Articolo pubblicato sul n. 179 di MCmicrocomputer (Edizioni Technimedia Srl - Roma) nel dicembre 1997
Reportages: Arigatò. Di ritorno dal bellissimo viaggio in Giappone organizzato (e offerto...) dalla Seiko EPSON Corporation è forse l'unica parola che sono riuscito ad imparare (quasi) correttamente. Vuol dire "grazie", nel paese in cui esiste un preciso e rigoroso cerimoniale, sempre accompagnato da splendidi sorrisi a quarantotto denti, per ogni possibile rapporto interpersonale a qualsiasi livello. Nella terra degli inchini, infatti, anche l'automatico (per noi "occidentali") scambio di biglietti da visita tra "businessman" assume un valore ben preciso, un momento di incontro professionale consacrato dallo scambio delle referenze accuratamente raccolte su un cartoncino da porgere, a due mani, al nostro amato interlocutore. Altro che storie... Di primo acchito sembra che i giapponesi perdano un sacco di tempo in cose inutili. Ad esempio quando due persone si incontrano, spesso iniziano ad inchinarsi l'uno di fronte all'altro anche tre o quattro volte di seguito, senza che chi li osserva riesca a prevedere chi la smetterà per primo. Oppure quando ti devono dare delle indicazioni sul programma della giornata o su come raggiungere un determinato posto. Ti riempiono, sempre col sorriso ben stampato in volto e con la gentilezza infinita di chi sa di essere ben volentieri a tua completa disposizione (!!!), di dettagli e di particolari a volte inutili, ma non possono assolutamente rischiare di non aver assolto pienamente alla loro funzione, qualunque essa sia. Meglio darti un particolare in più che uno in meno. Un'altra cosa incredibile del Giappone e dei giapponesi sono da una parte i ragazzi e le ragazze in età scolare, dall'altra gli stessi "businessman" della mattina, ritrovati dopo l'orario di lavoro a tarda sera nei locali di Tokyo. Alla stazione di Kyoto, l'antica capitale imperiale del Giappone, ad esempio, abbiamo visto con i nostri occhi un migliaio abbondante di studenti (rigorosamente in divisa a tutte le età) seduti in terra ordinatamente a ginocchia incrociate nell'immenso atrio centrale, ad attendere pazientemente l'arrivo del loro treno: probabilmente dovevano partire tutti insieme per un viaggio organizzato dalla loro scuola. Ma vi rendete conto che se quella fosse stata, tanto per non fare torto a nessuno dal nord al sud, la stazione di Milano, Roma o Palermo i "nostri ragazzi" (ed io, a quell'età, non avrei fatto certo eccezione!), li avrebbe dovuti tenere a bada, previa robusta incatenatura, una vera e propria squadra di domatori professionisti con le fruste e i forconi da circo? L'altra cosa incredibile, come dicevo prima, sono i "businessman" a sera. Si ritrovano, in massa, nei locali Karaoke o, meglio, incollati alle macchinette del Pachinko a scommettere e vincere palline d'acciaio come fossero soldi contanti. Mi sono personalmente fatto l'idea che sono talmente "incanalati" mentalmente durante il giorno, impegnati nelle loro più varie attività professionali, che una volta "staccata la spina" esplode inevitabilmente la loro voglia di divertirsi nei modi più disparati. E non li ferma, giustamente, nessuno: è tale e tanta (ancorché innata, a quanto pare!) la loro voglia di evadere che nei locali Karaoke, ad esempio, si respira un'aria di gioia e divertimento altamente contagiosa. A turno i giapponesi (ma naturalmente anche gli occidentali sono ben accetti al microfono!) lasciano i tavoli per esibirsi vocalmente sulle basi musicali preregistrate, abilmente programmate secondo le esigenze e le richieste del momento dall'instancabile diskjokey dagli occhi a mandorla, l'unico a lavorare seriamente al proprio posto di comando. Nulla a che vedere, si badi bene, con i penosi tentativi "karaokici" trapiantati qui da noi. La differenza, guarda un po', sta proprio nell'atmosfera che si respira in quei posti, assolutamente irriproducibile fuori dalla terra del Sol Levante.
EPSON è...
Tutta questa lunga introduzione, se vogliamo assolutamente fuori tema, è un po' a testimonianza del fatto che (una volta tanto) un viaggio organizzato extracontinente da un'azienda informatica non si è trasformato nel consueto tour de force al solo motto del "quanto siamo belli, quanto siamo bravi... state attenti!". Abbiamo, certo, visitato due fabbriche e assistito ad un'interessantissima presentazione dei nuovi prodotti della casa giapponese, ma il programma del viaggio ha previsto più attività distensive che di lavoro, lasciando in un certo senso intendere che era intenzione di EPSON trasmetterci la filosofia, la cultura, la vita giapponese più che la loro vincente tecnologia, offerta nuda e cruda su un freddo piatto d'argento. Del resto, quest'ultima traspare ben in evidenza anche a migliaia di chilometri di distanza (ad otto ore di fuso orario, come per gli Stati Uniti, ma nel verso opposto) anche se spesso e volentieri noi occidentali riceviamo "l'onda tecnologica" con molti mesi di ritardo. Mesi che, in ambito informatico, rappresentano una vera e propria eternità ai ritmi abituali. Succede, ad esempio, che l'incredibile stampante professionale a colori formato A3 di EPSON, che sarà disponibile in Italia non prima di febbraio o marzo del prossimo anno, è già nei negozi giapponesi da qualche mese deliziando con le sue prodezze cromatiche più di un fortunato utente dagli occhi a mandorla. Inoltre (anche se in questo caso EPSON c'entra forse poco o niente) a giudicare da quello che abbiamo visto nei negozi di elettronica di consumo al quartiere di Akihabara di Tokyo, la cui visita faceva rigorosamente parte del programma del viaggio, tra non molto saremo letteralmente sommersi dai subnotebook formato A5, con schermi a colori da capogiro nonostante le ridotte dimensioni, offerti ormai dalla quasi totalità dei costruttori orientali di "informatica portatile". Parlando ancora di tecnologia, abbiamo avuto tra l'altro l'onore di visitare due delle unità produttive EPSON relative alla fabbricazione delle stampanti a colori e precisamente per quel che riguarda l'allestimento delle cartucce inchiostrate e la produzione delle tanto famose testine di stampa. Interi stabilimenti ad atmosfera controllata, nei quali per entrare era necessario vestirsi di tute speciali e passare attraverso camere di compensazione a vento per eliminare anche il più piccolo granello di polvere portato dall'esterno. Due visite durate una quarantina abbondante di minuti, al termine delle quali a momenti soffocavo nella tuta semispaziale che ero tenuto a portare. E pensare che gli operai all'interno dello stabilimento (vestiti naturalmente nello stesso modo) fanno turni di 12 ore lavorative: sfido io che al termine cantano, con gioia, dalla disperazione! Scherzi a parte, il Giappone (che forse più di tutti in passato ha "copiato") è proprio la cosa più difficilmente copiabile al giorno d'oggi. La tecnologia che si scorge nella terra del Sol Levante non c'è da nessun altra parte al mondo (in Giappone persino le tazze dei water, e non è uno scherzo, sono ricche di elettronica e di microprocessori!) e solo lì potevano nascere così tante aziende tecnologicamente avanzate. Seiko EPSON è certamente una di queste, offrendo in passato (e di certo non smetterà) soluzioni sempre all'avanguardia che hanno segnato (e continueranno a segnare) molte tappe nel progresso informatico mondiale. E lo sanno bene, soprattutto, i suoi più agguerriti competitor. Che certo non sono pochi...
Aspettando la 5000
Anche per EPSON sta per arrivare (in Giappone, come anticipato, già è successo) il momento di lanciare il cosiddetto "meglio, del meglio, del meglio". Quasi certamente non si chiamerà PM-5000C - questa è le denominazione dell'apparecchio nella terra del Sol Levante - ma le caratteristiche tecniche, indiscutibilmente allo stato dell'arte, non si differenzieranno una volta esportata e disponibile anche in occidente. La nuova, incredibile, stampante proposta da EPSON va a colmare, alla grande, l'attuale vuoto esistente tra i modelli consumer formato A4 e l'immensa Stylus Color 3000 in formato A2 "vero". Sarà una stampante professionale formato A3, dotata di tecnologia esacromatica di stampa (come già avviene per la stupenda Stylus Photo) ma in grado di raggiungere l'incredibile risoluzione di 1.440x720 punti per pollice, attualmente disponibile solo sulle macchine a quattro colori, offrendo in questo modo una qualità cromatica assolutamente di tipo fotografico. A conferma delle sue capacità spiccatamente professionali, la testina di stampa è separata dalle cartucce di inchiostro (come nei plotter a colori di grande formato) e quest'ultime sono sovradimensionate per garantire grande autonomia anche utilizzando massicciamente il massimo formato di stampa "A3+" che permette la stampa "al vivo" dell'A3 più gli eventuali crocini di registro. Inoltre, unica nel suo genere, offre la gradita possibilità di installare un secondo cassetto di alimentazione carta, come avviene per le laser, in modo da avere sempre disponibili "on line" due formati differenti o due diversi supporti. La compatibilità PostScript è assicurata dal consueto interprete software installabile sul computer host o da un compatto RIP hardware (in pratica un computer dedicato alla stampa) che permette l'uscita di file PostScript senza pesare minimamente sulle risorse di calcolo dei computer collegati in rete alla PM-5000C. Grazie all'impiego congiunto delle massime tecnologie di stampa a getto d'inchiostro oggi disponibili, appare inutile sottolineare che i risultati ottenibili dalla nuova nata sono a dir poco entusiasmanti. Per riuscire a distinguere un'uscita della PM-5000C da una comune stampa fotografica (di buon livello!) l'occhio nudo da solo non basta. Ci vuole almeno un potente lentino e, last but not least, un occhio particolarmente allenato. Anche la velocità di stampa è incredibilmente elevata (se teniamo conto della tecnologia utilizzata e del formato massimo stampabile), in particolar modo utilizzando il RIP hardware dedicato. E nonostante le caratteristiche tecniche di assoluto rilievo, ciò che più sarà incredibile riguarderà il prezzo di vendita al pubblico, per nulla destinato a inquadrare la nuova macchina come un prodotto esclusivamente di nicchia. Professionale sì, ma "possibile" anche all'utenza normale... particolarmente esigente. Tutt'altro che rara!
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