Articolo pubblicato sul n. di
Reflex
(Editrice Reflex Srl - Roma) nell'ottobre 1994
Apple Color StyleWriter
Pro
Per chi si occupa di fotografia digitale, disporre di una
stampante a colori
significa produrre in proprio i risultati su carta, senza
avere la necessità
di rivolgersi per la stampa ad un laboratorio fotografico
esterno
di Andrea de Prisco
Nel mondo della fotografia digitale, per tentare di
eguagliare in termini qualitativi la stampa a colori
tradizionale da negativo o diapositiva, è necessario
orientarsi sulle stampanti a sublimazione termica. Come più
volte ripetuto sulle pagine di Reflex, quest'ultime hanno un
unico piccolo difetto: sono piu' o meno tutte caratterizzate
da costo a dir poco proibitivo per le tasche di un utente
amatoriale. Si parla, infatti, di molti milioni (anche
venti!) per una buona stampante di questo tipo e di svariate
migliaia di lire di materiali di consumo per ogni stampa in
formato A4 (21x29.7 cm, anche se la superficie realmente
utilizzabile è qualche centimetro più piccola).
La qualità di stampa delle macchine a sublimazione termica è
talmente elevata che si è quasi tentati, all'uscita di ogni
foglio stampato, di appenderle ad asciugare come fossero
stampe tradizionali. Naturalmente la stampa è assolutamente
a secco e utilizza un nastro colorato contenente i colori
primari della sintesi sottrattiva (ciano, magenta e giallo),
una carta speciale ed una testina termica che trasferisce il
colore (uno alla volta) dal primo alla seconda fino al
completamento dell'immagine. Parlare di stampanti a
sublimazione in ambiente di fotografia elettronica è come
citare le più costose ottiche Leitz o Zeiss in campo
fotografico, Ferrari e Bugatti in campo automobilistico,
Rolex e Patek Philippe in quello dell'orologeria. Sogni che
più o meno tutti abbiamo fatto, sempre ben coscienti della
insita irraggiungibilità di tali oggetti (per le nostre
tasche, s'intende!), ma pur sempre sogni.
Non mancano, fortunatamente, alcune soluzioni intermedie,
come le stampanti a getto di inchiostro dal costo ben più
abbordabile, che pur non avendo nulla a che fare con la
qualità delle stampanti a sublimazione termica, possono
essere utilizzate per produrre prove di stampa più che
accettabili prima di consegnare al laboratorio le nostre
immagini elaborate da stampare.
Il livello attuale raggiungibile con le stampanti a getto di
inchiostro, utilizzando l'apposita carta ad alta assorbenza
(è possibile anche utilizzare carta comune) è in ogni caso
molto elevato circa la fedeltà cromatica, mentre è appena
accettabile per quel che riguarda la risoluzione effettiva.
In altre parole con le stampanti a getto di inchiostro
dovremo accontentarci di risultati un po' sgranati,
sempreché non intendiamo sfruttare tale puntinatura proprio
come un elemento compositivo dell'immagine.
La stampante a colori che ci accingiamo a testare questo
mese, pur essendo prodotta dalla Apple (la casa costruttrice
dei Macintosh, ricordate?) è in realtà basata sulla
meccanica della Canon BJC-600 a getto d'inchiostro (per
essere più precisi, in tecnologia Bubble Jet).
Canon? Sì avete letto proprio bene: la Canon non costruisce
solo ottimi obiettivi e apparecchi fotografici futuribili ma
anche fotocopiatrici, stampanti o più in generale macchine
per ufficio. Canon è anche specializzata nel campo delle
fotocopiatrici a colori, fornendo soluzioni sia altamente
professionali (tipicamente da copisterie evolute) che
apparecchi piuttosto economici, almeno in rapporto alla
tecnologia utilizzata, veramente di altissimo livello.
La tecnologia Bubble Jet. Per quanto possa sembrare
scontato, le stampanti a getto di inchiostro funzionano
proprio a... getto d'inchiostro! Il meccanismo di stampa,
semplificando al massimo, è formato da un serbatoio di
inchiostro (o più serbatoi per la stampa a colori) e da una
serie di microscopici ugelli che sparano il liquido
colorante sulla carta che passa al di sotto. Una vera e
propria pioggia di minuscole goccioline di inchiostro,
opportunamente lanciate ad altissima velocità sulla carta,
formeranno l'immagine finale. Una stampante in bianco e nero
avrà, come detto, un unico serbatoio ed un'unica serie di
ugelli, le stampanti a colori disporranno di un meccanismo
di stampa per ogni colore primario e, spesso, di un
serbatoio e una testina in più per la stampa in bianco e
nero (utile, ad esempio, quando dobbiamo stampare testi).
Più che per il tipo di materiali usati, le tecnologie di
stampa a getto di inchiostro si differenziano tra loro per
il meccanismo di lancio dell'inchiostro: il sistema
utilizzato per provocare il vero e proprio schizzetto di
colorante in corrispondenza del minuscolo pixel da tracciare
può essere ad azionamento elettromeccanico o ad azionamento
elettrotermico (a bolla). Alla prima appartengono le
stampanti Hewlett Packard, Epson, (e molte altre), la
seconda è invece prerogativa delle stampanti Canon (o di
altri costruttori che ne utilizzano in licenza la
tecnologia) che l'ha ideata e messa a punto.
Anzi, secondo quanto la stessa Canon dichiara, ¬¬la
tecnologia di stampa Bubble Jet (lett. getto a bolla) più
che una vera e propria invenzione è da considerare come una
scoperta pressoché casuale. Il merito va ad un ricercatore
della Canon che un giorno, toccando accidentalmente con la
punta di un saldatore acceso l'ago di una siringa piena
d'inchiostro, notò un'immediata fuoriuscita di quest'ultimo
dall'apertura dell'ago. Tutto questo avveniva verso la fine
degli anni '70: casualmente un fenomeno del tutto naturale
(la creazione di bolle ottenuta dal riscaldamento di un
liquido) si è trasformato in una vera e propria rivoluzione
nel campo della moderna tecnologia di stampa.
Il meccanismo, tutto sommato, è abbastanza semplice. Avete
presente una pentola d'acqua sul fuoco? Prima della vera e
propria ebollizione, si creano sul fondo delle bollicine. Se
invece di mettere la pentola sul fuoco, avviciniamo a questa
la punta calda di un saldatore, vedremo creare la bollicina
all'interno della pentola esattamente nel punto in cui,
all'esterno, abbiamo posto la fonte di calore. La stessa
cosa è successa all'interno della siringa del ricercatore
Canon: la bolla si è creata nel punto di contatto col
saldatore, spingendo verso l'esterno l'inchiostro contenuto
nell'ago. Se avete a disposizione un saldatore e una
siringa, potete provare anche voi l'esperimento: funziona!
Le stampanti Bubble Jet funzionano proprio con questo
sistema: la testina di stampa è formata da una serie di
ugelli e da altrettanti elementi riscaldanti. Ogni volta che
un elemento riscaldante riceve l'impulso (e può avvenire
anche migliaia di volte al secondo) la sua temperatura sale
fino a 300, 400 gradi provocando all'interno la creazione di
una bolla e all'esterno una corrispondente fuoriuscita di
inchiostro. Rispetto alla tecnologia a getto di inchiostro
tradizionale, dove il trasferimento dell'inchiostro di
avvale di un sistema elettromeccanico (o piezoelettrico), le
stampanti Bubble Jet (come le Canon e le Apple StyleWriter
monocromatiche e a colori) possono contare su una velocità
di stampa ancora superiore e su una qualità del risultato
finale paragonabile a quello delle stampanti laser.
Descrizione esterna. La stampante Apple Color StyleWriter
Pro, specificatamente realizzata per i computer Macintosh
(per l'utilizzo tramite macchine Windows è necessario
acquistare la versione Canon) è caratterizzata da un design
sufficientemente compatto. Ciò è dovuto all'assenza di un
vero e proprio cassetto per la carta presente, invece, in
altre stampanti più ingombranti: in questo apparecchio, la
carta (fino a 100 fogli contemporaneamente formato A4, ma
possiamo utilizzare anche dimensioni minori, buste o fogli
trasparenti) si inserisce nell'apposito alimentatore
posteriore inclinato a circa 45 gradi.
L'unico pulsante presente sull'apparecchio è, se vogliamo,
anche del tutto inutile: la stampante, infatti, si accende
automaticamente non appena si manda in stampa un'immagine ed
altrettanto automaticamente si spegne poco dopo il
completamento dell'operazione.
Sul retro, oltre alla presa per l'allacciamento alla
corrente di rete, troviamo una presa in formato minidin per
il collegamento, tramite il cavetto fornito a corredo,
all'analoga porta seriale del Macintosh.
Anteriormente è offerta la possibilità di sollevare il
grosso coperchio di plastica, che permette l'accesso al vano
testina, anche durante la stampa (ovviamente in questa fase
guardare e non toccare!).
Stampando in quadricromia, quattro sono le cartucce
contenenti l'inchiostro colorato (ciano, magenta, giallo e
nero), sostituibili singolarmente in modo da minimizzare gli
sprechi. Infine, la testina, grazie alla sua struttura
multipla, effettua un'unica passata per tutt'e quattro i
colori, utilizzando contemporaneamente le quattro le serie
di ugelli, distanti tra loro poco più di un centimetro.
Utilizzo. Come facilmente immaginabile, la prima operazione
da compiere appena acquistata una Apple Color StyleWriter
Pro (o l'analogo modello Canon per le macchine Windows)
riguarda l'installazione della testina di stampa e dei
quattro serbatoi con l'inchiostro colorato. Sia la prima che
i secondi sono forniti a corredo in confezione sigillata:
seguendo le indicazioni presenti sul manuale (dove troviamo
tante illustrazioni esemplificative) l'operazione non dura
più di qualche minuto. È sufficiente, infatti, saper almeno
contare fino a quattro: le cartucce sono numerate, analoga
numerazione la troviamo nelle sedi corrispondenti, così è
praticamente impossibile invertirle di posto,
indipendentemente dal fatto che soffriate o meno di
daltonismo.
Terminata questa prima fase, dal punto di vista hardware non
dobbiamo far altro che collegare il cavo di alimentazione e
utilizzare il cavo seriale per il collegamento al computer.
L'installazione prosegue inserendo nel Macintosh l'uno dopo
l'altro i cinque dischetti forniti a corredo contenenti il
software di gestione tra cui ventiquattro famiglie di
caratteri TrueType (utili per la stampa di testi, non certo
per stampare immagini fotografiche).
Risultati. Chi ama stampare in proprio, tradizionalmente, le
diapositive o i negativi colore sa perfettamente che l'unico
modo per ottenere risultati soddisfacenti consiste
nell'effettuare almeno due o tre provini prima di ogni
stampa definitiva. È necessario stabilire il tempo di
esposizione corretto (nessun esposimetro da camera oscura
può essere considerato infallibile) e l'eventuale correzione
cromatica (discorso simile per gli analizzatori colore). Per
far sì che i colori di una stampa siano i più fedeli
possibile (o, comunque, quelli desiderati) è necessario
aggiungere o togliere filtri colorati, variare l'esposizione
fino a quando non siamo soddisfatti del risultato ottenuto.
Considerato che il tempo di trattamento chimico di una
stampa a colori può anche raggiungere una buona decina di
minuti, è facile passare disperatamente ore ed ore in camera
oscura alla ricerca del miglior risultato.
Alla "luce" di tutto questo, con l'arrivo di macchine
particolarmente capaci di trattare digitalmente le immagini
(i Macintosh in primis), è facile rimanere travolti (come è
successo al sottoscritto) dalla passione per la camera
chiara, come concetto del tutto nuovo di camera oscura.
Niente più bacinelle, soluzioni acide o basiche, pinze,
ingranditore e timer, ma un veloce computer, un buon
monitor, un lettore di CD-ROM e... una stampante a colori
come la Apple Color StyleWriter Pro (o la Canon BJC-600 a
seconda del computer utilizzato). Senza rinunciare, in ogni
caso, alla possibilità di riottenere una diapositiva o un
negativo "vero" dalla nostra immagine modificata,
semplicemente portando ad un laboratorio opportunamente
attrezzato (nei grandi centri ne esistono già diversi) un
disco con il file generato con il programma di elaborazione
grafica (come l'ottimo Photoshop della Adobe).
Per alcuni versi stampare immagini con la Apple Color
StyleWriter Pro è un po' come lavorare tradizionalmente con
mezzi classici. Anche con questa stampante, per raggiungere
risultati ottimali, è necessario effettuare alcuni provini.
Da Photoshop, ad esempio, è possibile selezionare una
porzione dell'immagine intera e stampare solo quella. Se non
siamo soddisfatti del risultato, sempre con Photoshop,
possiamo intervenire sulla luminosità e/o il contrasto, così
come agire singolarmente sulle tre componenti cromatiche, o
regolare la saturazione dei colori.
I migliori risultati si ottengono, com'era prevedibile,
utilizzando la carta speciale (il cui costo è abbastanza
contenuto: circa 30.000 lire per duecento fogli formato A4)
grazie alla quale i colori appaiono molto brillanti con un
bianco particolarmente... bianco! Se la nostra immagine è
ricca di colori molto vivi, c'é realmente da rimanere a
bocca aperta. Peccato solo che la risoluzione, nella stampa
a colori, non sia altissima per via della necessità di
realizzare le varie sfumature cromatiche tramite retino. Il
tempo di stampa varia molto in funzione della risoluzione
dell'immagine di partenza: da pochi minuti (due, tre,
utilizzando un computer piuttosto potente) a quasi un'ora.
Dal momento che la stampante non e' in grado di riprodurre,
a colori, dettagli molto piccoli e' consigliabile stampare
immagini a risoluzione media (eventualmente riducendola
prima dell'uscita su carta): risparmeremo cosi' moltissimo
tempo, senza notare alcuna differenza sul risultato finale.
In queste pagine potete ammirare i risultati: tenete in ogni
caso presente che la resa tipografica sminuisce notevolmente
la qualità dei risultati reali: non foss'altro perché la
riproduzione tipografica implica un'ulteriore retinatura
dell'immagine e la carta su cui è stampata Reflex non è
certo brillante come la carta speciale utilizzata dalla
stampante. Pazienza...
Apple Color StyleWriter Pro
Produttore e distributore
Apple Computer SpA
Via Milano, 150
Cologno Monzese (MI) Tel. 02/273261
Prezzo orientativo (IVA Esclusa):
Apple Color StyleWriter Pro L. 1.250.000
Carta speciale A4 200 fogli L. 30.000
Cartucce colori (cad.) L. 13.000
N.B.: la stampante può utilizzare anche carta comune
Articolo pubblicato
su
www.digiTANTO.it - per ulteriori informazioni
clicca qui
|