Tutti a SMAU...
Mentre scrivo queste righe eā appena il 4 luglio, praticamente (per voi che leggete) ādue mesi faā. Settembre, inteso come numero di MC e non come āsempliceā mese dellāanno, lo prepariamo con almeno sessanta giorni dāanticipo rispetto allāuscita in edicola per via dellāincombente periodo estivo che ferma un poā tutto in tuttāItalia per almeno tre o quattro settimane. Proprio ieri ho telefonicamente risentito, con piacere, alcuni lettori di MCmicrocomputer che lāanno scorso sono venuti a farci visita presso il nostro stand allo SMAU con alcune fotografie da elaborare digitalmente. Lāinvito fu da me rivolto, sempre tramite le pagine di MC, anche per capire se esisteva da parte dei nostri lettori un interesse per questāargomento. Il risultato ottenuto, a dir poco entusiasmante, ci ha spinto non solo ad inaugurare, da liā a pochi mesi, una nuova rubrica dedicata alla fotografia digitale, a ripetere (ovviamente) lāesperienza di contatto col pubblico al prossimo SMAU (tra meno di tre settimane, sempre per voi che leggete), ma anche a proporre uno āspeciale digital imagingā che andraā presto in edicola. Sara' accompagnato da un CD-ROM contenente sia gli articoli, sia le immagini elaborate e da elaborare, sia un demo di Photoshop 3.0 per Macintosh e per Windows col quale āverificareā le esperienze narrate negli articoli di MC pubblicati nellāultimo anno. Tornando allo SMAU ā94, come dicevo eā stato un vero e proprio āsuccessoneā. A parte le svariate decine di elaborazioni effettuate presso il nostro stand (considerate che per ognuna di esse passava anche piuā di unāora... e in totale le ore di esposizione non erano certo tantissime!), molti lettori hanno dovuto rinunciare per mancanza di tempo (limitandosi ad una breve chiacchierata col sottoscritto), altri ancora pur non avendo portato con loro immagini da elaborare si trattenevano presso la nostra postazione attratti dalla magia di Photoshop che, specialmente per i non addetti, sulle immagini fotografiche riesce a fare cose apparentemente incredibili. Al nostro stand sono venuti lettori, mi si conceda lāespressione scherzosamente poco rispettosa, ādi tutti i tipiā. La maggior parte di loro erano appassionati, come il sottoscritto, di fotografia. Passione che, tempo permettendo, porta a trascorrere a volte anche intere ore alla ricerca di immagini da trasferire su pellicola, con un dito sul pulsante di scatto e altre due sapientemente incrociate sperando che sia andato o che vada tutto bene (laboratorio compreso!). Dalla corretta esposizione (gli esposimetri interni alle macchine, per quanto evoluti, fanno quel che possono), alla precisa messa a fuoco, dallāinquadratura particolarmente curata alla ricerca del punto di ripresa migliore non sempre - de facto - raggiungibile. Quando ero ragazzo e iniziavo a coltivare seriamente la passione fotografica con la prima Contax (dopo il consueto apprendistato con la āfotocamera paternaā), un mio amico napoletano mi raccontoā di un famosissimo fotografo (di cui non ricordo il nome) che reputava giustamente la corretta inquadratura come lāelemento piuā importante per la buona riuscita di una fotografia. Il ragionamento piuā o meno era questo: se vogliamo una bella immagine di un paesaggio e questo eā deturpato da un antiestetico traliccio abbiamo due sole possibilitaā: o chiediamo allāazienda elettrica di spostarlo o rinunciamo allo scatto fotografico. Nella sua esasperata esagerazione, il discorso non faceva una grinza: questa divenne anche la mia personale convinzione al riguardo, una quindicina di anni or sono. Oggi, il nostro caro āfamosissimo fotografoā, rischierebbe una sonora pernacchia: la foto, se voglio, la scatto lo stesso; il traliccio, lo faccio sparire via computer! E cosiā gli appassionati di fotografia giunti al nostro stand tiravano fuori dai loro zainetti immagini molto belle, affette da qualche piccolo problema di inquadratura, chiedendomi di porre rimedio (spesso erano proprio queste le parole usate) ācon i potenti mezzi digitali messi oggi a disposizioneā. Non sono mancati, tra gli intervenuti, anche alcuni professionisti interessati allāelaborazione digitale delle immagini sotto altri punti di vista. Dallāaggiunta di un ricercato āeffetto specialeā, alla compensazione dellāesposizione solo sulle alte o basse luci (parti illuminate o in ombra, vero tallone Achille della fotografia tradizionale) o la correzione delle linee cadenti per ridare stabilitaā ad immagini āprospetticamente fuggentiā senza ricorrere in fase di ripresa al decentramento ottico presente solo sugli apparecchi fotografici di grande formato o su alcuni obiettivi per il piccolo formato dedicati specificatamente alla fotografia architettonica. Poi cāerano i ācreativiā. Lettori giaā molto in gamba dal punto di vista della materia fotografica, affascinati dal nuovo corso digitale, e desiderosi di mettere in pratica veri e propri progetti compositivi, da lungo ideati, ma finora irrealizzati per mancanza degli indispensabili mezzi tecnici. Portavano tutti gli elementi necessari (varie fotografie da cui āpescareā questo o quel particolare) ma soprattutto con le idee molto chiare a riguardo. Qualcuno eā riuscito, in veritaā, anche a mettermi in crisi: fatica tanta, soddisfazione, alla fine, molta di piuā. La cosa che mi ha stupito di piuā eā stata la presenza di alcuni lettori completamente a digiuno di fotografia, con immagini scattate con āmacchinette tuttofareā ultraeconomiche dalla qualitaā piuttosto discutibile, ma con idee ben chiare riguardo lāelaborazione digitale richiesta. Addirittura qualcuno ha tirato fuori la patente richiedendomi di basare lāelaborazione sulla loro immagine formato tessera. Accontentati anche questi! āMiticoā, per finire, eā stato il lettore Luigi Setti della provincia di Mantova (eā lāunico che cito in questa introduzione) che ha chiesto e ottenuto di inserire i suoi lineamenti al posto di quelli di Arnold Schwarzenegger nella famosa immagine di Terminator 2, volto mezzo uomo e mezzo robot. Questa ed una selezione delle altre immagini elaborate allo SMAU dello scorso anno saranno lāargomento dellāarticolo di Digital Imaging Attualitaā di questo mese. Naturalmente vi aspetto tutti tra pochi giorni (dal 21 settembre prossimo) allāedizione 95 dello SMAU, al padiglione 17, stand D26. Intervenite numerosi, con molte immagini (questāanno āsi accettanoā anche originali su pellicola negativa o diapositiva, ma continuano ad andare bene anche le fotografie tradizionali o i file grafici in formato standard), e con le idee chiare o da chiarire. Il servizio, oltrecheā completo, eā assolutamente gratuito. A presto!
Una doverosa premessa
Le immagini che pubblichiamo in queste pagine sono proprio quelle digitalizzate allo SMAU. Non siamo in possesso degli originali (naturalmente venivano sempre restituiti ai legittimi proprietari) e quindi ci dovremo accontentare di una risoluzione delle stesse non troppo elevata. Allo SMAU, infatti, per accelerare i tempi sia dello scanner che della successiva elaborazione utilizzavamo file di ridotte dimensioni (100 o 200 punti per pollice) dal momento che il nostro scopo era solo quello di mostrare questa emergente tecnologia e non di effettuare lavori di alta precisione. In questāultimo caso, infatti, i tempi si sarebbero allungati ulteriormente accontentando un numero inferiore di lettori. Neā del resto, ero certo a quei tempi di riutilizzare le stesse immagini per un successivo articolo su MC. Morale della favola, le immagini che vedete pubblicate in queste pagine non sono molto definite e alcune elaborazioni avrebbero richiesto maggiore cura per un risultato ancora migliore. Chiedo scusa ai lettori e... possiamo partire!
Foto in vacanza
Tra tutte le fotografie portate al nostro stand non potevano mancare le classiche immagini scattate in vacanza o durante allegre scampagnate con amici e parenti. Si tratta, generalmente, di immagini āprese al voloā nella speranza di cogliere lāattimo da ricordare con maggior piacere. Quindi anche foto mosse o sfocate (su queste, come giaā detto molte altre volte, non cāeā proprio nulla da fare), ma soprattutto immagini da curare dal punto di vista dellāinquadratura e/o dello sfondo dietro ai soggetti. Una delle prime fotografie elaborate, se non ricordo male, riguarda la āmancata presaā della statua presente davanti alla basilica di S. Paolo fuori le Mura in Roma. Si tratta della classica immagine āturisticaā (quando stavo a Pisa allāuniversitaā ho visto migliaia di giapponesi sorreggere, da una trentina di metri di distanza, la Torre Pendente) che sfrutta la bidimensionalitaā delle fotografie per prendere o toccare particolari presenti sullo sfondo delle nostre immagini. Lāunica accortezza eā quella di ācentrareā i due bersagli e lāunico modo per non avere brutte sorprese eā utilizzare un apparecchio reflex che visualizza nel mirino esattamente quanto inquadrato dallāobiettivo. Le fotocamere a telemetro, invece, sono affette dal cosiddetto errore di parallasse che consiste in una differenza di inquadratura (lieve ma pur sempre presente, specialmente alle brevi distanze) tra lāimmagine osservata nel mirino galileiano e quanto effettivamente ripreso dallāobiettivo. Eā un problema, essenzialmente, di natura prospettica. Nella foto del lettore Pierantonio Breda (dalla provincia di Treviso), nonostante attraverso il mirino la mano fosse stata posta correttamente sotto la statua, lāobiettivo (spostato alcuni centimetri piuā a destra) ha ripreso, ovviamente, dal suo punto di vista: il risultato, visibile nella prima foto, parla da seā. Niente paura, pochi colpi di Photoshop e il problema eā bello e risolto. La prima cosa da compiere eā, come al solito, la āselezioneā dellāoggetto da spostare. Con il mouse e un poā di pazienza, scontorniamo il braccio utilizzando lo strumento Lazo. Terminata questa prima, semplice, operazione, possiamo spostarlo per allinearlo correttamente sotto la statua. Il secondo āstepā eā mostrato nellāimmagine intermedia. Come era da attendersi, sotto al braccio testeā spostato non troviamo i pezzi mancati ma il vuoto assoluto (zone bianche) da mascherare successivamente. Questāultima operazione si compie attraverso lo strumento timbro (ampiamente descritto, se non ricordo male, nel secondo articolo di Digital Imaging del gennaio scorso) che clona zone di immagine da un punto ad un altro. Non sussistono grossi problemi, potendo sfruttare le ampie zone di prato e di ombra presenti sulla fotografia originale. Per finire si sfumano leggermente i contorni del braccio per rendere il tutto, per quanto possibile, maggiormente reale. La seconda elaborazione ci eā stata proposta dal lettore Calogero Rifici di Livorno e riguarda unāimmagine colta al volo in Garfagnana della moglie e della figlia che corrono lungo una strada in discesa. Lāattimo, senza dubbio, eā quello giusto, ma lo sfondo lascia un poā a desiderare. Macchine parcheggiate, cassonetto dellāimmondizia, palo della luce: quanta roba! Facciamo un poā di ordine alle spalle dei soggetti. In questo caso si eā operato di solo timbro, clonando il fogliame degli alberi per coprire il cassonetto e parte della vicina autovettura, lāasfalto stradale per rimuovere altri due autoveicoli e i mattoni del muretto a sinistra e della casa sullo sfondo per completare il tutto. Anche la seconda saracinesca alle spalle della donna eā assolutamente āinventataā partendo in pratica da quel solo angolo visibile proprio sopra la testa della stessa. Il risultato finale non eā proprio bellissimo, ma visto il poco tempo avuto a disposizione e, soprattutto, i pochi particolari effettivamente riutilizzabili non ci possiamo certo lamentare. Almeno spero! La terza immagine āda vacanzaā ci eā stata proposta dal lettore Kilzie Khaled di Rovigo, visivamente soddisfatto del suo recente viaggio in Grecia. Con il medesimo sfondo del Partenone di Atene due scatti: prima lui, poi lei. E una bella foto ricordo di entrambi? Non due ma tre possibilitaā: treppiedi piuā autoscatto (troppo complicato!), coinvolgimento di terzo turista in veste di fotografo volante (ah, le lingue!), Photoshop! Naturalmente applichiamo la terza scelta e fondiamo insieme i due soggetti nellāimmagine finale mostrata sopra le due single. Per la realizzazione di questa semplice fusione partiamo dallāimmagine del nostro lettore e scontorniamo abbondantemente (poi vi spiego percheā) la sua sagoma. Sovrapposta questa allāimmagine della fidanzata, il lettore mi ha fatto notare che non avrebbe voluto (giustamente) rivolgerle le spalle ma semmai lo sguardo. Naturalmente possiamo, in un attimo, ruotare specularmente lungo lāasse verticale il suo mezzobusto, senza peroā sottovalutare che in questo modo falsiamo lāilluminazione su di lui non piuā dallāalto a destra ma cosiā facendo dallāalto a sinistra. Riguardo questāultimo aspetto, come per i āmossiā e le āsfocatureā, cāeā ben poco da fare: meglio accontentarci, visto che la differenza di illuminazione, in fin dei conti, non eā eccessiva. Diverso sarebbe stato il caso di una foto scattata al tramonto, con unāilluminazione fortemente proveniente da sinistra o da destra. Posizionato il nostro lettore nel punto desiderato, sfoderiamo lo strumento timbro di Photoshop utilizzando come sorgente non un altro punto della fotografia ma il file dellāimmagine della sola ragazza presente sullāhard disk. Con una sagoma pennello piuttosto piccola e sfumata, ricostruiamo i pezzi alle spalle del nostro lettore brutalmente calpestati dallo scontornamento grossolano precedentemente effettuato. In questa modalitaā lo strumento timbro non fa altro che ricopiare, nel punto dove lo utilizziamo, lāimmagine originale precedentemente salvata. Eā cosiā possibile rimettere al loro posto tutti i particolari del Partenone visibili attorno al soggetto aggiunto e, allo stesso tempo, fondere insieme la linea di separazione grazie alla sfumatura e alle piccole dimensioni del pennello utilizzato. Non male!
Questioni di look
Ogni tanto mi diverto a modificare il trucco dei primi piani femminili, arricchendolo quando eā un poā scarso (naturalmente per i miei gusti) o ātamponandoloā quando eā troppo vistoso. Ma non mi era mai capitato di āinstallareā un dentino mancante dal sorriso di un bambino o abbronzare artificialmente un braccio. Sia la prima che la seconda opportunitaā lāho avuta, ancora una volta, allo SMAU dello scorso anno. Nella fotografia del bambino mostrata qui in alto (scattata dal lettore Massimiliano Eleota di Genova) eā fin troppo evidente la mancanza di un incisivo superiore e di due incisivi inferiori che disturbano, se vogliamo, il bellissimo quanto spontaneo sorriso del piccolo ripreso. Anche in questo caso niente paura: con Photoshop eā possibile di tutto... di piuā. Del resto lāintervento non eā nemmeno tanto complicato, visto che si tratta, in pratica, di riprodurre i dentini mancanti utilizzando come sorgente quelli presenti: abbiamo, infatti, a nostra disposizione (foto di sinistra) sia un incisivo superiore che un incisivo inferiore perfettamente intatto che utilizzeremo per riprodurre quelli mancanti. Ancora una volta si utilizza lo strumento timbro, avendo come unica accortezza il perfetto allineamento (punto sorgente, punto destinazione) con il taglio del sorriso per fare in modo che il risultato finale sia il piuā āesteticamente perfettoā possibile. Bel guaio sarebbe, in caso contrario, ottenere come risultato denti storti o non perfettamente allineati con gli altri. Non vogliamo mica far portare al bambino pure lāapparecchio dentale? Per allinearci perfettamente saraā sufficiente (come abbiamo giaā visto alcuni mesi fa nellāarticolo dedicato allo strumento timbro) individuare due opportuni punti di origine e destinazione. Nel caso nostro si puoā prendere come origine lāangolo inferiore sinistro dellāincisivo superiore e come destinazione il medesimo angolo dellāincisivo da ācreareā. Muovendo verso lāalto, a questo punto, il timbro costruiremo lāintero dente, completo anche dellāattaccatura gengivale, del tutto identica a quella giaā esistente. Per gli incisivi inferiori, visto che lāunico dentino disponibile eā in posizione semicentrale dovremo applicare la clonazione prima in un verso (ad esempio da sinistra a destra) e poi nel verso opposto (ripetendo lāoperazione, in questo caso, due volte). Naturalmente ogni volta che ricreiamo un incisivo eā necessario ripetere lāallineamento origine-destinazione effettuando lāoperazione nella maniera piuā precisa possibile. E passiamo allāabbronzatura artificiale. Lāimmagine originale ci eā stata fornita dal lettore Adriano Vendittis di Como e ritrae un gruppo di famiglia intorno a un tavolo. La signora in primo piano, come messo in evidenza dal lettore, ha unāantiestetica abbronzatura parziale delle braccia dovuta, presumibilmente, allāutilizzo estivo di camicie a mezze maniche. Per ridare il giusto colore al braccio, per prima cosa eā stata selezionata la parte non abbronzata con il consueto strumento Lazo. La selezione eā stata poi modificata con la funzione sfumatura che ne āaddolcisceā i contorni e quindi lāeffetto delle operazioni lungo il perimetro della parte selezionata. A questo punto, dal menuā Immagini, sottomenuā Modifica si richiama la funzione āVariazioniā che mostra un ānavigatore cromaticoā col quale ricercare la giusta tonalitaā. Per ogni passo abbiamo sei possibilitaā relative ai colori primari (blu, rosso, verde e loro complementari giallo, ciano e magenta) e due scelte relative al livello di luminositaā. Il procedimento āVariazioniā eā, per chi ne vuole sapere di piuā al riguardo, ampiamente descritto nellāarticolo di Digital Imaging āTeorie & Tecnicheā pubblicato in questo stesso numero di MC nelle pagine seguenti. Tornando al braccio poco abbronzato, utilizzando tale funzione dovremo cercare la sequenza di passi che ci porta ad un marroncino quanto piuā simile possibile a quello dellāavambraccio. Si procede per tentativi, confrontando di volta in volta lāimmagine fino a quel momento modificata e le rimanenti otto possibilitaā di navigazione. Basta non essere daltonici e, tutto sommato, il procedimento risulta essere piuttosto semplice. Ovviamente non si arriva solo con questo mezzo al risultato finale, in quanto un ulteriore ātoccoā dovremo darlo con lāaerografo di Photoshop, dopo aver prelevato un poā di colore dallāavambraccio. Imposteremo una pressione molto leggera, in modo da non sovrapporre completamente il colore al braccio sottostante. Per finire, sulla zona di separazione tra abbronzatura reale e abbronzatura simulata, andremo ad intervenire con lo strumento āSfuminoā cercando di ammorbidire il piuā possibile la linea di demarcazione. Semplice, no?
Belle, bellissime!
Due fotografie, in particolare, non esito a reputare belle, bellissime. La prima eā opera del lettore Giuseppe Nocera della provincia di Lecce, la seconda di Marco Silvestri di Roma. Entrambe le immagini erano originariamente in bianco e nero e si tratta di due eccezionali primi piani, il primo realizzato in luce ambiente il secondo, presumibilmente, in studio. Sulla prima immagine sono stati effettuati, su indicazione dello stesso autore, diverse elaborazioni consecutive alla ricerca di un risultato molto particolare. Per prima cosa eā stato effettuato un viraggio color seppia, utilizzando come per lāelaborazione precedente lo strumento āVariazioniā offerto da Photoshop. Lāimmagine, dopo questo primo passaggio (non mostrato per motivi di spazio) ha assunto un aspetto ancora piuā interessante. Considerata poi una leggera sfocatura, non voluta, dellāimmagine di partenza, utilizzando il filtro āmaschera di contrastoā abbiamo cercato di aumentare il microcontrasto nella zona degli occhi, forzando (in realtaā con un risultato non troppo soddisfacente... ma io lo dico sempre che sulle immagini sfocate non cāeā nulla da fare!) un aumento di definizione apparente. Non contento del risultato, lāautore - a sorpresa - ha aperto una rivista contente una pubblicitaā che utilizzava come sfondo una galassia, proponendomi di sovrapporre a questa lāimmagine della ragazza. La galassia, come facilmente immaginabile, non era āpulitaā ma a sua volta parzialmente coperta dal messaggio pubblicitario in questione. Quindi la prima operazione eā stata quella di riportare allo stato originario la galassia, testeā digitalizzata con lo scanner piano. Giuā di timbro, come al solito, e, tenendo sempre presente che... le stelle sono tante, milioni di milioni, la nostra costellazione pian pianino ha ripreso la sua forma dāorigine. Per sovrapporre le due immagini (lāanno scorso allo SMAU non era ancora disponibile la versione 3.0 di Photoshop che mette a disposizione la tecnica multilayer) si procede nel seguente modo. Innanzitutto eā necessario riportare alle stesse dimensioni e alla stessa risoluzione entrambe le immagini. Visto che il soggetto principale eā la ragazza, conviene lasciare intatta questa e modificare solo lo sfondo. Le due immagini sono contenute, ovviamente, in due finestre differenti. Dalla finestra del soggetto principale selezioniamo col Lazo la ragazza e richiamiamo la funzione di āCopiaā. Ci spostiamo sulla finestra della galassia e effettuiamo un āIncollaā. A questo punto lāimmagine della ragazza, āselezione fluttuanteā sullāimmagine di fondo, copre completamente la galassia alle sue spalle impedendone la visione. Prima di ādeselezionareā il soggetto (effettuando di fatto il vero e proprio trasferimento) Photoshop ci mette a disposizione un cursore per modificare il livello di trasparenza/opacitaā tra sfondo e selezione fluttuante. Visto che la galassia eā molto chiara al centro, ci siamo dovuti mantenere su un livello di trasparenza piuttosto basso. Per āstaccareā ulteriormente il soggetto dal cielo stellato, eā stata anche effettuata unāulteriore colorazione blu di quest'ultimo, con il solito ānavigatore cromaticoā di Photoshop. Anche nella seconda immagine della serie ābelle, bellissimeā (opera del lettore Marco Silvestri) sono stati effettuati due interventi combinati. Il primo riguardava il colore degli occhi e delle labbra, il secondo lāapplicazione di un effetto delicato āflouā. Il tutto partendo da una fotografia in bianco e nero nella quale eā notoriamente ben difficile trovare particolari āa coloriā. Sia per gli occhi che per le labbra (naturalmente le due ācolorazioniā non sono avvenute simultaneamente vista la loro diversitaā) il procedimento utilizzato si basa, ancora una volta, sulla selezione dei particolari con lo strumento Lazo e sulla funzione āVariazioniā utilizzata precedentemente. Sulla selezione, come eā opportuno fare in questi casi, eā stata impostata una sfumatura pari ad un paio di pixel in modo da ammorbidire la linea di separazione tra punti modificati e punti originali. Per gli occhi si eā ānavigatoā verso il blu e verso il ciano, per le labbra verso il rosso e il magenta. Il tutto tenendo sempre sotto controllo sia la luminositaā che la saturazione cromatica dei particolari trattati. Il risultato finale eā una foto di particolare effetto, ancora in bianco e nero nel suo aspetto generale, con i due particolari āimportantiā trattati digitalmente per ottenere una colorazione realistica. Un bellāeffetto, non cāeā che dire. Per aggiungere la morbidezza āflouā si procede nel seguente modo. Per prima cosa selezioniamo lāintera immagine ed effettuiamo, come abbiamo fatto precedentemente, la funzione di āCopiaā (poi capirete percheā). Sullāimmagine originale, con il filtro digitale āControllo Sfocaturaā, impostiamo un valore di 10 pixel per sfocare totalmente e vistosamente i lineamenti della modella. A questo punto, sempre dal medesimo menuā richiamiamo la funzione āIncollaā che sovrappone lāimmagine precedentemente copiata (prima della sfocatura) allāimmagine abbondantemente fuori fuoco. Come nel caso precedente della ragazza sulla galassia, a questo punto lāimmagine aggiunta copre al 100% lāimmagine di fondo non consentendone la visione in trasparenza. Agendo sul controllo dellāopacitaā della selezione, impostiamo un valore intorno al 50% per avere, in pratica, unāimmagine perfettamente a fuoco parzialmente sovrapposta ad unāimmagine sfocata. Il risultato, in definitiva, eā un effetto flou ottenuto digitalmente dopo la ripresa e assolutamente controllabile sia variando la sfocatura dellāimmagine di fondo sia la trasparenza dellāimmagine, nitida, parzialmente sovrapposta. Con Photoshop 3.0 conviene lavorare su due livelli differenti, in modo da poter trattare separatamente le due componenti, anche per quel che riguarda la luminositaā e il contrasto. Provate a fare tutto questo con i metodi di fotografia tradizionale e poi ne riparliamo.
Terminator 10 (e lode!)
L'elaborazione digitale piu' interessante tra tutte quelle eseguite allo scorso SMAU presso il nostro stand e' senza dubbio quella proposta dal lettore Luigi Setti dalla provincia di Mantova e mostrata in questa pagina. In alto potete ammirare l'immagine fotografica del nostro simpaticissimo lettore. Non si tratta di una "foto segnaletica" ma poco ci manca. Poco piu' in basso e' mostrato il volto mezzo uomo, mezzo robot di Arnold Schwarzenegger digitalizzato da una cartolina reclamizzante il ben noto film "Terminator 2 - il giorno del giudizio". Come potete vedere nella foto piu' grande, il nostro lettore ha voluto che inserissi i suoi lineamenti all'interno dell'immagine di Terminator. I problemi da risolvere, come vi esporro' ora brevemente, erano tantissimi: il primo, ovviamente, era rappresentato dal fatto che Setti e Schwarzenegger non hanno praticamente nulla in comune (senza offesa per nessuno). La forma del volto e' diversa, ma sono differenti anche le distanze tra occhio e naso, tra naso e bocca e tra bocca e mento. Anche le orecchie non scherzano, come forma e posizione. Naturalmente tali differenze esistono tra ogni coppia di esseri umani, eccezion fatta per i soli gemelli omozigoti e i cosiddetti sosia. Diciamolo francamente, Schwarzenegger non e' il sosia del nostro lettore, e la prossima volta che lo incontro (Schwarzenegger) glielo devo proprio dire: cerca di avere una faccia dalle dimensioni e dalle proporzioni piu' umane. Il primo problema per il fotomontaggio riguardava, come sempre, l'illuminazione dei due soggetti. Schwarzenegger e' illuminato da sinistra il nostro lettore da destra. Dovendo innestare solo mezzo volto, e' stata utilizzata la parte destra (meglio illuminata), previa riflessione lungo l'asse verticale, per ottenere un mezzo volto correttamente illuminato da sinistra e non da destra. Sovrapposta l'immagine del lettore a quella di Schwarzenegger sono cominciati i dolori. Se prendevo come riferimento il naso non s'allineava la bocca, per non parlare del mento, dell'occhio e dell'orecchio. La fronte, come vi lascio immaginare, arrivava a coprire si e no la meta' dello spazio necessario. Cosi' proprio non andava! Meglio procedere in altro modo. Per la fronte, l'unica soluzione consisteva nel lasciare quella di Schwarzenegger, lo stesso dicasi per il mento o, piu' in generale, per la possente mascella dell'attore. Rimaneva da "piazzare" la parte di volto compresa tra le labbra e le sopracciglia. Prendendo come riferimento il naso, la bocca del nostro lettore non collimava con la meta' "robotica" della stessa porzione di immagine. Allineando questa si disallineavano sia il naso che gli occhi. L'unica soluzione possibile (visto che non era il caso di fare carte false spostando un po' piu' in basso la bocca del nostro lettore) era quella di utilizzare come riferimento la posizione del naso spostando leggermente in alto la bocca della parte robot fino ad allinearla con quella del soggetto umano. Se confrontate con molta attenzione la parte sintetica dell'immagine originale di Schwarzenegger con quella finale (mostrata in alto) noterete proprio che la bocca del robot e' leggermente spostata in alto. Ma i guai non finiscono assolutamente qui: dobbiamo ancora combattere con il colore della pelle. Schwarzenegger ha un colorito piuttosto bronzeo, e come se cio' non bastasse l'illuminazione utilizzata e' tutt'altro che neutra o naturale. Sempre con Photoshop, agendo nello stesso modo dell'abbronzatura prima descritta, utilizziamo il comando "Variazioni" sulle sole parti aggiunte, rifinendo poi il tutto con una "spruzzatina" di aerografo sulle zone di separazione. Che ve ne pare?