Articolo pubblicato sul n. di
Reflex
(Editrice Reflex Srl - Roma) nel febbraio 1994
L'elaborazione digitale
delle immagini
di Andrea de Prisco
Nell'articolo pubblicato su Reflex di gennaio riguardante
l'Immagine Elettronica abbiamo mostrato alcuni metodi per
trasferire su computer un'immagine tradizionale, partendo da
un negativo, una diapositiva, una stampa a colori o
bianco/nero. Visto che la fotografia elettronica, allo stato
attuale, non e' una materia a se' stante ma esiste quale
continuazione della fotografia tradizionale, le nostre
riprese fotografiche continueranno ad essere eseguite nella
maniera consueta. Questo fino a quando l'industria
fotografica non sfornera' apparecchi completamente
elettronici (di buona qualita' e dal costo accessibile anche
al singolo utente) in grado di restituire immagini
direttamente in formato digitale. Non e' escluso, come
ribadito in quella sede, che passeranno molti anni ancora,
durante i quali la fotografia elettronica, tutt'altro che
fantascienza, si appoggera' alla fotografia tradizionale.
Elaborazioni prima possibili solo attraverso complicati
procedimenti in camera oscura sono oggi eseguibili in pochi
secondi in camera chiara. Abbiamo battezzato con questo nome
quello che potremmo chiamare il moderno laboratorio di chi
si occupa dell'elaborazione digitale delle immagini. Chiara,
dal momento che ovviamente non e' necessario alcun
oscuramento, usando per le nostre elaborazioni non piu'
vaschette, chimici e materiali sensibili, ma un computer, un
monitor a colori e un opportuno programma per il trattamento
digitale.
I metodi per trasferire le nostre immagini all'interno di un
computer, descritti nell'articolo di Gennaio, possono
prevedere l'utilizzo di un apposito accessorio, lo scanner,
o piu' semplicemente un lettore di CD-ROM col quale leggere
i PhotoCD approntati dal nostro solito laboratorio. In
questo caso e' il laboratorio ad eseguire la
digitalizzazione delle immagini che noi utilizzeremo per
elaborarle tramite computer. Questa soluzione ha il grande
pregio di avere un costo pressoche' irrisorio (mille lire
per immagine piu' poche centinaia di migliaia di lire per il
lettore di CD-ROM), ma al contempo permette di disporre di
digitalizzazioni di altissima qualita' ottenibili
autonomamente solo con uno scanner professionale dal costo
di svariati milioni.
Gli strumenti
Computer, monitor a colori, scanner o lettore di CD-ROM da
soli non bastano. Anche la camera chiara, come qualsiasi
sistema informatico non e' composto dal solo hardware (le
apparecchiature elettroniche). L'elemento principale di una
camera chiara e' il software, il programma o i programmi del
computer coi quali eseguire le elaborazioni digitali sulle
nostre immagini.
E' importante disporre delle opportune utility di
conversione che ci permetteranno di leggere o salvare le
nostre immagini in vari formati. Intendendo per formato non
certo la dimensione della nostra immagine (purtroppo termini
identici nel mondo della fotografia e dell'informatica
possono assumere significati completamente diversi) ma il
metodo di memorizzazione che ci permette di utilizzare la
stessa immagine di partenza con programmi o su sistemi
diversi. Non che si debba disporre di piu' computer, ci
mancherebbe altro!, ma puo' succedere di dover scambiare
immagini con altre persone o con lo stesso laboratorio per
la successiva stampa su carta (o riproduzione su
diapositiva, detta fotorestituzione) per cui e' necessario
avere la possibilita' di passare da un formato all'altro
secondo necessita'. A parte il metodo stesso di
memorizzazione che puo' essere diverso fra i vari formati,
cio' che sicuramente puo' cambiare e' il meccanismo di
compressione dell'immagine. Gia', di questo forse non ne
abbiamo mai parlato. Niente paura: la compressione digitale,
molto semplicemente, consente di risparmiare spazio
sull'hard disk utilizzando per le immagini un numero
inferiore di byte di quanti le stesse immagini ne occupano
nella memoria vera e propria del computer durante
l'elaborazione (o la semplice visualizzazione). Questo e'
effettivamente un aspetto che a chi si avvicina per la prima
volta a questo mondo puo' sembrare assai strano. Ma
soprattutto puo' indurre pericolosi sospetti: se
un'immagine, per fare un esempio, quando e' visualizzata
sullo schermo occupa centomila byte e memorizzata sull'hard
disk ne occupa la meta' o un quarto, e' per caso il computer
a "buttar via" parte dell'immagine per risparmiare spazio? O
provoca una perdita di risoluzione, di nitidezza, di
dettaglio?
Niente paura: per quanto possa sembrare strano la maggior
parte dei metodi di compressione non provocano alcuna
perdita di informazione. Comprimendo e decomprimendo
un'immagine si torna esattamente al punto di partenza, senza
perdere nemmeno un bit. Per chiarire meglio questi veri e
propri trucchi da stregoneria, facciamo un semplice esempio.
Pensiamo ad un'immagine composta per meta' da un limpido
cielo, con ricchezza di particolari solo nella parte bassa,
dove ad esempio e' presente un prato fiorito con bambini che
giocano. Se durante la memorizzazione il sistema si accorge
che stanno per finire sull'hard disk sequenze di byte
identiche (la parte di cielo, supponendo che sia formato da
ventimila pixel dello stesso azzurro) invece di scrivere per
ventimila volte il byte 45 (ipotizzando che tale numero
corrisponda al colore del cielo) memorizzera' un unico
codice di controllo seguito da un solo "45" e dal numero di
duplicazioni. Con quattro o cinque byte avremo scritto
l'equivalente di ventimila byte, non male. Questo e'
ovviamente un caso limite, ben difficilmente vi saranno aree
tanto grandi formate da un unico colore, ma il procedimento
si puo' applicare (leggi: si applica sempre) anche per
porzioni di immagini molto ridotte. Anche tante piccole
macchiette da una decina di pixel identici, compresse col
meccanismo sopra mostrato, puo' far si' che l'immagine
salvata occupi molto meno spazio dell'originale. E' da
segnalare che il sistema, quando legge dall'hard disk
l'immagine compressa, effettua il ragionamento (se cosi' si
puo' chiamare) opposto per riottenere l'immagine originaria.
Quando, durante la lettura, si incontra il fatidico codice
di controllo, i byte successivi sono decodificati
interpretando il valore ripetuto e il numero di ripetizioni.
Cosi' all'interno del computer, grazie alla magia svelata,
l'immagine torna ad essere quella originaria.
Per chiudere questa parentesi sulla compressione digitale,
per completezza dobbiamo citare anche l'esistenza di
procedimenti di compressione a perdita di informazione.
Utilizzando questa volta veri e propri trucchi si riesce a
comprimere l'immagine molto di piu' accettando una spesso
impercettibile perdita di dettaglio. Se analizziamo al
microscopio l'immagine prima compressa e poi decompressa con
uno di questi sistemi noteremmo una seppur lieve perdita di
definizione, ma giudicando ad occhio nudo, anche a forte
ingrandimento non noteremmo alcun decadimento del risultato
visivo. Anche messe a diretto confronto l'immagine
originaria e quella ottenuta dopo la compressione e la
decompressione a perdita di informazione difficilmente ci
accorgeremmo, ad occhio nudo, della benche' minima
differenza.
Il programma di elaborazione
L'elemento piu' importante di una camera chiara e'
senz'altro il programma di elaborazione digitale delle
immagini. E' questo lo strumento vero e proprio che ci
permettera' di intervenire sull'immagine originaria per
effettuare correzioni, modifiche, collage e tant'altro. E'
importante capire che il software e' la vera anima di ogni
sistema di elaborazione. Un computer, da solo, non serve
praticamente a nulla: non e' che un contenitore vuoto pronto
a trasformarsi in qualcosa di ben piu' produttivo non appena
lanciamo il programma opportuno. A seconda del programma
utilizzato lo stesso computer puo' trasformarsi in una cosa
o in un'altra secondo le nostre necessita'. Un
commercialista usera' il sistema per tenere la contabilita'
dei suoi clienti, lo scrittore lo utilizzera' per i suoi
libri, il medico per tenere traccia di ogni sua diagnosi, il
musicista evoluto per comporre o modificare brani musicali.
L'appassionato di fotografia... per elaborare, correggere,
arricchire, le sue immagini fotografiche.
Abbiamo volutamente fatto esempi reali, tutti accomunati dal
fatto di porre il computer come esecutore di procedure
sempre esistite che grazie a questo nuovo mezzo possono
essere eseguite in maniera piu' o meno automatica e/o molto
piu' velocemente: un vero e proprio aiuto per l'utente
tradizionale.
Lanciato il programma di elaborazione digitale, la prima
operazione da compiere sara' l'acquisizione dell'immagine da
trattare. Sia che utilizziamo uno scanner, sia un PhotoCD,
in pochi istanti (al massimo qualche minuto) il computer
visualizzera' l'immagine sullo schermo.
Generalmente sono tre le possibili azioni che possiamo
compiere sulla nostra fotografia. Semplici correzioni
cromatiche o di contrasto/luminosita', elaborazioni digitali
utilizzando opportuni filtri previsti dal programma, vere e
proprie modifiche all'immagine che possono comprendere
perfino il mascheramento di particolari indesiderati, la
correzione delle linee cadenti o addirittura
pseudo-variazioni di inquadratura. Un esempio di questa
tecnica sofisticata e' apparsa proprio su Reflex di Gennaio
a pagina 44: il bravissimo Sergio Grandi (non finira' mai di
stupirmi, ndr) ha spostato il bambino che guarda nella
vallata posizionandolo, piu' grande, alla destra
dell'immagine come se guardasse il paese visibile sullo
sfondo.
Per effettuare questo tipo di elaborazione e' necessario
dapprima ritagliare il bambino dall'immagine originaria,
ingrandirlo, spostarlo a destra, incollarlo (vedi dopo)
nella nuova posizione. Ma non basta, diciamo pure che questa
e' la fase piu' semplice: maggiore bravura e' richiesta
nella ricomposizione della zona di prato precedentemente
occupata dal soggetto spostato. Non facciamoci illusioni: se
spostiamo digitalmente il bambino dopo aver scattato la
nostra immagine, sotto non troveremo certo il prato che
avremmo trovato facendolo spostare prima dello scatto!
Ovvio, vero?
Per ricostruire il pezzo di prato mancante bisogna in
pratica effettuare lo stesso procedimento con altri pezzetti
di immagine originaria. Individuiamo un po' di prato vicino
al soggetto da mascherare, e lo ricopiamo su questo. Un po'
alla volta, continuando a utilizzare porzioni di immagine
originaria (la stessa operazione e' stata effettuata con gli
alberi sullo sfondo per coprire la zona della testa) e'
possibile ricostruire l'intero pezzo mancante.
Per fortuna ogni programma di elaborazione digitale di
immagini consente di operare ingrandendo a dismisura la zona
da trattare in modo da compiere tutte le fasi con la massima
precisione. Eventuali imperfezioni della zona ricostruita
possono facilmente essere mascherate con altri strumenti
messi a disposizione dal programma che permettono, ad
esempio, di impastare leggermente le linee di separazione,
le giunture, in modo da ammorbidire gli stacchi.
Taglia e incolla
Chi gia' utilizza anche per scopi diversi un computer con
interfaccia grafica e un mouse (Macintosh, Windows, Amiga,
Atari, Archimedes, ecc.ecc.) conosce bene questa operazione
che consente in generale di spostare o eliminare porzioni
indesiderate... di qualsiasi cosa. E' un meccanismo valido
anche per chi si occupa di scrivere libri (ma anche articoli
o lettere), compone musica, disegna con il computer e
tant'altro. In tutti questi casi l'operazione si compie
utilizzando il gia' citato mouse (o dispositivo di
puntamento) che permette di accedere in maniera rapida e
intuitiva alle varie parti del lavoro che stiamo trattando.
Il mouse e' un dispositivo che si utilizza muovendolo sul
piano della nostra scrivania. Collegato via cavo al computer
(esistono anche alcuni modelli funzionanti a raggi
infrarossi) trasmette tutti i movimenti che eseguiamo: il
programma, a sua volta, muove sullo schermo un apposito
cursore a forma di freccia. A seconda della funzione
impostata, i nostri movimenti potranno o meno provocare
delle modifiche al nostro lavoro. Impostando, ad esempio, la
funzione copia, con il mouse possiamo tracciare una zona di
immagine da copiare in memoria. Posizionando successivamente
il mouse in un altro punto, e attivando la funzione di
incolla scaricheremo nella nuova posizione quanto
precedentemente copiato in memoria. Tagliare, in questo
contesto, e' sinonimo di eliminare: sempre utilizzando il
mouse possiamo chiedere al computer di togliere una
determinata porzione di immagine precedentemente indicata.
Si tratta, in ogni caso, di un meccanismo piu' facile da
mettere in pratica che da spiegare a parole. Credeteci!
I filtri digitali
Basta mettere solo un attimo il naso nel capitolo "filtri
digitali" per rendersi conto di persona delle enormi
potenzialita' della fotografia elettronica. Lo strumento
principe nel campo dell'elaborazione digitale e' senza
dubbio il programma Adobe PhotoShop (distribuito da Delta,
Via Brodolini 30, Malnate - VA) nella sua piu' recente
versione 2.5.1 disponibile sia per computer Macintosh che
per sistemi Windows. Al suo interno troviamo alcune decine
di filtri digitali per elaborare, secondo infinite
possibilita', le nostre immagini fotografiche. Altri filtri
sono poi acquistabili successivamente per espandere
ulteriormente le gia' tanto ampie possibilita' di questo
sistema. Solo per mostrarvi uno per uno tutti i filtri
disponibili non basterebbe un intero numero di Reflex (anche
perche' il bello comincia proprio quando si combinano tra
loro gli effetti di piu' filtri), ma torneremo
sull'argomento con successivi articoli dedicati a questo
tema.
Detto in parole molto semplici, un filtro digitale e' una
funzione del programma di elaborazione che permette di
effettuare una ben precisa trasformazione dell'immagine di
partenza. Per essere piu' precisi, i filtri possono anche
essere applicati ad una sola parte dell'immagine, come
potrebbe essere lo sfondo dietro al soggetto principale (da
delimitare via mouse), per accentuare determinati effetti.
Con il filtro "mosso", ad esempio, possiamo imprimere un
effetto panning allo sfondo in modo da restituire
un'immagine piu' dinamica. Allo stesso modo possiamo
controllare la sfocatura o aggiungere un effetto "vento" ai
nostri soggetti.
Veri e propri effetti speciali sono ottenibili col filtro
digitale "estrusione" che trasforma l'immagine di partenza
in un insieme di cubi o piramidi protratti verso l'esterno
con un effetto altamente tridimensionale. Non mancano
all'appello vai filtri tipici della fotografia tradizionale,
come la solarizzazione (applicabile anche alle immagini a
colori), il basso rilievo (del quale possiamo indicare
angolazione e spessore), e il "traccia contorno" che mostra
su fondo bianco una traccia delle varie separazioni
cromatiche dell'immagine di partenza.
Un mondo bellissimo, tutto nuovo e da scoprire, nel quale
non dobbiamo far altro che buttarci a capofitto. I tempi
sono gia' abbastanza maturi!
(Riquadro)
Mini glossario di Computerese
Caricare: e' l'operazione che si compie per trasferire
un'immagine (o piu' in generale un file) dall'hard disk alla
memoria di un computer. L'operazione inversa e' salvare.
Compressione File: Con questo procedimento e' possibile
risparmiare spazio sull'hard disk. Esistono metodi di
compressione a perdita di informazione o senza perdita di
informazione. I primi comprimono molto di piu' ma provocano
un impercettibile decadimento qualitativo.
Digitalizzare: nel caso della fotografia elettronica e' la
trasformazione da immagine tradizionale (positiva o
negativa) all'immagine digitale utilizzabile dal computer.
La digitalizzazione puo' anche riguardare, ad esempio, un
segnale video o un segnale musicale come nel caso del
Compact Disc.
File: sono i documenti che il computer salva su hard disk e
che da questo e' in grado di caricare o leggere. Un file
puo' contenere un'immagine, un testo, un brano musicale,
qualsiasi cosa utilizzabile da computer depositata su un
dispositivo di memorizzazione.
Hard Disk: dispositivo di memorizzazione file. Ogni computer
ormai ne ha almeno uno e consente di memorizzare molte
decine di milioni di byte (megabyte) di dati. Su un hard
disk possono entrare da poche decine fino a molte centinaia
di immagini digitali a seconda della risoluzione utilizzata
e dal numero di colori.
Mouse: Dispositivo di puntamento rapido. Dotato di una
pallina interna che rotola sul piano di lavoro, trasmette al
computer i movimenti della nostra mano per muovere di
conseguenza un apposito puntatore sullo schermo. Tramite
mouse si comandano quasi tutte le elaborazioni digitali
delle immagini.
Pixel: E' la contrazione di Picture Element, l'elemento base
di un'immagine digitale. In un certo senso corrisponde al
singolo granulo di un'immagine fotografica tradizionale. A
differenza della grana, i pixel sono tutti rigorosamente
della stessa dimensione e disposti ordinatamente come
mattoncini.
Salvare: e' l'operazione che si compie per trasferire
un'immagine (o piu' in generale un file) dalla memoria di un
computer all'hard disk. L'operazione inversa e' caricare.
Scanner: Dispositivo in grado di trasformare un'immagine
tradizionale in un'immagine digitale utilizzabile da
computer. Esistono vari tipi di scanner che, a seconda del
prezzo di vendita variabile dalle poche centinaia di
migliaia di lire a svariati milioni, consentono di
effettuare questa operazione partendo da una stampa o da una
diapositiva.
Articolo pubblicato
su
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