dT n. 25/2025 del 15.01.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
APR 15 1975


Immagine di apertura

Olivetti P6060, «personal minicomputer»

Proprio con queste due parole, quasi un ossimoro, era definito su una brochure dell’epoca. Di sicuro era un innovativo «all-in-one» da tavolo, con tanto di stampante e doppia unità floppy disk da 8 pollici integrata. Un primato anche questo!

Immagine_inlinePiù rassicurante il sottotitolo: sistema general purpose, desktop, programmabile in BASIC. Viceversa - sempre per rimanere in tema «depilantes»- su un altro è possibile leggere… «Al servizio di matematici e fisici, logici, linguisti, biologi, medici, chimici, ingegneri e architetti, economisti, statistici, geologi, analisti di laboratorio: in ogni campo della scienza e della tecnica il nuovo personal minicomputer Olivetti P6060».
Manca un rassicurante ennienteppiù da qualche parte, ma possiamo affermare che la comunicazione Olivetti in quegli anni fosse curata piuttosto… dettagliatamente.

Ingegnerizzata da Pier Giorgio Perotto, padre della ben nota Perottina (al secolo l’Olivetti Programma 101), anche nella P6060 era ben evidente la sua vocazione «personal». Una macchina dichiaratamente mono-utente, col senno di allora dalle dimensioni compatte, soprattutto perché poteva incorporare tutte le unità per essere totalmente autosufficiente. Aveva un piccolo display luminoso al plasma, una più che completa tastiera alfanumerica, integrava di serie un’unità floppy disk da 8 pollici. Era il formato emergente in quegli anni, abbinabile in caso di necessità con un secondo trascinatore: chiamavano così i drive in Olivetti! Dulcis in fundo, poteva incorporare anche una piccola stampante termica, periferica che comunque non poteva mancare, interna o esterna, visto che l’output avveniva principalmente su carta.

Immagine_inlineEra prevalentemente una macchina programmabile in BASIC. La tastiera - definibile col senno di poi in stile ZX Sinclair - offriva in punta di dito i suoi comandi. Un apposito tasto KB mode commutava tra le due modalità come ben spiegato nel dettagliato manuale utente: Quando keyboard mode non è attivo si possono introdurre alcune parole chiave BASIC premendo uno dei tasti corrispondenti insieme allo shift. Buono a sapersi!

Immagine_inlinePur trattandosi di una macchina basata su moderni circuiti integrati, la sua CPU non era monolitica ma realizzata con più chip disposti su un paio di schede. Come descritto da Zia Wiki, «… queste, tutte di identica misura, realizzate in vetronite, erano inserite ad innesto in un cestello metallico rettangolare dotato di ventola di raffreddamento alimentata a 220 volt, denominato pacco logico, contenente sul fondo un Bus costituito da connettori femmina, atti a ricevere le 'terminaliere' (eh?!?, ndr) delle piastre costituite da piazzole metallizzate placcate in oro». Commovente!

L’Olivetti P6060 venne presentato alla fiera di Hannover nel 1975, ma non da solo. Accanto all’imponente belvo metallico venne annunciata anche una versione più compatta (e moderna, aggiungerei) denominata P6040, commercializzata 1-2 anni dopo e basata su un più integrato Intel 8088. Immagine_inlineSe il primo poteva essere distrattamente scambiato per una gigantesca macchina da scrivere, il piccoletto poteva passare per un’abbondante calcolatrice da tavolo, come quelle che vedevamo sulle scrivanie già da molti anni. Anche la stampante diventava una stampantina a rotolo, anzi rotolino, mentre la tastiera, per quanto anche lì alfanumerica, perdeva il layout QWERTY (o QZERTY) in s-favore di una meno interessante disposizione puramente alfabetica. Uhm!

Sempre nel P6040 era presente una curiosa unità da 2.5’’ - Olivetti Minidisk, in foto - che dei dischi propriamente detti aveva solo la forma circolare. Si utilizzavano senza involucro, prendendoli delicatamente dalla loro bustina e inserendoli nell’apposito, con rispetto parlando, drive. Non consentivano un accesso diretto ai dati ma solo sequenziale: di fatto erano nastri magnetici rappresentati su disco, con un’unica traccia a spirale - tenetevi forte - che in caso di modifiche andava riscritta per intero. Anche per capacità e velocità non brillavano: parliamo complessivamente di 3 KB memorizzabili in non meno (o non più…) di una decina di secondi. Che tempi!

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