Articolo pubblicato sul n. 150 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nell'aprile 1995

MCmicrocomputer


Prove prodotti:
Polaroid SprintScan 35

di Andrea de Prisco

Se Polaroid e' stata (e continua ad essere) sinonimo di fotografia immediata, presto potra' diventare sinonimo di fotografia digitale... altrettanto immediata. Lo scanner per pellicole che ci accingiamo a provare questo mese, prodotto per l'appunto dalla Polaroid, si chiama SprintScan 35, dichiarando a chiare lettere che si tratta di un oggetto particolarmente veloce, da "Sprint". Gli scanner per pellicole, normalmente, soffrono tutti, chi piu', chi meno, di una lentezza che non esistiamo a definire esasperante: svariati minuti (a volte anche piu' di dieci) per digitalizzare, Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolocon la massima cura, un fotogramma formato francobollo. Tutto questo a dispetto delle poche decine di secondi necessarie agli scanner piani per produrre file ugualmente da svariati megabyte, partendo da originali di piu' grosse dimensioni. Lo scanner per pellicole, si sa, e' un oggetto piu' preciso e (se vogliamo) piu' delicato di uno scanner piano e viste per risoluzioni in gioco (alcune migliaia di punti per pollice) deve necessariamente compiere tutte le operazioni con la dovuta calma e ragionevolezza per non compromettere il risultato finale. Ma attendere il risultato di una digitalizzazione per otto, dieci o anche sedici minuti puo' essere snervante: questo piu' o meno e' quanto hanno pensato in Polaroid.

Dall'alto (o dal basso) delle sue poche decine di secondi necessarie a digitalizzare un fotogramma in formato 35mm (24x36, naturalmente negativo o positivo) lo SprintScan 35 puo' prendersi il lusso di sbeffeggiare marchi anche piu' noti nel campo della fotografia digitale, offrendo comunque risultati molto interessanti. Gia' da alcuni mesi, nella rubrica a cura del sottoscritto dedicata alla fotografia digitale (Digital Imaging) le diapositive utilizzate per i vari esempi di fotoelaborazione sono state digitalizzate con uno SprintScan Polaroid: per applicazioni, come nel nostro caso, tipografiche (comprendenti, pero', anche il desk top publishing) l'apparecchio utilizzato fornisce risultati del tutto indistinguibili da quelli ottenibili con scanner professionali del costo di svariate decine o addirittura centinaia di milioni. Ma anche ragionando in termini di applicazioni fotografiche digitali non destinate al successivo "massacro tipografico" (basta pensare alla limitata risoluzione in termini di linee per pollice anche del piu' sofisticato procedimento di stampa in quadricromia attraverso retini), ad esempio per la stampa digitale a sublimazione, lo SprintScan 35 ha tutte le carte in regola per essere il dispositivo di input fotografico di base di una, tutto sommato, economica stazione di fotoelaborazione digitale delle immagini.

La "camera chiara" per tutti? Non manca ancora molto: sono disposto a scommeterci...

 

Estetica e caratteristiche

 

Inutile nasconderlo: lo SprintScan 35 assomiglia fin troppo allo ScanMaker 35t provato in queste pagine un paio di mesi or sono. Quindi, tanto per cominciare, anche quest'apparecchio, piu' che uno scanner, sembra proprio un tostapane. A cominciare dalle dimensioni, per finire alla fessura superiore di inserimento della diapositiva, a mo' di fetta di pan carre'. E come se non bastasse, a scannerizzazione terminata, la diapositiva si riaffaccia all'esterno pronta per essere estratta, proprio come una bella fetta appena tostata (pronta da smarmellazzare!).

Mi si perdoni l'autocitazione teste' sottratta al precedente articolo ma, si sa, la legge (...quale legge!)  e' uguale per tutti: par conditio, ole'!

Questo, pero', non vuol dire ne' che lo SprintScan 35 sia uno ScanMaker rimarchiato (il suo funzionamento e' talmente tanto diverso che si tratta senza ombra di dubbio di due apparecchi completamente diversi), ne' che la Polaroid abbia necessariamente incaricato la Microtek di costruire lo SprintScan su sue precise specifiche (comunque, non ci sarebbe nulla di male!). Il motivo principale per cui l'apparecchio Polaroid riesce ad essere tanto veloce e' che, a differenza dei modelli piu' lenti, per la digitalizzazione viene effettuata un'unica passata in luogo delle tre distinte passate, una per ogni colore primario (rosso, verde, blu). La diapositiva (o la striscia di film utilizzando l'apposito adattatore-cornice fornito a corredo) scende una sola volta all'interno dell'apparecchio per la lettura e al suo riemergere la digitalizzazione e' gia' pronta e trasferita al nostro computer. In tutto, come piu' volte ripetuto, in poche decine di secondi, diciamo da un minimo di 20 ad un massimo di sessanta, a seconda della risoluzione utilizzata: da un minimo di 127 ad un massimo di 2700 punti per pollice. La digitalizzazione avviene a 10 bit per colore (1024 livelli) mentre l'output verso il computer non va oltre i canonici 24 bit/pixel (16.7 milioni di colori, 256 livelli per colore primario).

Sul lato superiore dello SprintScan troviamo la fessura per inserire la diapositiva da scannerizzare gia' montata su telaietto. Accanto a questa due spie segnalano lo stato di alimentazione e quello di "pronto".

Sul frontale, oltre al logo Polaroid e al nome dell'apparecchio, troviamo un comando di sblocco che permette di accedere al vano lampada (fluorescente a "luce bianca" di fabbricazione Philips) per un'eventuale sostituzione: all'interno del coperchio (della serie le buone sorprese non mancano mai in un prodotto, cosiddetto, di "marca") troviamo addirittura una lampada di ricambio dello stesso tipo per non correre il rischio di rimanere a meta' lavoro nel caso in cui quella utilizzata smettesse di funzionare.

Lateralmente troviamo due fessure per introdurre la cornice che consente la scannerizzazione di fotogrammi, su spezzoni da sei, di pellicole negative o positive. Per quanto riguarda le prime, il software di gestione effettua automaticamente la riconversione in modo da ottenere come risultato della digitalizzazioni sempre immagini in positivo, qualunque sia il tipo di pellicola utilizzata. Non solo, nel caso dello SprintScan, il potentissimo software di gestione fornito a corredo permette di indicare la marca e il tipo di pellicola negativa o positiva al fine di effettuare le opportune correzioni  per ottenere sempre immagini prive di dominanti dovute al tipo di supporto utilizzato. Questo specialmente per le pellicole negative che utilizzano ognuna una taratura e una filtratura differente e per le quali in fase di stampa i laboratori fotografici effettuano le corrispondenti correzioni per avere stampe cromaticamente equilibrate. Piu' camera chiara di cosi'...

Per finire, sul retro dell'apparecchio, troviamo come prevedibile l'interruttore di alimentazione, il connettore a vaschetta per il cavo elettrico, l'alloggiamento per il fusibile, la porta SCSI "passante" (con relativo rimando per il collegamento di altri apparecchi di pari interfaccia), il deviatore rotante per selezionare l'indirizzo SCSI utilizzato e la solita, indispensabile, ventola di areazione in realta' un po' troppo rumorosa.

 

All'interno

 

Gli scanner di qualita', e piu' in particolare quelli per pellicola, hanno generalmente un costo superiore a quello di altre periferiche per computer per il fatto di essere apparecchiature non solo sofisticate dal punto di vista elettronico ma anche o soprattutto dal punto di vista meccanico ed ottico. Lo SprintScan non fa naturalmente eccezione e ce ne possiamo rendere facilmente conto effettuando una rapida visitina all'interno. L'elettronica e' disposta su due schede, la prima analogica per l'alimentazione di tutte le componenti e' situata sul fondo dell'apparecchio, la seconda digitale e posizionata a "mezz'aria". Su questa i vari componenti dono tutti saldati in tecnologia SMD (montaggio superficiale) e occupano entrambi i lati della scheda. "Beccato" un ripensamento dell'ultim'ora, rappresentato da un microscopico diodo a cavallo tra un integrato e un transistor: niente paura, succede anche nelle migliori famiglie...

A guardar meglio, ci si accorge dell'esistenza di un'ulteriore piccola scheda analogica, che si occupa dell'alimentazione e dell'innesco della lampada fluorescente a luce bianca utilizzata per illuminare per trasparenza l'originale durante la scannerizzazione.

Tutte le schede sono poi collegate da cavi elettrici, tutti terminati da appositi connettori al fine semplificare le operazioni di smontaggio in caso di necessita'. Naturalmente l'accesso all'interno dello SprintScan, sebbene facilitato dall'estrazione di quattro sole viti, e' riservato esclusivamente ai centri di assistenza Polaroid, pena la decadenza immediata della garanzia. Da non dimenticare!

Nello spazio tra le due schede maggiori, benche' ancorata a quella superiore digitale, troviamo il gruppo di lettura basato su un CCD lineare a colori. L'apparente disco portafiltri colorati visibile all'interno, in realta' dispone solo di un filtro grigio utilizzato per abbassare leggermente la luminosita' della sorgente luminosa. Molto probabilmente, visto che lo scanner ogni volta che viene utilizzato effettua l'autotaratura dell'illuminazione calibrando sia il punto di bianco che il punto di nero, lo stesso filtro potrebbe essere autoescluso dalla logica interna nel caso in cui la lampada utilizzata non avesse piu' la luminosita' originaria.

Anteriormente troviamo la meccanica di lettura. Differentemente dalla maggior parte degli scanner piani, negli scanner per pellicola non e' il gruppo di lettura a spostarsi durante la digitalizzazione ma e' l'originale da scannerizzare a "scomodarsi". Il movimento verticale della parte meccanica e' assicurato da un motore passo passo situato tra il gruppo di lettura e la meccanica stessa.

Per concludere questa nostra breve intrusione all'interno dello SprintScan, non possiamo che esprimere un giudizio estremamente positivo sull'ingegnerizzazione interna, sulla robustezza dell'insieme e sul livello qualitativo generale a conferma del fatto che i prodotti cosiddetti "di marca", come questo, difficilmente nascondono brutte sorprese per l'utilizzatore.

 

Installazione ed uso

 

L'immediatezza del Polaroid SprintScan non si manifesta solo nell'uso, ma appare ben chiaro sin dal primo momento. Per il collegamento al computer, trattandosi di una periferica dotata di porta SCSI, e' necessario utilizzare un'interfaccia di questo tipo. Se si tratta di un Macintosh, nessun problema visto che tali macchine hanno la porta SCSI gia' di serie, se utilizziamo una macchina Windows dovremo prima installare la scheda SCSI (acclusa alla macchina) e poi effettuare i vari collegamenti. Altrettanto ovviamente (lo aggiungiamo per i meno esperti) nel caso in cui la nostra macchina Windows sia gia' collegata ad una catena SCSI (ad esempio un hard disk esterno e/o un lettore di CD-ROM entrambi utilizzati con tale interfaccia) non dovremo installare la scheda fornita a corredo ma potremo collegarci "in cascata" agli altri dispositivi avendo come unica accortezza quella di scegliere per il nostro SprintScan un indirizzo SCSI diverso da quelli gia' utilizzati.

Per le nostre prove abbiamo, giustamente, preferito la versione Macintosh, ma le funzioni svolte nei due "mondi" sono ovviamente le stesse. C'e' da aggiungere solo un ultimo particolare: la versione Macintosh viene venduta solo in "bundle", in accoppiamento, con Photoshop LE (edizione semplificata) ad un prezzo leggermente superiore a quello della versione Windows. Questo da un lato penalizza gli utenti Macintosh gia' in possesso di una versione completa di Photoshop e dall'altro penalizza gli utenti Windows che non dispongono ancora di Photoshop escludendoli, per cosi' dire, dall'affare. Insomma, gli unici fortunati saranno gli utenti Macintosh che non hanno gia' acquistato Photoshop e che se lo ritroveranno in "bundle" con lo SprintScan ad un sovrapprezzo contenuto.

Il motivo di questa apparentemente macchinosa strategia di vendita utilizzata da Polaroid e' da ricercare nel fatto che lo SprintScan versione Mac puo' essere pilotato solo tramite un apposito plug-in di Photoshop (per questo motivo e' fornito a corredo), mentre la versione Windows, oltre a poter essere utilizzata da qualsiasi programma di trattamento immagini in grado di pilotare periferiche TWAIN (quindi anche da Photoshop) puo' essere utilizzato da un'applicazione separata denominata SprintScan ed richiamabile direttamente da Windows.

In tutti i casi, accedendo al pannello di comando dello SprintScan 35 ci vedremo apparire come di consueto una finestra per meta' occupata dall'area di preview dell'immagine da digitalizzare e per l'altra meta' da alcuni controlli essenziali. Per le regolazioni "avanzate" possiamo richiamare ulteriori finestre di controllo per regolare ad esempio luminosita', contrasto e curva di gamma, effettuare la correzione colore, controllando il risultato ottenibile sempre nella finestra di preview. La finestra "Tonescale" non consente di modificare la curva rappresentante la look-up table, ma solo di controllare graficamente l'effetto delle altre regolazioni. Per fare un esempio, con le regolazioni tutte in posizione di default la curva rappresentata sara' una retta esattamente a 45 gradi. Aumentando la luminosita' la retta si sposta verso l'alto (e viceversa), aumentando il contrasto aumentera' l'inclinazione (e viceversa). Infine, diminuendo il valore di gamma, la curva assumera' una forma concava aumentandolo diventera' convessa. E' un buon esercizio grafico-visivo (tenendo sottocchio anche l'immagine nella finestra di preview) per meglio comprendere l'effetto delle varie regolazioni.

Ulteriori regolazioni possono essere eseguite direttamente dal pannello di comando, come l'esposizione automatica (lo scanner analizza l'immagine e "tenta" un riequilibrio dei livelli), oppure la scelta del punto di bianco e del punto di nero per forzare il range dei livelli catturati dallo scanner.

Terminate tutte le (eventuali) regolazioni, lo SprintScan e' pronto per la digitalizzazione (i vari parametri possono anche essere salvati per successivi utilizzi), fornendo il risultato digitale in poche decine di secondi. Un vero record!

 

Concludendo

 

Dire che lo SprintScan 35 ci abbia a dir poco entusiasmati e' ovvio. I risultati ottenibili, come avrete modo di ammirare in queste pagine, sono di qualita' eccellente. La risoluzione massima raggiungibile, 2700 punti per pollice, permette di ottenere file da oltre 28 megabyte da una minuscola diapositiva 24x36, utilizzabili non solo per applicazioni tipografiche anche di livello elevato (selezione e stampa di grosse dimensioni), ma anche per procedimenti di fotografia digitale vera e propria. Questo significa riuscire a mantenere la cosiddetta "qualita' fotografica" al termine delle varie elaborazioni effettuate sull'immagine, potendo contare su una digitalizzazione di partenza "subgranica" in cui ogni pixel ha dimensioni inferiori a quelle della grana fotografica. Come dire: nessuna perdita di dettaglio. Per fare un raffronto, il formato massimo ottenibile tramite PhotoCD Kodak amatoriale permette di ottenere file da 18 megabyte, ben piu' che sufficienti anche per stampa fotorealistica a sublimazione in formato A4/A3 o per la successiva fotorestituzione su pellicola negativa o positiva anche di formato superiore.

Anche il prezzo, tutto sommato, ci sembra ben allineato alle prestazioni offerte, visto che ad un prezzo inferiore troviamo solo apparecchi ben piu' lenti dello SprintScan, mentre al di sopra troviamo solo macchine per utilizzo assolutamente professionale e dal costo di gran lunga superiore e certamente non adatti per applicazioni personali.

 

Produttore e distributore:

 

Polaroid Italia SpA - Via Piave, 11 - Arcisate (VA) - Tel. 0332/470031

 

Prezzo al pubblico (IVA Esclusa):

 

SprintScan 35 - Versione Macintosh - Photoshop 2.5 LE                     L. 4.600.000

SprintScan 35 - Versione Windows - Scheda SCSI per PC     L. 3.950.000

 


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