Articolo pubblicato sul n. 81 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel gennaio 1989 Prove prodotti:
Schneider PC7640 Qualche numero fa, proprio nel corso della prova di un portatile, abbozzammo una breve classificazione dei computer portatili, in base alle principali caratteristiche e, ovviamente, anche al prezzo. Tra le cose che dicemmo ricordo essenzialmente che difficilmente si presentano casi di ambiguità, ossia casi in cui non era facile piazzare una determinata macchina in una predeterminata categoria. E tutte i portatili visti fino a quel momento non potevano che darmi ragione. Ma questo mese, come in qualsiasi regola, eccovi servita l'eccezione. Il computer che proviamo questo mese, ebbene si, non appartiene a nessuna delle fasce allora elencate, per svariati motivi. Innanzitutto il prezzo, sotto ai 5 milioni non s'era ancora visto per una macchina 80286 con tanto di HD da 20 mega. Poi il display, non lcd ma al plasma, dalla visibilità stupefacente sotto qualsiasi angolazione (tant'è che per questi schermi non esiste non esiste nemmeno il concetto di regolatore del contrasto). Tra le scelte non troppo positive, ma obbligate dal tipo di display adottato, l'impossibilità di rendere la macchina autonoma da punto di vista dell'alimentazione. Niente batterie ricaricabili, ma un connettore a vaschetta per il collegamento diretto a rete (niente alimentatore separato, insomma, e questo è un vantaggio). Per finire, o meglio per iniziare alla grande, con la macchina (e compreso nel prezzo) nientepopodimeno che il Microsoft Works al completo e come se non bastasse, il computer è coperto da garanzia per ben tre anni. Sì, proprio come gli splendidi TV color Sony, e come mai visto nel mondo dell'informatica. Andiamo, dunque, ad incominciare... Descrizione esterna L'estetica del portatile Schneider è assai curata e ben riuscita. Il colore beige chiarissimo ben si sposa con i particolari grigi dei tasti di servizio e del logo presente sul coperchio display. Anteriormente è presente una solida maniglia per il trasporto estraibile, opportunamente dimensionata anche a causa del fatto che la macchina non è particolarmente leggera. Non dimentichiamoci però della presenza all'interno dell'alimentatore completo di trasformatore per la 220. L'estrazione della maniglia è facilitata da un apposito incavo al centro della stessa, disponibile sul fondo della macchina. E non si tratta di una stupida o inutile considerazione dal momento che ci sono passati per le mani anche portatili per i quali l'estrazione della maniglia comportava l'utilizzo di almeno due dita per mano. Ma che dico dita, unghie da far accapponare la pelle ai piu sensibili al problema. Il fianco sinistro della macchina è completamente spoglio (anche se cela l'hard disk) mentre il lato opposto mostra la meccanica per microfloppy dalla capacita di 720 k formattati. Sul retro trovano posto le connessioni per il mondo esterno nonché l'interruttore e la presa di alimentazione. Le interfacce disponibili riguardano il monitor esterno, una meccanica per floppy disk, una porta seriale e una parallela. Nel vano tastiera troviamo infine una serie di led che segnalano rispettivamente l'alimentazione del sistema, la pressione dei tasti CapsLock, NumLock e ScrollLock, nonché l'attività dei dischi (hard & floppy). Accanto a questi, un minuscolo pulsantino nero fa si che il display si spenga quando il coperchio e chiuso. Ovviamente non si tratta di un dispositivo salva energia (l'alimentazione deve sempre e comunque essere fornita esternamente) ma salva schermo: è inutile "consumarlo" se nessuno lo guarda. Certo, giacché il pulsante è già presente, chissà perché non abbiano previsto che il cicalino (presente) emettesse un suono per qualche secondo avvisandoci che lo stiamo richiudendo acceso. Potrebbe essere una nostra dimenticanza. L'ergonomia Beh, da questo punto di vista, il portatile Schneider è proprio una bomba. Tanto lo schermo, quanto la tastiera sono sicuramente di livello ben più alto di quelli di altri concorrenti. Certo, il display al plasma può risultare antipatico (anch'io ero scettico) ma vi assicuro che lavorarci a lungo è tutt'altro che stancante. O comunque sempre meno di un CRT anche di ottima qualità. Il grosso difetto dei display al plasma sta solo ed esclusivamente nel consumo elevato, non tanto in termini di bolletta Enel, s'intende, ma nel fatto che "per colpa sua" non è possibile rendere la macchina autonoma dal punto di vista dell'alimentazione. Io però una piccola batteria al suo interno ce l'avrei messa lo stesso, anche per soli 2 minuti di autonomia, quanto basta per uscire correttamente da qualsiasi programma e salvare i dati in caso di caduta dell'alimentazione. Questo è un grosso vantaggio dei portatili autoalimentati, tant'è che nel confronto prestazioni prezzo tra due macchine una fissa e l'altra portatile, sarebbe bene aggiungere al prezzo del desk top anche un gruppo di continuità. Ma di solito di dimentica questo particolare. Tornando a noi, dicevamo che il display al plasma offre una visibilità superlativa sotto varie angolazioni. Angolazioni nel vero senso della parola: comunque disponiamo l'inclinazione del coperchio, riusciremo sempre a vedere bene tutta la superficie. E questo di solito non accade con gli LCD: con questi schermi capita che se si è in più d'uno a guardare solo l'operatore avrà una visibilità accettabile o, naturalmente, viceversa. Per non parlare poi degli scrolling, praticamente illeggibili sugli LCD e invece perfetti sui visori al plasma. Ah, se consumassero meno... Per quanto riguarda la tastiera, senza ombra di dubbio si tratta di un oggetto di ottima qualità. Il tocco dei tasti è dei più sicuri e precisi, la disposizione è rigorosamente ergonomica e nessun tasto è stato "costretto" in seconda funzione. Il tastierino numerico è immerso nei tasti alfanumerici e per farlo riemergere è sufficiente agire sul tasto NumLock. Purtroppo col tastierino numerico attivato si perde il controllo del cursore ovvero i 4 tasti cursore e i vari PageUp, PageDown, Home ed End vengono disabilitati. Descrizione interna L'apertura del portatile Schneider, nonostante le numerose viti su cui agire e le robuste schermature metalliche da sorpassare, non pone particolari problemi. La cosa più evidente è sicuramente la robustezza dell'insieme nonché la stessa precisione costruttiva di tutti i particolari meccanici alla quale, ahinoi, c'eravamo un tantino disabituati. Insomma, che è tedesco, si vede proprio lontano un miglio. Tanto l'hard disk quanto la meccanica per microfloppy sono assemblati insieme su di un unico ponte che attraversa l'intera larghezza della macchina. Proprio dietro questo trova posto il gruppo alimentatore asservito perfino da una ventola di areazione. Il processore montato, come detto, è un 80286 in contenitore ceramico senza piedini. Il collegamento elettrico col sistema è assicurato dal solo zoccolo (particolare anch'esso) e da un robusto fermo metallico che tiene premuto il minuscolo chip allo zoccolo. Anche le ram non sono dei normali chip "orizzontali" (rispetto alla piastra) ma sono in contenitore verticale ovvero con tutt'e due le file di piedini dallo stesso lato. Non c'è dubbio, si ottiene un considerevole risparmio di superfice occupata. Tanto il controller per l'HD quanto quello per floppy disk giacciono sulla piastra madre in mezzo alla rimanente elettronica. Fa eccezione la sola elettronica di controllo del display al plasma intelligentemente montata su una scheda a parte da cui si deduce che era perlomeno nelle intensioni della Schneider di fornire la macchina con display diversificati. Proprio sotto a questa scheda trova posto l'alloggiamento per una non meglio identificata scheda di espansione opzionale. Potrebbe trattarsi di una semplice espansione ram da due mega oppure (meglio!) dell'elettronica di controllo di un eventuale bus di espansione standard: un bel cabinet dove inserire schede IBM compatibili. Setup Nel dischetto di sistema fornito a corredo, troviamo alcune utility. Prima tra tutte, col comando SETUP possiamo settare alcune preferenze di sistema. Ad esempio, possiamo indicare il tipo di tastiera, modificare l'ora e la data dell'orologio tamponato, indicare quantità e tipo di memoria utilizzata. Ancora, possiamo indicare il tipo di hard disk, il tipo di drive interno e drive esterno, e con quale modo video desideriamo parta il sistema. Al termine delle nostre selezioni, con un semplice colpo di return trasferiamo le nostre scelte nella setup ram, naturalmente tamponata. Oltre al comando setup troviamo i due comandi MONITOR e PLASMA che permettono lo switch tra display e video esterno. L'utility PARK serve, come intuibile, per spostare la testina dell'hard disk a fine corsa, in una zona di sicurezza dove anche a seguito di grossi scossoni non si dovrebbero causare perdite di dati. Peccato che questo comando non ammetta ripensamenti: una volta impartito la testina va a riposo e bisogna necessariamente spegnere la macchina. Infine (last but not least) col comando PALETTE possiamo filtrare i colori con opportuni pattern. Infatti il video del portatile Schneider è CGA, ma con i 640x400 pixel al plasma disponibili è possibile visualizzare un discreto numero di tinte diverse. Una volta modificata la palette il programma ci chiede un nome per il file che verrà creato con quelle scelte in modo da poter richiamare ogni volta palette diverse. Ad esempio è possibile creare una palette reverse semplicemente associando al black un pattern completamente pieno e al white (o meglio al light gray o, meglio ancora, a tutt'e due) un pattern completamente vuoto e realizzare "in casa" la visualizzazione in reverse: caratteri scuri su fondo chiaro. Conclusioni Un'altra delle "frasi fatte" da me usata nelle recensioni di computer portatili è che i portatili non vanno soltanto portati ma soprattutto usati. E infatti la figura del super manager ultra indaffarato che deve calcolare i suoi spreadsheet sull'aereo prima di arrivare all'appuntamento conclusivo, la vedo sempre più svanire nel nulla. Oggi chi compra un portatile spesso e volentieri non lo acquista per usarlo in giardino, ma semplicemente perché non vuole mettersi sulla scrivania un oggetto tanto ingombrante quanto esteticamente poco simpatico quale può essere un computer fisso. O semplicemente gli interessa poter lavorare sia a casa che in ufficio e non ha intensione di comprare due computer fissi. Vuoi perché a casa serve solo una volta ogni tanto, vuoi perché la moglie protesta e non vuole quel brutto coso tra i piedi nel suo "regno" (ebbene sì per me la mamma è sempre e comunque la regina della casa, anche se lavora fuori...). Tutto questo per dirvi che l'assenza di batterie ricaricabili, a fronte di caratteristiche tutt'altro che ordinarie per il prezzo richiesto, non deve sconfortarvi più di tanto. Del resto col consumo del display al plasma non sarebbe proprio stato possibile, e allora non è forse meglio non avere (e non pagare) batterie ricaricabili che comunque non ci avrebbero semplificato la vita a causa della loro bassa autonomia ? Meditate, gente, meditate... Impaginato originale... Articolo pubblicato su www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni clicca qui |