocando all'interno la creazione di una bolla e all'esterno una corrispondente fuoriuscita di inchiostro. Rispetto alla tecnologia a getto di inchiostro tradizionale, dove il trasferimento dell'inchiostro di avvale di un sistema elettromeccanico, le stampanti Bubble Jet (come le Apple StyleWriter monocromatiche e a colori) possono contare su una velocita' di stampa ancora superiore e su una qualita' del risultato finale paragonabile a quello delle stampanti laser.
Installazione hardware e software
Tornando a noi, la prima operazione da compiere per mettere in uso una Color StyleWriter Pro appena acquistata riguarda l'installazione della testina di stampa e dei quattro serbatoi con l'inchiostro colorato. Sia la prima che i secondi sono forniti a corredo in confezione sigillata: seguendo le indicazioni sul manuale l'operazione non dura piu' di cinque minuti anche se la prima volta e' facile avere il timore di sbagliare qualcosa. Non capita tutti i giorni di avere a che fare con una stampante a colori, dove tutto o quasi e' moltiplicato per quattro. Comunque, lo ripeto, timori a parte, seguendo le poche istruzioni a riguardo presenti sul manuale (con tante illustrazioni esemplificative) e' assai difficile avere qualsiasi tipo di problema. A condizione di saper almeno contare fino a quattro: le cartucce sono numerate, analoga numerazione la troviamo nella sede corrispondente, cosi' e' praticamente impossibile invertirle di posto, indipendentemente dal fatto che soffriate o meno di daltonismo. Terminata questa prima fase, dal punto di vista hardware non dobbiamo far altro che collegare il cavo di alimentazione e utilizzare il cavo seriale per il collegamento al computer. L'installazione prosegue con il software: a corredo con la stampante troviamo ben cinque dischetti contenenti il software di gestione e ventiquattro valigette contenenti caratteri TrueType. Come in tutte le installazioni Apple non e' richiesta all'utente nessuna particolare operazione: si inserisce il dischetto numero uno, si clicca sull'icona Installer e si lascia che il programma effettui l'intera installazione chiedendo, uno dopo l'altro, i vari dischetti.
Al lavoro!
Durante le prove di stampa effettuate con la Color StyleWriter Pro mi e' sembrato di ringiovanire. Sono andato indietro di una buona quindicina d'anni, quando mi dilettavo in camera oscura (la camera da letto del sottoscritto, all'uopo attrezzata) a stampare fotografie. Certo, il bianco e nero la faceva da padrone, ma non ho rinunciato a quei tempi ne' a sviluppare in proprio le mie diapositive a colori ne' ho trascurato la stampa a colori, Cibachrome e da negativo. Stampare a colori nella propria camera da letto, signori miei, e' una delle cose piu' difficili in assoluto. L'unico modo per ottenere risultati soddisfacenti consiste nell'effettuare almeno due o tre provini prima di ogni stampa definitiva. E' necessario stabilire il tempo di esposizione corretto (nessun esposimetro da camera oscura puo' essere considerato infallibile) e l'eventuale correzione cromatica (discorso simile per gli analizzatori colore). Per far si' che i colori di una stampa siano i piu' fedeli possibile, e' necessario aggiungere o togliere filtri colorati fino al raggiungimento del risultato voluto. Considerato che il tempo di trattamento chimico di una stampa a colori puo' anche raggiungere una buona decina di minuti, e' facile passare disperatamente ore ed ore in camera oscura alla ricerca del miglior risultato. Alla "luce" di tutto questo, con l'arrivo di macchine particolarmente capaci di trattare digitalmente le immagini (i Macintosh in primis), sono diventato un "acceso" fautore della camera chiara, come concetto del tutto nuovo di camera oscura. Niente piu' bacinelle, soluzioni acide o basiche, pinze, ingranditore e timer, ma un veloce Macintosh, un buon monitor, un lettore di CD-ROM e... una stampante a colori come la Color StyleWriter Pro. Ecco servita la camera chiara: tramite il lettore di CD-ROM potremo importare le nostre immagini precedentemente trasferite su PhotoCD, con un programma di elaborazione pittorica (come l'ottimo PhotoShop di Adobe) aggiungeremo effetti speciali o, meglio, correggeremo qualche errore di ripresa, e con la stampante a colori potremo gustarci il risultato su carta. Senza rinunciare, in ogni caso, alla possibilita' di riottenere una diapositiva o un negativo "vero" dalla nostra immagine modificata, semplicemente portando ad un laboratorio opportunamente attrezzato (nei grandi centri ne esistono gia' diversi) un disco con il file generato da PhotoShop. Per alcuni versi stampare immagini con la Color StyleWriter Pro e' un po' come lavorare tradizionalmente con mezzi classici. Anche con questa stampante, per raggiungere risultati ottimali, e' necessario effettuare alcuni provini. Da PhotoShop, ad esempio, e' possibile selezionare una porzione dell'immagine intera e stampare solo quella. Se non siamo soddisfatti del risultato, sempre con PhotoShop, possiamo intervenire sulla luminosita' e/o il contrasto, cosi' come agire singolarmente sulle tre componenti cromatiche, o regolare la saturazione dei colori. Come dicevo nell'introduzione i migliori risultati si ottengono con la carta speciale (il cui costo e' abbastanza contenuto: circa 30.000 lire per duecento fogli) grazie alla quale i colori appaiono molto brillanti e il bianco a momenti acceca. Se la nostra immagine e' ricca di colori molto vivi, c'e' realmente da rimanere a bocca aperta. Peccato solo che la risoluzione, nella stampa a colori, non sia altissima per via del retino. Come gia' detto, questo e' caratterizzato da una forma piu' che accettabile, tale da poter essere sfruttato abilmente per ottenere risultati interessanti. La Color StyleWriter Pro (cosi' come la sua cugina Canon BJC-600) ha attualmente un solo difetto: a causa della posizione inclinata del cassetto della carta non e' possibile utilizzare cartoncino rigido per la stampa. Peccato: visto che la qualita' di stampa e' prossima a quella fotografica, sarebbe stato interessante produrre direttamente stampe su cartoncino come le fotografie. Tutto qui.
Apple Color StyleWriter Pro
Produttore e distributore
Apple Computer SpA Via Milano, 150 Cologno Monzese (MI) Tel. 02/273261
Prezzo orientativo (IVA Esclusa):
Color StyleWriter Pro L. 1.250.000 Carta speciale A4 200 fogli L. 30.000 Cartucce colori (cad.) L. 13.000 N.B.: la stampante puo' utilizzare anche carta comune
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