Olivetti ELEA 9003, a misura d’uomo
… con quel certo nonsoché di «italian style» che spesso non guasta. Per la prima volta, nello sviluppo di un mainframe, viene dato giusto risalto anche all’estetica e all’ergonomia, grazie al coinvolgimento di un archistar del calibro di Ettore Sottsass.
È lui stesso a raccontarlo in un’intervista. Quando fu contattato dalla Olivetti per il design industriale della nuova macchina, dopo il primo incontro andò via quasi terrorizzato pensando al da farsi. Le macchine esistenti fino ad allora non erano altro che orribili rack simili a quelli delle centrali telefoniche e l’idea di dover semplicemente disegnare nuovi armadi zeppi di componentistica non gli parve un’idea interessante. Preferì riorganizzare gli stessi in strutture basse, inferiori all’altezza di un operatore, collocandoli al centro della sala proprio per permettere agli stessi di potersi vedere, e quindi meglio comunicare, mentre operavano da una parte o dall’altra dell’ambiente di lavoro.
Naturalmente l’Olivetti ELEA 9003 non è passato alla storia solo per le caratteristiche estetiche o ergonomiche, ma ha rappresentato un vero e proprio fiore all’occhiello della tecnologia nostrana, trattandosi del primo computer interamente a transistor progettato e costruito in Italia. A guidarne lo sviluppo, a capo del nutrito team di specialisti coinvolti, ritroviamo l’ing. Mario Tchou. Di origine cinese ma italianissimo di nascita, come anticipato qualche paginetta fa, era coinvolto come consulente anche per la Calcolatrice Elettronica Pisana, oltre a dirigere un centro studi finanziato da Olivetti, sempre in quel di Pisa. Proprio lì, per la cronaca, avvenne l’incontro con Sottsass, qui in foto, che non esitò a considerare Tchou, cito testualmente dall’intervista, «più che un ingegnere, un intellettuale». Naturalmente in senso positivo!
La nuova macchina venne inaugurata ufficialmente l'8 novembre 1959, alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Pur trattandosi senza ombra di dubbio di un evento molto importante per i grandi traguardi tecnologici ed industriali raggiunti dalla Olivetti, non mancarono sfumature polemiche. In un articolo comparso in quei giorni su Paese Sera, lo stesso Tchou evidenziò che «… attualmente possiamo considerarci allo stesso livello dei nostri concorrenti dal punto di vista qualitativo. Gli altri però ricevono aiuti enormi dallo stato: gli USA stanziano somme ingenti per le ricerche elettroniche specialmente a scopi militari e anche la Gran Bretagna spende milioni di sterline. Lo sforzo della Olivetti è relativamente notevole, ma gli altri hanno un futuro più sicuro del nostro in quanto aiutati dallo stato».
Il 9003 fu l’unico della serie ELEA ad essere effettivamente commercializzato e del quale furono effettuate quaranta installazioni. Tra le prime, la macchina acquistata quasi subito dal Monte dei Paschi di Siena, al termine del suo utilizzo bancario fu donata a scopo didattico all’ITIS di Bibbiena, in provincia di Arezzo, dove è tuttora conservata e parzialmente funzionante.
I suoi moduli di memoria erano costituiti ognuno da 70.000 nuclei di ferrite, organizzati come diecimila parole di 7 bit. Durante lo sviluppo si rischiò di dover rinunciare all’utilizzo di soli transistor, in quanto in una prima fase ci si rese conto che per farla funzionare sarebbero serviti impulsi di corrente molto maggiori di quelli allora erogabili dalla tecnologia a stato solido. Il problema venne poi risolto strada facendo, scongiurando il rischio di dover ricorrere all’utilizzo di tubi a vuoto per il funzionamento della memoria.
Fu preceduto da due prototipi, il 9001 e il 9002, entrambi quasi interamente a valvole: in questi modelli, le uniche parti transistorizzate, sempre a scopo di test, erano quelle di controllo per le unità a nastro. Il primo prototipo, nonostante il suo assemblaggio wired (senza circuiti stampati, visti i continui affinamenti progettuali richiesti durante lo sviluppo) venne in realtà utilizzato per ben sei anni all’Olivetti stessa, come macchina per la gestione del magazzino produzione. Ci fu anche un ipotetico 9004, successiva evoluzione del 9003, un nuovo calcolatore scientifico da realizzarsi in collaborazione con l'INAC, l’Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo. Purtroppo pochi mesi dopo l’avvio del progetto, a causa di un terribile incidente automobilistico che causò la morte dell’Ing. Tchou, avvenuta peraltro poco più di un anno dopo l’altrettanto inattesa scomparsa di Adriano Olivetti, lo sviluppo completo della nuova macchina venne gradualmente abbandonato, in particolare a seguito della (sciagurata) cessione alla General Electric della divisione elettronica dell'azienda di Ivrea. Di questa macchina ne venne realizzata solo una versione poco più che prototipale, l’ELEA 9104, che entrò in funzione presso l'INAC nel 1965.