Articolo pubblicato sul n. 116 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel marzo 1992
Prove prodotti: Mi e' andata bene. Se non capite quello che voglio dire, e' solo perche' non avete letto la mia precedente prova sul numero scorso di MC, quindi... ben vi sta. Tornando a noi, il portatile oggetto della prova di questo mese e' un notebook SHR che, tanto per anticipare subito qualcosa, non punta alla miniaturizzazione spinta (in alcuni casi esasperata) ma a ben altre doti altrettanto attraenti come l'ergonomia, la potenza, una parziale espandidibilita' e last but not least, un look particolarmente curato e accattivante. Come al solito... una macchina diversa, completamente diversa da tutte le altre che mira ad "accaparrare clienti" offrendo quello che altri non hanno. Questa cosa, fortunatamente per me, succede da anni praticamente con tutti, e sottolineo tutti, i portatili che ho recensito su queste pagine. Ogni costruttore, non dovendo progettare la solita ennesima reincarnazione ultrapotente del protozoico IBM XT (ossia un "banale" compatibile), nella creazione di un nuovo portatile sia esso un trasportabile, un laptop o un notebook, utilizza come ingrediente principale (era ora) la creativita'. Questo discorso ormai lo ripeto da anni e spero proprio di rimanere della stessa idea anche in futuro. Non foss'altro per gli indubbi vantaggi per gli utenti (la cosa che maggiormente interessa noi e, naturalmente, voi) che dovendo scegliere una macchina di questo tipo sicuramente non possono non trovare il modello che fa per loro. Anche perche' oggi di portatili ne esistono davvero tanti, tutti bene o male facilmente disponibili sul mercato e anche sufficientemente "spalmati" in una varieta' di prezzi e caratteristiche tali da soddisfare anche i piu' esigenti. Si parte, infatti, anche da meno di due milioni per superare abbondantemente i dieci, passando per caratteristiche a volte uniche come il diplay LCD a colori (vera delizia della creazione umana) o processori ultra-ultra come i 486DX che generalmente ritroviamo in "megatower-superserver-extralarge" tipici dei centri di calcolo piu' che delle valigette dei manager. Tornando al nostro SHR, dopo tutta questa doverosa introduzione, sicuramente vi starete chiedendo cosa avra' poi di cosi' particolare questa macchina. Infatti le sue doti "particolari" sono anche quelle piu' nascoste. Cominciando dal processore, moderatamente 386SX come nei migliori notebook ma nella versione a ben 25 MHz della AMD, naturalmente a basso consumo. Altra caratteristica degna di nota (ed altrettanto "invisibile") la possibilita' di utilizzare anche comuni pile formato mezza torcia in luogo degli accumulatori al nichel cadmio forniti a corredo: e' proprio l'uovo di Colombo, ovvero una trovata semplice-semplice ma geniale che puo' salvarci nei momenti piu' "disperati". E chi come me e' utente di portatili puo' capire bene la mia affermazione, chi non lo e' ancora, presto lo capira'.
L'esterno
Cio' che maggiormente colpisce dell'aspetto esteriore del notebook SHR sono le sue dimensioni effettivamente non troppo contenute. E' all'incirca il 25% piu' spesso di altri notebook precedentemente provati. Ma vi assicuro, come avremo modo di vedere dopo, che l'aumento di spessore e' piu' che giustificato dal momento che e' tutto a vantaggio dell'ergonomia e della robustezza della macchina ed ha anche reso possibile l'utilizzo, come detto prima, delle pile al posto degli accumulatori. Farlo funzionare con delle ministilo, infatti, sarebbe stato un po' eccessivo. La finitura esterna e' color grigio tipo nextel antigraffio: davvero un bel trattamento, molto apprezzabile anche al tatto. La parte frontale e' leggermente ricurva e ricorda, in questo, vagamente il look del PowerBook 100 della Apple che ha anch'esso il comando di sblocco del display nella medesima posizione. Bello e luminescente, fa bella mostra di se' il logo della SHR posizionato esternamente sul coperchio-display. Sempre esternamente e' visibile una batteria di led rossi che indicano lo stato di carica degli accumulatori. Anche questa e' una trovata tutto sommato azzeccata che ci permette di avere sempre sotto controllo l'autonomia residua in modo da correre ai ripari per tempo. Sul lato destro della macchina troviamo il drive da 1.44 MB e l'alloggiamento degli accumulatori "mezzatorcia compatibili": per effettuare la sostituzione e' sufficiente aprire lo sportellino, sfilare i due salsiccioni al nichel cadmio e inserire al loro posto le 8 pile alkaline necessarie al funzionamento dell'apparecchio. Sul lato opposto troviamo le due prese per tastiera esterna e mouse "ps/2" e un secondo sportellino che ci permette di accedere al gruppo espansione formato della ram e dall'alloggiamento del coprocessore matematico. Sul retro, oltre alla necessaria presa d'alimentazione tramite la quale vengono ricaricati anche gli accumulatori (ma non le pile, il sistema e' a quanto pare in grado di riconoscerle) troviamo un terzo ed ultimo sportellino che protegge le interfacce con le periferiche esterne. E qui troviamo una gradita sorpresa: oltre alle canoniche porte "seriale-parallela-monitor" abbiamo anche una porta SCSI con la quale interfacciare le peggio periferiche: dagli ulteriori HD esterni (qualora gli 80 MB interni fossero pochi...) fino ai piu' salutari streamer o scanner o quello che vi pare. Non vorrei ricordare male, ma linea PowerBook a parte, mi pare che sia la prima macchina notebook da me provata su MC dotata di tale interfaccia.
Tastiera e display
Dicevamo nell'introduzione che a fronte di un maggiore spessore della macchina troviamo finalmente una tastiera decente almeno per quanto riguarda il tocco e la corsa dei tasti. Certo, non sono diposti ergonomicamente (ricurvi verso le dita) ma sicuramente siamo molto sopra la media delle tastiere dei notebook, notoriamente dalla corsa praticamente inesistente e dal tocco il piu' delle volte poco rassicurante. Ben dimensionati sono anche la barra spaziatrice, il tasto di return, il backspace, gli shift, il tab, il capslock. Sono invece di dimensione leggermente ridotta i tasti cursore e i tasti control, alt, del e ins. Cio' che non mi e' chiaro, infatti, e' perche' sia stato duplicato il tasto control anche sul lato destro della tastiera a scapito delle dimensioni dei contigui tasti cursore. Mancano inoltre i tasti PageUp PageDn Home ed End disponibili invece in seconda battuta precendendo la pressione dei tasti cursore da quella del tasto Fn. Non manca un tastierino numerico immerso ne' naturalmente i tasti funzione anche se c'e' da segnalare i tasti F11 e F12 disponibili come seconda funzione dei tasti F1 e F2. Tra la tastiera e il display troviamo ben dodici led (cinque dei quali, come detto, adibiti ad indicatore di carica delle batterie) tre comandi a cursore e un pulsante di accensione/spegnimento. I tre comandi a cursore permettono di variare luminosita' e contrasto del display e di impostare la luminosita' automatica del pannello backlight dell'LCD. In pratica una piccola fotocellula misura constantemente la luce ambiente per adattare di conseguenza la retroilluminazione. Peccato che funzioni solo in "amplificazione" e non come dovrebbe essere piu' intuitivo in "limitazione" in quanto concede solo aumenti di retroilluminazione in caso di aumento di luce ambiente e non viceversa. In pratica e' necessario mantenere la retroilluminazione bassa in ambienti poco luminosi per far si che aumentando la luce ambiente venga aumentata anche la retroilluminazione. Il contrario stranamente non accade: regolando il display per illuminazioni ambiente elevate, passando ad un ambiente meno illuminato non avviene la corrispondente limitazione della retroilluminazione. Il manuale se la cava indicando che il circuito non e' in grado di abbassare la retroilluminazione. Secondo me hanno solo deciso di farlo funzionare nel verso sbagliato. Tutto qui. Lasciando da parte la circuteria accessoria, passiamo al vero e proprio soggetto del nostro discorso che e' il display. Si tratta di un ottimo VGA a 32 livelli di grigio dalla legibilita' eccezionale. Grazie poi all'utility "eagle" e al VGA controller della Cirrus Logic contenuto all'interno del notebook possiamo utilizzare il nostro LCD nonche' molti monitor esterni in una varieta' enorme di modi grafici a partire dall'MDA fino a risoluzioni di 800x600 pixel utilizzando un monitor esterno adeguato. Inoltre il sottosistema VGA installato nell'SHR mappa automaticamente i 256 colori di una immagine VGA nei 32 livelli disponibili automaticamente e senza aggiunte software. La ram del sottosistema grafico e' di 256K permettendo cosi' di visualizzare su monitor esterno i 256 colori (da una palette di 256K colori) solo sulle risoluzioni inferiori (360x480 o 320x200). Sempre su monitor esterno sono possibili anche le 132 colonne fino a 60 righe, mentre su LCD ci dobbiamo accontentare (i pixel sono quelli...) di massino 80 colonne per 60 righe (caratteri 8x8... mi ricordano il Commodore 64).
L'interno
L'apertura del notebook SHR non pone alcun particolare problema: il procedimento e' addirittura indicato sullo stesso manuale fornito a corredo con la macchina. Dopo aver tolto gli accumulatori basta svitare cinque viti dal fondo, staccare due flat cable che collegano la piastra madre con il coperchio-display per mettere completamente a nudo tutta la parte elettronica. E gia' al primo sguardo possiamo ammirare una costruzione molto pulita e accurata che non lascia spazio a ripensamenti dell'ultim'ora. Molto apprezzato, anche in virtu' della sua stessa semplicita', l'ancoraggio dell'HD attraverso un comune strato di velcro che offre una elevata resistenza (per staccarlo e' necessario applicare una forza non indifferente) unita ad intrinseche capacita' elastiche che sicuramente non guastano in un portatile notoriamente piu' strapazzato di un computer da tavolo. Il processore montato e', come detto, l'AMD 386 SXL a 25 MHz: bus quindi a 16 bit, ma velocita' d'elaborazione sufficientemente sostenuta per vincere anche le prove piu' impegnative. Il coprocessore matematico opzionale (a 20 MHz) si monta sulla "memory upgrade board" accessibile dall'esterno grazie al gia' citato sportellino disponibile sul lato sinistro della macchina. La "memory upgrade board" e' a sua volta formata da due schede sovrapposte entrambe disponibili in tagli da 1 o da 4 megabyte. Sono cosi' possibili tutte le combinazioni di memoria comprese tra 2 e 8 MB utilizzando anche schede di taglio differente. Oltre al 386, un secondo chip molto importante all'interno del notebook SHR e'il Cirrus Logic CL-GDL610/620 VGA chip set che offre tanto sul display LCD quanto su di un eventuale monitor esterno tutte le capacita' grafiche prima indicate. Simpatico, non foss'altro perche' sicuramente attira su di se' l'attenzione appena aperta la macchina, l'ologramma incollato su questo chip che ripropone tridimensionalmente il logo della Cirrus Logic. Grazie all'abilita' del nostro fotografo ufficiale Dario Tassa siamo anche riusciti a mostrarvelo nella sua brillantezza, dovete solo rinunciare alla terza dimensione, ben difficilmente riproducibile su comune pellicola e su altrettanto comune carta stampata.
Concludendo
Tutto sommato il giudizio finale sul notebook SHR e' piuttosto positivo, considerato tra l'altro anche il prezzo di vendita inferiore a 5 milioni con l'hard disk piu' grande ovvero da 80 MB. La soluzione piu' economica, con HD da 40, che nella maggior parte dei casi possono essere piu' che sufficienti costa appena 4.100.000 che rappresenta davvero un ottimo rapporto prestazioni/prezzo. Si tratta, come detto, di una macchina un po' ingombrante, ma e' altrettanto vero che grazie proprio alle sue dimensioni piu' generose ci si lavora sicuramente meglio che non con un notebook di quelli ultra light, ultra slim... ultra delicati! Diciamo quindi che lo vediamo molto bene come macchina da utilizzare piu' su un tavolo che... in ascensore, ma che grazie alla comoda e intelligente borsa fornita a corredo puo' comunque seguirci dappertutto. A decidere le sorti del FlexBook sara', come sempre, il mercato. Da parte nostra, complimenti e buona fortuna! Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui |