dT n. 16/2025 del 12.01.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
JAN 15 1954


Immagine di apertura

TRADIC, benvenuto transistor!

Una volta tanto la sigla «dice qualcosa», di utile. Le prime tre lettere, come intuibile, stavano per TRAnsistor, le rimanenti… un po’ meno utili… per DIgital Computer. Un passo avanti non da poco, che ha spalancato le porte a ulteriori evoluzioni.

Immagine_inlineIl TRADIC, bolliniamolo subito, è stato il primo computer a transistor degli USA. Alcuni lo indicano come il primo in assoluto, ma in realtà non è del tutto vero: fu preceduto da un prototipo (forse questo è il distinguo) inglese. Era il Manchester TC, Transistor Computer, realizzato un anno prima nella sua versione preliminare (e di prova) per la macchina definitiva arrivata soltanto nel 1955.

Un secondo distinguo, come vedremo più avanti, riguarda anche il riferimento a computer genericamente con transistor oppure completamente transistorizzati.
I primi, infatti, erano ibridi ovvero alcune parti elettroniche rimanevano di competenza valvolare. Anche perché i transistor iniziali tutto erano tranne che affidabili (erano anche questi orgogliosamente in grado di schioppare dopo un’oretta o poco più di funzionamento!), anche se consumavano e dissipavano molto meno dei tubi a vuoto ed erano assai più compatti. Tutto qui, all’inizio.

Tornando brevemente al Manchester TC, il prototipo dimostrativo che vide il coinvolgimento anche di Tom Kilburn (assieme a Williams padre degli omonimi tubi CRT utilizzati, non qui, come memorie) era una macchina a 48 bit, utilizzava 92 transistor a punto di contatto al germanio - i primi disponibili - e 550 diodi. Immagine_inlineLa macchina definitiva, di transistor ne utilizzava 250, ma erano del secondo tipo, a giunzione bipolare. I diodi divennero più di mille e l’intera elettronica a stato solido assorbiva appena 150 W. C’era però anche qualche tubo a vuoto - ahi, ahi! - utilizzato per generare il clock a 125 kHz e per i circuiti relativi alla sua memoria a tamburo magnetico.

Il TRADIC vide la luce non in un garage qualsiasi, ma presso i Bell Labs (dove, per dovere di cronaca, nel 1947 nacque il transistor stesso) a Murray Hill nel New Jersey. Gli stessi laboratories, per intenderci, furono la culla di tantissime innovazioni scientifiche e tecnologiche (dal primo film sonoro alle trasmissioni televisive su larghe distanze, per non parlare dello sviluppo di sintetizzatori vocali, delle celle fotovoltaiche e di decine di altre genialate), studi che portarono all’assegnazione di ben sette premi Nobel.

A guidare il team di sviluppo furono gli ingegneri Jean Howard Felker e James R. Harris, per conto dell'aeronautica militare americana. Utilizzava circa 700 transistor a punto di contatto e oltre 10.000 diodi; il clock viaggiava a 1 MHz e la macchina assorbiva complessivamente meno di 100 watt, come la lampadina testimonial nella foto in apertura. Immagine_inlineTra le numerose evoluzioni del progetto base, fu prevista anche una versione aviotrasportabile più compatta e leggera, il Flyable TRADIC. Fu impiegata su C-131 e B-52, in sostituzione di precedenti computer analogici per la navigazione e il controllo dei bombardamenti. Anche questo non era totalmente transistorizzato, per i soliti problemi di generazione del clock a 1 MHz: a quanto pare non erano ancora disponibili transistor in grado di fornire abbastanza potenza a quella frequenza così alta.

La versione interamente a stato solido del TRADIC arrivò nel 1957, immagine a lato, con l’aggiunta del particolare suffisso Leprechaun, tipico folletto irlandese. Utilizzava più di cinquemila transistor per l’unità centrale, mentre la memoria a nucleo magnetico da 1K words a 18 bit ne utilizzava altri 160. Il suo volume complessivo, da quanto si legge, era paragonabile a quello di un televisore, naturalmente dell’epoca e a valvole, pur con un consumo energetico di gran lunga inferiore. Questo spiega anche la genesi del nome, Leprechaun, addirittura scelto con un concorso appositamente indetto per determinarlo. L’etimologia irlandese porta a piccolo corpo, che era proprio l’obiettivo principale quando è iniziata la progettazione di questa innovativa macchina.

AdP

Accedi ad Amazon...

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su LinkedIn Condividi su WhatsApp Invia per email
#ADPbook2024 #digiTANTO #ADPbook

Progetto a cura di

Andrea de Prisco - AdP

Per ulteriori informazioni, scrivi a:

i-n-f-o(a)adpware.it
(tolti i trattini e con la @ dove serve!)

oppure utilizza il modulo Contattami