Articolo pubblicato sul n.     di Reflex (Editrice Reflex Srl - Roma) nel maggio 1994

Reflex


A come... Hardware

di Andrea de Prisco

L'articolo di questo mese riguardante l'elaborazione digitale delle immagini, e' interamente dedicato all'hardware di base. Per chi e' completamente a digiuno di informatica consigliamo di non correre a consultare il vecchio vocabolario inglese per cercare di tradurre, con quel mezzo, tale parola: potrebbe fare una brutta sorpresa. Hardware, in inglese, vuol dire ferramenta, ferraglia o, con uno sforzo tecnologico in piu', puo' significare attrezzatura. Dimenticate, pero', viti, chiodi e martelli, e scoprirete che lo stesso termine e' stato adottato dall'ambiente informatico per indicare tutti gli apparati (elettronici o elettromeccanici) che fanno parte di questo mondo. Il computer vero e proprio, il monitor, la tastiera, le unita' a dischi o a nastri, il mouse, le schede di espansione, la memoria, gli scanner, le stampanti, i plotter, i modem sono tutti prodotti hardware: ferraglia! E' una battuta, vero, ma solo fino ad un certo punto. Cerchiamo di capire perche'. Oltre all'hardware c'e' un secondo componente di fondamentale importanza nel mondo dell'informatica. Per ragioni piu' che altro di simmetria lessicale e' stato battezzato software. Soft come morbido, in contrapposizione ad hard come duro. Che un computer sia duro e' vero almeno per un paio di ragioni: duro come materiale e, se vogliamo, anche duro a capire. Ma questo esula completamente dal nostro discorso. Per software si intende il programma o i programmi che un determinato hardware e' in grado di eseguire o di cui lo stesso hardware ha bisogno per funzionare. Puo' sembrare strano, ma un computer completamente senza software non serve assolutamente a niente: e' chiaro che a questo punto indicarlo come ferraglia comincia gia' ad essere meno offensivo. Sicuramente un po' costosa, ma con un'utilita' ben inferiore a quella di una scatola di chiodi o una serie di cacciaviti di varie dimensioni.
Del software, l'hardware ne ha in pratica un bisogno vitale. Un computer nasce, in altre parole, non tanto per svolgere una determinata funzione (quale potrebbe essere la contabilita', la progettazione, le previsioni del tempo, la videoscrittura, l'elaborazione digitale delle immagini, ecc.ecc.) ma con uno scopo ben piu' terra-terra: eseguire programmi. Se su un computer caricheremo un programma di contabilita', quest'insieme hardware piu' software potra' far gola ad un commercialista. Se sullo stesso computer (o quasi, come vedremo tra poco) caricheremo un programma per il calcolo strutturale potra' essere utilizzato da un ingegnere per i suoi progetti. A noi interessera' sicuramente caricare un programma di elaborazione digitale per effettuare modifiche e miglioramenti alle nostre immagini.
Ovviamente non tutti i computer sono uguali, ne' tutti gli utilizzatori hanno le stesse esigenze. Per questo esistono computer piu' indicati per svolgere determinate funzioni (leggi: eseguire alcuni tipi di programmi) piuttosto che altre. All'ingegnere, ad esempio, servira' sicuramente un computer molto potente, in grado di effettuare velocemente calcoli matematici anche molto complessi, possibilmente con uno schermo grafico di grosse dimensioni per poter meglio visualizzare, a colori, i suoi progetti. Il commercialista, dal canto suo, puo' benissimo rinunciare al monitor a colori, come computer va piu' o meno bene uno qualunque, mentre sicuramente piu' critiche saranno le stampanti, che devono essere in grado di accettare vari tipi di moduli, con una precisione tale da non far ribellare il Sig. Fisco quando dovra' controllare le dichiarazioni, cosiddette, meccanizzate.

Macintosh o Windows?

Veniamo ora a noi, appassionati di fotografia, interessati all'elaborazione digitale dell'immagine. Fermo restando che, almeno in linea teorica, qualsiasi computer puo' essere utilizzato in questo campo (basta che non sia un videogame mascherato da computer) la "macchina per eccellenza" e' certamente l'Apple Macintosh. Per eseguire l'elaborazione digitale delle immagini puo', comunque, venir utilizzato anche un computer Windows. Del primo ne abbiamo gia' parlato lo scorso mese, presentandovi tra l'altro la macchina fotografica digitale QuickTake 100 che, una volta scattate le fotografie, si collega al Macintosh per scaricare su questo le immagini riprese. Della QuickTake esiste, in ogni caso, anche la versione per Windows.
Sin dalla sua nascita (oltre dieci anni fa), il Macintosh si e' presentato al pubblico come una macchina di impostazione grafica. La stessa interfaccia utente (i vari meccanismi che consentono all'utilizzatore di interagire con la macchina per impostare i vari comandi e le varie funzioni) non era basata su un cursore lampeggiante ed una tastiera per impartire comandi, ma le varie operazioni erano (lo sono tuttora) svolte utilizzando uno schermo grafico e un mouse. Il mouse, l'abbiamo gia' detto molte volte, e' uno strumento che si usa muovendolo sul piano di lavoro e comanda una freccina sul video. Cosi', mentre utilizzando un computer tradizionale, per cancellare ad esempio un file avremmo dovuto scrivere (utilizzando la tastiera) un comando tipo DELETE FILE, con il Macintosh sara' sufficiente prendere il file e buttarlo nel cestino. Sempre utilizzando il mouse, si avvicina la freccia al file rappresentato sullo schermo tramite un'icona, si preme il pulsante sul mouse (che equivale all'afferrare), si trascina in questo stato il file sull'icona del cestino (sempre presente nell'angolo in basso a destro dello schermo), si rilascia il pulsante del mouse per lasciare cadere l'icona prima afferrata. In questo modo il Macintosh, con un gesto piu' che naturale (per noi umani), ha capito che volevamo sbarazzarci di un determinato file e ha eseguito l'operazione. Un gesto e' sicuramente piu' facile da ricordare che un comando per computer. E' stata questa un'idea, piu' di dieci anni fa, sicuramente vincente, tant'e' che oggi non esiste personal computer (compresi quelli sotto Windows) che non si utilizzi, al limite facoltativamente, tramite mouse.
Questa semplicita' operativa, esplicitata ai limiti massimi, e' stata (ed e') la bandiera dei sistemi Macintosh. L'aver dotato queste macchine, sin dall'inizio, di un'interfaccia di tipo grafico ha spinto gli sviluppatori di software a creare, dal primo momento, programmi di tipo grafico. All'inizio i Macintosh potevano disporre solo di un monitor bianco e nero che non era in grado nemmeno di visualizzare le sfumature di grigio. Nel giro di pochi anni, pero', con lo sviluppo di tecnologie sempre piu' innovative e sfruttabili a costi ridotti, sono arrivati i primi Macintosh a colori. Da quel momento, siamo nell'ormai lontano 1987 (in informatica l'evoluzione tecnologica avanza col passare dei mesi, non certo degli anni), il Macintosh si e' consacrato come macchina ideale per il trattamento dell'immagine. Chiunque si occupasse di grafica (nelle varie specialita') in maniera professionale, non poteva certo fare a meno dei Macintosh.
Da quel glorioso 1987, molta acqua e' passata sotto i ponti. Di Macintosh, sempre piu' potenti e sempre meno costosi, ne abbiamo visto sfornare a decine, per tutte le necessita', per tutte le tasche.
Ben diversa e' la storia delle macchine Windows, che all'inizio di grafico avevano ben poco o nulla. Windows, in pratica, e' un'interfaccia grafica realizzata appositamente dalla Microsoft per i computer MS-DOS nati una dozzina di anni fa con il primo IBM Personal Computer. In un certo senso e' possibile dire che Windows e' stato creato per avvicinare i computer MS-DOS alla semplicita' operativa dei Macintosh. Oggi i computer MS-DOS (o piu' in generale IBM-compatibili) sono la stragrande maggioranza dei computer esistenti, e moltissimi di questi dispongono anche di Windows.

Macintosh: semplicita' per l'utente

Per quanto i Macintosh attuali siano tremendamente piu' complessi dei modelli iniziali, l'aspetto della massima semplicita' di utilizzo e installazione non e' mai stato sottovalutato. Facendo, per l'ultima volta, un salto nel passato, il primo Macintosh si differenziava da tutti gli altri personal computer per avere il monitor incorporato nell'unita' centrale. La sua forma compatta a sviluppo verticale lo differenziava, a colpo d'occhio, non solo qualsiasi altro computer, ma addirittura da qualsiasi altro oggetto. Il Macintosh era a forma di... Macintosh.
Acquistato il "pupo", l'utente non doveva far altro collegare tastiera e mouse (due spinotti a prova di scemo, idiot proof, come dicono gli anglosassoni) collegare il cavo di alimentazione e accendere il computer. Nessun collegamento complicato, installazione particolare o fase preparatoria: dall'imballo all'utilizzo in pochi minuti, senza trucco, senza inganno.
Utilizzare un Macintosh oggi e' solo un po' piu' complicato, a fronte pero' di una flessibilita' di utilizzazione quantomeno pari a quella di tutti gli altri computer. Mentre all'inizio chi voleva utilizzare un Macintosh era costretto ad accettare un determinato tipo di configurazione (essendo tutto incorporato c'era ben poco da scegliere), oggi nella scelta di un Macintosh, e ancor di piu' per le macchine Windows, possiamo spaziare in varie direzioni.
Molti modelli, molti monitor, molte espansioni, molti accessori. Vediamo...

La potenza di calcolo

Esiste un Macintosh o un computer Windows per ogni esigenza. In questo caso, per noi, cominciano le dolenti note. E' vero che per effettuare elaborazione digitale delle immagini puo' bastare anche un modello base molto economico (un milione o poco piu'), se non vogliamo innervosirci troppo davanti al computer dobbiamo orientare la nostra scelta su potenze di calcolo quantomeno medie: davanti al computer si va sempre di corsa. E' un fattore psicologico del quale non riusciamo certo a liberarci che, anzi, piu' passa il tempo piu' peggiora. La tecnologia, si sa, vizia!
Cosi' pur riconoscendo che un paio di minuti di calcolo (da parte del computer, s'intende) per effettuare una determinata elaborazione grafica sono una nullita' rispetto alle ore che dovremmo passare in camera oscura per ottenere lo stesso effetto, ci sembrano un'eternita' sapendo che lo stesso risultato si ottiene in pochi secondi su una macchina piu' potente. Gli e' stato anche dato un nome a questo problema: Waiting Syndrome (sindrome dell'attesa) e colpisce l'utente del computer quando e' costretto a rimanere qualche secondo in piu' ad aspettare, inerme, davanti alla macchina. La stessa cosa capita anche agli utenti passivi di questo straordinario mezzo. Avete presente lo sportello postale o bancario? Voi siete dall'altra parte del vetro, eppure potreste soffrire dello stesso problema, specialmente se avete fatto un bel po' di fila per pagare tre o quattro bollette. L'operatore imposta la prima operazione al terminale, passano si e no due secondi, imposta la successiva, poi la terza... a questo punto, per motivi non dipendenti ne' da noi ne' dall'operatore (ad esempio c'e' un problema di linea) l'operatore non riceve subito l'ok dal centro di calcolo e magari di secondi ne passano quindici. Quindici lunghissimi interminabili secondi, con nessuna garanzia che non diventino centocinquanta o millecinquecento. Gia' al quarto o quinto secondo cominciate a pensare che si sia bloccato tutto, maledetti cervelloni (modo piu' sbagliato per chiamare i sistemi di calcolo), e che vi tocchera' ritornare l'indomani per perdere un'altra mattinata. Questa, proprio questa, e' la waiting syndrome. A poco serve riconoscere che la stessa operazione, effettuata manualmente, avrebbe richiesto ben piu' degli interminabili quindici secondi. Siamo stati viziati!
Sia di Macintosh che di macchine Windows, dicevamo, ne esistono per tutte le tasche e per tutte le necessita'. Per i primi il non plus ultra e' rappresentato, oggi, dalle macchine basate sul microprocessore PowerPC: Power Macintosh 6100, 7100 e 8100. I prezzi vanno da quattro milioni e mezzo in su, compreso monitor e tastiera. Per le macchine Windows il massimo e' rappresentato dai computer (di varie marche: IBM, Compaq, Olivetti, Siemens-Nixdorf, Hewlett-Packard, ecc.ecc.) basate su microprocessore Intel Pentium.
Volendo risparmiare un bel po' e' possibile acquistare un Macintosh basato su processore 68040 (vari modelli: LC 475, Quadra 610, Performa 400 o 600 ecc.ecc) o uno dei tanti "386" o "486" (dal nome del processore utilizzato) per quanto riguarda Windows. In questo caso i prezzi partono dai due milioni in su per i primi e dalla meta' circa per le seconde.

Il monitor

I Macintosh attuali hanno tutti il monitor separato. Sono, come tutti i personal computer, formati da un'unita' base sulla quale appoggeremo il monitor, collegando alla prima anche tastiera e mouse. Il monitor potra' essere a colori o monocromatico, di taglio orizzontale o verticale (alcuni addirittura ruotabili di 90 gradi per sfruttare ora l'uno ora l'altro formato), da un minimo di 12 pollici fino ai grossi 21 pollici detti anche doppia pagina. Quest'ultimi sono in grado di visualizzare, a grandezza naturale, due pagine formato A4: in pratica la rivista che avete sotto gli occhi in questo momento, visualizzando due pagine per volta. Questo discorso vale anche per le macchine Windows, nelle quali pero' e' di solito necessario installare una scheda video (come minimo una VGA) per poter collegare il monitor: questo significa avere molte possibilita' di scelta, senza sottovalutare il fatto che per installare un monitor diverso non sara' necessario cambiare macchina ma solo scheda video.
Per l'elaborazione digitale delle immagini non servono monitor di grosse dimensioni. Il modello a colori piu' piccolo, un 14", potrebbe essere sufficiente nella maggior parte dei casi. Tanto in ogni caso la resa finale dell'immagine trattata non ha ben poco a che vedere con la visualizzazione sul video, sia per definizione che per fedelta' dei colori. L'elaborazione di solito si effettua lavorando su piccole zone dell'immagine per volta, ingrandendo sufficientemente il particolare da eliminare o modificare. Con un monitor da 14", lo ripetiamo, non si dovrebbero avere problemi.
Ben piu' importante e', per quanto riguarda i Macintosh e alcune schede VGA espandibili, la disponibilita' di memoria RAM (Random Access Memory) per il video. Piu' ne abbiamo (o ne possiamo installare) piu' colori potremo visualizzare, meglio lavoreremo sull'immagine. C'e' comunque da dire che il numero di colori riguarda solo la visualizzazione e non il trattamento. Anche con un monitor a soli 256 colori (con meno e' meglio lasciar perdere!) possiamo trattare immagini in true color (16.7 milioni di colori) con la limitazione imposta solo dalla visualizzazione: in altre parole, pur vedendo immagini con pochi colori, le nostre modifiche, i nostri trattamenti, saranno effettuati sull'immagine effettiva ben piu' colorata. In questo caso, solo dopo la successiva uscita su pellicola (per questo e' necessario rivolgersi ad un laboratorio attrezzato anche dal punto di vista informatico), potremo gustarci il risultato finale. Prima dovremo usare anche un po' della nostra fantasia.
Anche i Macintosh, volendo, possono montare una scheda video. Puo' verificarsi che la circuiteria gia' presente sulla scheda elettronica non e' in grado di pilotare un determinato monitor di grosse dimensioni o di visualizzare molti colori, o siamo interessati ad una maggiore velocita' di visualizzazione (problema noto proprio agli utenti di monitor grandi). Sia nel primo che nel secondo caso (di solito i due problemi si presentano contemporaneamente) l'acquisto di una scheda video aggiuntiva e' l'unica soluzione praticabile. Visto, pero', che chi si occupa di elaborazione digitale delle immagini puo' anche lavorare con la circuiteria di base (a meno di non avere a che fare con un Macintosh di precedente generazione) l'acquisto di un scheda acceleratrice (del costo spesso superiore ai due-tre milioni) puo' tranquillamente essere evitata o quantomeno procrastinata.
In ambiente Windows, dato che le macchine normalmente non hanno di base la circuiteria necessaria alla visualizzazione (solo le macchine piu' economiche la comprendono), l'acquisto di una scheda video e', come detto, indispensabile. Dovendo effettuare la spesa e considerato che in tale ambiente esiste molta concorrenza con relativa continua guerra al ribasso, tanto vale orientarsi subito su una scheda video non proprio terra-terra. E' sicuramente conveniente pensare subito ad una scheda in grado di visualizzare i fatidici 16 milioni di colori. Se poi questa e' accelerata tanto meglio! Da non sottovalutare, infine, la possibilita' che il nostro computer Windows possa utilizzare le schede tipo Local Bus (particolare tipo di interfacciamento computer-scheda che consente al processore di accedere molto piu' velocemente al video): in questo caso sarebbe un suicidio acquistare una scheda tradizionale in quanto non potremmo utilizzarla tramite Local Bus. Dipende comunque sempre dal computer: se il nostro sistema non ne prevede l'utilizzo, niente da fare!

Dischi, memoria, accessori

L'ultimo aspetto da tenere in considerazione nella scelta di un computer per l'elaborazione digitale delle immagini riguarda la capacita' di memorizzazione e di memoria, nonche' la presenza di alcuni accessori, non indispensabili, ma di sicuro interesse. Piu' memoria RAM disponiamo, piu' potremo trattare immagini di grandi dimensioni, ad alta risoluzione, con un ampio numero di colori. Analogamente e' necessario disporre di adeguati sistemi di memorizzazione, per poter immagazzinare le immagini da trattare o trattate. Ogni computer da tavolo dispone di almeno un hard disk (disco rigido) e di un'unita' per floppy disk (i comuni dischetti). Sul primo, capacita' di memorizzazione permettendo, potremo salvare le nostre elaborazioni, la seconda potra' essere utilizzata, almeno all'inizio, per portare le immagini elaborate, spezzettate su piu' dischetti, in laboratorio per la stampa su carta o su pellicola (negativa o diapositiva).
Riguardo la memoria RAM, sia che utilizziamo un Macintosh che una macchina Windows, come minimo dovremo calcolare 8 megabyte, meglio se 16 (specie per le seconde). In ogni caso la memoria puo' anche essere aggiunta successivamente all'acquisto. Per l'hard disk conviene orientarsi su dimensioni certamente non inferiori ai 100 megabyte, se sono il doppio tanto meglio. Considerate che sull'hard disk, oltre alle immagini, dovranno starci i programmi e il sistema operativo (la porzione principale del software che permette il funzionamento stesso della macchina). Diciamo che almeno 20 megabyte se ne vanno per questo motivo.
Riguardo gli accessori non-indispensabili, con l'impegno da parte nostra a tornare dettagliatamente su quest'ultimo argomento, potremmo brevemente citarvi gli scanner per trasferire le immagini all'interno del computer (cfr. Reflex di Gennaio), i lettori di CD-ROM per poter leggere i PhotoCD, le schede video accelerate, le stampanti a colori in varie tecnologie (getto di inchiostro, trasferimento termico, sublimazione, laser, getto di cera), le unita' di memorizzazione di grande capacita' (dischi rimovibili, dischi magneto-ottici, unita' a nastro, CD-R). Carne da mettere al fuoco, come vedete, ce n'e' davvero tanta!


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