Articolo pubblicato sul n. 125 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel gennaio 1993

MCmicrocomputer


Prove prodotti:
Apple Macintosh PowerBook Duo 230

di Andrea de Prisco  

Tanti (ma tanti...) anni fa il Macintosh era un simpatico parallelepipedo a sviluppo verticale con un buco per il floppy, un monitor bianco e nero da 9 pollici, una piccola tastiera, e un'altrettanto simpatica appendice a forma di topo denominata, per l'appunto, mouse.Copertina del numero di MCmicrocomputer contenente l'articolo

E fu cosi' che, grazie alle sue caratteristiche piuttosto "uniche", pian pianino i Macintosh cominciarono ad invadere lentamente il mercato. La bandiera innalzata convinceva sempre piu' l'utenza: rendere quanto piu' possibile semplice (al limite dell'inverosimile, in certi casi) la vita all'utilizzatore di questi sistemi. Attacchi  la spina, colleghi la stampante (all'epoca solo ed esclusivamente Apple, cosi' non potevi avere brutte sorprese) inserisci il dischetto col programma e lavori. Nel senso che produci, non che fatichi per far funzionare il "coso". Hai composto un testo, scelto i tuoi caratteri, disegnato qualcosa sullo schermo, decidi di stamparlo: "print" da menu' e nessun problema: su carta vengono magicamente rispettate tutte le proporzioni altezza larghezza (vero tallone d'Achille di tutti gli altri sistemi contemporanei del piccolo Mac) senza limiti per i font utilizzati purche', naturalmente, installati nel "System". Per non parlare delle famose operazioni Taglia-Incolla che permmettevano di passare da programma a programma lavori differenti: testi nei disegni, disegni nei testi, con una semplicita' davvero sconcertante.

Facile, come mai vista prima, soprattutto l'interfaccia utente, sia a livello di applicativi, sia a livello di sistema operativo. Non ti serve piu' un file ? Buttalo nel cestino ! Hai gettato qualcosa per sbaglio ? Niente paura, apri il cestino e riacchiappa il file scartato per sbaglio ! Per non parlare di tutte le altre operazioni di "sistema" come la copia di file, la rinominazione, la formattazione dei dischetti e tant'altro. Il tutto con una delicatezza ed una accuratezza tale da tenere letteralmente "per mano" l'utente alle prime armi, senza mai infastidire l'utente anche espertissimo che mai si sente preso per cretino a colpi di raccomandazioni sempre sensate e nell'escusivo suo interesse.

Questa la ricetta, sicuramente esclusiva, che ha portato "il simpatico parallelepipedo" ad un successo di pubblico sempre piu' ampio ed alla nascita di modelli nuovi e sempre molto interessanti arrivando a coprire fasce di utenze molto estese, dall'hobbysta al professionista evoluto diversificando non solo le macchine proposte ma tutte le varie componenti dai monitor alle stampanti, dagli scanner alle unita' di memorizzazione per costruire sistemi Macintosh adatti, ormai, ad ogni possibile scopo.

Dopo il Macintosh a colori del 1987, il "portable" del 1989, quelli di fascia bassa del 1990, nel 1991 e' finalmente il momento dei notebook: tre nuove macchine dalle caratteristiche tecniche ed ergonomiche ancora una volta entusiasmanti. Tre macchine, denominate PowerBook e caratterizzate dalla geniale disposizione "avanzata" della tastiera e del trackball integrato posizionato al centro proprio sotto la barra spaziatrice, che in un sol colpo coprono tutta la possibile utenza di questo tipo di computer: il modello 100 per chi cerca il minimo indispensabile per "essere Macintosh" anche fuori ufficio, il 140 per quel qualcosa in piu' (come uno schermo un tantino piu' grande e l'unita' per microfloppy integrata), il 170 per chi vuole davvero tutto, dallo schermo a matrice attiva a livelli di grigio, al processore matetematico gia' installato all'interno del portatile. E cosi' molti nuovi utenti Macintosh si sono orientati  verso questo tipo di macchine anche quando la portatilita' non era assolutamente necessaria: tanti pregi, due soli difetti: impossibilita' di installare schede di espansione NuBus e, forse piu' grave, impossibilita' di utilizzare un monitor a colori esterno.

Con il PowerBook Duo in prova questo mese su MCmicrocomputer troviamo risolti in un colpo solo (o, meglio, in una "serie" di colpi come vedremo) tutti i problemi dei precedenti PowerBook. Come il suo nome lascia presupporre, Duo, si compone di due parti: il notebook vero e proprio piu'... non uno ma diversi accessori atti ad espandere le possibilita' di utilizzo della macchina base. Base si', ma non per questo limitata nell'utilizzo piu' o meno normale: non penserete mica di stare stretti in un 68030 a 33 MHz, 4MB espandibili a 24, hard disk da 80 o 120 MB, fax/modem interno opzionale, piu' l'immancabile porta stamp ante/AppleTalk per connetterci con chi ci pare? Bene, questa e' la "base" di partenza. Poi viene il bello...

E qui le possibilita' di scelta sono piu' d'una. Partiamo dall'alto. Si chiama Duo Dock e si tratta di una unita' nella quale possiamo inserire il PowerBook Duo come faremmo con una videocassetta in un videoregistratore (l'espulsione, manco a farlo a posta, avviene tramite un pulsante di Eject). Tramite la Duo Dock possiamo utilizzare un monitor a colori esterno (fino allo splendido 16") inserire un hard disk secondario di maggiore capacita', utilizzare il gia' presente drive per microfloppy 1.44 MB, collegare ogni altra periferica Mac (dalla tastiera al mouse, da ulteriori dispositivi SCSI esterni a periferiche AppleTalk), nonche' due schede standard NuBus per le applicazioni piu' disparate. Insomma il PowerBook Duo inserito nella Duo Dock si trasforma in un sistema fisso in tutto e per tutto perfino nell'estetica. Anche a computer acceso (caratteristica unica nel suo genere e che da Apple non potevano NON aspettarci) agendo sul pulsante di espulsione possiamo riavere il nostro sistema portatile sano e... salvo. Nel senso che tutte le applicazioni aperte vengono automaticamente chiuse salvando i rispettivi file in modo che nulla vada perduto durante il "trapasso".

Se, invece, abbiamo problemi di spazio, e soprattutto non siamo interessati agli slot NuBus, Apple propone anche MiniDock con la quale possiamo fare tutto il resto: monitor, SCSI esterna, stampante/AppleTalk, microfono/speaker esterno, drive esterno e, come sempre porta ADB (mancato per un pelo...) per mouse e tastiera esterna.

Infine esiste una terza possibilita' data da un adattatore di dimensioni ancora piu' contenute tramite il quale collegheremo semplicemente drive e tastiera/mouse esterni. Come dire che basta solo scegliere per avere sempre e comunque la soluzione piu' adatta alle proprie necessita'. Senza contare che eventualmente  le cosiddette "terze parti" potranno produrre e quindi fornire altri adattatori ancora intermedi, come quello che estrapola la sola SCSI o un drive esterno che si connette direttamente al connettore posteriore del PowerBook Duo.

 

 

L'estetica

 

Ancora una volta il PowerBook e' fondamentalmente... bellissimo. Il Duo, poi, ha dimensioni veramente ridotte, specialmente per quanto riguarda lo spessore. Anche il peso, conseguentemente, e' molto contenuto: appena 1.9 Kg batteria inclusa. Il colore e' il classico grigio topo antisporco innaugurato dalla Apple con la prima serie di PowerBook dello scorso anno. Sul retro della macchina troviamo semplicemente la presa per l'alimentatore/carica batterie e il grosso connettore per gli accessori di espansione (Duo Dock, MiniDock, ecc.) coperto da un sportellino plastico a scomparsa. Sempre sul retro troviamo il pulsante di accensione/spegnimento (da dimenticare fino al verificarsi di qualche problema dal momento che possiamo utilizzare quello interno al vano tastiera per accenderlo ed effettuare lo spegnimento dal menu' "Altro" del Finder) ed i consueti (per i PowerBook) piedini di sollevamento che, cambiando l'assetto della macchina, rendono l'utilizzo molto piu' ergonomico. Una volta estratti i due piedini si rendono disponibili la porta AppleTalk e l'uscita per l'eventuale fax/modem interno (Send & Receive). Anteriormente troviamo la batteria ricaricabile intercambiabile che possiamo sostituire (per caricarne altre) anche quando il PowerBook e' inserito nella Duo Dock. Proprio al centro del frontalino "ricurvo" e' presente il pulsante di sblocco del coperchio-display. Sollevato questo (la corsa raggiungue quasi i 180 gradi) accediamo alla tastiera, al trackball integrato, al display, ai controlli di luminosita' e contrasto di quest'ultimo, al microfono e all'altoparlantino interno.

Senza tema di smentita possiamo affermare che la tastiera del PowerBook Duo, nonostante le ridotte dimensioni della macchina, e' di qualita' eccellente, con una corsa dei tasti tutt'altro che ridotta (sempre in rapporto allo spessore totale). Rispetto ai precedenti modelli il CapsLock e' dotato di led verde di attivazione e la barra spaziatrice (sempre di dimensioni generose) e' leggermente rialzata per favorirne ancor di piu' la "presa".

Proprio sotto a questa troviamo la trackball integrata questa volta di dimensioni ancor piu' piccole a causa del fatto che e' diminuito assieme alle dimensioni lo spazio nella quale farla rotolare... permettendo contestualmente la chiusura del coperchio. Come sempre il pulsante e' duplicato sopra e sotto la "palletta" in modo da colpirlo sempre facilmente in qualsiasi posizione si trovino le dita della mano. Tra la tastiera e la cerniera del display troviamo il pulsante di accensione e il microfono interno. Sul coperchio display troviamo invece l'altoparlantino di sistema e i controlli di luminosita' e contrasto di tipo elettronico. Spicca, naturalmente, al centro il logo Apple, la simpatica meletta multicolore.

Per quel che riguarda il display possiamo dire che si tratta di un'ottima unita' (purtroppo a matrice passiva) in grado di visualizzare 16 livelli di grigio con una risoluzione di 640x400 pixel.

 

 

L'interno

 

Aprire un PowerBook Duo non e' certamente una delle cose piu' salutari che possono venire in mente. L'apertura, infatti, non e' delle piu' semplici a causa delle ridotte dimensioni dell'oggetto. A parte la necessita' di utilizzare un cacciavite tipo Torsen (a brugola stellata) il vero problema risiede nello sgancio dei due semigusci una volta tolte tutte le viti. Naturalmente per chi deve effettuare l'operazione senza manuale tecnico di riferimento (come noi) e non di certo per i centri di assistenza Apple. Comunque, una volta liberate le verie parti, possiamo ammirare la minuscola scheda madre, praticamente grande quanto tre quarti della tastiera. Da segnalare, al volo, la presenza di uno chassis interno in magnesio che si protrae fino a diventare anche aletta di raffreddamento per il veloce processore, il 68030 a 33 MHz nel nostro esemplare. Accando alla piastra madre, troviamo l'alloggiamento per l'espansione di memoria e per il fax/modem interno. Per quest'ultimo c'e' da segnalare che per quanto riguarda la parte fax questa volta funziona sia in trasmissione che in ricezione, mentre la parte modem incorpora le funzioni di compressione dati e correzione d'errore con velocita' di trasmissione fino a 9600 baud. Accanto alla trackball e' presente una piccola batteria ricaricabile che tiene in vita l'orologio interno anche quando estraiamo la batteria principale (o quando questa si scarica completamente).

Da segnalare, per finire, l'utilizzazione di un hard disk nientepopodimeno che IBM, a conferma (qualora ce ne fosse bisogno) di come il vento sia cambiato da un po' di tempo a questa parte.

 

 

Gli accessori

 

Come abbiamo anticipato nell'introduzione il PowerBook Duo e' autosufficiente. Grazie alla sua porta AppleTalk disponibile sul retro possiamo immediatamente stampare e/o collegarci ad un altro Mac o ad una rete di Mac preesistente per trasferire tutti i file e i programmi che desideriamo. Se invece le nostre necessita' sono diverse possiamo adoperare uno dei tre accessori disponibili per questa macchina approntati dalla stessa Apple. Non e' difficile immaginare che presto "terze parti" produrranno altri accessori compatibili con il connettore posteriore del PowerBook Duo, piu' semplici, piu' complicati o semplicemente piu' economici, di quelli prodotti dalla casa madre.

Il piu' semplice dei tre accessori e' l'adattatore per il drive esterno e per la tastiera. E' il primo passo verso un sistema meno portatile ma sicuramente piu' flessibile. Per la cronaca il drive esterno e' lo stesso di quello fornito a corredo del PowerBook 100 che, tramite l'adattatore sopra citato, potremo utilizzare anche con questa nuova macchina.

Il secondo adattatore proposto da Apple e' la cosiddetta MiniDock tramite la quale otteniamo tutte le porte standard dei Macintosh da tavolo, porta video compresa! L'unico difetto della MiniDock e' il suo prezzo di vendita (950.000 lire + IVA) forse un po' altino in assoluto anche se non dobbiamo dimenticare che al suo interno c'e' tutta la sezione video (in pratica la scheda grafica) atta a pilotare il monitor a colori esterno.

I connettori disponibili sulla MiniDock sono: la porta per il drive esterno, l'alimentazione, la gia' citata porta video, la porta ADB (Apple Desktop Bus, per mouse e tastiere), le due porte seriali/AppleTalk, la SCSI (con la quale possiamo anche "vedere" l'hard disk interno del Duo come hard disk esterno di un altro Mac), l'uscita per  altoparlante esterno, l'ingresso per il microfono esterno, e il "rimando" della porta del modem interno. Completano la dotazione della MiniDok la presenza di un aggancio per assicurare al tavolo il computer e il pulsante di accensione spegnimento. L'operazione di aggancio della MiniDock avviene semplicemente accostando il Duo (dopo aver richiuso i piedini ed aperto lo sportellino copriconnettore) e abbassando la leva di serraggio. Grazie alla forma della MiniDock il computer assumera' il medesimo assetto dell'utilizzo a piedini estratti favorendo cosi' l'ergonomia anche quando e' utilizzato assieme a periferiche esterne. Per finire, l'alimentazione della MiniDock e' assicurata dalla batteria ricaricabile del PowerBook Duo anche se, naturalmente, e' consigliabile utilizzare quella di rete per non rimanere a piedi magari durante una stampa o un collegamento AppleTalk con altri Mac: del resto non crediamo che mai utilizzeremo la MiniDock in aereo o su una panchina in mezzo al verde di un bel prato...

Terzo ed ultimo accessorio, la Duo Dock permette di trasformare il PowerBook Duo in un vero e proprio sistema fisso. Con un'estetica che ricorda almeno parzialmente il Macintosh LC la Duo Dock dispone al suo interno di due slot NuBus, dell'alloggiamento per il coprocessore matematico 68882, di un drive interno per micro floppy da 1.44 MB. Accanto a questo, sempre internamente, possiamo installare un secondo hard disk di maggiori dimensioni. L'inserimento e l'estrazione del PowerBook all'interno della Duo Dock e' asservita da un dispositivo elettromeccanico che assicura sempre un collegamento preciso e affidabile. Ricordiamo che per estrarre il portatile non e' necessario spegnere il sistema (lo spegnimento e' richiesto solo all'atto dell'introduzione, pena l'espulsione automatica) in quanto automaticamente tutti i file vengono salvati e tutte le applicazioni chiuse. Inoltre, per evitare estrazioni indesiderate (chiamateli pure furti...) sulla sinistra della Duo Dock e' presente una serratura che disabilita la funzione di Eject. Sul retro troviamo tutte le porte gia' presenti nella MiniDock, ad eccezione della sola porta per drive esterno essendo quest'ultimo gia' disponibile internamente. E sempre a proposito di interno per accedervi e' sufficiente agire su due sblocchi meccanici presenti all'imboccatura del vano porta PowerBook; per arrivare invece agli slot NuBus dobbiamo allentare due viti e scollegare il cavo di alimentazione. E' comunque da segnalare, anche per questo, un livello di costruzione ineccepibile sia per quanto riguarda l'ordine che regna all'interno, sia per quel che riguarda la robustezza dell'apparato.

 

 

Utilizzazione

 

Lavorare con il PowerBook Duo e' quanto di meglio si possa desiderare tanto come computer portatile quanto come postazione fissa. Nel primo caso abbiamo a che fare con una macchina compattissima, leggerissima, comodissima da utilizzare grazie allo spendido display a livelli di grigio e alla tastiera da vero e proprio primato. Grazie poi agli ormai famosi piedini estraibili, alla posizione della tastiera spostata verso il display che lascia lo spazio anteriore per appoggiare i polsi, e alla TrackBall integrata posizionata in centro possiamo sicuramente affermare che si tratta del computer portatile (assieme agli altri modelli PowerBook) piu' ergonomico mai visto prima.

Con in piu' la possibilita' di trasformarsi in pochi secondi in una postazione fissa con la quale utilizzare, ad esempio, un monitor a colori di piu' grosse dimensioni, o un hard disk di capacita' maggiore.

Senza contare, poi, che esiste la possibilita' tutt'altro che remota per gli uffici di acquistare un numero diverso di PowerBook e di Duo Dock in modo da ottimizzare l'utilizzo delle risorse disponibili. Piu' utenti del sistema portatile possono accedere allo stessa postazione fissa avendo ognuno accesso ai propri dati e programmi quando devono utilizzare periferiche esterne cosi' come ipotizziamo la situazione inversa in cui siano disponibili varie Duo Dock in piu' uffici nei quali utilizzare il medesimo PowerBook all'occorrenza.

 

 

Conclusione

 

Detto e ribadito che il sistema Duo ha tutte le carte in regola per sfondare, diamo un'occhiata ai prezzi prima di trarre le debite conclusioni. La macchina base, con processore 68030 a 25 MHz e hard disk da 80 MB costa 4.200.000 lire piu' IVA. Ci sembra, tutto sommato, un prezzo piu' che contenuto viste le caratteristiche offerte. Discorso analogo per le versioni superiori che, al costo di una differenza di prezzo tutto sommato contenuta, raggiungono prestazioni da Macintosh di fascia alta (il glorioso Macintosh Fx era solo un 20% piu' veloce del PowerBook Duo 230).

Un po' meno ottimisti siamo per i prezzi degli accessori che, sebbene non obbligatori, sono il naturale complemento della macchina. Sono tutti un tantino elevati: 1.900.000 lire + IVA per la Duo Dock (che viene fornito senza tastiera), 950.000 lire + IVA per la MiniDock e 300.000 lire + IVA per l'adattatore per floppy disk esterno al quale dobbiamo aggiungere il prezzo di quest'ultimo (250.000 lire + IVA). Senza andare a cercare altrove, ci lascia un po' perplessi il fatto che la Duo Dock costi piu' di un Macintosh LC e che la MiniDock quasi quanto un Classic. Ma forse sono i Macintosh che costano troppo poco...


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